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rivista - Consulenti del Lavoro

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26<br />

Dossier<br />

to su due livelli di contrattazione. In<br />

ciascun settore produttivo esiste oggi<br />

un contratto nazionale di categoria.<br />

Questo stabilisce non solo la retribuzione<br />

di base cioè i minimi tabellari,<br />

ma anche la retribuzione degli<br />

straordinari, il numero di giorni<br />

di ferie, i permessi, e la parte normativa<br />

(inquadramenti e organizzazione<br />

<strong>del</strong> lavoro). Il secondo livello di<br />

contrattazione dovrebbe, invece,<br />

avere luogo a livello aziendale e determinare<br />

un premio di risultato in<br />

base a parametri di produttività stabiliti<br />

azienda per azienda. C’è poi un<br />

terzo livello, di contrattazione individuale,<br />

che determina i superminimi<br />

contrattuali, ad personam. Tra le ragioni<br />

che possono indurre a ripensare<br />

le regole <strong>del</strong>le relazioni industriali<br />

stabilite dall’accordo <strong>del</strong> 1993<br />

rientrano il mancato raggiungimento<br />

di alcuni degli obiettivi ritenuti importanti<br />

dalle parti, in particolare la<br />

diffusione <strong>del</strong>la contrattazione di secondo<br />

livello, e la necessità di correggere<br />

alcuni aspetti critici accentuatisi<br />

nel periodo più recente, come<br />

l’eccessivo prolungarsi <strong>del</strong>le fasi negoziali.<br />

Il sistema oramai mostra le sue crepe<br />

innanzitutto, è basato su un concetto<br />

di inflazione programmata totalmente<br />

privo di senso dopo l’entrata nell’euro.<br />

In secondo luogo, è un sistema troppo<br />

complesso che genera più di seicento<br />

contratti di categoria. In terzo luogo, è<br />

un sistema che non riesce a rinnovare<br />

i contratti in tempo. A novembre 2007<br />

quasi due terzi dei lavoratori dipendenti<br />

<strong>del</strong> settore privato aveva il proprio<br />

contratto scaduto. La maggiore<br />

incapacità di questo sistema di relazioni<br />

industriali risiede nell’incapacità di<br />

attuare davvero la contrattazione di secondo<br />

livello. Questa riguarda una<br />

percentuale sempre minore di imprese,<br />

ormai quasi in tutti i settori inferiore<br />

al 10 per cento. Si tratta <strong>del</strong>le imprese<br />

più grandi, quindi la quota di lavoratori<br />

che beneficiano <strong>del</strong>la contrattazione<br />

di secondo livello è più alta: attorno<br />

al 40-45 per cento.<br />

VERSO I TEMI<br />

DELL’ACCORDO DI GENNAIO<br />

2009<br />

L’accordo <strong>del</strong> 22 gennaio 2009 prevede<br />

la stipulazione entro tre mesi di un<br />

accordo ulteriore, per la definizione<br />

dei criteri di misurazione <strong>del</strong>la rappresentatività<br />

dei sindacati, al livello na-

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