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Numero 5 Agosto / Settembre 2011 - La Rassegna d'Ischia

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L’isola dei morti<br />

Il celebre paesaggio di Arnold Böcklin e la sua influenza<br />

dalle origini all’epoca contemporanea<br />

Presso il Palazzo Comunale di Fiesole si<br />

è svolta, dal 16 aprile al 19 giugno <strong>2011</strong>,<br />

la mostra “Isole del pensiero” – Arnold<br />

Böcklin, Giorgio de Chirico, Antonio<br />

Nunziante, curata da Giovanni Faccenda.<br />

Nell’occasione è stato pubblicato un<br />

catalogo illustrativo (Mondadori Electa,<br />

Milano), dal quale abbiamo estratto, per<br />

gentile concessione, il presente articolo<br />

di Hans Holenweg, massimo esegeta di<br />

A. Böcklin, relativo al celebre paesaggio<br />

L’isola dei morti e la sua influenza<br />

dalle origini all’epoca contemporanea.<br />

L’autore cita due lettere, da cui risulta<br />

che fu l’artista stesso a dare il titolo all’opera L’isola dei morti e a rivelare al suo allievo<br />

F. A. Schmidt che a suggerirgli l’idea della stessa fosse stato il castello d’Ischia; nelle note<br />

Hans Holenweg cita anche P. Buchner e il suo libro Gast auf Ischia, che presenta notizie<br />

sulla presenza di Böcklin sull’isola d’Ischia.<br />

Arnold Böcklin : autoritratto<br />

di Hans Holenweg<br />

Origini<br />

Verso la metà di aprile del 1880 Marie Berna-Christ di Büdesheim, nei<br />

pressi di Francoforte sul Meno, fece visita all’atelier di Arnold Böcklin a<br />

Firenze e gli commissionò un paesaggio: «Un quadro da sognare». Nel 1864,<br />

all’età di diciotto anni, la committente aveva sposato il dott. Georg Berna,<br />

proprietario del castello di Büdesheim, ma il matrimonio era durato solo un<br />

anno perché, nel 1865, il marito era morto di difterite. <strong>La</strong> giovane vedova si<br />

fidanzò nuovamente solo quindici anni dopo, poco dopo la visita allo studio<br />

di Böcklin, il giorno del suo trentaquattresimo compleanno, il 18 aprile<br />

1880, con il conte Waldemar von Oriola, che sposò nel dicembre dello stesso<br />

anno (1).<br />

Quando ricevette l’incarico, Böcklin stava completando un paesaggio onirico<br />

e misterioso per il suo mecenate Alexander Günther di Francoforte - la<br />

prima versione di Die Toteninsel [L’isola dei morti, p. 22, fig. 1] - e cominciò<br />

a lavorare a una seconda versione dell’opera, di dimensioni più piccole, per<br />

Marie Berna (p. 22, fig. 2). A distanza di otto giorni dalla prima visita, sulla<br />

via del ritorno da Roma con il suo seguito, la donna trovò il dipinto destinato<br />

a lei già abbozzato sul cavalletto. «<strong>La</strong> barca non aveva ancora la bara e la<br />

figura bianca», così ricorda Marie Sommerhoff di Büdesheim, una dama del<br />

seguito di Marie Berna, in una lettera finora sconosciuta del 4 ottobre 1920<br />

1) Le notizie su Marie Berna-Christ sono tratte da B. Vielsmeier, «Böcklin-Berna-Büdesheim.<br />

Zur Entstehungsgeschichte der Toteninsel von Arnold Böcklin», in Wetterauer Geschichtsblätter.<br />

Beiträge zur Geschichte und <strong>La</strong>ndeskunde, vol. 30, Friedberg/Hessen 1981, pp. 117-<br />

123.<br />

<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 5/<strong>2011</strong> 21

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