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Numero 5 Agosto / Settembre 2011 - La Rassegna d'Ischia

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In Gast auf Ischia di Paolo Buchner *<br />

Ischia – Arnold Böcklin – L’isola dei morti<br />

Del secondo soggiorno di Böcklin<br />

sull’isola d’Ischia siamo fortunatamente<br />

informati dalle lettere che egli scrisse<br />

a sua moglie e sulla base della pubblicazione<br />

edita da Carlo Böcklin e Ferdinand<br />

Runkel. I due signori (Böcklin e<br />

Albert Schmidt) abitarono, almeno per<br />

due settimane, nella Villa Drago. Essa<br />

si trovava allora non lontano dall’abitato<br />

in una zona deserta. Carlo parla<br />

di una piccola locanda situata lontano<br />

dalle stradicciole della cittadina. Per il<br />

periodo di ferragosto dovettero cercare<br />

naturalmente un altro appartamento.<br />

Böcklin cominciò subito a fare i bagni.<br />

Facciamo parlare proprio lui su come,<br />

almeno allora, trascorrevano i suoi<br />

giorni:<br />

«A stento ti potrei dire come trascorro<br />

tutto il giorno, come ammazzo il<br />

tempo. Alle 5 mi alzo e col sole vado<br />

allo stabilimento termale, dove aspettano<br />

già venti persone, quasi tutte vecchie,<br />

con grucce e parlano una lingua<br />

che non capisco. Prendo un caffè nero<br />

e aspetto circa un’ora prima di fare il<br />

bagno. Nella vasca, che per me è troppo<br />

piccola, mi annoio maledettamente<br />

e guardo continuamente l’orologio appeso<br />

alla parete per vedere se è passata<br />

la mezz’ora - cinque minuti nella vasca<br />

mi risultano più lunghi di un’ora fuori.<br />

Alle sette o anche più tardi questa noia<br />

finisce finalmente e vado fare colazione<br />

in un bar vicino, caffè nero senza latte,<br />

uno così cattivo non si trova da nessuna<br />

parte, con un panino assai raffermo, e<br />

poi me ne vado alla spiaggia, mi siedo<br />

all’ombra di uno scoglio, guardo il<br />

mare e le navi passare davanti e penso<br />

a mille cose. Verso le 11 comincia a<br />

fare troppo caldo, allora me ne ritorno<br />

a casa, per guardare di nuovo il mare<br />

o scrivere una lettera come in questo<br />

momento. Alle 12 arriva il signor Schmidt<br />

e presto compare anche Gaetano<br />

Paolo Buchner – Gast auf Ischia. Aus Briefen<br />

und Memoiren vergangener Jahrhunderte,<br />

1968. Versione Italiana di Nicola Luongo<br />

edita da Imagaenaria Edizioni Ischia (2002)<br />

col titolo: Ospite a Ischia. Lettere e memorie<br />

dei secoli passati.<br />

con il pranzo: un pezzo di carne fredda,<br />

frutta, pane e vino che per fortuna<br />

quest’anno è eccellente».<br />

Undici giorni dopo riferì a sua moglie<br />

che si sentiva ogni giorno meglio,<br />

solo quando soffiava lo scirocco avvertiva<br />

ancora un po’ di dolori, così sperava<br />

di guarire veramente, se continuava<br />

la cura e non esagerava. Egli faceva già<br />

lunghe passeggiate per l’isola. E dopo<br />

altri nove giorni scrisse a casa che stava<br />

benissimo, che aveva interrotto i bagni<br />

termali e voleva allora vedere quale effetto<br />

gli facessero i bagni di mare. Nella<br />

stessa lettera scrive:<br />

«Non ho ancora voglia di intraprendere<br />

alcunché, non mi viene la minima<br />

ispirazione per un quadro. Continuo a<br />

non fare niente, tranne che sedere sugli<br />

scogli vicino al mare e raramente leggo<br />

il mio Ariosto che ho continuamente<br />

con me».<br />

Questa frase non corrisponde naturalmente<br />

alla realtà. Invero l’isola e le<br />

sue vicende sollecitavano Böcklin ad<br />

una serie di quadri, e i giorni non trascorrevano<br />

così monotoni, dopo aver<br />

terminato la cura, anche per merito della<br />

famiglia Dohrn, che in quell’estate<br />

soggiornava a Ischia. Böcklin aveva<br />

conosciuto Dohrn già prima e aveva<br />

ammirato anche nel 1879 gli affreschi<br />

di Marées. Böcklin, come scrisse a<br />

sua moglie quando sedeva di mattina<br />

alla spiaggia, inerte, aveva l’occasione<br />

di assistere agli scherzi della famiglia<br />

Dohrn che ogni mattina faceva il bagno<br />

là. Dohrn stesso raccontò più tardi<br />

a Carlo come spesso scherzosamente<br />

apparisse dopo una lunga immersione<br />

davanti alle signore, le quali si allontavano<br />

strillando. Allora fu composta da<br />

Böcklin la famosa Tritonen-Familie.<br />

Egli non dipinse mai nei suoi anni maturi<br />

all’aperto. Tutti i suoi quadri furono<br />

ispirati da fantasia e da ricordi nel<br />

suo atelier. È il caso di quel famoso<br />

dipinto che rappresenta una delle rocce<br />

della lava dell’Arso rotolate sino al<br />

mare e su cui il barbuto Anton Dohrn<br />

solleva in alto il figlio di cinque anni,<br />

Boguslav, e accanto a lui, come Nereide,<br />

sta in un atteggiamento sognante la<br />

graziosa cugina di sua moglie.<br />

Anche il quadro non meno noto dal<br />

titolo Toteninsel, del quale c’è una serie<br />

di varianti, deve ad Ischia la sua origine.<br />

Spesso si è voluta vedere una somiglianza<br />

con una piccola isola vicino<br />

a Corfù, Pontikonissi, ma Böcklin non<br />

l’aveva mai vista e il suo accompagnatore<br />

di allora ha assicurato Carlo che il<br />

padre gli aveva raccontato spesso che il<br />

Castello d’Ischia gli aveva dato l’ispirazione.<br />

Nessuno degli storici dell’arte,<br />

che si sono occupati di tale questione,<br />

si è preoccupato di sapere perché Böcklin<br />

avesse avuto questa idea strana di<br />

rappresentare sul quadro una barca che<br />

porta una bara sulla scogliera ripida.<br />

Non tutti sapevano, come ancora oggi,<br />

che c’era un cimitero che s’inerpicava<br />

in alto dalla riva rocciosa in terrazze<br />

di fronte al Castello, che fu costruito<br />

nel 1836 in occasione di un’epidemia<br />

di colera e dove si portavano i morti<br />

sull’acqua. Non sussiste alcun dubbio<br />

che Böcklin ha conosciuto questo cimitero,<br />

di cui oggi non esiste nemmeno<br />

una croce, durante le passeggiate, e che<br />

la sua fantasia lo ha piantato nel mezzo<br />

fra le ripide rocce del Castello.<br />

Anton Dohrn in una lettera ci informa<br />

di un’escursione alla vicina, fino<br />

ad oggi ancora incontaminata, Vivara.<br />

Tutti naturalmente avevano fatto là<br />

nuovamente il bagno e, quando sulla<br />

nave sedettero ai tavoli sorbendo un<br />

tè, Böcklin avrebbe detto che doveva<br />

pensare purtroppo solo alla partenza,<br />

che però voleva ancora ritrarre prima<br />

Dohrn, sua moglie e i figli a ricordo di<br />

quel bel periodo. All’arrivo a Ischia un<br />

postino agitò nell’aria un telegramma:<br />

esso annunciava la grave malattia del<br />

padre di Böcklin, per cui egli fece subito<br />

i bagagli e partì, senza che i disegni<br />

programmati fossero eseguiti con dispiacere<br />

di Dohrn. Poche settimane più<br />

tardi Toteninsel stava su un cavalletto a<br />

Firenze.<br />

*<br />

<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 5/<strong>2011</strong> 27

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