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Numero 5 Agosto / Settembre 2011 - La Rassegna d'Ischia

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percepite nel tremolio del mare, alla luce del sole o al<br />

chiarore della luna, resero la sua produzione di vastità<br />

compiuta e di valore assoluto. Il dialetto usato in quanto<br />

ad espressione ha rappresentato per lui la forma spontanea<br />

e necessaria per mettere alla luce la “verginità” del<br />

suo sentire, per giungere infine alla sua vera, toccante<br />

Poesia.<br />

Auden<br />

Quando la poesia si fa luce, quando dovunque si posi<br />

lo sguardo del poeta riesce a cogliere la realtà sfuggevole,<br />

quando l’intera vita entra in un cerchio poetico<br />

e diviene parola cantabile, siamo alla presenza di un<br />

dono che qualcuno possiede, avendolo ricevuto dalla<br />

natura e che a sua volta si trasferisce agli altri. Universo<br />

poetico: unico universo possibile, entro il quale soltanto<br />

lui sa orientarsi e muoversi. Le austere navate di una<br />

chiesa, l’assolo di un violino, un suono che accompagna<br />

un canto bizantino, la morte che aspetta vestita di<br />

bianco, il cencioso che striscia chiedendo la carità – nasconde<br />

la fede e attende che la lama affondi nel magma<br />

dell’ignaro passante… Si piange e si grida in questo<br />

spettacolo: non si dica gente che era innocente, ogni<br />

uomo che nasce è segnato colpevole dell’esser nato.<br />

Un viaggio nello stretto, attraverso una memoria dei<br />

luoghi vissuti, delle persone incontrate, della natura<br />

e delle cose scoperte scorrendo l’esistenza, momento<br />

per momento. Lungo questo interminabile percorso si<br />

vengono raffigurando alcuni temi fondamentali, che<br />

condensano la riflessione del poeta e la irraggiano in<br />

molteplici direzioni. Il poeta si stupisce del miracolo<br />

della vita, celebrando l’ascolto di ciò che la natura stessa<br />

sussurra. In questo giardino tutto si rinnova e ciò che<br />

ancora rinasce lo è in un ciclo di vita inesauribile in<br />

cui ogni essere è coinvolto, e il tempo, grande unità di<br />

misura di questa poesia, si dispiega con stagioni che<br />

alternandosi, pure ne segnano la continuità.<br />

<strong>La</strong> poesia tra le due guerre<br />

Un’età segnata dalla catastrofe di due guerre mondiali<br />

a vent’anni l’una dall’altra; e nel frattempo altri<br />

sconvolgimenti, come la nascita dell’URSS a dittatura<br />

comunista, la sconfitta della democrazia prima in Italia<br />

con l’avvento del Fascismo, poi in Germania con il Nazismo<br />

e in Spagna dopo una sanguinosa guerra civile.<br />

Poterono di più i primi anni della prima guerra mondiale<br />

che leggi e istituzioni, nel senso che uomini provenienti<br />

da tutte le regioni della penisola si trovarono a<br />

combattere fianco a fianco nelle avversità più crude e<br />

crudeli, per infine riuscire a “farsi italiani”.<br />

Nel periodo tra le due guerre la poesia italiana completa<br />

il distacco dall’ottocento per un bisogno di raccoglimento,<br />

di essenzialità che poi si manifesterà nella<br />

tendenza più importante dell’ermetismo. Tale definizio-<br />

ne fu coniata dal critico Francesco Flora, che condannava<br />

l’oscurità e la poca decifrabilità di tale poesia. E<br />

invece i poeti ermetici perseguono l’idea di una poesia<br />

pura e libera, nel senso purificata dalla metrica, retorica<br />

e celebrativa. Il tema fondante di questa poesia affonda<br />

nel senso di solitudine dell’uomo, senza più miti e<br />

certezze. Ricordiamo Quasimodo, Ungaretti e Montale.<br />

Questi autori spesso non fanno cenno alla guerra ma al<br />

vuoto che essa lascia, con tono triste e rassegnato.<br />

In particolare per Montale (Ossi di seppia è del 1925)<br />

si denota il disagio esistenziale, il malessere profondo<br />

legato al “male di vivere”; non vi è un’accettazione<br />

rassegnata di questa condizione di crisi e non rinunzia<br />

all’idea che la vita deve in qualche modo avere un significato.<br />

<strong>La</strong> sua poesia è una ricerca mai interrotta di quel<br />

significato, sottesa da una speranza che a volte dispera.<br />

Ma la poesia di quegli anni non si esaurisce nell’ermetismo,<br />

alcuni furono estranei a quel movimento, come<br />

Umberto Saba. Per il poeta triestino il dolore è necessario<br />

all’esistenza, è un male individuale e allo stesso<br />

tempo universale. Fiorisce anche la poesia dialettale: ricordiamo<br />

Trilussa, Virgilio Giotti, Biagio Marin, Delio<br />

Tessa, Ignazio Buttitta, tutti autori che usano il dialetto<br />

come mezzo di espressione per rendere più vera e toccante<br />

la verità di un ambiente.<br />

Il periodo tra le due guerre rappresenta un lungo e<br />

tormentato momento di attesa, come quando la calma<br />

interviene dopo che ogni speranza è svanita. È come se<br />

l’umanità si fosse divisa tra quelli che credono all’onnipotenza<br />

dell’uomo (ritenendo che tutto sia possibile<br />

purché si sappia organizzare a tale scopo le masse) e<br />

quelli per cui l’impotenza è diventata l’esperienza più<br />

importante della loro vita. Tanto è il pessimismo in questo<br />

amaro sfogo della filosofa Hannah Arendt, tratto dal<br />

suo saggio “Le origini del Totalitarismo”:«I lager sono<br />

i laboratori dove si sperimenta la trasformazione della<br />

natura umana. Finora la convinzione che tutto sia possibile<br />

sembra aver provato soltanto che tutto può essere<br />

distrutto. Ma nel loro sforzo di tradurla in pratica, i<br />

regimi totalitari hanno scoperto, senza saperlo, che ci<br />

sono crimini che gli uomini non possono né punire né<br />

perdonare. Quando l’impossibile è stato reso possibile,<br />

è diventato il male assoluto, impunibile e imperdonabile,<br />

che non poteva essere compreso e spiegato coi<br />

malvagi motivi dell’interesse egoistico, dell’avidità,<br />

dell’invidia, del risentimento; e che quindi la collera<br />

non poteva vendicare, la carità sopportare, l’amicizia<br />

perdonare, la legge punire».<br />

Giuseppe Castiglione<br />

<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 5/<strong>2011</strong> 35

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