Numero 5 Agosto / Settembre 2011 - La Rassegna d'Ischia
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Fig. 6 Michael Sowa (Berlino 1945), Böcklins Fassung, 1992<br />
Fig. 7 - Il castello d’Ischia. Il luogo che suggerì veramente a<br />
Böcklin la realizzazione de L’isola dei morti.<br />
Ischia per la prima volta con Hans von Marées nel<br />
settembre del 1879, quindi sei mesi prima della nascita<br />
delle prime due versioni del dipinto.<br />
In effetti, quest’isola presenta notevoli somiglianze<br />
per le rocce e le pareti che si ergono sul mare.<br />
E siccome in Böcklin la scelta del soggetto nasceva<br />
molto spesso da una suggestione visiva, non è<br />
da escludere che lo spettacolo dell’isola rocciosa di<br />
Ischia abbia ispirato in lui la concezione del quadro.<br />
Buchner ha richiamato inoltre l’attenzione su un<br />
altro possibile spunto (6): a Ischia, proprio di fronte<br />
all’isola con il castello, c’è un cimitero a terrazze<br />
addossato alla roccia, con un approdo a riva, che<br />
sorse nel 1836 durante una epidemia di colera.<br />
Evidentemente, a quel tempo i morti venivano trasportati<br />
al camposanto anche via mare. Nel 1879<br />
Böcklin alloggiò a Villa Drago, nei pressi di questo<br />
vecchio cimitero, ed è presumibile che durante le<br />
sue passeggiate lo abbia visto. Può darsi quindi che<br />
6) P. Buchner, Gast auf Ischia. Aus Briefen und Memoiren von 500<br />
Jahren, Prestel Verlag, München 1968, p. 407.<br />
nell’immaginazione di Böcklin il tema dell’isolacimitero,<br />
e quindi de L’isola dei morti, sia scaturito<br />
dall’associazione mentale di isola e di cimitero.<br />
Fortuna dell’opera<br />
L’isola dei morti suscitò immediatamente grande<br />
scalpore e diventò uno dei soggetti preferiti della<br />
borghesia tedesca dell’epoca guglielmina. Nel 1890<br />
il mercante Fritz Gurlitt commissionò a Max Klinger<br />
una copia della terza versione del 1883 con la tecnica<br />
dell’acquaforte. A cavallo del secolo e fino agli anni<br />
Trenta, questa stampa di grande formato e numerose<br />
altre stampe a colori dell’opera decorarono le pareti<br />
delle camere da letto e dei salotti di molte abitazioni<br />
borghesi. Evidentemente, l’atmosfera del paesaggio<br />
böckliniano era in sintonia con i desideri e le esigenze<br />
di evasione di un’ampia cerchia della borghesia tede-<br />
Fig. 8 - Fabrizio Clerici: <strong>La</strong>titudine Böcklin, 1974<br />
Fig. 9 - Antonio Nunziante : C’era una volta, 2001<br />
<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> d’Ischia n. 5/<strong>2011</strong> 25