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ITC “Tosi” Una scommessa che dura da 50 anni - Noi del Tosi

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10.10<br />

186<br />

10. 10 Trent’<strong>anni</strong> di cammino<br />

Ritornare indietro trent’<strong>anni</strong>, ripercorrere più di metà <strong>del</strong>la tua vita, accorgerti <strong>che</strong> le vicènde personali<br />

si intrecciano con quelle professionali tanto <strong>da</strong> confondersi e ricor<strong>da</strong>re quando timi<strong>da</strong>mente varcavi<br />

per la prima volta la soglia <strong>del</strong>la elegante villa <strong>Tosi</strong> per incontrare il preside Gallazzi e capire<br />

subito <strong>che</strong> dietro la sua mas<strong>che</strong>ra di austerità e di severità si nascondeva un educatore vero, un maestro,<br />

una gui<strong>da</strong> <strong>che</strong> avrebbe segnato la tua storia di insegnante.<br />

E poi, nella nuova sede di viale Stelvio, entrare nel corso A degli <strong>anni</strong> Settanta, esclusivamente<br />

maschile, vivace ed intelligente, sempre pronto a cogliere le tue debolezze, ma an<strong>che</strong> a riconoscere<br />

la tua serietà professionale.<br />

Ti sentivi molto vicina a quei ragazzi, avevi una manciata d’<strong>anni</strong> più di loro! Eppure eri la loro insegnante,<br />

ti dovevi conquistare il loro rispetto.<br />

Cercare colleghi <strong>che</strong> aiutassero te alle prime armi e trovare Maria Grampa, una figura già allora carismatìca,<br />

pronta a passarti i suoi “lucidi” <strong>che</strong>, diceva, le servivano per non affaticare le sue deboli<br />

corde vocali, ma <strong>che</strong>, in realtà, esprimevano la serietà di un metodo di lavoro <strong>che</strong> richiedeva ore di<br />

preparazione e utilizzo di strumenti ancora abbastanza rari quali la lavagna luminosa.<br />

Gli <strong>anni</strong> passavano ed ecco l’arrivo <strong>del</strong> nuovo, giovane preside Di Rienzo ed il commosso saluto al<br />

preside Gallazzi con la consegna simbolica <strong>del</strong>le chiavi <strong>del</strong>l’istituto a lui, <strong>che</strong> lo aveva visto nascere<br />

e crescere.<br />

<strong>Una</strong> ventata di innovazioni <strong>che</strong> rischiava di travolgerti se non ti adeguavi! E tu, insegnante di lettere,<br />

mentre ancora ti chiedevi a cosa serviva il computer alla tua materia, dovevi fare i conti con<br />

chi ti proponeva un corso accelerato per imparare ad utilizzarlo. Ricordi il tuo imbarazzo <strong>da</strong> scolaretta<br />

quando, seduta <strong>da</strong>vanti alla tastiera, sentivi la voce burbera <strong>del</strong> preside <strong>che</strong> spiegava, mentre tu<br />

cercavi aiuto alla collega più esperta per non mostrare la tua incompetenza.<br />

Incontrare per la prima volta un ex-alunno ormai diventato padre e sentirti dire <strong>che</strong> ha chiamato<br />

Silvia la propria bambina perché, nonostante tu non l’avessi mai capito, eri riuscita a fargli amare<br />

Leopardi.<br />

Entrare in banca e sentirti chiedere <strong>da</strong> un distinto ragioniere: “Non si ricor<strong>da</strong> di me?”. E rivedere le<br />

file dei banchi e tutti i suoi compagni <strong>che</strong> ti squadravano silenziosamente quando entravi in classe<br />

per indovinare se li avresti interrogati.<br />

E la voglia d’Europa, i viaggi all’estero con gli studenti, il primo corso 1GEA, i contatti con altre<br />

scuole italiane, il desiderio di cambiamenti e di sperimentazione.<br />

Poi ti accorgevi <strong>che</strong> i tuoi allievi avevano la stessa età di tua figlia!<br />

Era una classe mista, lo ricordi bene e ricordi an<strong>che</strong> di quel ragazzo <strong>che</strong> non voleva studiare italiano<br />

e <strong>che</strong> non amava scrivere, an<strong>che</strong> perché gli scappava qual<strong>che</strong> errore di troppo, ma <strong>che</strong> amava i<br />

computer tanto <strong>da</strong> nascondersi all’interno <strong>del</strong>la scuola, alla fine <strong>del</strong>le ore di lezione, per poter lavorare<br />

nell’aula di informatica. Questo gli costò una bella sospensione, ma era un rischio <strong>che</strong> doveva<br />

correre per scoprire la sua futura professione di programmatore.<br />

La tua vita ti ha poi portato altrove, ma tra le cose <strong>che</strong> conservi con affetto e con un po’ di malce-

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