Mysterion - Rivista di Ricerca in Teologia Spirituale

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J.M. GARCÍA
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5 (2012/2) 48-75
alla vita è indispensabile non soltanto, come abbiamo visto sopra, il riferimento ad una
buona e rinnovata teologia ma anche ad un equilibrato uso delle «scienze umane» per
verificare i risultati raggiunti e confrontarli costantemente con la stessa esperienza che
esse intendono interpretare e arricchire.
Da ciò che è stato detto possiamo concludere che più che parlare di un metodo si
deve parlare del metodo proprio della teologia spirituale composto di almeno tre strategie
metodologiche diverse ma integrative. Occorre studiare infatti l’esperienza spirituale
vista non soltanto nella sua struttura anatomica, di carattere eminentemente fenomenologica,
ma anche studiare la stessa esperienza nel suo proporsi come modello o progetto
ideale di vita per il credente in cammino verso la perfezione. Se poi vogliamo dire
che il metodo della teologia spirituale è un metodo esperienziale oppure interdisciplinare,
80 o misto o integrale o fenomenologico-teologico, 81 oppure altro ancora, non credo
che ciò rivesta una importanza capitale. L’importante è che si tratti di un metodo unitario
che rispetti sia le esigenze di una critica storica del fenomeno, sia il bisogno di una
ermeneutica teologica, sia una corretta attualizzazione. 82
4. Teologia spirituale in contesto interdisciplinare
4.1. Il carattere interdisciplinare dello studio dell’esperienza cristiana
Quando si parla di esperienza spirituale si fa riferimento a un insieme sistemico di
carattere personale, perché si tratta di un vissuto umano integrale dove il soggetto è
considerato in tutte le sue dimensioni.
Tutti gli elementi (intellettuali, emotivi, motivazionali, operativi, sociali, culturali e
storici) interagiscono necessariamente fra di loro in modo tale che ogni elemento influisce
ed è influenzato dagli altri, formando un’unità indivisibile di carattere personale, in
continuo processo guidato dalla libertà situata, in interazione continua con l’ambiente.
L’esperienza, dunque, comprende l’incontro “interazionale” della realtà soggettiva con
delle realtà oggettive, le quali vengono interiorizzate in modo originale grazie alle differenze
a alle precomprensioni individuali. Tali precomprensioni sono condizionate in
parte anche dall’esperienza globale dell’umanità.
80 O. STEGGINK, Lo studio della spiritualità e della mistica: metodo deduttivo, metodo induttivo e
interdisciplinarietà, in BERNARD (ed.), La spiritualità come teologia, 296-310.
81 Termine scelto dal p. Bernard nel suo manuale, Teologia spirituale e riproposto poi da F. ASTI,
Spiritualità e mistica. Questioni metodologiche, Città del Vaticano, LEV, 2003; ID., Teologia della vita
mistica. Fondamenti dinamiche mezzi, Città del Vaticano, LEV, 2009, 56-98.
82 «[Il metodo teologico] non si può ridurre a semplice istanza ermeneutica, perché implica una
insopprimibile istanza veritativa. Tra metodo teologico e verità c’è infatti un circolo virtuoso. La verità
cristiana esige un metodo che non solo la rispetti, ma la faccia splendere in tutta la sua rilevanza. Una
carente metodologia non può non produrre interpretazioni parziali e ambigue o anche erronee della
realtà e delle stesse verità di fede»: A. AMATO, La metodologia della ricerca in prospettiva filosofico-speculativo-teologica,
in M. BAY - M. TOSO (edd.), Questioni di metodologia della ricerca nelle scienze umane.
Paradigmi, esperienze, prospettive, Roma, LAS, 2009, 46-65, qui 52-53.