Mysterion - Rivista di Ricerca in Teologia Spirituale
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www.MYS ERION.it<br />
F. ASTI<br />
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5 (2012/2) 76-102<br />
mistero <strong>di</strong> Dio e che, anzi, Dio stesso si comunica e si rivela facendolo partecipe della<br />
sua vita <strong>in</strong>tima. Dio lo fa essere presente a se stesso, agli altri e al mondo <strong>in</strong>tero. I sensi<br />
spirituali <strong>di</strong>schiudono il credente ad una r<strong>in</strong>novata conoscenza non solo delle sue potenzialità,<br />
ma del suo stare <strong>in</strong> comunità.<br />
I sensi spirituali sono un mezzo per entrare <strong>in</strong> relazione con tutti i membri della<br />
propria comunità con<strong>di</strong>videndo l’esperienza dell’<strong>in</strong>contro che è unione con Dio vivente<br />
e presente nella storia. La sfumatura ecclesiale non è qualcosa <strong>di</strong> aggiuntivo, quanto<br />
piuttosto è fondamentale, perché la sensibilità spirituale <strong>di</strong>venti veicolo del messaggio<br />
da trasmettere agli altri. I sensi spirituali non sono solo del s<strong>in</strong>golo, ma della Chiesa,<br />
corpo mistico <strong>di</strong> Cristo. Quest’espressione, per uscire fuori metafora, ha un senso, se<br />
viene considerato un corpo vivo che si relazione al mondo e che trasmette con la propria<br />
sensibilità l’esperienza dell’<strong>in</strong>contro con Gesù Cristo. La Chiesa fa esperienza <strong>di</strong> Cristo;<br />
vive camm<strong>in</strong>ando nello Spirito; si proietta nell’abbraccio del Padre. Non si vuole trasferire<br />
sensi e sensazioni dal s<strong>in</strong>golo ad una realtà complessa, ma si vuole affermare che<br />
l’esperienza del s<strong>in</strong>golo è vera e s<strong>in</strong>cera nella comunione ecclesiale caratterizzata da<br />
cultura e territorio ben precisi e circoscritti. I sensi spirituali hanno il compito <strong>di</strong> far<br />
passare il credente dall’<strong>in</strong><strong>di</strong>vidualismo alla relazione comunitaria. Tutti con<strong>di</strong>vidono l’unica<br />
esperienza <strong>di</strong> <strong>in</strong>contro con il Dio Tr<strong>in</strong>ità; vivono nella comunione <strong>di</strong>v<strong>in</strong>a oggi per<br />
essere tutti trovati uno <strong>in</strong> Cristo.<br />
La vita secondo lo Spirito trova il suo slancio dall’appropriazione r<strong>in</strong>novata dei sensi<br />
del credente. L’unione all’oggetto desiderato Gesù Cristo avviene quando il credente<br />
ascolta la parola <strong>di</strong> salvezza. La professione <strong>di</strong> fede <strong>di</strong>pende dall’accoglienza della parola<br />
ascoltata e vissuta nel concreto <strong>di</strong> ogni giorno. Tale professione è legata alla pre<strong>di</strong>cazione<br />
che ha forza e vigore, perché è sempre ancorata alla parola che Dio ha comunicato<br />
alla creatura (Rm 10, 16-17). L’ascolto della parola <strong>di</strong> Cristo immette il credente nella<br />
familiarità <strong>di</strong> Dio; lo fa partecipe del suo progetto <strong>di</strong> santificazione delle realtà create. Il<br />
processo <strong>di</strong> santità non è altro che far raggiungere l’uomo alla sua piena maturità <strong>in</strong><br />
Cristo Gesù (Ef 4, 13).<br />
4.3. Maturità spirituale e affettiva<br />
Tale maturità consiste nello sviluppo della conoscenza per fede (Fil 3, 8-14). La conoscenza<br />
è un’immergersi saporoso nella vita <strong>di</strong> Gesù Cristo, con<strong>di</strong>videndo i suoi stessi<br />
sentimenti. Far propria la sua risurrezione significa partecipare alle sue sofferenze per<br />
poter possedere il premio promesso, cioè quello <strong>di</strong> essere unito a Lui nell’eternità. San<br />
Paolo sottol<strong>in</strong>ea sempre che la conoscenza <strong>di</strong> Gesù Cristo è un essere unito a Lui sperimentando<br />
la sua vita. Non vi è sostituzione, ma un fluire <strong>di</strong> grazia dall’Uno all’altro. Tale<br />
esperienza è un’operazione dello Spirito Santo che farà conoscere tutto ciò che è <strong>di</strong><br />
Cristo, anzi sarà la memoria perpetua <strong>di</strong> Cristo nel credente (Gv 14, 26). A tal proposito<br />
G. Moioli del<strong>in</strong>eava l’uomo spirituale come memoria <strong>di</strong> Cristo, volendo affermare che<br />
lo Spirito Santo agisce <strong>in</strong> Lui rendendolo testimone cre<strong>di</strong>bile del vangelo <strong>di</strong> salvezza:<br />
«l’uomo spirituale è memoria <strong>di</strong> Cristo. Lo Spirito Santo, che è lo Spirito <strong>di</strong> Cristo,<br />
rende l’uomo spirituale memoria <strong>di</strong> Cristo. Memoria, però, non vuol <strong>di</strong>re ripetizione. Se<br />
fosse ripetizione sarebbe un salto all’<strong>in</strong><strong>di</strong>etro, un’astrazione dal tempo, quasi che il tem-