Totalità e Infinito - Scienze della Formazione
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fatto che tale accoppiamento sia un «fenomeno universale <strong>della</strong> sfera trascendentale» indica che la<br />
mia esperienza del mondo e delle cose passa necessariamente attraverso la loro condivisione con<br />
gli altri.<br />
Ma Husserl ci ha mostrato anche qualcosa d’altro: il tentativo di una coscienza di chiudersi in se<br />
stessa pensandosi sola al mondo non può che essere fallimentare – non può infatti eliminare in<br />
nessun caso la presenza di altri uomini che non sono me, non sono riducibili a me, non sono un<br />
mio sogno né una mia allucinazione. Il solipsismo è impossibile.<br />
Qui la riflessione di Husserl tocca un punto di problematicità che non può non aver colpito e<br />
influenzato Lévinas. Husserl è convinto che l’epoché – e la conseguente riduzione – sia<br />
un’operazione non solo possibile, ma anche necessaria se si vuole cogliere il fenomeno nella sua<br />
autenticità: è, infatti, esattamente l’epoché a restituirci il fenomeno nella sua datità fenomenica.<br />
Diverso sembra, però, il caso per quanto riguarda la riduzione <strong>della</strong> sfera primordinale, operazione<br />
con cui dovremmo poter avere l’esperienza dell’alter-ego. Qui, infatti, il “fenomeno” dell’alter-ego<br />
– oltre ad avere uno statuto fenomenologico del tutto peculiare (fenomenico e non fenomenico<br />
insieme) – soprattutto nel suo darsi in un “accoppiamento” indissolubile con l’ego che lo coglie,<br />
sembra rendere tale riduzione impossibile, e la stessa sfera primordinale un controsenso.<br />
Il Volto<br />
Lévinas riprenderà da Husserl senz’altro il tema del primato del legame, che in lui diventa il tema<br />
<strong>della</strong> “responsabilità”. Riprenderà anche certe movenze dell’argomentazione husserliana. Le<br />
sezioni di <strong>Totalità</strong> e infinito dedicate al mondo del Medesimo, al godimento, alla dimora, etc., sono<br />
l’equivalente <strong>della</strong> sfera primordinale husserliana, ma una sfera in cui fa continuamente irruzione<br />
l’Altro.<br />
Assai differente, invece, è il modo di intendere l’Altro, che, per Lévinas non è alter-ego, pur<br />
essendo, in effetti, l’altro uomo.<br />
Il suo intento fenomenologico lo porta a cercare di descrivere la struttura (a priori) di una relazione<br />
tra ego e alter concreta, ossia vissuta.<br />
Il punto di partenza è, quindi, il vissuto, e il vissuto è tale perché è sempre il vissuto di qualcuno. Il<br />
vissuto è sempre mio, o di un me in generale – è l’essere sempre mio di un me in generale – ossia,<br />
è il vissuto di qualcuno che può dire “io”, ma soprattutto di qualcuno che sperimenta il vissuto<br />
come proprio, anche e soprattutto nel senso che si sente in ciò che vive, e che per questo può<br />
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