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Totalità e Infinito - Scienze della Formazione

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«mentre il ricorso allo strumento presuppone la finalità e sottolinea quindi una<br />

dipendenza nei confronti dell’altro, vivere di… mette in luce proprio<br />

l’indipendenza, l’indipendenza del godimento e <strong>della</strong> sua felicità che è il tratto<br />

originale di ogni indipendenza». 74<br />

Vivere non è uno scopo, ma semplicemente il fatto di godere dell’elemento naturale e il fatto di<br />

nutrirsi. La vita è il fatto dell’alimentazione che, sul piano dell’esistenza umana, coincide con<br />

l’assaporare dei sapori, con il gusto:<br />

«Il nutrirsi, come modo di riacquistare le forze, è la trasmutazione dell’Altro in<br />

Medesimo, che è nell’essenza del godimento: un’energia altra da me, riconosciuta<br />

come altra […], diventa, nel godimento, la mia energia, la mia forza, me stesso.<br />

Ogni godimento, in questo senso, è alimentazione». 75<br />

È chiaro, quindi, che il godimento rende indipendenti in quanto è assimilazione dell’elemento<br />

naturale e riduzione <strong>della</strong> sua alterità. Ma c’è un altro aspetto non meno importante: il godimento è<br />

«il fremito stesso dell’io». 76 È, cioè, una sorta di autoaffezione, un sentirsi attraverso ciò che si<br />

consuma e viene assimilato, è un sentire sé, attraverso la sensazione del sapore che si avverte nel<br />

momento in cui la lingua, i denti, entrano in contatto con il cibo, lo sciolgono e lo fanno a pezzi.<br />

«L’indipendenza <strong>della</strong> felicità dipende sempre da un contenuto: è la gioia o la<br />

fatica di respirare, di guardare, di alimentarsi, di lavorare, di maneggiare il martello<br />

e la macchina, ecc…». 77<br />

Potremmo dire che, nell’esistenza dell’uomo, il godimento è la fase <strong>della</strong> sensazione, intesa come:<br />

• Stimolazione degli organi di senso<br />

• Affezione: sentire le qualità delle cose<br />

• Autoaffezione: sentire se stessi attraverso la sensazione delle qualità delle cose.<br />

Qui siamo a contatto con elementi, ossia con qualità sensibili (colori, sapori, odori, etc.), e non con<br />

cose. Il fatto che, attraverso questo contatto, sentiamo noi stessi rappresenta una prima presa di<br />

distanza dall’elemento, ancora insufficiente, perché non ancora in grado di tradursi inesperienza.<br />

74 TI, p. 110.<br />

75 TI, p. 111.<br />

76 TI, p. 113.<br />

77 TI, pp. 110-111.<br />

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