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Totalità e Infinito - Scienze della Formazione

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è un’unione di famiglie. La famiglia precede lo Stato, ma questo non è una “grande famiglia”: c’è<br />

una specificità <strong>della</strong> famiglia, che la rende oggetto di una apposita disciplina, ossia l’economia<br />

(che, originariamente, è l’amministrazione domestica).<br />

L’economia ha quindi per oggetto la famiglia, e la casa è una forma di relazione sociale<br />

riconducibile, però, alla sfera del possesso. Nel testo leggiamo che<br />

«Parti <strong>della</strong> famiglia sono l’uomo e la proprietà. Poiché la natura di ogni cosa si<br />

osserva principalmente negli elementi più piccoli, lo stesso varrà anche per la<br />

famiglia: perciò secondo Esiodo dev’essere “casa nella sua essenza la donna e il<br />

bove che ara”». 96<br />

Vediamo adesso in che modo Lévinas elabora questo tema. Il rapporto con il femminile<br />

rappresenta un abbozzo di socialità:<br />

«questo ritiro implica un fatto nuovo. È necessario che io sia stato in relazione con<br />

qualcosa di cui non vivo. Questo fatto è la relazione con Altri che mi accoglie nella<br />

Casa, la presenza discreta del Femminile». 97<br />

Si tratta di un abbozzo perché c’è sì un mondo umano, reso intersoggettivo, ma il rapporto è con un<br />

tu, anziché con l’Altro.<br />

Che differenza c’è? Nel caso del tu c’è congruenza e reciprocità, “tu” è qualcuno con cui si<br />

condivide qualcosa. Nel caso dell’Altro, c’è asimmetria: Altri è qualcuno a cui si dona:<br />

«per poter vedere le cose in se stesse, cioè per potermele rappresentare, per poter<br />

rifiutare sia il godimento che il possesso, è necessario che io sappia donare quello<br />

che possiedo». 98<br />

Tra l’uomo e il femminile – è più corretto servirsi di questo termine, anziché dire “donna”: il<br />

femminile è una modalità di relazione – c’è un idem sentire, un vedere le stesse cose, una<br />

comunione dei beni, anche se la donna è schiava (come, in effetti, intende il verso di Esiodo citato<br />

da Aristotele) e, aggiungerei, anche se, di fatto, in una casa non c’è nessuna donna. Quello che<br />

accomuna il Medesimo e il Femminile è la comune condizione di bisognosi e reclusi. “Femminile”<br />

95<br />

Aristotele, L’amministrazione <strong>della</strong> casa, tr. it. a cura di C. Natali, Laterza, Roma-Bari 1995.<br />

96<br />

Ivi, p. 60.<br />

97<br />

TI, p. 174. Nella stessa pagina, la “discrezione” del femminile viene contrapposta al «volto indiscreto di Altri che mi<br />

mette in questione».<br />

98 TI, p. 174.<br />

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