Totalità e Infinito - Scienze della Formazione
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modificare a mio piacimento, così come da un albero posso ricavare un tavolo, etc… Certo, posso<br />
cercare di ucciderlo, ma già dire così è un controsenso, perché l’omicidio rivela una mancanza di<br />
potere.<br />
«Il Volto […] si offre ancora, in un cero senso, al potere. Ma solo in un senso: la<br />
profondità che si apre in questa sensibilità modifica la natura stessa del potere che<br />
da questo momento non può più prendere, ma può uccidere». 119<br />
L’espressione «non uccidere», per Lévinas è, quindi, «l’espressione originaria, è la prima<br />
parola». 120 Essa limita il potere del Medesimo con la proibizione dell’omicidio e con<br />
l’affermazione <strong>della</strong> sua impossibilità: «tu non mi puoi uccidere, perché l’uccisione non è una<br />
forma di potere: non è possibile possedere qualcosa che si ha eliminato».<br />
Il Volto appare in tre forme:<br />
1. espressione<br />
2. insegnamento<br />
3. significazione.<br />
Cominciamo con l’espressione. «Nell’espressione un essere si auto-presenta». 121 Chi si auto-<br />
presenta<br />
• dice qualcosa<br />
• presenta sé in quello che dice<br />
• mi fa segno.<br />
Questo aspetto del fare-segno – come già visto – è irriducibile, è l’aspetto pragmatico del discorso.<br />
Lévinas prosegue così:<br />
«L’essere che si manifesta assiste alla propria manifestazione e quindi fa appello a<br />
me […]. Manifestarsi assistendo alla propria manifestazione equivale ad invocare<br />
l’interlocutore e ad esporsi alla sua risposta e alla sua domanda». 122<br />
L’Altro resta, quindi, trascendente rispetto al suo stesso dire, ne è la sorgente, e il suo dire è la<br />
traccia che l’Altro lascia di sé. Altri non può essere ridotto a tema anche se sono io a parlargli di<br />
lui. L’Altro non si riduce a quello che io ne dico, non foss’altro che per il fatto che lo sto dicendo a<br />
lui.<br />
119 TI, p. 203.<br />
120 TI, p. 204.<br />
121 TI, p. 205.<br />
122 TI, p. 205.<br />
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