Totalità e Infinito - Scienze della Formazione
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«L’essere è esteriorità: l’esercizio stesso del suo essere consiste nell’esteriorità». 43<br />
«Abbiamo affrontato l’esteriorità dell’essere non come una forma che l’essere<br />
dovrebbe assumere eventualmente o provvisoriamente nella divisione o nella sua<br />
decadenza, ma proprio come il suo esistere». 44<br />
«L’essere si produce come multiplo e come scisso in Medesimo e Altro. Questa è<br />
la sua struttura ultima». 45<br />
L’essere è esercizio d’essere, esistenza. Tesi dinamica che fa dell’essere un processo di produzione<br />
e completa automanifestazione. Si confronti la «Prefazione» a <strong>Totalità</strong> e <strong>Infinito</strong>, p. 24:<br />
«il termine produzione indica e l’effettuazione dell’essere (l’evento “si produce”,<br />
un’automobile “si produce”) e la sua messa in luce o la sua esposizione (un<br />
argomento “si produce”, un attore “si produce”)».<br />
L’essere è interamente ed essenzialmente un processo di generazione ed esibizione: «si produce».<br />
L’essere è esteriorità, ossia: è fuori di sé. Non esiste una interiorità dell’essere che resta nascosta<br />
dietro le sue manifestazioni. Chi ha studiato Hegel al liceo, sa che il procedimento hegeliano<br />
consiste in una posizione dell’esteriorità e nella sua interiorizzazione. Tutto ciò che è “fuori” deve<br />
in qualche modo rientrare. La “sintesi” di cui parlano i manuali del liceo è appunto questa<br />
riconduzione dell’esteriorità e del molteplice nell’unità del sistema. Lévinas dice il contrario: questa<br />
sintesi, semplicemente, non c’è, e non c’è perché l’essere coincide con l’ek-sistere, con l’essere<br />
gettato fuori di sé (come già insegnava Heidegger). Non c’è – come invece in Hegel – passaggio<br />
dalla sostanza al soggetto, non c’è storia dell’essere che si ritira in se stesso e tende verso un fine,<br />
un destino, ma c’è la produzione d’essere come dispersione. L’essere è produzione di singolarità<br />
assolute, irrelate e finite, le quali proprio per questo soffrono di una costitutiva perdita d’essere.<br />
Per questo Lévinas può parlare di «individualismo dell’essere», che spesso avvicina − a torto,<br />
perché in effetti si tratta di cose diverse − al conatus essendi spinoziano, che diventa il modello<br />
dell’egoismo individualistico.<br />
Abbiamo insomma produzione di individualità separate e relazionate, paradosso che ripropone<br />
quello del rapporto tra accoglienza e separazione.<br />
• Da un lato abbiamo una metafisica <strong>della</strong> relazione: l’essere produce la relazione sociale,<br />
43 TI, p. 298.<br />
44 TI, p. 304.<br />
45 TI, p. 277.<br />
meglio, è la socialità stessa.<br />
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