ANNO II Mese di APRILE 2008 - Numero – 7 - Cesd-onlus.com
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ed economici mon<strong>di</strong>ali”.<br />
“Ma l’Italia”, interloquisce il Colonnello “quale possibilità avrebbe <strong>di</strong> uscire da<br />
questo tunnel, dato che siamo schiacciati da una parte da una economia del Nord<br />
Europa, che si ispira a vecchie regole, strettamente collegata a quella americana, e<br />
dall’altra da una economia selvaggia e senza regole, che si sta sviluppando in Cina,<br />
Brasile e In<strong>di</strong>a, dove i lavoratori sono sfruttati oltre ogni limite?”.<br />
Cesare: “Proprio l’Italia potrebbe intraprendere un nuovo percorso, da<br />
in<strong>di</strong>care al resto del mondo, per uscire da una <strong>di</strong>sastrosa situazione economica, che<br />
sembra non avere fine”.<br />
L’imperatore prende fiato e conclude: “Noi siamo stati un grande impero, che<br />
<strong>com</strong>prendeva tutti i paesi del Me<strong>di</strong>terraneo e quelli con essi confinanti. Una vasta<br />
area politico-economica, che si reggeva su un or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co che poneva tutti<br />
i citta<strong>di</strong>ni romani, ovunque abitanti nell’impero, ad operare nell’assoluta parità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> doveri. Tutti, nessuno escluso, poteva concorrere ad essere eletto alla<br />
massima carica <strong>di</strong> Imperatore. E ciò è accaduto varie volte, con Adriano lo Spagnolo,<br />
con Settimio Severo l’Africano e con Filippo l’Arabo. E la repubblica romana, seguita<br />
dall’impero, è durata circa 1200 anni. Ininterrottamente. E tutti gli imperi e Stati<br />
che si sono avvicendati in seguito in tante parti del mondo, hanno sognato <strong>di</strong> potere<br />
emulare Roma e le sue istituzioni. Non ci sono mai riusciti. Perché non avevano il<br />
nostro spirito: quello <strong>di</strong> avere una vocazione universale. Solo la Chiesa cattolica,<br />
grazie al suo fondatore Gesù Cristo, ha avuto questa vocazione.<br />
L’Italia, che uno scrittore russo ha definito una fantastica realtà a vocazione<br />
universale, dovrebbe appellarsi alla sua anima più profonda, superando nazionalismi e<br />
steccati ideologici. Seppellire tutte quei nostalgismi, <strong>com</strong>e il fascismo e il leghismo,<br />
beceri retaggi xenofobi e razzisti, per proiettarsi a <strong>di</strong>venire il Paese della pace, in<br />
cui tutti si confronterebbero per creare un mercato globalizzato basato sulla<br />
solidarietà e sulla tolleranza dei popoli. Con alle spalle una Chiesa cattolica,<br />
rinnovata e meno fastosa”.<br />
Guardando dritto negli occhi il suo interlocutore: “L’Arma dei Carabinieri,<br />
potrebbe, in una simile prospettiva, svolgere un ruolo <strong>di</strong> supporto significativo: una<br />
forza <strong>di</strong> polizia, ad or<strong>di</strong>namento militare, lontana dai meto<strong>di</strong> della sbirraglia,<br />
capillarmente <strong>di</strong>ffusa e presente sul territorio, potrebbe meglio rappresentare e<br />
tutelare le nuove esigenze, <strong>di</strong>venendo così baluardo non più dell’unità nazionale, ma<br />
del nuovo spirito aggregativo dei popoli”.<br />
Il Colonnello ha una luce particolare negli occhi, mentre il <strong>di</strong>vino imperatore<br />
svanisce.<br />
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