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ANNO II Mese di APRILE 2008 - Numero – 7 - Cesd-onlus.com

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della nostra contrarietà.<br />

Eravamo <strong>di</strong>sperati. Mi ricordo quella sera. Non sapevamo cosa più fare. Ci<br />

avevano abbandonati tutti. Era chiaro l’intento del governo <strong>di</strong> centrosinistra:<br />

abbiamo dato a voi Carabinieri la legge <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no, ma le altre forze armate e <strong>di</strong><br />

polizia, che non sono d’accordo, si sono aggregate contro <strong>di</strong> voi. E noi dobbiamo<br />

accogliere le loro richieste. Un po’ a ciascuno non fa male a nessuno. Sì ad un’Arma<br />

Forza Armata al <strong>di</strong> fuori dell’Esercito, ma sotto il controllo più stretto delle<br />

Autorità <strong>di</strong> Pubblica sicurezza”.<br />

A questo punto Siracusa si fa contrito. Si vede che è in un momento <strong>di</strong><br />

travaglio e <strong>di</strong> sofferenza interiore. Ma non si ferma. Va avanti: “Quella sera ero nel<br />

mio ufficio. I miei valenti ufficiali <strong>di</strong> Stato Maggiore non sapevano cosa fare. Dissi<br />

loro: “Chiamate Pappalardo. Fatelo venire su. Solo lui, con i suoi veementi attacchi<br />

può sbrogliare questa matassa”.<br />

Seppi dopo che il Generale Alfonso Ven<strong>di</strong>tti, all’epoca Sotto Capo <strong>di</strong> Stato<br />

Maggiore, che aveva contatti quoti<strong>di</strong>ani con il Presidente del COCER, lo chiamò al<br />

telefono e gli chiese <strong>di</strong> venire subito al primo piano: era successo un fatto terribile.<br />

Pappalardo arrivò <strong>di</strong> lì a poco. Fu informato su quanto stava accadendo. Dopo un po’<br />

me lo vi<strong>di</strong> entrare in ufficio. Mi fece alcune domande. Gli risposi che nemmeno il<br />

Ministro della Difesa mi dava retta. Non mi rispondeva al telefono. Il giorno dopo si<br />

sarebbe verificato l’irreparabile.<br />

Pappalardo mi replicò: “A questo punto non le rimane che telefonare a D’Alema,<br />

al Capo del Governo e <strong>di</strong> appellarsi <strong>di</strong>rettamente a lui per far eliminare questi due<br />

emendamenti”.<br />

A Siracusa viene un groppo alla gola. Guarda un quadro dell’Arma appeso alla<br />

parete. Ha gli occhi luci<strong>di</strong>: “Lo ammetto. Ho ritenuto inutile telefonare a D’Alema.<br />

Ormai erano tutti d’accordo. Non li avrei smossi dalle loro posizioni. Misi alcuni<br />

documenti nella mia borsa e mi ritirai nel mio alloggio”.<br />

Il Colonnello con il volto duro: “Ha ritenuto inutile la telefonata o non ha avuto<br />

il coraggio <strong>di</strong> affrontare D’Alema, il cui caratterino ben conosciamo e <strong>com</strong>unque è un<br />

ven<strong>di</strong>cativo? Certo ritirarsi nel proprio alloggio con tutto quello che stava<br />

accadendo all’Arma non mi sembra che sia stata una scelta da Comandante”.<br />

Siracusa non risponde.<br />

Il Colonnello prosegue: “Mi <strong>di</strong>ca che cosa accadde dopo che lei andò a casa”.<br />

Siracusa: “Mi fu in seguito raccontato che Pappalardo uscì dal mio ufficio e<br />

riferì agli Ufficiali che io ero andato a casa senza telefonare a D’Alema. Quegli<br />

Ufficiali rimasero esterrefatti. Uno <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>sse: “ E adesso che facciamo?”.<br />

Pappalardo replicò che avrebbe potuto telefonare lui, nella sua veste <strong>di</strong><br />

Presidente del COCER, al Capo del Governo, per manifestargli la contrarietà<br />

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