Edizione del 05/04/2013 - Corriere
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Domani 6 aprile, alle ore 18, nella suggestiva<br />
cornice <strong>del</strong> Bosco di Montemarano,<br />
nei saloni <strong>del</strong> ristorante “La Cascina<br />
<strong>del</strong> Saba”, convegno sul Brigantaggio.<br />
Apre i lavori, Edoardo Spagnuolo<br />
sul tema: “L’Irpinia e il Risorgimento”;<br />
seguiranno gli interventi di Gennaro Riola su “I<br />
briganti: i veri patrioti <strong>del</strong> Sud”; Michele Arcidiacono su<br />
“Angelo Ciarda: un eroe dimenticato”. La serata, promossa,<br />
dall’Associazione Culturale Centro Studi Ruggero II, ha<br />
trovato entusiastica e fattiva collaborazione nella signora<br />
Rosa Aurelia Mongiello, titolare <strong>del</strong>la “Cascina”, che, per<br />
onorare la storia dei luoghi e la tradizione enogastronomica<br />
di casa, ha predisposto una “cena sociale brigantesca”<br />
con menù di macchia, arrosti senza fumo, per non<br />
far scoprire i briganti: il tutto accompagnato da ardente<br />
vino aglianico, musica popolare e canti alla luna dei pastori<br />
erranti.<br />
In quell’incrocio di vette e<br />
di monti- percorso dalla super<br />
Ofantina bis, Atripalda-<br />
Lioni- da sempre detto volgarmente<br />
“Cruci”, forse per<br />
via di questo incrocio, in<br />
cui convergono i confini di<br />
Montemarano Cassano,<br />
Volturara e Montella, c’è una<br />
piana- la piana di Bolifano-<br />
dove domani si svolge<br />
il convegno sul brigantaggio,<br />
una volta dimora e<br />
transito di pastori e di briganti.<br />
Era giusto che, in questi<br />
luoghi, ribalta, da tempi remotissimi,<br />
di blitz e di imprese<br />
brigantesche, si tenesse<br />
un suggestivo e approfondito<br />
revival: mai così<br />
pertinente e calato nell’atmosfera<br />
giusta per ricordare<br />
e riflettere. Coniugando<br />
cultura e turismo, la<br />
sinergia promozionale più<br />
efficace per consentire una<br />
conoscenza corretta e concreta<br />
<strong>del</strong> territorio.<br />
In forza di quanto appena<br />
detto, bisogna subito ricordare,<br />
che qui la presenza di<br />
“briganti di strada e di forre”<br />
risale addirittura al periodo<br />
angioino, intorno al<br />
1269: allora la carovaniera<br />
che, da Serino portava al<br />
ponte di Nusco, attraverso<br />
i tenimenti di Volturara e<br />
Montella, fu a lungo sorvegliata<br />
da una guarnigione<br />
di soldati francesi al segui-<br />
to degli Angioini, cui la comunità montellese dovette corrispondere<br />
una cospicua somma di tarì al mese per tenere<br />
lontano queste bande, sorvegliare passi e gole.<br />
Ma la “malapianta”<strong>del</strong> brigantaggio non fu sradicata, dice<br />
la storia che, verso la fine <strong>del</strong> 1400, a rendere la vita dei<br />
contadini e dei signori <strong>del</strong> luogo a rischio fu la banda,<br />
chiamata <strong>del</strong>la “Rosa Rossa”, capeggiata da un soldato<br />
disertore <strong>del</strong>la regina Giovanna I, un tal Mariotto, che si<br />
diede alla macchia e divenne l’ incubo di questo principato.<br />
“Il terrore che essi incutevano- scrive a riguardo<br />
Monsignor Ferdinando Palatucci nella sua rigorosa storia<br />
di Montella- aveva causato l’interruzione <strong>del</strong>le comunicazioni<br />
tra la Puglia e Napoli . Napoli corse il pericolo<br />
di restare senza il rifornimento di vivere. Per buona sorte<br />
quella calamità non durò a lungo. Il feudatario di Montella<br />
armò i propri vassalli e si mise alla caccia dei banditi,<br />
che furono trucidati. Mariotto fu catturato e consegnato<br />
alla regina, che lo fece impiccare”.<br />
C’è però un racconto molto espressivo e di forte intensità<br />
CULTURA & SOCIETA’<br />
Omaggio a Gesualdo, tra filosofia e pittura<br />
Un laboratorio di filosofia dialogica sulla figura<br />
di Carlo Gesualdo da Venosa che sceglie un<br />
titolo suggestivo “Siamo… in pensiero”. E’ l’incontro<br />
in programma questa mattina, alle 10,<br />
nel Foyer <strong>del</strong> Teatro comunale di Avellino. La<br />
professoressa Napodano, vicepresidente dalla<br />
sezione irpina <strong>del</strong>la Società filosofica italiana,<br />
racconterà ai ragazzi <strong>del</strong>le seconde classi <strong>del</strong>la<br />
“Leonardo da Vicini” la figura mitica <strong>del</strong><br />
Principe Carlo Gesualdo da Venosa, approfondendo<br />
con gli alunni, disposti in cerchio, che<br />
parteciperanno al laboratorio mattiniero alcuni<br />
degli aspetti più affascinanti <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong><br />
grande madrigalista vissuto a cavallo tra Rinascimento<br />
e Barocco. Il quinto appuntamen-<br />
to de “il Madrigalista – Genio e Follia <strong>del</strong> Principe<br />
dei Musici”, sarà arricchito da una sessione<br />
di contemporary paint, appunto, in compagnia<br />
<strong>del</strong> maestro Giovanni Spiniello che insieme<br />
a 8 giovani alunni <strong>del</strong>la “Da Vinci” condenseranno<br />
in pittura l’esperienza <strong>del</strong>la mattinata,<br />
disegnando e colorando <strong>del</strong>le apposite<br />
tele messe loro a disposizione. Si tratterà, dunque,<br />
di una mattinata interamente dedicata al<br />
genio musicale di Carlo Gesualdo, principe dei<br />
Musici. Una fusione di comunicazione filosofica<br />
e espressione pittorica che verranno interamente<br />
riprese. Immagini che, poi, saranno<br />
riversate per la creazione di un Dvd di documentazione<br />
pedagogica che verrà distribuito<br />
popolare, riportato sempre dal Palatucci, dal titolo come<br />
“Li Breandi s’arrinniero a lo Salevatore”, da cui si percepisce<br />
il profondo senso di paura, che serpeggiava tra le<br />
popolazioni già indifese dei nostri borghi, soprattutto di<br />
montagna, che fecero ricorso alla misericordia e alla intercessione<br />
dei santi protettori per vincerla ed esorcizzarla.<br />
“Ng’era ’na vota, - non so’ mango cient’anni- ’na banda<br />
re breandi. Stiano ’ntanati rint’a li voschi, gimma a’ re<br />
montagne. Rurmiano rint’ ’a re grutti , rint’’a li pagliari .<br />
Quanno lo tiempo era buono, stiano a ciel’apierto, a’ la<br />
serena . Puro ’no pagliaro sape re ’nchiuso e ’na grotta<br />
s’arrassomeglia troppo a ’na cajola, addò riesti ’nquicchiato<br />
, senza potè scappane.<br />
Rurmievano co’ n’uocchi apierto e n’ato chiuso, sempe<br />
’ntìnuli comm’’a li liepri . Si erano stanchi e manco n’uocchi<br />
vulìa sta apierto, no’ breande facìa la guardia pe’ tutti<br />
e lati rurmiano a suonno cchieno . ’Nganni no’ ne vuliano<br />
li breandi ! Non si sape mai che pote combinà ’sto<br />
munno ’nfame. La gente tremava re paura. Chi chiù tremava<br />
erano li signuri, cà li briandi ngi tiravano a li rocati<br />
r’argiento e re marenghe<br />
r’oro Ma puro li puverrieddi<br />
no’ stiano coieti.<br />
Li zappaturi e li furìsi aiana<br />
i’ ncampagna pe’ fatià.<br />
Tiniano uocchi e avrecchie.<br />
Putìano verè e<br />
sente , puro senza volene,<br />
pe’ scangio . Pe’ chi<br />
ajia visto o ajia sintuto, la<br />
capo era ’mpiriculo. Li<br />
breandi non nge penzavano<br />
roe vote pe’ stennecchià<br />
’nterra ’no pover’omo.<br />
Pore ca l’jaiano<br />
paato caro !’Na scoppettata<br />
’ndirini o ’na paddrata<br />
’nfronde e la vocca<br />
restava ’mpizzicata pe’<br />
sempe…”<br />
Il fenomeno brigantesco,<br />
nonostante la lotta senza<br />
tregua da parte di feudatari<br />
e regnanti, le suppliche<br />
e le messe solenni imploranti<br />
la sua sconfitta,<br />
fu duro a morire.<br />
Tralasciando il periodo<br />
<strong>del</strong> vicereame, in cui era<br />
proibitivo muoversi tra un<br />
paese e un altro, talmente<br />
erano le campagne infestate<br />
da questi ceffi, la<br />
loro massima proliferazione<br />
si ebbe tra il 1800 e<br />
il 1865, il varo <strong>del</strong>la legge<br />
Pica nell’agosto <strong>del</strong> 1863<br />
in due anni fece terra bruciata<br />
intorno ai briganti,<br />
con una ferocia memorabile<br />
e anche esecranda<br />
che spesso colpì anche<br />
poveri innocenti.<br />
Nel 1809 la nostra provincia<br />
fu al centro di feroci<br />
scorribande di Laurenziello; contro di lui si formò, si<br />
direbbe oggi, una “tasche force” comandata dal capitano<br />
Domenico Abiosi, che riuscì nell’impresa solo dopo una<br />
lotta capillare, quando il brigante fu catturato e impiccato<br />
ad Avellino nel novembre <strong>del</strong> 1811.<br />
Ma non era finita: seguirono le imprese brigantesche di<br />
Rosario De Simone, Amato Russo, di Salvatore Ziviello,<br />
di Angelo Duca, detto Angiolillo, poi ancora di Carmine<br />
Donatelli, detto Crocco, Cicco Cianci, e di altri ancora. In<br />
questa risma di avventurieri va però distinta la figura di<br />
Angiolillo, il cui ritratto fattone da Benedetto Croce lo riabilita<br />
e presenta sotto una luce diversa rispetto agli altri.<br />
“Era un brigante di buona pasta, coraggioso, ingegnoso-<br />
scrive il grande storico e filosofo- di una certa elevatezza<br />
d’animo; le sue vicende, ingrandite dalla fama, trasfigurate<br />
dalla fantasia, furono seguite con quel palpito,<br />
col quale si seguono le avventure di un simpatico eroe<br />
da romanzo”. Non solo: “Dovunque andasse- aggiungelargheggiava<br />
di elemosine, comprava grani , e li distri-<br />
nelle scuole.<br />
Prosegue, dunque, il cartellone di eventi organizzato<br />
dal Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino<br />
per celebrare i 400 anni dalla morte <strong>del</strong><br />
Principe Gesualdo da Venosa, il più importante<br />
madrigalista <strong>del</strong> suo tempo, uno dei più originali<br />
innovatori <strong>del</strong> linguaggio musicale.<br />
Conferenze, spettacoli, musica, danza e teatro<br />
celebreranno, fino a dicembre, uno dei più<br />
grandi interpreti <strong>del</strong>la musica di tutti i tempi,<br />
un autore amatissimo all’estero, le cui influenze<br />
artistiche hanno affascinato generazioni<br />
di musicisti e artisti nei secoli, da ultimo<br />
Igor Stravinsky, Salvatore Sciarrino, Franco Battiato,<br />
Roberto De Simone e Werner Herzog.<br />
buiva alle misere plebi di quei miseri luoghi , dotava le povere<br />
fanciulle da maritare..”.<br />
Ma una rondine non fa primavera: negli anni più critici<br />
<strong>del</strong> nostro Sud, si contavano circa 400 bande di briganti.<br />
A riguardo Aldo de Francesco, attento conoscitore <strong>del</strong>la<br />
nostra storia, precisa: “Il fenomeno <strong>del</strong> brigantaggio, di reazione<br />
a una realtà composita e drammatica come quella<br />
<strong>del</strong> Sud, vittima di troppe ingiustizie, spesso anche di<br />
tragiche nefandezze, diventa inevitabilmente speculare a<br />
tali realtà.<br />
Per questo è esposto a interpretazioni e letture non univoche,<br />
che possono assumere, a secondo i contesti, profili<br />
di rivalsa ideologica da parte <strong>del</strong> contadino che si ribella<br />
allo sfruttamento <strong>del</strong> possidente, quindi di guerra<br />
civile per la lotta di determinate fasce sociali contro la<br />
Guardia Nazionale dei Savoia, braccio militare e repressivo<br />
di una dinastia usurpatrice; ora di nostalgica e interessata<br />
difesa dei Borboni detronizzati; ora di mera condotta<br />
criminosa con rapimenti e richiesta di riscatti. A riprova<br />
di quanto appena detto, di una congerie di rivendicazioni,<br />
vorrei citare la storia <strong>del</strong> bandito gentiluomo<br />
Angiolillo, nella cui banda militò anche un brigante di<br />
Montemarano, tal Giovanni Gallo- è sempre Croce a scri-<br />
CORRI R<br />
Venerdì 5 aprile <strong>2013</strong><br />
Metti una sera con i briganti<br />
Domani, nel bosco di Montemarano, è in programma un importante convegno sul Risorgimento. Il meeting<br />
proseguirà con pranzo sociale, musica e canti popolari. Dalle scorribande di Laurenziello a Crocco<br />
RED. CULT.<br />
Il famoso brigante<br />
Crocco<br />
Quando al bar aspetti che la ragazza<br />
appoggiata al bancone se ne vada, prima<br />
di aprire bocca e ordinare un caffè.<br />
Quando non riesci a pronunciare correttamente<br />
i numeri, e dal benzinaio<br />
sei costretto a fare sempre il pieno.<br />
Quando non parli perché parlare è la<br />
guerra quotidiana. Balbuzienti si nasce.<br />
Ma tutto può cambiare. Tanto che<br />
un proprio difetto può trasformarsi in<br />
un lavoro e quasi una missione: aprire<br />
una scuola che insegna a non balbettare<br />
più.<br />
Alberto Carino, classe 82 , campano,<br />
balbuziente.. Quello che a tutti appare normale,<br />
per l’1,5% <strong>del</strong>la popolazione mondiale, non lo<br />
è: parlare. “Prima di una qualsiasi prestazione<br />
dovevo fare esercizi di 5 ore al giorno per riuscire<br />
ad applicare la tecnica imparata, controllare<br />
la tensione e incrociare le dita perché tutto filasse<br />
liscio”.<br />
Da quando aveva 19 Alberto ha seguito corsi di<br />
rieducazione al linguaggio. Ogni giorno era costretto<br />
ad allenarsi, perché “si perde la concentrazione<br />
in un attimo e si buttano via mesi di<br />
scuola: non è come andare in bicicletta”. E se<br />
questo limite fosse spostato un po’ più in là?<br />
“Dopo aver frequentato il corso, sono diventato<br />
il primo collaboratore di questo importante centro<br />
italiano e così per 10 anni ho svolto richiami<br />
e corsi in tutta Italia. Questo mi ha permesso di<br />
migliorare a parlare, perché oltre agli esercizi<br />
quotidiani che facevo al mattino ho avuto l’opportunità<br />
di allenarmi con altri ragazzi ai quali<br />
facevo il richiamo o il corso”... “questa tecnica<br />
però è molto rigida e con il tempo mi ha portato<br />
ad un irrigidimento muscolare, soprattutto dei<br />
muscoli <strong>del</strong> torace e <strong>del</strong>la schiena...così con un<br />
team di fisioterapisti ho sperimentato un metodo<br />
nuovo, stupefacente. L’ho testato sulla mia<br />
pelle, e sulla pelle <strong>del</strong>la mia fidanzata, anche lei<br />
balbuziente”. La tecnica si basa su esercizi molto<br />
semplici che il cervello si abitua presto a fare<br />
propri: così l’allenamento quotidiano diventa<br />
parte <strong>del</strong> comportamento e si migliora ogni<br />
giorno.<br />
17<br />
verlo. Un personaggio sanguinario, identificabile, aggiungo<br />
io, nella popolare figura di “Giuann ’Appiccia”, rimasta<br />
nell’immaginario collettivo come il campione <strong>del</strong> ribellismo<br />
rurale per aver colpito a morte un signore <strong>del</strong> luogo,<br />
il dottore Giovanni Toni.<br />
Questa vicenda può servire da esempio sulla confusione<br />
di quegli anni: difatti, nonostante il capo <strong>del</strong>la banda Angiolillo<br />
ritenesse che fosse preferibile spillare soldi e non<br />
ammazzare, Giovanni Gallo non se diede per inteso, colpì<br />
lo stesso a morte il medico dottor Giovanni Toni. Un assassinio<br />
è di per sé sempre sconcertante, ma questo lo fu<br />
ancora di più, se si considera che il brigante, colpendo il<br />
Toni, colpiva un esponente di una nobile famiglia legittimista,<br />
di manifeste simpatie Borboniche, per la cui causa<br />
egli in realtà si era dato alla macchia. Anche se poi disertò,<br />
forse spinto a farlo dalla incompatibilità con Angiolillo”.<br />
E sempre più vero quando diceva Leonardo Sciascia<br />
che “la manovalanza contadina fu incapace di distinguere<br />
il sentimento legittimista dalla vocazione a <strong>del</strong>inquere”,<br />
anche perché fu abbandonata e lasciata sola<br />
a gestire vicende e passaggi cruciali <strong>del</strong>la storia, che richiedevano<br />
ben altre figure, naturalmente di particolare<br />
spessore culturale.<br />
SUPERARE LA<br />
BALBUZIE:<br />
UN’ESPERIENZA<br />
Il sogno di Albero Carino ha preso forma a Gennaio.<br />
Quando il difetto di una vita si è trasformato<br />
nella carta vincente...<br />
lL CENTRO RECUPERO BALBUZIE<br />
PRONTO PAROLA si occupa di rieducazione al<br />
linguaggio nel settore <strong>del</strong>la balbuzie.<br />
Ha diverse sedi dislocate nel sud Italia, in particolare<br />
Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Campania,<br />
Abruzzo, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia<br />
ed organizza corsi intensivi per il trattamento<br />
<strong>del</strong>la balbuzie.<br />
I corsi rivolti a bambini, ragazzi e adulti, non solo<br />
aiutano i partecipanti a ‘guarire’ dalla balbuzie imparando<br />
a controllarla, ma rappresentano anche<br />
un vero supporto psicologico e morale per tutti.<br />
Tale supporto, non si limita alla sola durata <strong>del</strong><br />
corso ma dura per un tempo indefinito, scelto dal<br />
partecipante, infatti, ogni volta che si pensa di essere<br />
in difficoltà o comunque quando bisogna affrontare<br />
situazioni difficili è possibile contattare telefonicamente<br />
uno dei componenti <strong>del</strong> team.<br />
Puoi prenotare gratuitamente la tua consulenza<br />
inviandoci una mail, o contattandoci telefonicamente.<br />
www.prontoparola.it<br />
prontoparola@gmail.com<br />
tel. 342.3145560