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La Fotografia digitale volume 1 - ettore bianciardi

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Certo sono diverse le espressioni dei due fidanzati e dell’uomo<br />

a destra da quella dei due giovani: i primi si sono incontrati per<br />

caso e si stanno salutando, o forse stanno per separarsi, o forse si<br />

sono detti un qualcosa di carino, chissà, ma certo stanno<br />

pensando a se stessi e basta. L’uomo con l’impermeabile invece è<br />

attratto dal fotografo, si chiede perché faccia quella foto, vorrebbe<br />

non entrare nella foto, ma guardare ciò che succede, infatti ci entra<br />

solo per metà, quasi a sottolineare la sua indecisione, e la metà<br />

che rimane dentro non ha un’espressione troppo intelligente o<br />

impegnata. Torniamo ai due ragazzi: nei loro volti appare la rabbia,<br />

l’insoddisfazione, la volontà di lottare, di ribellarsi, di combattere<br />

per cambiare il mondo, un mondo stretto, borghese, pieno di<br />

contraddizioni, pieno di ingiustizie; appare nei loro volti anche una<br />

paura di non farcela, di aver sbagliato qualcosa, di non riuscire<br />

neanche stavolta a lasciare il segno, c’è un senso di frustrazione e<br />

di avvilimento: sono, i due giovani, sicuramente due corpi estranei<br />

in quel pezzo di strada parigina. Che ne dite? Dando un’occhiata al<br />

titolo (che a qualcosa deve pur servire), Paris 1968, si ha la<br />

conferma che la foto è una meravigliosa sintesi del Maggio<br />

parigino, della rivolta degli studenti francesi contro tutto e tutti, che<br />

incendiò mezza Europa. Altro che foto oggettiva, altro che mera<br />

presentazione della realtà!<br />

Potrei ora sfidarvi a trovare foto che pensate siano, per così<br />

dire, mere presentazioni oggettive della realtà, e dimostrarvi invece<br />

che anch’esse sono messaggi, comunicazioni in codice dell’artista.<br />

Diamo per esempio un'occhiata alla foto seguente: Milano 1958 di<br />

Paolo Monti.<br />

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