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La Fotografia digitale volume 1 - ettore bianciardi

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16 – Il controllo della messa a fuoco<br />

Generalmente si è portati a pensare che tutti gli elementi di una<br />

foto debbano esser nitidi e quindi a fuoco. Sappiamo anche che<br />

questo, se da un punto di vista teorico è addirittura impossibile, da<br />

un punto di vista pratico è conseguibile con una certa<br />

approssimazione se si riesce a utilizzare solo diaframmi piuttosto<br />

piccoli.<br />

Comunque l'operazione di messa a fuoco, se eseguita<br />

manualmente, non è facile, dato che il fuoco deve essere<br />

controllato su uno schermo di dimensioni ridotte, specialmente<br />

nelle fotocamere di fascia bassa.<br />

Però tutte le fotocamere in commercio sono dotate di un<br />

dispositivo di messa a fuoco automatica, denominato<br />

AUTOFOCUS.<br />

L’autofocus presente su praticamente tutte le fotocamere digitali<br />

è detto passivo o a contrasto, per distinguerlo da un altro tipo,<br />

praticamente non usato sulle digitali, detto attivo, che emette<br />

ultrasuoni o raggi infrarossi per valutarne l'eco e da questa dedurre<br />

la distanza del soggetto.<br />

Gli autofocus passivi funzionano controllando il contrasto,<br />

ovvero la differenza in luminanza tra pixel, mentre eseguono<br />

manovre di focheggiatura avanti e indietro fino a raggiungere un<br />

massimo. E' ovvio infatti che un'immagine focalizzata presenta un<br />

contrasto nettamente superiore ad un'immagine sfocata.<br />

<strong>La</strong> figura seguente mostra come una fotocamera esegue la<br />

manovra di autofocus.<br />

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