La Fotografia digitale volume 1 - ettore bianciardi
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o ancora :<br />
diaframma = f/4; tempo= 1/250<br />
e così via.<br />
Insomma ci sono tanti valori EV=12 nella tabella e ognuno di<br />
essi ci fornisce una coppia tempo-diaframma che produrrà, stiamo<br />
attenti, esattamente la stessa foto. Non voglio intendere una foto<br />
comunque accettabile dal punto di vista della luminosità, intendo<br />
dire proprio la stessa foto, indistinguibile dalle altre.<br />
Ciò costituisce il principio di reciprocità ossia: trovata una<br />
coppia diaframma-tempo corretta, questa è equivalente a tutte le<br />
coppie diaframma-tempo che differiscono dalla prima per aver<br />
variato di un certo numero di passi il diaframma e dello stesso<br />
numero di passi, ma nel senso opposto, il tempo di esposizione.<br />
Insomma se aumento il diaframma devo diminuire il tempo e se<br />
aumento il tempo devo diminuire il diaframma: in tal modo la foto<br />
rimarrà identica.<br />
Tale semplicità e facilità di cambiamento è fornita proprio dalla<br />
particolare scelta dei valori di diaframma e di tempo. Si pensi infatti<br />
che il valore di esposizione è proporzionale al tempo di<br />
esposizione e alla grandezza del fascio di luce che incide sul CCD.<br />
Ora questo fascio di luce è direttamente proporzionale all’area<br />
della sezione del fascio e quest’area è proporzionale al quadrato<br />
del diametro del fascio stesso. Ecco perché abbiamo scelto i valori<br />
del diaframma in modo tale che i loro quadrati, letti uno dopo<br />
l’altro, fossero ognuno il doppio del successivo. Allora andando da<br />
un valore di diaframma al successivo si dimezza l’area del fascio di<br />
luce, per cui per mantenere la situazione inalterata è necessario<br />
raddoppiare il tempo di esposizione. Se invece andiamo da un<br />
valore di diaframma al precedente, raddoppiamo il fascio di luce e<br />
quindi dobbiamo, per mantenere la situazione inalterata,<br />
dimezzare il tempo di esposizione.<br />
Tutto chiaro, no?<br />
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