La Fotografia digitale volume 1 - ettore bianciardi
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Però a questo punto nasce spontanea una domanda: perché<br />
complicarsi la vita inutilmente? Perché, visto e considerato che<br />
dato un valore ad uno dei due parametri è possibile trovare il<br />
valore dell’altro che soddisfi le nostre esigenze, perché non si<br />
fanno macchine per esempio con diaframma fisso e la possibilità di<br />
modificare il tempo di esposizione in modo da trovare il valore EV<br />
necessario? Oppure perché non si fanno fotocamere con il tempo<br />
di esposizione fisso e la possibilità di variare il valore del<br />
diaframma, per ottenere l’EV desiderato? Sarebbe sicuramente<br />
una riduzione di complessità, senza compromettere in alcun modo<br />
il risultato finale della foto.<br />
E’ perfettamente vero, da questo punto di vista il discorso non<br />
fa una piega, ma dobbiamo ancora considerare un altro aspetto,<br />
finora trascurato.<br />
Abbiamo visto che un obiettivo, con la sua ghiera di messa a<br />
fuoco, riesce a focalizzare sul CCD un’immagine nitida di una<br />
scena su un particolare piano. Però tutti gli oggetti posti su piani<br />
diversi non saranno focalizzati su quel piano e per questa ragione<br />
nella foto quegli oggetti non saranno nitidi, ma sfocati.<br />
Infatti nella figura seguente si nota come gli oggetti del piano A<br />
vengano focalizzati in un piano diverso da quello nel quale<br />
vengono focalizzati gli oggetti del piano B. Il problema è che se<br />
facciamo coincidere il piano del CCD con il piano di messa a fuoco<br />
A, gli oggetti del piano B saranno sfocati, se invece facciamo<br />
andare il CCD sul piano dove focalizza il piano B, su di esso<br />
saranno sfocati gli oggetti del piano A.<br />
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