Frammentazione del territorio da infrastrutture lineari. Indirizzi e - Ispra
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Effetto “barriera”<br />
La possibilità di movimento e di relazione tra meta-popolazioni (ovvero di gruppi di popolazioni<br />
biologiche distribuite su un ambito geografico) di animali selvatici terrestri, soprattutto <strong>del</strong>le specie<br />
più piccole e lente (micromammiferi, anfibi, invertebrati), viene ridotta <strong>da</strong>lla presenza <strong>del</strong>le<br />
<strong>infrastrutture</strong> <strong>lineari</strong>. Per alcune specie (es. invertebrati) anche una stra<strong>da</strong> larga soltanto 6 metri<br />
costituisce una barriera invalicabile. In presenza di un flusso veicolare elevato (oltre 10.000<br />
veicoli/giorno) e/o di recinzioni e barriere tipo “new jersey” l’ostacolo diventa totale, con separazione<br />
netta di popolazioni che vivono in territori adiacenti.<br />
L’effetto barriera provocato <strong>da</strong>lle <strong>infrastrutture</strong> <strong>lineari</strong> non si limita a strade ed autostrade. Le linee<br />
elettriche costituiscono, per molte specie di uccelli di grosse dimensioni, una causa di morte per<br />
collisione e folgorazione. Una ricerca effettuata in Italia <strong>da</strong> Rubolini et al. (2001) ha quantificato<br />
l’entità <strong>del</strong> problema ed elencato le specie interessate (oltre 90 fra cui alcune molto rare e minacciate).<br />
Bright et al. (2003) sottolineano come dieci <strong>del</strong>le 25 specie mondiali di otarde sono minacciate a causa<br />
<strong>del</strong>la collisioni con i tralicci <strong>del</strong>le linee elettriche, oltre che <strong>da</strong>lla trasformazione di habitat e <strong>da</strong>lla<br />
persecuzione diretta. E’ anche <strong>da</strong> tempo noto il ruolo selettivo <strong>del</strong>le linee elettriche nelle aree forestali<br />
appenniniche sulle popolazioni di Gufo reale (Bubo bubo; Penteriani, 1996). Penteriani ha indicato<br />
come l’elettrocuzione risulti tra le principali cause di mortalità imputabili indirettamente all’uomo (in<br />
certi contesti essa rappresenta il 75 % <strong>del</strong>le cause di mortalità) provocando, in alcuni casi, l’abbandono<br />
dei siti. Trattandosi di un grande pre<strong>da</strong>tore, presente già naturalmente con basse densità, ciò provoca<br />
effetti a livello di popolazione su scala regionale. Sempre riguardo a questo rapace notturno, Marchesi<br />
et al. (2001) hanno, inoltre, riportato come il 39 % dei giovani involati in un’area di studio <strong>del</strong><br />
Trentino erano deceduti per elettrocuzione. Infine anche le canalizzazioni artificiali (es., canali di<br />
bonifica, di drenaggio e di irrigazione in aree planiziarie) possono costituire una barriera per specie<br />
poco vagili. Scoccianti (2001) sottolinea come queste strutture artificiali, se con argini cementati,<br />
possono portare ad una frammentazione <strong>del</strong> <strong>territorio</strong> con effetti sulla fauna selvatica. Riguardo agli<br />
anfibi, questo autore sottolinea come tali canali possono agire come trappole ecologiche. Infatti gli<br />
individui che vi cadono dentro (o vi vengono attirati <strong>da</strong>lla presenza di acqua), a causa <strong>del</strong>le pareti<br />
levigate, possono non avere possibilità di fuga e perire per disidratazione, annegamento, mancanza di<br />
nutrimento. Infine, anche le strutture artificiali di ridotte dimensioni (reti, manufatti, piccoli canali e<br />
scoline, ecc.) possono avere un impatto sulla fauna selvatica di piccole dimensioni (insetti, anfibi,<br />
micromammiferi)(Scoccianti, 2001). 6<br />
1.1 Le altre negatività ambientali <strong>del</strong>le <strong>infrastrutture</strong> sul <strong>territorio</strong><br />
La costruzione e l’esercizio di <strong>infrastrutture</strong> provoca una serie di pesanti impatti sugli ecosistemi e<br />
sulla biodiversità. Nel caso di strade di grande comunicazione e di autostrade tali impatti si<br />
amplificano, a causa <strong>del</strong>la notevole quantità di <strong>territorio</strong> interessato e <strong>del</strong>l’elevato flusso di veicoli.<br />
Gli effetti ecologici non sono limitati all’area realmente occupata <strong>da</strong>ll’infrastruttura e <strong>da</strong>lle relative<br />
pertinenze. Sono stati effettuati alcuni tentativi per stimare l’area complessivamente soggetta agli<br />
effetti ecologici indotti <strong>da</strong>lla presenza <strong>del</strong>l’infrastruttura viaria (“road-effect zone”): ad esempio è stato<br />
calcolato che negli Stati Uniti per un’autostra<strong>da</strong> a quattro corsie gli effetti si estendono mediamente<br />
oltre 100 metri <strong>da</strong> entrambi i lati, considerando le modifiche idrogeologiche, l’afflusso di sali antineve<br />
nelle acque di superficie, l’invasione <strong>da</strong> parte di vegetazione aliena piantata nelle banchine entro le<br />
foreste adiacenti, l’alterazione <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong>l’habitat <strong>da</strong> parte di mammiferi, uccelli e anfibi. A secon<strong>da</strong><br />
<strong>del</strong> tipo di impatto e <strong>del</strong>le caratteristiche degli ambienti circostanti alla infrastruttura, gli effetti si<br />
possono manifestare fino a qualche centinaio di metri o addirittura fino a 1500 metri.<br />
Un gran numero di aree protette (parchi nazionali, parchi regionali, ecc.) e di siti di importanza<br />
comunitaria e facenti parte <strong>del</strong>la rete ecologica europea hanno strade importanti a meno di 5 km di<br />
distanza.<br />
6 Capoverso tratto <strong>da</strong> Battisti C., 2008.<br />
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