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Frammentazione del territorio da infrastrutture lineari. Indirizzi e - Ispra

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Risultati<br />

Nel complesso i lavori sono proseguiti in maniera più che soddisfacente consentendo di raccogliere<br />

interessanti e preziose informazioni. Per quanto riguar<strong>da</strong> il lavoro di campo, in questi cinque anni sono<br />

state effettuate 141 uscite per un totale di 1.537 ore lavorative suddivise tra le diverse persone<br />

coinvolte. In totale sono stati fatti oltre 2.000 avvistamenti (osservazioni dirette) di animali, di cui 954<br />

relative alle specie direttamente in<strong>da</strong>gate, raccolte 4.236 fatte (escrementi) e 1.360 tracce.<br />

Anno Capriolo Cervo Lepri<br />

2004 79 6 44<br />

2005 82 21 33<br />

2006 101 43 21<br />

2007 103 33 33<br />

2008 78 50 19<br />

2009 89 98 25<br />

Tabella 4.1 - Indici chilometrici di abbon<strong>da</strong>nza relativa - fatte.<br />

La somma di tutti i rilevamenti ha consentito ad oggi di accertare la presenza di: a) 10 specie di<br />

mammiferi - cervo, capriolo, camoscio, volpe, tasso, faina, martora, gatto selvatico, lepre comune,<br />

lepre varibile; b) 16 specie di uccelli - aquila reale, poiana, allocco, civetta caporosso, francolino,<br />

picchio nero, picchio rosso maggiore, il corvo imperiale, la cinciallegra, la cincia <strong>da</strong>l ciuffo, il<br />

fringuello, il verdone, il ciuffolotto, il crociere, il car<strong>del</strong>lino e la ghian<strong>da</strong>ia.<br />

Mettendo insieme i <strong>da</strong>ti raccolti <strong>da</strong>lle fototrappole con tutti gli altri segni di presenza raccolti e<br />

correlandoli allo sforzo di campionamento di questi tre anni, è possibile avanzare una prima e cauta<br />

ipotesi sul trend <strong>del</strong>le specie monitorate più frequentemente, ovvero il capriolo, il camoscio, il cervo,<br />

la volpe, il tasso, la faina e le lepri. Il paragone <strong>del</strong>le informazioni storiche sulla presenza faunistica in<br />

Val Alba rilevate mediante questionario con il nostro lavoro di monitoraggio indica chiaramente che<br />

per il capriolo ed in particolare il cervo vi è stato un notevole aumento. II camoscio rimane<br />

sostanzialmente stabile, solo inizialmente dopo un suo periodo di abbon<strong>da</strong>nza è tornato a calare.<br />

Costanti con lieve tendenza al calo le lepri, costanti anche i piccoli pre<strong>da</strong>tori.<br />

Discussione e conclusioni<br />

Si presentano qui le conclusioni <strong>del</strong> quinquennio di rilevamenti che di fatto, considerato il ciclo<br />

biologico <strong>del</strong>le specie oggetto <strong>del</strong>l'in<strong>da</strong>gine, non possono che essere preliminari in tal senso. I transetti<br />

<strong>del</strong>le fatte e <strong>del</strong>le tracce hanno indicato la frequenza e la continuità <strong>del</strong>la presenza oltre che la<br />

determinazione <strong>del</strong>le specie presenti, ma non hanno potuto <strong>da</strong>re indicazioni sulla densità - per le quali<br />

è stato necessario limitarsi a informazioni di carattere empirico. Tuttavia per le specie principali,<br />

rilevate più frequentemente, è stato possibile - correlando lo sforzo di campionamento annuale con la<br />

quantità dei segni di presenza raccolti - calcolare un indice in grado di abbozzare un trend di<br />

abbon<strong>da</strong>nza faunistica. Tale trend è tuttavia relativo ad un periodo di monitoraggio limitato a cinque<br />

anni. Certamente alla fine di un secondo quinquennio, per un totale quindi di 10 anni di in<strong>da</strong>gine, si<br />

potrebbe individuare un trend ancora più attendibile per specie così longeve e con tale ciclo di<br />

popolazione.<br />

Gli esiti <strong>del</strong> presente monitoraggio quinquennale sembrano dimostrare che sostanzialmente le<br />

modificazioni ambientali provocate <strong>da</strong>i lavori non solo non hanno (per le specie rilevate e oggetto<br />

<strong>del</strong>l'in<strong>da</strong>gine), peggiorato la situazione ma, anzi, hanno migliorato la situazione generale. Gli ambienti<br />

di pascolo e di margine ricreati assomigliano di più ad una situazione originaria in cui nell'area erano<br />

diffusi i prati e pascoli, prima di venir ricolonizzati <strong>da</strong>l bosco o di venir convertiti selvicolturalmente<br />

in boschi di conifera. Offrono pertanto maggiore biomassa e più spazio per un più alto grado di<br />

biodiversità. Resta negativo invece l'impatto provocato <strong>da</strong>ll'esistenza di una stra<strong>da</strong> di servizio forestale<br />

che induce alla maggior accessibilità <strong>del</strong>l'uomo ad aree prima poco o per nulla frequentate, in<br />

particolare nel periodo invernale quando anche in condizioni di forte innevamento la stra<strong>da</strong> rimane<br />

sempre aperta. Anche un primo confronto con le informazioni pregresse raccolte lascia intendere che<br />

le specie e la relativa abbon<strong>da</strong>nza, rilevate nel corso di questo studio, corrispon<strong>da</strong>no allo status ed al<br />

trend percepito <strong>da</strong>gli "esperti" locali intervistati.<br />

Confrontando le diverse tecniche di rilevamento utilizzate (fari, visori notturni, osservazioni dirette,<br />

pellet count, fototrappolaggio) si nota che esse <strong>da</strong>nno sostanzialmente le stesse risposte, avvalorando<br />

pertanto l'attendibilità generale dei risultati. Le informazioni raccolte nel presente lavoro dimostrano<br />

che oggi, nell'area di studio, la situazione <strong>del</strong>le popolazioni degli ungulati è notevolmente migliorata e<br />

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