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Frammentazione del territorio da infrastrutture lineari. Indirizzi e - Ispra

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più praticabili progetti di “foratura” dei rilevati con inserimento di elementi passanti tubolari<br />

utilizzabili però solamente <strong>da</strong> specie come meso o micromammiferi, anfibi e rettili.<br />

In alcuni casi è tuttavia possibile sfruttare sottopassi già esistenti, potenziandone l’utilizzo <strong>da</strong> parte<br />

<strong>del</strong>la fauna locale migliorando il substrato e attuando interventi di rinaturazione <strong>del</strong> passaggio. Su<br />

questi argomenti è molto ricca la manualistica di eco-ingegneria.<br />

Se gli elevati flussi di traffico creano, come detto, situazioni di barriera quasi invalicabile, i flussi di<br />

traffico molto bassi, soprattutto quando riguar<strong>da</strong>no sezioni stra<strong>da</strong>li ad occlusione minima come quelle<br />

<strong>del</strong> tipo a, non sono certamente <strong>da</strong> ritenersi innocui. Scarsi flussi di traffico comportano un basso<br />

livello di disturbo collaterale e creano una condizione di apparente tranquillità nell’area adiacente alle<br />

carreggiate, non dissuadendo la fauna <strong>da</strong>gli attraversamenti e <strong>da</strong>lle frequentazioni, aumentando<br />

pertanto le possibilità di abbattimenti accidentali rispetto a strade ben più trafficate (Scoccianti, 2006).<br />

Le sintetiche riflessioni appena esposte riflettono un quadro di elevata complessità, <strong>da</strong>vanti al quale<br />

l’intervento operativo va attentamente calibrato volta per volta assumendo la consapevolezza che è<br />

sempre estremamente impegnativa l’azione ex-post, mentre, in molti casi, le opere di<br />

deframmentazione studiate in sede progettuale <strong>del</strong>la infrastruttura ed inserite durante la fase di cantiere<br />

possono risultare quasi a costo zero. Ciò va a rinforzare la necessità di assicurare ai progetti stra<strong>da</strong>li e<br />

ferroviari una adeguata base di conoscenze sugli assetti ecosistemici <strong>del</strong>le zone attraversate, con<br />

riferimento agli habitat intercettati ed alle caratteristiche comportamentali e di mobilità <strong>del</strong>le specie<br />

residenti.<br />

Le grandi barriere infrastrutturali complesse possono individuarsi negli assi infrastrutturali multipli,<br />

nei quali si rileva la compresenza di autostra<strong>da</strong>, linea ferroviaria e viabilità ordinaria. Di fatto la<br />

carreggiata autostra<strong>da</strong>le costituisce già <strong>da</strong> sola, così come accade spesso anche per la sede dei binari<br />

ferroviari, una barriera che comporta occlusione fisica totale nella continuità ambientale <strong>del</strong> <strong>territorio</strong>.<br />

Ciò si verifica a causa <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>le recinzioni laterali continue che impediscono l’ingresso<br />

casuale o intenzionale di persone e animali. Pertanto, in queste circostanze, la ecoconnessione<br />

trasversale, per animali almeno di una certa dimensione, è presente unicamente quando l’autostra<strong>da</strong> o<br />

la ferrovia transitano in galleria oppure in viadotto e, appunto per questo motivo, il rilevamento di<br />

queste opere costituisce un capitolo essenziale <strong>del</strong>la analisi <strong>del</strong>la continuità territoriale fin <strong>da</strong>lle prime<br />

fasi di ricerca configurativa dei corridoi ecologici potenziali. Nel caso di tunnel molto lunghi<br />

l’infrastruttura interessata non provoca alcun tipo di disturbo, neanche acustico, se non nei settori<br />

estremi di entrata e uscita <strong>da</strong>lla galleria. Nel caso invece di viadotti e ponti, in particolare in presenza<br />

di autostrade dove il traffico si articola sulle 24 ore, pur essendo consentito il transito biologico<br />

trasversale, resta, rispetto al movimento <strong>del</strong>la fauna, il fattore <strong>del</strong> disturbo sonoro e <strong>del</strong>le vibrazioni.<br />

L’entità e gli effetti di questi disturbi possono essere valutati esclusivamente caso per caso, in funzione<br />

<strong>del</strong>lo sviluppo lineare <strong>del</strong>l’opera, <strong>del</strong>la sua altezza <strong>da</strong> terra e <strong>del</strong>le caratteristiche generali <strong>del</strong>la<br />

infrastruttura relativa. Alcune esperienze condotte nei Paesi Bassi hanno indicato come alcuni<br />

ungulati, mediamente, non si avvicinano in nessun caso a più di 500-600 metri <strong>da</strong>lle autostrade. Al di<br />

là <strong>del</strong>la presenza o meno di discontinuità longitudinali <strong>del</strong>la barriera infrastrutturale si deve però<br />

considerare che, nella maggior parte <strong>del</strong>le situazioni italiane, alla molteplicità <strong>del</strong>le attrezzature viarie<br />

parallele si associa la presenza, a diversi gradi di densità, di insediamenti agricoli o, più spesso,<br />

produttivi, i quali comportano ulteriori barriere e forme di disturbo concentrato, anche nelle ore<br />

notturne (recinzioni <strong>del</strong>le proprietà, illuminazione, rumori, traffico localizzato). A settori territoriali<br />

così connotati si può metodologicamente attribuire, in una prima fase di ricognizione, un livello di<br />

occlusività biologica elevatissimo.<br />

L’analisi approfondita di tali contesti può invece portare al riconoscimento di alcune porzioni di suolo,<br />

generalmente sempre di dimensioni contenute, nelle quali verificare una idoneità alla continuità<br />

ambientale, almeno nei termini di una relativamente agevole ripristinabilità <strong>del</strong>le condizioni<br />

necessarie.<br />

Appare assai difficoltosa l’apertura di varchi biologici artificiali in linee di continuità infrastrutturale<br />

consoli<strong>da</strong>ta. Questa difficoltà è legata in primo luogo alla complessità progettuale ed esecutiva <strong>del</strong>le<br />

opere di superamento e, almeno attualmente, alla intuitivamente scarsa condivisione politica e sociale<br />

che programmi di tali opere incontrerebbero, in relazione soprattutto ai loro costi elevati rispetto ai<br />

ritorni socialmente comprensibili.<br />

BOX 6. IL SETTORE ELETTRICO E LA FRAMMENTAZIONE AMBIENTALE<br />

Nell’ambito dei progetti di <strong>infrastrutture</strong> <strong>del</strong> settore elettrico, il tema <strong>del</strong>la frammentazione è molto<br />

sentito anche se, in linea generale, l’inserimento di una linea elettrica, aerea o interrata, non si<br />

caratterizza quale intervento in grado di provocare rilevanti disturbi o modifiche <strong>del</strong> <strong>territorio</strong> tali <strong>da</strong><br />

comprometterne in maniera irreversibile la naturalità.<br />

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