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acta ordinis fratrum minorum - OFM

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252 AN. CXXIII – SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2004 – FASC. III<br />

questo “ministero” non si può dire “domani”.<br />

Potrebbe essere troppo tardi.<br />

A voi, cari Formatori, è chiesta una presenza<br />

effettiva tra i formandi. Viene chiesta la<br />

condivisione della vita dei fratelli a voi affidati,<br />

con le sue gioie e le sue pene, con le sue<br />

lotte e le sue sconfitte o vittorie. «Noi vogliamo<br />

d’ora in poi stare con te e fare quello che<br />

tu fai», dissero i primi seguaci a Francesco»<br />

(Anper 10). Come il Maestro con i suoi discepoli,<br />

il formatore deve avere il tempo sufficiente<br />

per stare con i formandi: tempo per<br />

pregare con loro e per loro, tempo per condividere<br />

i momenti ludici, tempo per istruirli,<br />

tempo per correggerli fraternamente, tempo<br />

per animarli nei momenti di scoraggiamento,<br />

tempo “gratuito” così che il formando sperimenti<br />

che è davvero è importante. Non si può<br />

essere formatori a distanza o con l’orologio in<br />

mano. Fondamentalmente la formazione avviene<br />

nella profondità delle persone. Per questo<br />

il formatore deve essere in atteggiamento<br />

continuo di ascolto, di accoglienza ed anche<br />

di pazienza.<br />

Vi è chiesto, inoltre, di amare disinteressatamente<br />

i vostri formandi. Questo amore lo<br />

mostrerete coniugando la comprensione con<br />

l’esigenza. La comprensione senza esigenza<br />

è permissivismo deformante; l’esigenza senza<br />

comprensione è severità antievangelica. È<br />

importante, pertanto, che i fratelli a voi affidati<br />

vi sentano in ogni momento vicini, pazienti,<br />

comprensivi e a volte esigenti. L’amore<br />

per i vostri formandi vi permetterà di<br />

creare un clima di confidenza, così da rendere<br />

possibile un profonda condivisione; un<br />

clima di dialogo, in cui è possibile l’ascolto e<br />

il confronto fraterno; un clima di pazienza,<br />

per rispettare la crescita normale di ogni persona<br />

e l’azione dello Spirito in ciascuno; un<br />

clima di familiarità, in cui ciascuno può manifestare<br />

all’altro con fiducia le proprie necessità<br />

(cf Rb 6,8). In questo senso vi si chiede<br />

di essere fratelli capaci di istaurare relazioni<br />

interpersonali profonde, senza creare<br />

dipendenza di nessun genere. Questo permetterà<br />

di vivere la vita fraterna come “focolare”:<br />

luogo di accoglienza, stimolo, appoggio,<br />

perdono, gratuità e festa, e come “laboratorio”<br />

nel quale vengono prese le decisioni<br />

che riguardano tutti.<br />

Al formatore viene chiesto di accompagnare<br />

con molta umiltà e senza protagonismo.<br />

Paolo lo dice chiaramente nella Lettura<br />

che abbiamo proclamato: «Noi infatti<br />

non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo<br />

Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori<br />

per amore di Gesù» (2Cor 4,5). In questo<br />

contesto vi ricordo che il formatore deve<br />

essere docile allo Spirito e rispettoso del<br />

processo di ciascuno. Questo comporta che<br />

siate esperti nei cammini che conducono a<br />

Dio, per poter essere capaci di aiutare gli altri<br />

in questo percorso. Questa esperienza di<br />

Dio vi porterà a «mostrare la bellezza della<br />

sequela del Signore», principale impegno<br />

del Formatore (cf VC 66). Comporta pure<br />

che appoggiate e stimoliate i formandi a<br />

prendere le proprie decisioni, e li aiutiate a<br />

discernere, confermare e consolidare la vocazione<br />

alla quale sono stati chiamati, rispettando<br />

il cammino che lo Spirito vuole<br />

che percorrano e il processo di crescita. È<br />

necessario ricordare che il primo responsabile<br />

della formazione, dopo Dio, è lo stesso<br />

formando. Se è vero che è Dio, attraverso lo<br />

Spirito, a plasmare “progressivamente” nel<br />

cuore del chiamato «i sentimenti di Cristo»,<br />

principale obiettivo della formazione, è anche<br />

vero che «è responsabilità inalienabile<br />

di ogni chiamato... aprire lo spazio della<br />

propria vita all’azione dello Spirito Santo»<br />

(VC 65). Se è certo che è Dio a fa rifulgere<br />

la luce «nei nostri cuori» per poter conoscere<br />

qual è il suo disegno sopra ciascuno di<br />

noi (cf 2Cor 4,6), è altrettanto certo che è il<br />

formando a dover «percorrere con generosità<br />

il cammino formativo» (VC 65). Per<br />

questo il formatore, come il Maestro rispetta<br />

la libertà.<br />

A queste esigenze bisogna aggiungerne<br />

altre: la conoscenza e l’amore per il nostro<br />

Ordine e la spiritualità francescana; l’amore<br />

per la Chiesa; la conoscenza e il rispetto<br />

per il progetto formativo dell’Ordine e delle<br />

rispettive Entità, progetto da conoscere in<br />

modo sufficiente, conoscenza che è già un<br />

processo formativo...<br />

Di fronte a simili esigenze molti di noi,<br />

senza dubbio, sentono l’impotenza a portare<br />

a compimento questo ministero tanto importante<br />

quanto complesso. Siamo ben co-

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