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J.R.R. Tolkien Un'epica per il nuovo millennio - Antarès, Prospettive ...

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alla Scrittura, l’annienta, chiude <strong>il</strong> racconto e nel contempo la<br />

discussione.<br />

In Solov’ëv vi è quindi un esplicito ut<strong>il</strong>izzo della tradizione<br />

teologica cristiana indivisa dei Padri del primo m<strong>il</strong>lennio, a un<br />

fi ne che assieme è apologetico e di chiarifi cazione fi losofi ca,<br />

come dice lui stesso: “Quando molti uomini pensano e alla chetichella<br />

aff ermano che Cristo è ormai vecchio e su<strong>per</strong>ato, oppure<br />

che Egli non è mai esistito e che si tratta di un mito inventato<br />

dall’apostolo Paolo, ma nello stesso tempo continuano caparbiamente<br />

a chiamarsi “veri cristiani” e a coprire la dottrina del<br />

proprio spazio vuoto con parole del Vangelo manipolate, allora<br />

l’indiff erenza e <strong>il</strong> disprezzo indulgente sono del tutto fuori luogo.<br />

Tenendo conto della contaminazione dell’atmosfera morale<br />

con la menzogna sistematica, la coscienza della società reclama<br />

a gran voce che <strong>il</strong> male venga chiamato col suo vero nome.<br />

Il vero compito della polemica in questo caso è: non confutare<br />

una falsa religione, ma smascherare un reale inganno” (4).<br />

James Ballard: la fi ne di un mondo, che non rimpiangeremo<br />

Saltiamo dalla Russia della fi ne del XIX secolo all’Occidente<br />

anglosassone della seconda metà del secolo scorso. Qui incontriamo<br />

una cospicua e modernissima tradizione di letteratura<br />

popolare che diviene fi n troppo spesso e volentieri apocalittica,<br />

con ciò contraddicendo frontalmente – e qui rientra <strong>il</strong> meccanismo<br />

di rimozione di cui ho parlato in a<strong>per</strong>tura – i presupposti<br />

che hanno portato alla nascita del genere letterario in questione:<br />

la Fantascienza. Nulla di più teoricamente scientista,<br />

fi ducioso nel futuro, strutturalmente dipendente da un’utopia<br />

secolarizzata di progresso eternamente procedente in direzione<br />

rett<strong>il</strong>inea (“oggi più di ieri e meno di domani”) della Fantascienza,<br />

soprattutto anglosassone.<br />

Eppure la tentazione apocalittica nella Fantascienza d<strong>il</strong>aga<br />

assieme al fantasma, esorcizzato ma evidentemente immortale,<br />

anche all’interno di quella cultura, del crollo degli idoli dello<br />

scientismo e del progressismo positivista otto-novecentesco.<br />

L’autore paradigmatico del modo tipicamente FS di aff ondare<br />

nell’angoscia apocalittica è certamente l’inglese James<br />

Graham Ballard (Shangai, 15 novembre 1930 – Shep<strong>per</strong>ton,<br />

19 apr<strong>il</strong>e 2009), che negli anni ’60 fu tra i fondatori della New<br />

Wave della letteratura FS britannica. Notissimo <strong>per</strong> due romanzi,<br />

Crash e L’Im<strong>per</strong>o del Sole, da cui sono stati tratti due<br />

fi lm di grande successo, Ballard ribalta l’assunto teorico della<br />

fantascienza classica disinteressandosi della predicazione delle<br />

“magnifi che sorti, e progressive” e delle realizzazioni tecnicoscientifi<br />

che futurib<strong>il</strong>i che a quel tempo costituivano l’ossatura<br />

ideologica e “didattica” della fantascienza, che in modo solo<br />

apparentemente curioso unifi cava sia la cultura letteraria americana<br />

che quella dei paesi socialisti, <strong>per</strong> dedicarsi a quello che<br />

lui stesso defi nì l’“Inner Space”, lo “spazio interiore”. Nulla di<br />

onanistico, tuttavia: in un modo solo apparentemente contraddittorio,<br />

l’inner space di Ballard si traduce e tradisce una costante<br />

tensione apocalittica.<br />

All’inizio della sua lunga e fortunata carriera di scrittore, in<br />

una tetralogia di celebri romanzi come Vento dal nulla, Deserto<br />

d'acqua, Terra bruciata e Foresta di scristallo, basati su un’esatta<br />

corrispondenza coi quattro elementi della cosmologia antica<br />

(aria, acqua, fuoco e terra), egli rinarra con molte variazioni la<br />

stessa Apocalisse: quella della civ<strong>il</strong>tà dei consumi, basata sullo<br />

sfruttamento dell’uomo, della natura e sullo snaturamento<br />

14<br />

n. 03/2012<br />

e <strong>per</strong>versione dei rapporti umani e sociali, ridotti a semplice<br />

merce. Gli elementi fungono quindi da “giustizieri” che da un<br />

lato svelano la nudità del re, ossia la vacuità del delirio di onnipotenza<br />

della civ<strong>il</strong>tà moderna, e nel contempo fungono da strumenti<br />

di un’intuita, ripetuta ma mai dichiarata “provvidenza”,<br />

che spazza via <strong>il</strong> formicaio umano con tutti i suoi deliri e <strong>per</strong>versioni,<br />

lasciandosi dietro alcuni su<strong>per</strong>stiti che normalmente<br />

sono fi n dall’inizio estranei, emarginati, ribelli alla modernità.<br />

Un “piccolo resto”, anche qui, che alla fi ne di romanzi veramente<br />

spietati e angoscianti, lascia tralucere un poco di s<strong>per</strong>anza <strong>per</strong><br />

<strong>il</strong> futuro eone: anche dopo <strong>il</strong> Ragnarokkr della mitologia norrena,<br />

una sola coppia di esseri umani riprende <strong>il</strong> ciclo della vita.<br />

Le sue o<strong>per</strong>e mature più note, La mostra delle atrocità (1970),<br />

Crash (1973), e Condominium (1975), presentano invece i lineamenti<br />

dell’inferno concreto che le ideologie astratte della modernità<br />

realizzano qui ed ora; è da notare che in Ballard la degenerazione<br />

sociale e quella interiore, psico-spirituale dell’uomo,<br />

procedono esattamente di pari passo, ed introducono nel loro<br />

sv<strong>il</strong>upparsi sempre più, come un tumore incontrollab<strong>il</strong>e, la premessa<br />

del crollo fi nale, dell’Apocalisse di un mondo sui cui <strong>il</strong><br />

nostro Autore, pur descrivendolo con la bravura di un pennello<br />

fi ammingo, non spende mezza lacrima.<br />

In Ballard l’Apocalisse è la matura mercede della civ<strong>il</strong>tà moderna,<br />

da essa stessa fabbricata, avvicinata, innescata, scatenata.<br />

Dio, se c’è, resta otiosus e contempla <strong>il</strong> disastro che l’uomo si è<br />

costruito da solo, caritatevolmente non intervenendo.<br />

<strong>Tolkien</strong> e l’eucatastrofe ne Il Signore degli Anelli<br />

Il terzo esempio unifi ca le due prospettive sopra velocemente<br />

tratteggiate. John Ronald Reuel <strong>Tolkien</strong> (Bloemfontein, Sud<br />

Africa, 3 gennaio 1892 – Bournemouth, Ingh<strong>il</strong>terra, 2 settembre<br />

1973), fi lologo medievale, cattolico m<strong>il</strong>itante e docente<br />

universitario insigne dell’Ingh<strong>il</strong>terra del XX secolo, <strong>per</strong> tutti<br />

noi è più che altro l’Autore de Il signore degli anelli. In realtà la<br />

sua o<strong>per</strong>a è molto più complessa: narrazione e studio fi lologico<br />

dei testi antichi in <strong>Tolkien</strong> sono i due polmoni di uno stesso<br />

organismo intellettuale, costantemente <strong>il</strong>luminato da una Fede<br />

cattolica pagata ben cara dalla più tenera età, al costo della vita<br />

stessa dell’amatissima madre.<br />

Ma fermiamoci alla sua o<strong>per</strong>a più nota, appunto Il signore<br />

degli anelli.<br />

In questa singolarissima Saga del XX secolo, che ut<strong>il</strong>izza<br />

una rete di richiami simbolici (e non allegorici, come lo stesso<br />

Autore si premura di chiarire…) che si radicano non solo nella<br />

teologia cristiana, ma anche nella cultura religiosa dei popoli<br />

precristiani dell’Europa centro-settentrionale, <strong>Tolkien</strong> inserisce<br />

con piena avvertenza e deliberato consenso una prospettiva<br />

apocalittica che regge tutta la “metafi sica della storia” del suo<br />

mondo letterario, la Terra di Mezzo, dalla sua creazione (narrata<br />

nel S<strong>il</strong>mar<strong>il</strong>lion) alla fi ne della Terza Era, evento cosmico<br />

con cui si conclude, appunto, Il signore degli anelli. Il passaggio<br />

dalla Terza alla Quarta Era (la nostra), avviene attraverso un<br />

aff rontamento cosmico riccamente narrato e dichiaratamente<br />

apocalittico. Al suo interno, nel momento narrativo più cupo e<br />

dis<strong>per</strong>ante in cui <strong>il</strong> Male sembra trionfare e ogni creatura crolla<br />

sotto <strong>il</strong> peso della propria limitatezza – appunto – creaturale,<br />

interviene un fatto, una circostanza imprevista ed imprevedib<strong>il</strong>e<br />

che ribalta <strong>il</strong> pessimo equ<strong>il</strong>ibrio creatosi, e apre la strada<br />

alla vittoria del Bene nel mondo. Questo è <strong>il</strong> segno effi ciente

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