J.R.R. Tolkien Un'epica per il nuovo millennio - Antarès, Prospettive ...
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n. 03/2012<br />
vigliosi, prodigi di ogni genere, apparizioni di divinità, imprese<br />
incredib<strong>il</strong>i, sort<strong>il</strong>egi, discese agli inferi, ascese ai cieli e così via.<br />
Attualmente la situazione è opposta: tutto quanto ora descritto<br />
viene considerato non-vero, o<strong>per</strong>a della fervida immaginazione<br />
di qualche scrittore o sceneggiatore ma di certo avulso dalla realtà<br />
dell’autore e dei “fruitori” delle sue o<strong>per</strong>e, e che al massimo può<br />
rivivere nell’immaginazione altrettanto fervida di qualche lettore<br />
(o spettatore). Insomma è “fantastico”, cioè qualcosa di contrario<br />
al reale, ai suoi antipodi, che dunque non ha nulla a che fare con<br />
una sua improbab<strong>il</strong>e “fondazione” (come pensavano gli antichi) e<br />
che viceversa si oppone al mondo concreto della Realtà.<br />
Perché è avvenuto questo mutamento di prospettiva? Come<br />
mai noi vediamo le cose in maniera così diversa dai nostri lontani<br />
progenitori tanto da aver mutato drasticamente <strong>il</strong> nostro punto<br />
di vista su un genere di narrazioni che nella sostanza – come si è<br />
visto inizialmente – possono considerarsi in pratica sim<strong>il</strong>i? Per<br />
rispondere, bisogna rendersi conto che esiste una differenza nel<br />
modo di pensare, di vedere la Realtà, di disporci nei confronti<br />
della Natura e di <strong>per</strong>cepire <strong>il</strong> sovrannaturale, fra l’Uomo Antico<br />
e l’Uomo Moderno, una differenza talmente profonda da modificare<br />
radicalmente ciò in cui credere: in altri termini, quello<br />
dell’Antichità era un uomo tutto sommato religioso che credeva<br />
nel Sacro, quello della Modernità è un uomo scettico, disincantato,<br />
che al massimo può interessarsi al Fantastico. Per <strong>il</strong> primo,<br />
<strong>il</strong> Sacro di cui erano <strong>per</strong>meati i miti degli dèi e degli eroi aveva<br />
creato alle origini <strong>il</strong> mondo, e quindi le avventure di questi ultimi<br />
erano ritenute vere e continuamente rinnovate attraverso delle<br />
narrazioni che ai nostri occhi assumono oggi un aspetto “fantastico”.<br />
Per <strong>il</strong> secondo, l’uomo dei nostri tempi (in fondo noi stessi),<br />
<strong>il</strong> Fantastico di cui sono <strong>per</strong>meati i romanzi, i racconti e i f<strong>il</strong>m <strong>per</strong><br />
<strong>il</strong> cinema e la televisione, i fumetti ed i videogiochi che vengono<br />
etichettati fantasy o heroic fantasy, si presenta come un elemento<br />
estraneo al nostro mondo, irrompe in esso e lo modifica. Il preciso<br />
contrario.<br />
C’è, <strong>per</strong>ò, un rapporto, un collegamento fra i due termini. Le<br />
mitologie del passato, i poemi sacri d’Occidente e d’Oriente, le<br />
grandi epopee leggendarie, i romanzi eroici e avventurosi latini e<br />
greci, i cicli cavallereschi, i grandi affreschi medievali, in sostanza<br />
presentano tutti le medesime immagini, le identiche strutture. Insomma,<br />
col passare dei secoli cambiava <strong>il</strong> modo di <strong>per</strong>cepire la<br />
realtà da parte dell’uomo, ma certe figurazioni dell’Immaginario<br />
restavano immutab<strong>il</strong>i: l’eroe e la missione da assolvere, l’esplorazione<br />
di terre sconosciute, la principessa da conquistare o salvare,<br />
armi e marchingegni favolosi, l’aiutante o l’amico ingegnoso, <strong>il</strong><br />
nemico malvagio e dotato di enormi poteri, la cerca di un oggetto<br />
straordinario, l’assedio e la presa di una città o di un regno, esseri<br />
mostruosi, entità malefiche, eccetera. Se ci si pensa bene, sotto<br />
vari camuffamenti e in versioni diverse queste figure e questi temi<br />
sono onnipresenti dal più antico mito che si conosca, quello mesopotamico<br />
di G<strong>il</strong>gamesh probab<strong>il</strong>mente, al più recente romanzo<br />
cyberpunk o connettivista, alla più recente puntata di X-F<strong>il</strong>es<br />
o Lost (1).<br />
Se la “forma” esteriore dell’immagine rimane, significa allora<br />
che è mutato <strong>il</strong> suo contenuto. O no? Certo, siamo cambiati noi<br />
che non ci abbeveriamo più alla fonte della mitologia ma sfogliamo<br />
i romanzi o vediamo i f<strong>il</strong>m alla moda tra la gente nelle sale<br />
cinematografiche o in casa di fronte alla TV, o seduti nella nostra<br />
stanza giochiamo ad un videogame “fantastico” al baluginare di<br />
un computer. Ma cosa è avvenuto alla “sostanza” di queste immagini?<br />
Ecco <strong>il</strong> punto essenziale <strong>per</strong> capire ciò che in precedenza<br />
7<br />
si è chiamato <strong>il</strong> rapporto, <strong>il</strong> collegamento fra i due termini. Infatti<br />
secondo molti studiosi <strong>il</strong> carattere del “sacro” presente nelle<br />
immagini mitologiche è un qualcosa che nel corso dei m<strong>il</strong>lenni<br />
e dei secoli si può offuscare, appannare, indebolire, non risultare<br />
poi tanto evidente, nascondersi, ma mai scomparire del tutto.<br />
Esso <strong>per</strong>sisterà anche se nascosto e da quasi nessuno <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e.<br />
Il fatto che esso “viva” ancora, come avviene <strong>per</strong> la brace sotto la<br />
cenere, fa sì allora che queste immagini, un tempo caratteristiche<br />
dei miti ed oggi del fantastico, siano un po’ diverse da quel che<br />
possono apparire a prima vista ai nostri occhi non più abituati a<br />
riconoscere certe presenze.<br />
La situazione è dunque la seguente: certe immagini che, con<br />
un termine coniato dallo psicologo svizzero Carl Gustav Jung,<br />
potremmo definire archetipiche possiedono in loro ancora una<br />
propaggine, una scint<strong>il</strong>la del sacro del mito originario da cui derivano:<br />
così l’Eroe, così la Cerca, così l’Assedio, l’Arma Magica,<br />
le Prove da su<strong>per</strong>are, la Donna da conquistare, <strong>il</strong> Mostro da combattere<br />
e tutte le altre immagini in precedenza citate. Noi, Uomini<br />
Moderni, tendiamo a non renderci conto di questo (<strong>per</strong> così<br />
dire) valore aggiunto, ma esso, <strong>per</strong> una sua potenzialità intrinseca,<br />
anche se molto attenuata dal tempo, ha la possib<strong>il</strong>ità di o<strong>per</strong>are<br />
ancora, di avere un suo piccolo effetto nonostante che la civ<strong>il</strong>tà<br />
e la cultura siano profondamente mutate dall’epoca degli antichi<br />
Latini o Indù, Greci o Germani. Non <strong>per</strong> nulla <strong>il</strong> termine “immagine”<br />
deriva dal latino imus, profondo. È quanto affermano in<br />
vari contesti alcuni autori come Mircea Eliade, Joseph Campbell,<br />
René Guénon, Ananda Coomaraswamy e Julius Evola.<br />
La conseguenza è paradossale e sorprendente, e spiega molte<br />
cose. Come si è detto, <strong>il</strong> Fantastico è <strong>il</strong> contrario del Reale, ed esso<br />
in genere si presenta come qualcosa che si oppone alle regole del<br />
mondo in cui viviamo, alle sue leggi fisiche che tutti conosciamo,<br />
in cui agisce la Magia piuttosto che la Scienza: <strong>il</strong> Fantastico dunque<br />
è una “contestazione” della Realtà, una sua messa in discussione,<br />
spesso diventa una sua vera e propria alternativa. I mondi<br />
descritti nei romanzi fantastici moderni risultano così alternativi<br />
al mondo di colui che li legge. Ma che succede ora che sappiamo<br />
che le immagini fantastiche sono anche immagini mitiche e che del<br />
mito conservano ancora un po’ del valore sacro originario?<br />
Qual era la funzione del mito delle origini? Come si è detto,<br />
quella di rendere vero e reale <strong>il</strong> mondo così come era <strong>per</strong>cepito<br />
dagli Antichi. Ebbene la sua presenza, ancorché residuale, nelle<br />
immagini del Fantastico odierno fa sì che esso assuma anche questa<br />
veste: quindi <strong>il</strong> Fantastico di oggi, trasmettendo un barlume<br />
di sacro nel mondo moderno, contribuisce un poco a “rifondarlo”<br />
secondo questi antichi termini. Inconsciamente, dunque, le<br />
miriadi di romanzi e racconti di fantasy e di heroic fantasy apparsi<br />
soprattutto negli ultimi trent’anni, ut<strong>il</strong>izzando le stesse identiche<br />
immagini archetipiche di miti primordiali, anche senza rendersene<br />
conto, anche senza la volontà dei singoli autori, hanno<br />
trasmesso alcuni “valori” del Sacro. E questo spiega, al di là di<br />
ogni indagine puramente sociologica, di ogni spiegazione solo<br />
letteraria e di ogni analisi esclusivamente estetica, la vera ragione<br />
del successo mondiale della letteratura fantastica dopo <strong>il</strong> 1965 (<strong>il</strong><br />
<strong>per</strong>ché lo si dirà più avanti). Il motivo è che le sue immagini si radicano<br />
nelle profondità spirituali dell’essere umano, travalicando<br />
lo scetticismo e l’agnosticismo intellettuale dell’Uomo Moderno,<br />
avendo ragione della sua incredulità di fondo, quel “disincanto<br />
del mondo” di cui parlava Max Weber.<br />
Le ragioni profonde e reali della fortuna improvvisa e <strong>per</strong>durante<br />
ancora oggi del genere fantasy o heroic fantasy stanno tutte qui: