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J.R.R. Tolkien Un'epica per il nuovo millennio - Antarès, Prospettive ...

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Duecentom<strong>il</strong>a libri inut<strong>il</strong>i<br />

Duecentom<strong>il</strong>a libri sul nulla? Duecentom<strong>il</strong>a libri su divagazioni<br />

prive di senso, non ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i <strong>per</strong> capire alcunché delle<br />

circostanze della vita comune? La risposta è sì, se <strong>per</strong> “vita<br />

comune” intendiamo soltanto ciò che appare ai nostri sensi,<br />

magari amplifi cati dagli strumenti d’osservazione, e alle circostanze<br />

che ci legano al mondo terreno, e soltanto a quello. Ma<br />

se appena ci aff acciamo su di una dimensione un po’ diversa (si<br />

badi: ho detto “diversa”, non “su<strong>per</strong>iore”) le cose cambiano drasticamente.<br />

Questo lo sapevano bene gli antichi (ma chi li legge<br />

più, al di là dei sunti scolastici?) e lo sapevano anche i fondatori<br />

del pensiero moderno. Gal<strong>il</strong>eo era un alchimista, Newton era<br />

un alchimista, lo stesso Cartesio lo era a tal punto da doversi<br />

difendere dall’accusa di far parte di una setta segreta, come i<br />

“Fratelli Rosacroce”. Tutti poveri acchiappanuvole?<br />

Ancora una volta, la risposta è sì: costoro, e tanti come loro,<br />

erano acchiappanuvole nel senso che la verità la cercavano non<br />

sulla terra ma un po’ più su. E non ha importanza se questo<br />

“più su” esista davvero, in senso oggettivo: anche se non è tangib<strong>il</strong>e,<br />

analizzab<strong>il</strong>e, misurab<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> “più su” è comunque importante,<br />

<strong>per</strong>ché <strong>il</strong> fatto stesso che lo concepiamo gli conferisce<br />

esistenza. Per chiarire, azzardo una metafora. Consideriamo<br />

un libro, <strong>per</strong> esempio un trattato di fi losofi a teoretica. Il libro è<br />

un oggetto concreto: ha un peso, una consistenza, un volume,<br />

una struttura complessa fatta di molte pagine, ciascuna diversa<br />

dall’altra, legate insieme. Possiamo scrutarlo in tutti i modi,<br />

analizzarne densità e peso specifi co, valutarne la composizione<br />

chimica della carta e degli inchiostri, catalogarne meticolosamente<br />

ogni m<strong>il</strong>limetro quadrato valutando le diff erenze e le<br />

omogeneità di ciascuno di essi in rapporto con tutti gli altri:<br />

ma alla fi ne non avremo la minima cognizione di che cosa sia<br />

la fi losofi a teoretica. È così che oggi gli scienziati materialisti<br />

stanno studiando <strong>il</strong> mondo: analizzano <strong>il</strong> libro come oggetto<br />

fi sico, ma non si soff ermano a pensare che possa avere un contenuto.<br />

Anzi, in genere negano che tale contenuto vi sia, e i più<br />

estremisti fra loro giudicano blasfemo dal punto di vista del<br />

razionalismo anche <strong>il</strong> solo ipotizzare che sussista un contenuto<br />

qualsiasi. Le verità a cui arrivano gli scienziati, nell’ambito<br />

della potenza dei loro mezzi d’osservazione: <strong>il</strong> peso del libro è<br />

quello, quella la densità e <strong>il</strong> peso specifi co, quelle le composizioni<br />

di carta e inchiostro. Ma lì si ferma la loro ricerca, e non<br />

potrà mai approdare ad altro, sempre che questo “altro” ci sia,<br />

dubbio che in genere non li sfi ora nemmeno, e comunque non<br />

interessa loro.<br />

C’è tuttavia qualcuno che vuole andare “più su”, e cerca di<br />

capire se, al di là dell’oggetto materiale, vi sia un portato che<br />

dia un senso all’oggetto stesso. Non è necessario ipotizzare un<br />

senso introdotto deliberatamente da un presunto “Autore” del<br />

libro, che non conosciamo, non conosceremo mai e mai sapremo<br />

se esista o meno. Ciò che importa è se, in rapporto a noi che<br />

cerchiamo d’interpretarlo, questo senso vi sia oppure no. Di<br />

conseguenza, <strong>il</strong> senso, se c’è, non lo cercheremo più nel libro<br />

in quanto tale, ma in noi stessi come interpreti del libro. Da<br />

questo punto di vista, <strong>il</strong> senso c’è, eccome: e <strong>il</strong> fatto che siamo<br />

noi a conferirglielo non lo rende meno importante, anzi, ne<br />

accresce <strong>il</strong> valore. L’es<strong>per</strong>ienza c’insegna che è vano cercare un<br />

senso nelle cose in se stesse: sono, e basta. Il senso va cercato<br />

nei nostri rapporti con le cose, e si tratta in genere di un senso<br />

non univoco, ma diverso <strong>per</strong> ciascuno di noi. Questo lavoro di<br />

ricerca non lo fanno gli scienziati materialisti, ovviamente, ma<br />

22<br />

n. 03/2012<br />

coloro che si occupano dei prodotti intellettuali dell’uomo e<br />

del loro modo di manifestarsi e soprattutto d’interagire.<br />

Ma non basta ancora. Una volta accertato che c’è un testo da<br />

leggere, questo testo va non soltanto letto, ma anche capito. La<br />

fi losofi a teoretica, ammetterete, è una disciplina diffi c<strong>il</strong>e. Non<br />

basta conoscere la lingua in cui è espressa la dottrina, occorre<br />

anche seguire <strong>il</strong> fi lo di concetti spesso diffi c<strong>il</strong>i o astrusi, legati<br />

a ragionamenti astratti, remoti dal comune sentire e spesso<br />

seguenti una logica tutta loro. Tanto più diffi c<strong>il</strong>e sarà capire <strong>il</strong><br />

contenuto del libro che abbiamo preso come oggetto centrale<br />

della nostra metafora, visto che ciascuno di noi attribuisce<br />

un signifi cato diverso alle parole che riesce a distinguere nel<br />

testo.<br />

Abbiamo un solo modo <strong>per</strong> uscire dal labirinto delle infi nite<br />

interpretazioni: cercare termini sul cui senso vi sia un comune<br />

sentire, <strong>il</strong> cui signifi cato sia accettab<strong>il</strong>e senza discussioni,<br />

in quanto evidente di <strong>per</strong> sé. Evidente, si badi, non alla nostra<br />

ragione meccanicistica: quella serve soltanto a misurare <strong>il</strong> peso<br />

specifi co del libro. Sibbene, alla nostra sfera emozionale, al nostro<br />

sentire profondo, al nostro serbatoio di certezze assolute.<br />

In altre parole, dobbiamo cercare dei simboli che ci facciano<br />

da guida. Questo non è più compito né degli scienziati né dei<br />

fi losofi : è precipuo dei poeti. In particolare di quei poeti che<br />

anticamente erano defi niti vates, in quanto esprimevano una<br />

serie di verità parlando giustappunto <strong>per</strong> simboli.<br />

Tre mondi…<br />

So bene che c’è già chi sta gridando all’irrazionalismo, al<br />

tentativo di dare struttura a ragionamenti privi di sussistenza<br />

con un procedimento sim<strong>il</strong>e al credo quia absurdum di Tertulliano.<br />

Bene, vorrei ricordare che quanto esposto (compresa la<br />

metafora del libro) non è che un’applicazione della “teoria dei<br />

tre mondi” di Karl Pop<strong>per</strong>. Il grande fi losofo della scienza, che<br />

mi onoro di aver avuto come collaboratore negli anni in cui<br />

dirigevo un mens<strong>il</strong>e intitolato Scienza 2000 (quando, ahimé,<br />

<strong>il</strong> 2000 era ancora molto di là da venire), divideva concettualmente<br />

la realtà dal punto di vista umano, in tre mondi: <strong>il</strong><br />

“Mondo 1” rappresentava la sfera degli oggetti fi sici, <strong>il</strong> “Mondo<br />

2” quella dell’es<strong>per</strong>ienza umana soggettiva e <strong>il</strong> “Mondo 3”<br />

quella dei contenuti oggettivi del pensiero e del linguaggio.<br />

Si tratta, guarda caso, della stessa divisione dell’Essere, come<br />

concepito dall’uomo, in tre realtà, che era tracciata un tempo<br />

dagli alchimisti.<br />

Quando, in alchimia, si parla di un metallo, <strong>per</strong> esempio <strong>il</strong><br />

piombo, lo si vede sotto tre aspetti diversi. In primo luogo, c’è<br />

<strong>il</strong> suo aspetto fi sico, ovvero quello che è proprio dell’elemento<br />

chimico Piombo come lo si trova in natura: pesantezza, colore<br />

nero, tossicità, plasmab<strong>il</strong>ità, bassa resistenza al fuoco e così via.<br />

Queste caratteristiche vengono trasferite all’interno dell’uomo<br />

e ricercate come componenti della <strong>per</strong>sonalità. L’alchimista<br />

fa un profondo esame di coscienza <strong>per</strong> identifi care e isolare<br />

tutti gli elementi plumbei del suo carattere. È un’o<strong>per</strong>azione in<br />

genere lunga e dolorosa, che veniva chiamata scrutinium chymicum<br />

(Michael Maier vi ha dedicato uno dei duecentom<strong>il</strong>a<br />

libri che nessuno legge più). Occorre grande potere di concentrazione,<br />

da conseguirsi con discipline mentali specifi che<br />

e grande forza di volontà, <strong>per</strong>ché è diffi c<strong>il</strong>e portare a nudo<br />

compiutamente e sinceramente anche le proprie debolezze più<br />

inconfessab<strong>il</strong>i. Si identifi ca <strong>il</strong> piombo nel Mondo 1, cioè <strong>il</strong> macrocosmo,<br />

e se ne ricercano le tracce nel microcosmo, ovvero <strong>il</strong>

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