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<strong>Tolkien</strong> e la tradizione europea D. Uno dei paradossi che contraddistingue <strong>il</strong> successo de Il signore degli anelli è quello di esprimere un messaggio contro la globalizzazione e di raggiungere attraverso i media global <strong>il</strong> suo massimo successo, come con <strong>il</strong> fi lm di Peter Jackson. Quali sono, professor Cardini, i principali elementi della critica al mondialismo presenti nel romanzo? R. Ci sono certamente degli elementi di critica alla globalizzazione. Attualizzando le intenzioni di <strong>Tolkien</strong>, è evidente che lo scrittore inglese in realtà ha un progetto civ<strong>il</strong>e: con questo suo libro vuole difendere l’esistenza di una verità, di una verità assoluta e di una possib<strong>il</strong>ità di scelta dell’uomo dalla parte del bene e dalla parte del male. Questo non vuol dire che nella storia <strong>il</strong> bene e <strong>il</strong> male si identifi chino sempre <strong>per</strong> forze reali. Del resto <strong>il</strong> colore prevalente ne Il signore degli anelli non è né <strong>il</strong> bianco né <strong>il</strong> nero, ma è <strong>il</strong> grigio, e questo vorrà dire pure qualcosa. Nel bene c’è sempre un elemento di male, è <strong>il</strong> caso di Saruman. Nel male c’è sempre una pulsione o un elemento di bene o un’origine positiva del male stesso, come la storia <strong>per</strong>sonale di Sauron dimostra. Quindi <strong>il</strong> bene e <strong>il</strong> male sono nella storia assolutamente mischiati. Ma quello che è importante, nel mondo di <strong>Tolkien</strong>, è la difesa delle diversità e della compresenza delle diversità. La difesa di un mondo in cui vi sono molte razze umane, razze non-umane, razze spirituali, razze semiumane. Non siamo davanti ad un discorso biologico, ma ad un discorso che si ricollega alla sostanza di tutta la tradizione del Mito, che ha radici in quella celtica <strong>per</strong> un verso, nella grande epica indoeuropea <strong>per</strong> un altro. È evidente che Il signore degli anelli va letto tenendo sempre presente che è un gioco, che è un racconto scritto da un fi lologo con una grande fantasia. Non bisogna intendere l’o<strong>per</strong>a come se fosse una sacra scrittura. D’altra parte <strong>Tolkien</strong> ha usato in questo libro una tessitura tipica di un vero e proprio evento epico, che si A colloquio con Franco Cardini di Giuseppe Losapio 56 n. 03/2012 sostanzia su una certa visione del mondo, ha sentito <strong>il</strong> bisogno di scrivere “la bibbia” che sta alla base dell’epos de Il signore degli anelli, la storia del S<strong>il</strong>mar<strong>il</strong>lion. Con la creazione di un mondo parallelo, che ha continua allusione con <strong>il</strong> mondo presente, con la cultura, con la nostra civ<strong>il</strong>tà, è evidente che le critiche alla modernità sono quelle di un conservatore del XX secolo: egli vede avanzare <strong>il</strong> regno del potere dell’economico e del tecnologico, <strong>il</strong> regno della cancellazione dello spirituale, oppure della subordinazione dello spirituale all’economia e alla tecnologia. Ha paura di questa avanzata <strong>per</strong>ché la ritiene distruttiva nei confronti dei valori della Civ<strong>il</strong>tà. D. Un’altra peculiarità che caratterizza l’o<strong>per</strong>a e la vita di <strong>Tolkien</strong>, è l’elemento religioso, schiettamente cattolico: Il signore degli anelli risulta essere la più importante o<strong>per</strong>a del Novecento della narrativa inglese, <strong>per</strong> larga parte di tradizione protestante. Come è stata accolta l’o<strong>per</strong>a del fi lologo di Oxford dalla critica inglese? R. Con una certa suffi cienza. <strong>Tolkien</strong> è un autore cattolico che scrive in un universo anglicano e puritano, soprattutto anglicano <strong>per</strong>ché nell’Università di Oxford la maggioranza degli studiosi è soprattutto anglicana. Scrive da cattolico, da convertito al cattolicesimo, in un mondo profondamente laicizzato. Allo stesso tempo appartiene al circolo degli Inklings, frequenta gli Oxford Christians, gruppo abbastanza noto nel mondo culturale inglese della metà del XX secolo, con caratteristiche molto eterogenee. Infatti si chiamano Oxford Christians, ma non tutti sono cattolici e non tutti sono, addirittura, nemmeno cristiani; troviamo spesso dei libertari, e alcuni hanno simpatie <strong>per</strong> <strong>il</strong> socialismo; chi fa parte di questi circoli dalla dimensione tipicamente inglese e anglo-americana, defi niti all’epoca Happy Few, sono <strong>per</strong>sone coinvolte intellettualmente e che preferiscono i circoli a modo loro chiusi, ma non segreti, si sentono degli
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