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Focus - Agricoltura - Regione Lazio

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ocus<br />

<strong>Lazio</strong> <strong>Lazio</strong> / / informazione<br />

14<br />

F<br />

) La cosiddetta “Rivoluzione Verde”<br />

(termine con cui si indica<br />

l’incremento significativo delle<br />

produzioni agricole attraverso<br />

l’accoppiamento di varietà vegetali<br />

geneticamente selezionate a<br />

fertilizzanti e altri prodotti<br />

agrochimici) ha prodotto risultati che<br />

oggi ancora stiamo pagando a caro<br />

prezzo. Si può dare vita ad una<br />

Rivoluzione Sostenibile che faccia<br />

della biodiversità il suo punto<br />

d’eccellenza?<br />

I risultati della rivoluzione<br />

verde sono contraddittori. Da<br />

una parte ha permesso a<br />

numerosi Paesi sviluppati ed in<br />

via di sviluppo di alimentare la<br />

popolazione grazie a un<br />

incremento senza precedenti<br />

della produzione di cibo.<br />

Dall’altro, come nel caso della<br />

perdita della biodiversità, il<br />

prezzo da pagare è stato alto.<br />

La scelta dei contadini di<br />

piantare nuove varietà<br />

migliorate e di allevare nuove<br />

razze di bestiame ha provocato<br />

l’abbandono e l’estinzione di<br />

molte varietà locali e<br />

tradizionali. Come risaputo, gli<br />

agricoltori hanno da sempre<br />

selezionato la semente a partire<br />

da piante adattate<br />

naturalmente ai loro ambienti<br />

allo scopo di utilizzarle negli<br />

anni seguenti e questa pratica è<br />

andata persa in tanti luoghi a<br />

causa della modernizzazione<br />

dell’agricoltura. L’Italia è un<br />

Paese ricco di diversità e centro<br />

di origine di numerosi generi di<br />

piante e razze animali, grazie<br />

soprattutto alla sua posizione<br />

geografica al centro del<br />

Mediterraneo ma, secondo<br />

alcuni studiosi, solo in Italia<br />

sono andate perse circa il 90<br />

per cento delle antiche varietà<br />

di grano durante il secolo<br />

scorso. Questo é il motivo per<br />

il quale le varietà delle specie<br />

utili all’alimentazione sono<br />

conservate nelle banche<br />

genetiche del mondo intero.<br />

Questo, comunque, non è<br />

sufficiente: bisogna sviluppare<br />

delle strategie e dei programmi<br />

per conservare le nostre piante<br />

nei campi e permettere loro di<br />

evolversi ed adattarsi ai<br />

cambiamenti climatici. È<br />

Proprio per questo i governi<br />

dei Paesi sostengono il Trattato<br />

internazionale.<br />

) Che cosa stanno facendo gli altri<br />

Paesi del mondo per difendere il<br />

prezioso patrimonio genetico di piante<br />

e animali?<br />

C’è molto da fare. Durante i<br />

millenni, l’uomo ha avuto a<br />

disposizione più di 10.000<br />

specie vegetali per il proprio<br />

nutrimento. Oggi abbiamo a<br />

disposizione poco più di 150<br />

specie coltivate. Viviamo in un<br />

mondo nel quale nessun paese<br />

può essere considerato<br />

autosufficiente con le proprie<br />

specie vegetali locali. Per<br />

questo i Paesi sono obbligati a<br />

collaborare e il Trattato facilita<br />

lo scambio permanente delle<br />

specie alimentari e la<br />

condivisione dei benefici a loro<br />

connessi attraverso il sostegno<br />

a programmi e progetti di<br />

conservazione. Tra le misure<br />

che i Paesi adottano<br />

singolarmente spunta la<br />

creazione e il mantenimento di

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