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Gestione dei rifiuti - B2B24 - Il Sole 24 Ore

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RIFIUTI<br />

Risviluppo di siti contaminati<br />

con residui industriali<br />

abbandonati prima del 1982<br />

DI ANDREA CAMPIONI, MANAGING DIRECTOR – ENVIRON ITALY S.R.L.<br />

E LUCA SACILOTTO, SENIOR MANAGER – ENVIRON ITALY S.R.L.<br />

Nell’ambito degli interventi<br />

di bonifica, regolati dalla<br />

Parte Quarta del D.Lgs.<br />

152/06 e s.m.i., per il risviluppo<br />

di siti industriali contaminati<br />

è spesso necessario gestire materiali<br />

di riporto contenenti i residui delle<br />

produzioni industriali pregresse.<br />

Nella maggioranza <strong>dei</strong> casi, tali materiali<br />

sono stati generati e depositati<br />

prima dell’entrata in vigore della<br />

prima normativa italiana sui <strong>rifiuti</strong><br />

(DPR 915/82). In molteplici casi le<br />

deposizioni di detti materiali costituiscono<br />

i sedimi di aree industriali di<br />

vaste dimensioni (p.e. siti complessi<br />

interni ai SIN) e risultano messi a<br />

dimora secondo modalità, al tempo,<br />

non regolamentate, a costituire «materiali<br />

di riporto» non separati dalle<br />

matrici ambientali circostanti.<br />

I residui più comunemente riscontrati<br />

come materiali di riporto, per le buone<br />

caratteristiche geotecniche degli<br />

stessi, possono essere residui delle<br />

lavorazioni di minerali (p.e. ceneri<br />

di pirite), <strong>dei</strong> metalli ferrosi e non<br />

(scorie di fusione, SPL ecc.), residui<br />

di cave, materiali da demolizione,<br />

scarti edili in genere. I materiali di<br />

riporto possono avere natura inerte o<br />

essere caratterizzati da caratteristiche<br />

chimico-fisiche in grado di generare<br />

impatti sulle matrici ambientali (p.e.<br />

eluati) e l’uomo (p.e. polveri contenenti<br />

sostanze pericolose per la salute<br />

umana).<br />

Se riscontrati durante l’iter di bonifica<br />

(nelle fasi di caratterizzazione),<br />

la presenza <strong>dei</strong> suddetti residui<br />

48<br />

può generare conflitti tra i privati,<br />

proprietari delle aree, e le pubbliche<br />

autorità, responsabili dell’iter<br />

di bonifica. Infatti, si assiste spesso<br />

a contraddittori legali, di difficile<br />

risoluzione, in merito alla natura e<br />

alla corretta gestione <strong>dei</strong> «materiali di<br />

riporto»: in taluni casi ai soggetti privati<br />

è stato contestato il reato di «abbandono<br />

di <strong>rifiuti</strong>». In tali situazioni,<br />

la richiesta avanzata da Enti pubblici<br />

di rimuovere i suddetti materiali, oltre<br />

ad essere infondata dal punto di vista<br />

meramente normativo, è anche tecnicamente<br />

ed economicamente non<br />

sostenibile.<br />

Di fronte a tali situazioni di conflittualità,<br />

è opportuno sottolineare<br />

che recentemente l’Autorità statale<br />

ha sancito per i «materiali di riporto»<br />

l’esclusione dall’applicazione<br />

<strong>dei</strong> regolamenti contenuti nella Parte<br />

IV in riferimento ai <strong>rifiuti</strong>, potendo<br />

i «materiali di riporto» rientrare nel<br />

campo di applicazione della disciplina<br />

in materia di bonifica <strong>dei</strong> suoli<br />

contaminati (Parte IV del D.Lgs.<br />

152/06) qualora soddisfino una serie<br />

di condizioni definite dal Legislatore.<br />

Infatti, la legge n. 28 del <strong>24</strong>/03/2012<br />

(Conversione in legge, con modificazioni,<br />

del decreto-legge 25 gennaio<br />

2012, n. 2, recante misure straordinarie<br />

e urgenti in materia ambientale),<br />

dispone che i riferimenti al “suolo”<br />

di cui alla parte IV del D.Lgs. 152/06<br />

siano da intendere in relazione anche<br />

alle «matrici materiali di riporto»<br />

e in particolare all’Art. 3 comma<br />

2, definisce i «materiali di riporto»<br />

come: «materiali eterogenei, come<br />

disciplinati dal decreto di attuazione<br />

dell’articolo 49 del decreto-legge <strong>24</strong><br />

gennaio 2012, n. 1, utilizzati per la<br />

realizzazione di riempimenti e rilevati,<br />

non assimilabili per caratteristiche<br />

geologiche e stratigrafiche al terreno<br />

in situ, all’interno <strong>dei</strong> quali possono<br />

trovarsi materiali estranei».<br />

Si rammenta inoltre che la sopracitata<br />

norma si definisce di «interpretazione<br />

autentica» e, in quanto tale, risulta<br />

essere applicabile retroattivamente.<br />

Alla luce <strong>dei</strong> dettami normativi, ed<br />

adottando gli strumenti tecnici forniti<br />

dalla norma sulle bonifiche e basati<br />

sull’Analisi di Rischio sanitario<br />

ambientale sito-specifica (così come<br />

definita nell’Allegato I al Titolo V<br />

della Parte IV D.Lgs. 152/06 e s.m.i.),<br />

sono stati identificati e sviluppati<br />

approcci di bonifica, a costi sostenibili,<br />

che garantiscono la protezione<br />

della salute umana e dell’ambiente.<br />

L’approccio utilizzato prevede la verifica<br />

dell’accettabilità del rischio in<br />

funzione <strong>dei</strong> percorsi di esposizione<br />

effettivamente attivi e degli scenari<br />

d’uso previsti per il sito:<br />

• le concentrazioni delle sostanze rilevate<br />

nei materiali di riporto devono<br />

essere inferiori alle concentrazioni<br />

soglia di rischio, o devono essere<br />

interrotti i percorsi di esposizione;<br />

• i materiali di riporto non devono<br />

generare impatti ambientali negativi<br />

sulle matrici ambientali circostanti<br />

(acque di falda, acque superficiali,<br />

eventuali ecosistemi sensibili presenti).<br />

www.ambientesicurezza<strong>24</strong>.com 2012

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