OSSERVATORIO SULL'INDUSTRIA METALMECCANICA - Fiom - Cgil

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Osservatorio INDICE La congiuntura italiana.....................................................1 L’industria metalmeccanica ............................................14 Il rinnovo del contratto...................................................19 Tabelle .............................................................................22 Glossario ..........................................................................37 Contributi Politiche nuove per i sistemi produttivi in Italia di Enzo Rullani.................................................................40 La piattaforma per il rinnovo del biennio economico 2005-2006 e gli sviluppi del confronto ..........53 La presente pubblicazione è promossa dall’Ufficio economico <strong>Fiom</strong>-<strong>Cgil</strong> Responsabile: Gianni Ferrante A cura di Paola Naddeo Anno V, n. 16, ottobre 2005 I dati contenuti in questo fascicolo sono aggiornati al 22 settembre 2005
Premessa Come ormai è diventata una triste realtà per il paese, anche nel 2005 l’economia italiana presenterà risultati non certo incoraggianti. Anzi, quest’anno le cose dovrebbero addirittura risultare peggiori degli anni passati: le varie proiezioni e previsioni successive hanno indicato una crescita del Pil oscillante attorno allo 0% per l’anno in corso. Anche se alla fine dell’anno la crescita sarà non negativa, è indubbio che il sistema economico italiano richieda nuovi interventi di politica economica che possano segnare una significativa inversione di tendenza. In questa direzione i segnali attuali non sembrano poter indurre a ottimismo. Le incertezze politiche, l’avvicinarsi delle elezioni e le vicende relative alla maggiore istituzione finanziaria, non lasciano prevedere per l’immediato futuro l’adozione di una seria politica di crescita. L’Italia risentirà indubbiamente del rallentamento dell’economia internazionale, soprattutto quella dei paesi avanzati, anche se le previsioni continuano a indicare per il 2006 un possibile significativo, anche se non entusiasmante, cambio di rotta con una crescita del Pil che potrebbe superare addirittura l’1% (si tratta di un livello di crescita modesto se rapportato all’intera storia del dopoguerra italiano, ma che, considerati i risultati perseguiti negli ultimi anni, oggi appare un miraggio). Il rallentamento dell’economia dei paesi più avanzati potrebbe essere ulteriormente aggravato dai recenti sconvolgimenti naturali e dalla persistenza degli aumenti del prezzo del petrolio. A frenare poi le possibilità di crescita contribuisce senz’altro la situazione di disagio economico che sempre più famiglie, specie quelle legate al reddito fisso, da lavoro o da pensione, sperimentano. Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a una profonda redistribuzione del reddito tra le famiglie italiane: i sala- 1. LA CONGIUNTURA ITALIANA Osservatorio ri non sono cresciuti in termini reali, mentre sono aumentate sensibilmente le rendite finanziarie, anche grazie a una tassazione particolarmente benevola, molto inferiore a quella che colpisce i redditi da lavoro e la proprietà della casa di abitazione. Una recente analisi dell’Unione europea ha mostrato, infatti, come in Italia le retribuzioni reali negli ultimi dieci anni (dal 1995 al 2004) siano cresciute di appena lo 0,2%, dato molto lontano dal 16,1% della Germania e dal 10,5% della Francia 1. Per quanto concerne i redditi da lavoro occorre considerare poi che, se le retribuzioni nominali sono riuscite appena a mantenere il passo con l’inflazione rilevata, la recente riforma previdenziale, giustamente incentivando il ricorso a forme di previdenza complementare, ha chiaramente sancito che un lavoratore ormai, per potersi garantire un livello di pensione analogo a quello esistente prima del 1995, deve di fatto rinunciare al tfr. Tale rinuncia significa che in dieci anni il reddito complessivo dei lavoratori, definito come somma del reddito direttamente percepito e di quello differito, abbia registrato una sensibile contrazione. La difficile situazione economica di numerose famiglie viene rilevata in modo chiaro dall’Istat, soprattutto nella rilevazione sulle vendite del commercio al dettaglio. Secondo i dati Istat nei primi sei mesi del 2005 il valore totale delle vendite al dettaglio è diminuito dello 0,6%. Si tratta di un dato allarmante perché non tiene conto dell’inflazione. Qualora si consideri anche l’inflazione, superiore nel periodo al 2%, si ottiene una contrazione delle vendite al dettaglio del 3% in termini reali; tutto ciò è avvenuto in un solo anno. Anche i dati sulle vendite dei beni durevoli non sembrano certo positivi. Come ormai sottolineato da più parti, si pone un serio problema di difesa del reddito di ampie quote di cittadini/lavoratori. 1 Cfr. Ecfin Country Focus, Stuck in a rut? Italy’s weak export performance and unfavourable product specialisation, Bruxelles 12 maggio 2005. 1
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