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OSSERVATORIO SULL'INDUSTRIA METALMECCANICA - Fiom - Cgil

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Contributi<br />

Prende il via, con questo numero dell’«Osservatorio», la pubblicazione di saggi, articoli e studi riguardanti la<br />

politica industriale, le strategie possibili per non «rassegnarsi al declino» e reagire di fronte al rischio molto<br />

concreto di declassamento del nostro paese e del nostro sistema industriale.<br />

C’è bisogno, infatti, di indagare meglio e più in profondità nelle pieghe della crisi italiana, di decidere – nel<br />

disastrato panorama nazionale – su cosa puntare e su come e dove investire le risorse disponibili per una possibile<br />

ripresa.<br />

L’industria italiana non presenta ovunque le medesime caratteristiche e anche nell’industria metalmeccanica,<br />

a ben guardare, convivono settori in crisi di prospettive di futuro e settori che si distinguono per dinamismo e<br />

capacità competitiva e che costituiscono il nucleo attorno al quale costruire un’idea di rilancio dell’industria.<br />

È necessario, insomma, andare oltre la superficie della retorica e gli slogan sul declino, studiare la realtà con<br />

maggiore attenzione, non smettere di cercare soluzioni. Questo è il proposito che motiva la scelta di pubblicare<br />

questo Contributo e gli altri che seguiranno nei prossimi numeri. Contributi che ovviamente non rappresentano<br />

la linea della <strong>Fiom</strong>, ma possono fornire elementi e indicazioni per affinare le nostre analisi e definire con<br />

maggiore precisione il nostro punto di vista, le posizioni e le proposte della <strong>Fiom</strong>.<br />

Fausto Durante, segretario nazionale <strong>Fiom</strong>-<strong>Cgil</strong><br />

POLITICHE NUOVE PER I SISTEMI PRODUTTIVI IN ITALIA<br />

di Enzo Rullani*<br />

Premessa<br />

L’Italia si è sviluppata, negli ultimi trent’anni, mettendo<br />

a segno – nei settori del made in Italy e nella<br />

meccanica leggera – importanti innovazioni di uso. Si<br />

sono, in altre parole, importate tecnologie altrui per<br />

usarle a fini e in contesti diversi da quelli di origine.<br />

Acquistando macchine, software, licenze e soluzioni<br />

messe a punto da altri, e, al tempo stesso, imitando,<br />

adattando e copiando il possibile le nostre imprese si<br />

sono «messe in pari» – rispetto ai concorrenti – negli<br />

skills tecnologici di base, recuperando così precedenti<br />

gap o superando barriere all’ingresso che, per molti<br />

nuovi arrivati, sembravano proibitive. Ma, l’importazione<br />

di tecnologie altrui non crea, di per sé, un vantaggio<br />

competitivo: questo nasce e si consolida se la<br />

stessa capacità tecnologica di base viene impiegata:<br />

a) con bassi costi dei processi produttivi, dovuti alla<br />

(iniziale) disponibilità di lavoro low cost, spesso ex<br />

agricolo, ma anche all’esiguità della struttura organizzativa<br />

interna. La maggior parte delle piccole e<br />

piccolissime imprese che emergono in questo periodo<br />

usano, infatti, il lavoro diretto dell’imprendi-<br />

* Docente presso il Dipartimento di Economia aziendale dell’Università Cà Foscari di Venezia.<br />

Ringraziamo l’Autore per la cortese autorizzazione alla pubblicazione di questo saggio.<br />

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tore e dei familiari, sfruttano il capitale personale<br />

conferito all’azienda, fanno tesoro delle «economie<br />

esterne» fornite dal territorio e utilizzano uno stile<br />

di gestione informale, basato su rapporti diretti interpersonali,<br />

che riduce al minimo i costi generali<br />

di organizzazione e gli «oneri ambientali»;<br />

b) in usi diversi da quelli di origine (nuovi bisogni,<br />

mercati di nicchia, adattamento rapido ed efficace<br />

alle esigenze particolari del singolo cliente).<br />

Naturalmente, con una formula imprenditoriale del<br />

genere (tecnologia importata, bassi costi dei processi,<br />

innovazioni di uso nei prodotti) si generano vantaggi<br />

competitivi rilevanti solo in alcuni settori e non<br />

in altri: da cui la specializzazione italiana nei settori<br />

del made in Italy (moda, casa, alimentare) e meccanica<br />

leggera (subfornitura, macchine, piccoli elettrodomestici).<br />

Si tratta di settori che, non avendo elevate<br />

barriere tecnologiche all’ingresso, consentono l’uso<br />

di conoscenza importata; e che, comportando processi<br />

e prodotti ad alta varietà e variabilità, consentono<br />

di sfruttare i vantaggi di costo e le innovazioni di<br />

uso a cui le nostre imprese legano il proprio posizio-

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