02.10.2013 Views

OSSERVATORIO SULL'INDUSTRIA METALMECCANICA - Fiom - Cgil

OSSERVATORIO SULL'INDUSTRIA METALMECCANICA - Fiom - Cgil

OSSERVATORIO SULL'INDUSTRIA METALMECCANICA - Fiom - Cgil

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

dendo che alcuni di essi, mettendosi di traverso, blocchino<br />

l’evoluzione complessiva.<br />

Insomma, il concetto di delocalizzazione non è politicamente<br />

appropriato a rendere conto di quello che sta<br />

accadendo e di quello che potrebbe accadere gestendo<br />

bene il passaggio dal vecchio al nuovo. Bisogna che le<br />

nostre imprese abbiano la possibilità di sfruttare, nella<br />

loro filiera, le produzioni a basso costo fatte in localizzazioni<br />

favorevoli, senza tuttavia portare a un puro e<br />

semplice abbandono del territorio di origine. Questo<br />

territorio può infatti conservare, anche grazie all’abbattimento<br />

dei costi di materiali e componenti fatti fare<br />

altrove, la sua ragione d’essere per capacità e competenze<br />

che sono difficilmente reperibili altrove e per<br />

funzioni o prodotti di qualità, richiesti per far fronte alla<br />

fascia alta del mercato e alle funzioni strategiche (innovazione,<br />

alleanze) e connettive (comunicazione, logistica,<br />

garanzia) delle nuove filiere plurilocalizzate.<br />

In più, può usare le risorse che si rendono libere per far<br />

crescere nuove professionalità e nuove imprese, in campi<br />

diversi dai precedenti, o per alimentare la crescita di<br />

quelle già esistenti, più disposte a innovare e sperimentare.<br />

Dunque, c’è una doppia trasformazione da fare: le filiere<br />

attuali devono essere aiutate a estendersi geograficamente<br />

andando a cercare in tutto il mondo localizzazioni<br />

competitive, per non perdere il passo con i concorrenti;<br />

allo stesso tempo il territorio di origine deve<br />

mettersi in grado di competere con altri per la qualità<br />

delle risorse e conoscenze messe a disposizione delle<br />

imprese ivi localizzate.<br />

Non ci sarebbe tuttavia spazio, per questo adeguamento,<br />

se la trasformazione tra vecchio e nuovo si limitasse al<br />

campo della manifattura. In realtà, nella trasformazione<br />

materiale – che dipende in gran parte da conoscenze<br />

incorporate in macchine e codici facilmente trasferibili<br />

ai paesi low cost – il gap di competitività con i<br />

nuovi arrivati rischia di crescere abbastanza rapidamente.<br />

Non tutta la manifattura è destinata a trasferirsi<br />

altrove, ma certo una parte sì: le attività di trasformazione<br />

che usano principalmente conoscenze banali<br />

incorporate nelle macchine, danno infatti un vantaggio<br />

competitivo ai paesi che hanno accesso a fattori meno<br />

costosi (a parità di tecnologia, vince chi ha il costo dei<br />

fattori più basso).<br />

La manifattura destinata a rimanere nei paesi a costo<br />

del lavoro elevato è solo quella in cui si fa uso di conoscenze<br />

originali e poco codificate, sedimentate dal-<br />

44<br />

Politiche nuove per i sistemi produttivi in Italia<br />

l’esperienza nel cervello della gente, nell’organizzazione<br />

di impresa e nella fluidità e coerenza delle filiere<br />

produttive a cui le varie imprese appartengono. Queste<br />

conoscenze sono utili per affrontare problemi nuovi<br />

o scarsamente formalizzati, in cui la soluzione viene<br />

trovata sperimentalmente mettendo al lavoro l’intelligenza<br />

degli uomini, prima degli algoritmi che guidano<br />

le macchine.<br />

È possibile, dunque, scommettere non più sulla manifattura<br />

in quanto tale, ma sull’industria intelligente, che<br />

usa capitale intellettuale e relazionale per affrontare<br />

problemi complessi, ad alta varietà, variabilità e indeterminazione.<br />

Molti dei nostri produttori manifatturieri sono abituati<br />

a vivere in un mondo del genere perché già adesso<br />

«vendono» flessibilità, capacità di interpretazione e di<br />

comunicazione, attenzione alle esigenze particolari del<br />

singolo cliente. Ma anche dal loro punto di vista, sono<br />

da attendersi due grandi cambiamenti:<br />

• i clienti e i fornitori potenziali a cui riferirsi, nella ricerca<br />

di soluzioni flessibili e innovative, non sono gli<br />

stessi di una volta. Bisogna allargare la sfera dei riferimenti<br />

a monte e a valle, andando attivamente a ricercare<br />

nuovi fornitori e nuovi clienti per valorizzare<br />

la propria intelligenza e creatività;<br />

• il valore generato dalle filiere presso il consumatore<br />

finale è sempre meno legato alle prestazioni fisiche<br />

dei prodotti materiali, e sempre più dipendente dal<br />

contenuto in termini di servizio, significato, esperienze<br />

di consumo rese possibili. Il valore immateriale generato<br />

dalle varie filiere, specialmente per prodotti<br />

come quelli del made in Italy, è legato per una quota<br />

crescente a questo tipo di prestazioni «immateriali»<br />

(servizio, significato, esperienza), che vengono attivate<br />

non dalla fabbricazione del prodotto fisico, ma<br />

dal marketing, dalla progettazione, dal design, dalla<br />

comunicazione, dai marchi, dalla rete di commercializzazione,<br />

dai canali di interazione con gli intermediari<br />

e i consumatori finali.<br />

Il processo di riposizionamento, in altre parole, accoppia<br />

trasformazione geografica (globalizzazione delle<br />

filiere) e arricchimento immateriale delle proprie funzioni<br />

(specializzazione nell’immateriale).<br />

Per questa via, ovviamente, i confini tra manifattura e<br />

terziario diventano labili: molte delle attività di produzione<br />

immateriale sopra richiamate possono, infatti, essere<br />

svolte all’interno di un’impresa industriale di grandi<br />

dimensioni, che fa crescere il suo terziario interno,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!