OSSERVATORIO SULL'INDUSTRIA METALMECCANICA - Fiom - Cgil
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Politiche nuove per i sistemi produttivi in Italia<br />
al mondo che produce capitale intellettuale e relazionale;<br />
ma serve soprattutto una cosa: allargare<br />
l’ampiezza e la diversificazione delle reti in cui operano.<br />
Un secondo campo di azione è quello che invece mira<br />
a tutelare, in qualche misura, l’esclusività delle<br />
conoscenze possedute. La tutela brevettuale, ad<br />
esempio, è carente, e se ne avvertono gli effetti soprattutto<br />
quando entrano in gioco i nuovi concorrenti<br />
low cost, che possono copiare a man salva. Si potrebbe<br />
immaginare non solo un programma di agevolazione<br />
per i costi della brevettazione, ma anche<br />
un piano per lo sviluppo di marchi di qualità ancorati<br />
al territorio (non solo un marchio di origine made<br />
in, ma un vero marchio di qualità per cui le imprese<br />
aderenti si impegnano a seguire certe procedure e a<br />
tenere certi comportamenti nei confronti dei clienti;<br />
questo è un modo di rendere trasparente al mercato<br />
l’affidabilità e le capacità di servizio di alcune nostre<br />
imprese.<br />
Un’altra fonte di dispersione cognitiva su cui occorrerebbe<br />
intervenire è l’eccessivo turn over nei rapporti<br />
di lavoro dipendente. Se i dipendenti continuano<br />
a spostarsi tra un’impresa e l’altra al ritmo del 25%<br />
annuo è improbabile che qualche impresa scelga di<br />
investire un euro nella formazione dei propri dipendenti,<br />
a meno che non sia costretta da obblighi esterni.<br />
Bisogna invece creare contratti di partnership per<br />
cui impresa e dipendente coinvestono sullo sviluppo<br />
di skills professionali o su percorsi di formazione e<br />
sperimentazione: contratti, ovviamente, di lungo periodo,<br />
in cui le parti si vincolano reciprocamente per<br />
un certo numero di anni.<br />
Lo stesso vale nei rapporti tra committenti e fornitori.<br />
Un eccessivo turn over dei fornitori rende incerta<br />
la prospettiva di ciascuno e scoraggia gli investimenti<br />
in questa o quella direzione. Se si vuole che i fornitori<br />
si specializzino in certi campi, facendo investimenti<br />
cognitivi importanti, bisogna offrire un progetto<br />
di condivisione dei rischi e di partnership. Anche<br />
in questo caso, potrebbero essere costruiti progetti<br />
condivisi che inducono molte imprese ad assumere<br />
decisioni sincrone e rischi collegati.<br />
Nel caso degli investimenti personali, bisogna tenere<br />
presente che le famiglie sono oggi sempre più propense<br />
a investire nell’istruzione dei figli, ma che il<br />
mercato del lavoro risponde in modo lento e svogliato<br />
a questa nuova disponibilità. Intanto, ci sono prefe-<br />
renze nelle assunzioni che non premiano i laureati<br />
(per non parlare dei dottori in ricerca). Ma anche quando<br />
questi vengono assunti, spesso le mansioni e il livello<br />
retributivo non ripagano l’investimento iniziale<br />
fatto.<br />
La formazione continua, per chi già lavora, è ancora<br />
allo stadio iniziale. Con i nuovi fondi interprofessionali<br />
c’è per la prima volta una piattaforma generale<br />
a cui agganciare processi formativi che finora sono<br />
rimasti episodici e rari. Tuttavia, bisogna che il rapporto<br />
di lavoro evolva in modo da garantire lo spazio<br />
perché il lavoratore abbia la possibilità e la convenienza<br />
a investire su sé stesso, ossia nella propria carriera<br />
professionale. Non solo ci deve essere il modo<br />
di partecipare alle attività formative senza confinarle<br />
per forza di domenica o di notte, ma ci deve essere,<br />
alla fine, il riconoscimento e la certificazione delle<br />
abilità e capacità acquisite, in forme spendibili sul<br />
mercato del lavoro.<br />
Ne discende un quadro di rapporto di lavoro profondamente<br />
diverso da quello ereditato dal fordismo:<br />
un quadro in cui il singolo lavoratore è chiamato a<br />
«investire su se stesso» e lo fa con l’appoggio dei<br />
suoi rappresentanti, dello Stato e – quando è possibile<br />
– del suo datore di lavoro. È un quadro in cui la<br />
distanza tra lavoro autonomo, lavoro atipico e lavoro<br />
tipico si riduce, perché in qualche misura tutti i lavoratori<br />
sono chiamati a investire nella creazione e<br />
manutenzione della propria intelligenza professionale,<br />
ad assumere rischi e a esercitare forme più o<br />
meno spinte di autonomia nell’erogazione della prestazione.<br />
8. Nuove politiche per promuovere la condivisione<br />
dei bisogni e delle identità<br />
Come si vede, ragionando sugli investimenti da fare,<br />
le politiche di liberalizzazione non sono tutto: per<br />
avere convenienza a investire non basta, infatti, essere<br />
«liberi» da legami precostituiti, in modo da allocare<br />
le proprie risorse in modo ottimale, ma serve<br />
anche – in molti casi – un quadro di cooperazione e<br />
di condivisione, che sincronizzi i comportamenti di<br />
molte persone e imprese, crei delle regole trasparenti,<br />
disciplini le aspettative di ciascuno, crei responsabilità.<br />
Se i problemi economici del paese richiedessero solo<br />
di allocare meglio le risorse disponibili, il ricorso al<br />
mercato – con la sua capacità di sciogliere i legami tra<br />
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