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L'ARCHIVIO «ERIK PETERSON - Università degli Studi di Torino

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si extramondana. Per Peterson, invece, il pietismo non è un corpo estraneo:<br />

non esiste un protestantesimo puro. Piuttosto, il pietismo riprende<br />

e sviluppa un elemento fondamentale, la <strong>di</strong>alettica tra mistica e senso<br />

<strong>di</strong> colpa presente già in Lutero. Inoltre, ai suoi occhi il pietismo era l’unica<br />

corrente in seno al protestantesimo che non aveva <strong>di</strong>sgiunto il problema<br />

della santificazione personale da quello della grazia (secondo un<br />

modello che ricordava indubbiamente un analogo processo in atto nel<br />

cattolicesimo del XVII secolo).<br />

Il secondo aspetto riguarda la critica al “cristianesimo borghese” e<br />

alla cultura del tempo, condotta da un punto <strong>di</strong> vista tipicamente apocalittico,<br />

che ricorda per certi aspetti la critica intransigente cattolica,<br />

per altri la Lebensphilosophie e la cultura della crisi che caratterizzano<br />

la Germania del periodo della Grande Guerra. I mali in cui il mondo<br />

borghese è precipitato sono frutto del peccato; <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> essi è all’opera<br />

l’Anticristo; anche il naturalismo e il materialismo sono rifiutati in<br />

quanto espressione <strong>di</strong> questa azione <strong>di</strong>abolica. Per uscire da questa crisi<br />

il credente Peterson si richiama alla sua fede in Cristo, visto non come<br />

un modello etico, ma come Dio incarnato.<br />

Il terzo aspetto concerne la centralità, nella formazione culturale e<br />

religiosa del Peterson, del pensiero <strong>di</strong> Kierkegaard (conosciuto attraverso<br />

la traduzione in tedesco delle opere condotta all’inizio del Novecento).<br />

A ciò egli era indotto sia dalla sua critica al “cristianesimo borghese”<br />

e alla Chiesa luterana che lo rappresentava sia dalle sue inclinazioni<br />

pietistiche. Non solo, infatti, lo stesso Kierkegaard era cresciuto<br />

in un’atmosfera pietista (lo era il padre, un commerciante), ma concetti<br />

fondamentali della sua opera come “realtà” o “esistenza” si ra<strong>di</strong>cavano<br />

in questa esperienza, comprovata dalla “rinascita” che il filosofo danese<br />

aveva vissuto e interpretato come il punto focale della propria esistenza.<br />

Anche altri aspetti della vita <strong>di</strong> Kierkegaard, come la rottura<br />

con la fidanzata, costituiranno per Peterson un elemento <strong>di</strong> riflessione,<br />

in quanto lo rimandavano all’esigenza della “decisione” (Entscheidung)<br />

in nome <strong>di</strong> una vita orientata in senso etico e religioso. Di fatto, la Renaissance<br />

kierkegaar<strong>di</strong>ana è stata un fenomeno importante della cultura<br />

tedesca; né è un caso che figure significative, con cui Peterson ha intrattenuto<br />

rapporti <strong>di</strong> vera amicizia, come Karl Barth e Carl Schmitt,<br />

siano state profondamente influenzate dall’esempio e dal pensiero del<br />

filosofo danese. Barth, ad esempio, ha fatto ricorso alla tipica figura<br />

kierkegaar<strong>di</strong>ana del paradosso, mentre per Schmitt è risultata centrale<br />

quella della decisione; quanto a Peterson, decisiva doveva risultare, anche<br />

per ragioni caratteriali, quella della interiorità. Forse, però, l’influsso<br />

maggiore è legato al rapporto tra fede e vita che sta al centro dell’e-<br />

18<br />

Giovanni Filoramo

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