Acqui e Bistagno ricordano Saracco La prestigiosa Villa Ottolenghi ...
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L’ANCORA<br />
ACQUI TERME 14 GENNAIO 2007 3<br />
Teresa Bracco. Storia di una ricerca<br />
Angelo Giudici, 28 agosto<br />
1944: Teresa Bracco. Storia di<br />
una ricerca, Edizioni dell’Orso,<br />
Alessandria 2006<br />
Spesso la verità, più che<br />
una meta o un traguardo, è<br />
un cammino, un itinerario. Le<br />
ragioni che spingono ad affrontarlo<br />
variano da persona<br />
a persona, da caso a caso,<br />
ma nella sostanza si possono<br />
ricondurre all’esigenza di colmare<br />
un vuoto, di trovare la<br />
giusta risposta alla domanda<br />
che ci assilla o ci inquieta.<br />
E qualche volta la verità ci<br />
viene incontro lungo il cammino,<br />
magari nel più impensato<br />
dei modi, rispondendo premurosa<br />
all’appello che le avevamo<br />
lanciato. Gratuitamente.<br />
Certo conta molto l’umiltà, la<br />
pazienza del ricercatore: il<br />
suo “affettuoso grido”, insomma.<br />
“Non mi cercheresti - dice<br />
la Verità suprema in sant’Agostino<br />
- se non mi avessi trovato”.<br />
Segno, questo, che merito<br />
e valore non stanno tanto nell’approdo<br />
quanto nella ricerca<br />
o, meglio ancora, nella predisposizione<br />
con cui ad essa ci<br />
si accinge. Non a caso, dunque,<br />
Angelo Giudici sottotitola<br />
Storia di una ricerca il suo<br />
pregevole volume - 28 agosto<br />
1944: Teresa Bracco. Storia di<br />
una ricerca, Edizioni dell’Orso,<br />
Alessandria 2006 - che<br />
costituisce il felice epilogo di<br />
un’annosa e laboriosa indagine<br />
volta a chiarire, una volta<br />
per tutte, i lati ancora oscuri<br />
del “martirio” della beata e, in<br />
particolare, a dare un nome e<br />
un volto al suo assassino.<br />
Giudici, in limine, ci tiene a<br />
ribadire il suo atteggiamento<br />
“laico”: egli, nella sua indagine,<br />
prescinde dalla “fama di<br />
santità” della giovane contadina<br />
di Santa Giulia e non gli interessa<br />
fare dell’agiografia.<br />
Nessun calcolo, nessun astio,<br />
nessuno specifico tornaconto<br />
lo muovono e lui per primo è<br />
convinto che lo storico debba<br />
procedere nel suo lavoro di ricerca<br />
sine ira et studio. Capita,<br />
però, di innamorarsi del<br />
soggetto prescelto, di subirne<br />
il fascino. E così, pur ritenendosi<br />
“refrattario al paranormale,<br />
ai cosiddetti fenomeni psichici,<br />
all’aura che sembra provenire<br />
da personaggi diversi<br />
dal solito”, il nostro autore<br />
non esita ad ammettere di<br />
avere avuto l’impressione, durante<br />
la gestazione del libro,<br />
di essere assistito o guidato<br />
da qualcuno che lo aiutasse<br />
“a sceverare testi, a cogliere<br />
dati significativi, a incontrare<br />
persone interessanti”. Come<br />
se la ricerca fosse in qualche<br />
modo eterodiretta. Del resto,<br />
lo storico nel mettersi all’opera<br />
fa suo, significativamente, il<br />
motto dei pellegrini medievali:<br />
Deo adiuvante et comite fortuna.<br />
Va detto poi che questo libro<br />
non si limita a ricostruire i<br />
fatti nella loro scarna essenzialità,<br />
perché Giudici è giustamente<br />
convinto che essi,<br />
da soli, non diano compiuta<br />
contezza della verità storica.<br />
“Datemi solo i fatti - ha detto<br />
qualcuno - e saprò solo metà<br />
della storia”.<br />
Ecco perché egli provvede<br />
a contestualizzare gli avvenimenti,<br />
nella persuasione che<br />
“mentre ciascuno di noi vive,<br />
si modifica e muore, tutto un<br />
mondo contemporaneamente<br />
attorno a lui vive, si modifica<br />
e muore”. I fatti - si potrebbe<br />
dire con il filosofo - vanno inverati.<br />
E per inverarli, non basta<br />
frugare tra le scartoffie e<br />
stilare, a freddo, un regesto<br />
documentario, più o meno<br />
brillante, più o meno originale,<br />
come fanno in genere gli studiosi<br />
da tavolino. Giudici, anche<br />
per distinguersi da costoro,<br />
ama presentarsi come un<br />
“ricercatore da battaglia”, come<br />
uno cioè “che va sui posti,<br />
interroga, osserva, accomuna<br />
esperienze e notizie apparentemente<br />
distanti, fino a immedesimarsi<br />
in ciò che va ricercando,<br />
ed a commuoversi”. In<br />
tal modo l’autore impronta di<br />
sé la sua ricerca, la quale finisce<br />
dunque per identificarsi<br />
con lui ed esserne indelebilmente<br />
personalizzata.<br />
A chi legga il libro, via via<br />
che si addentra nella storia,<br />
l’autore viene infatti incontro<br />
in tutta la sua umanità, anche<br />
nei suoi vezzi e nei suoi tic, si<br />
potrebbe dire, non meno dei<br />
personaggi di cui va ricostruendo<br />
le vicende. Ma questo<br />
dipende pure dal fatto che<br />
il cuoco, invece di limitarsi a<br />
portare in tavola i piatti da lui<br />
amorevolmente preparati, in<br />
questo caso ci prende per<br />
mano e ci conduce in cucina,<br />
perché possiamo seguire dal<br />
vivo, a passo a passo, le varie<br />
fasi del suo lavoro, e condividerne<br />
l’entusiasmo, i momentanei<br />
scoramenti di fronte agli<br />
ostacoli e alle difficoltà, per finire<br />
con la soddisfazione dinanzi<br />
all’opera felicemente<br />
compiuta.<br />
Le storie che questo volume<br />
racchiude sono insomma<br />
due: le res gestae da un lato<br />
e dall’altro l’avventurosa ricerca<br />
dello storico che punta a<br />
ricostruirne la dinamica e il<br />
contesto. L’autore diventa in<br />
un certo senso personaggio<br />
e, come certi pittori barocchi,<br />
si ritrae intento a dipingere.<br />
Ma forse il paragone più indovinato<br />
è quello che suggerisce<br />
lo stesso Giudici: il libro si<br />
può leggere come un giallo.<br />
C’è infatti un delitto che va acclarato<br />
e c’è un assassino da<br />
scoprire. Non mancano né gli<br />
indizi né il corpo del reato; le<br />
indagini condotte da diverse<br />
persone in tempi diversi hanno<br />
portato ad alcuni punti fermi,<br />
mentre restano da chiarire<br />
talune circostanze e da sciogliere<br />
talune contraddizioni;<br />
purtroppo, però, sono trascorsi<br />
più di sessant’anni dagli avvenimenti<br />
e nel frattempo<br />
molti testimoni diretti sono<br />
scomparsi, altri sono irreperibili<br />
o reticenti, altri infine<br />
confondono i luoghi, accavallano<br />
i tempi, non <strong>ricordano</strong><br />
più o <strong>ricordano</strong> male. E poi gli<br />
scrittori che finora si sono occupati<br />
di Teresa Bracco lo<br />
hanno fatto a scopo edificante<br />
o, comunque, per promuoverne<br />
la beatificazione, e quindi<br />
essi hanno messo per lo più<br />
l’accento sulle virtù cristiane<br />
della ragazza, lasciandosi più<br />
o meno inconsciamente guidare<br />
e condizionare dagli stereotipi<br />
del genere agiografico<br />
o devozionale. Finora inoltre<br />
non sono state svolte indagini<br />
negli archivi tedeschi e, per<br />
quanto riguarda la letteratura<br />
partigiana, soprattutto la memorialistica,<br />
bisogna dire che<br />
lo studio comparato con l’incrocio<br />
e il controllo delle singole<br />
testimonianze è un lavoro<br />
in gran parte ancora da fare.<br />
Ebbene, Giudici, a sessant’anni<br />
di distanza, si è pazientemente<br />
calato nella parte<br />
dell’investigatore e, forte<br />
della sua conoscenza del tedesco,<br />
si è messo a frugare<br />
tra le carte custodite negli archivi<br />
militari germanici, ha riletto<br />
con attenzione le ponderose<br />
relazioni, ricche di preziose<br />
testimonianze, pubblicate<br />
in occasione del processo<br />
di beatificazione di Teresa<br />
Bracco, e si è mosso sul campo,<br />
sia per conoscere ed<br />
esplorare de visu i luoghi<br />
(Santa Giulia e dintorni) dove<br />
si svolsero le drammatiche vicende<br />
prese in esame, sia<br />
per raccogliere dalla viva voce<br />
dei testimoni superstiti la<br />
loro versione dei fatti.<br />
Intrecciando i dati reperiti<br />
personalmente in loco con<br />
quelli - non sempre affidabili e<br />
congruenti - ricavati dai libri e<br />
dagli archivi, l’autore ha così<br />
messo insieme una massa<br />
impressionante di informazioni.<br />
Con estremo scrupolo e<br />
dando prova di una pignoleria<br />
a dir poco sbalorditiva dirime<br />
quindi le incongruenze, corregge<br />
le inesattezze, sistema<br />
al loro giusto posto, ad una<br />
ad una, le molteplici tessere<br />
del puzzle, che alla fine si<br />
squaderna sotto i nostri occhi<br />
in tutta la sua articolata complessità.<br />
<strong>La</strong> storia di Teresa,<br />
collocata nel suo preciso contesto<br />
socio-familiare, sullo<br />
sfondo atroce della guerra,<br />
con i partigiani che, tra loro<br />
divisi e talora in concorrenza,<br />
cercano di contrastare con<br />
azioni di guerriglia l’occupazione<br />
dei tedeschi e i tedeschi<br />
che, a loro volta, tentano di<br />
averne ragione con imponenti<br />
rastrellamenti e minacce di<br />
rappresaglia di cui fanno puntualmente<br />
le spese i civili, si<br />
rivela così una tragedia che,<br />
nella sua oscena banalità, finisce<br />
per esaltare il sacrificio<br />
di una ragazza del popolo fieramente,<br />
eroicamente determinata<br />
a difendere a oltranza,<br />
fino alla morte, la sua purezza<br />
di vergine. E il sacrificio<br />
assurge a martirio in quanto<br />
suprema testimonianza di<br />
virtù cristiana. Giudici vede incarnarsi<br />
in Teresa il biblico<br />
modello della mulier fortis che<br />
non si piega di fronte all’ingiustizia<br />
e “preferisce morire che<br />
cedere su un principio, che<br />
perdere di dignità”. Melius<br />
mori quam foedari. Eppure il<br />
ritratto della giovane contadina<br />
risulta finalmente credibile,<br />
non edulcorato, non idealizzato,<br />
e proprio per questo, nella<br />
sua umana semplicità, nella<br />
sua schietta “creaturalità”,<br />
non ci sembra più un astratto<br />
modello di coerenza morale:<br />
intrepido e ammirevole fin che<br />
si vuole, ma del tutto fuori della<br />
nostra portata.<br />
Infinite digressioni e divagazioni<br />
ritardano ad arte la<br />
conclusione: che non è tanto<br />
la morte di Teresa, nella sua<br />
dinamica passata alla moviola,<br />
quanto la scoperta dell’assassino.<br />
Come in ogni giallo<br />
che si rispetti. <strong>La</strong> suspense<br />
del lettore è studiatamente<br />
acuita, ma, a ben vedere, l’interesse<br />
del libro consiste solo<br />
in parte nella rivelazione finale.<br />
L’artificio dell’agnizione -<br />
qui peraltro innescato dall’intervento<br />
più fortuito che provvidenziale<br />
di un innominato<br />
deus ex machina - è in fondo<br />
meno importante delle ambages<br />
pulcerrime che contrappuntano<br />
e contrassegnano<br />
l’evolversi della ricerca. Il romanzo<br />
d’avventura prevale insomma<br />
sul romanzo poliziesco.<br />
Lo ammette, all’inizio, lo<br />
stesso autore, quando dice<br />
che le divagazioni “sono il sale<br />
della vita”: “cos’è infatti vivere<br />
se non un continuo, delizioso,<br />
imprevedibile divagare<br />
dalla linea stabilita dal trantran<br />
quotidiano?”<br />
E torniamo così al tema<br />
della ricerca, all’itinerario conoscitivo<br />
che coincide con il<br />
manifestarsi della verità, perché<br />
dà modo di smontare il<br />
bluff di tanti luoghi comuni (si<br />
veda il capitolo dedicato ai<br />
rapporti tra contadini e partigiani),<br />
di denunciare la sciatteria<br />
di tante semplificazioni<br />
(come quella vittoriniana che<br />
distingueva nettamente tra<br />
“uomini e no”), di ricomporre<br />
insomma il quadro degli eventi<br />
secondo una prospettiva più<br />
credibile. Meno manichea e<br />
meno di parte. Il periodo della<br />
guerra civile che, in Italia,<br />
s’innestò drammaticamente<br />
sul più ampio conflitto mondiale<br />
merita di essere letto e<br />
studiato in questa chiave: non<br />
per gratuito revisionismo, ma<br />
per amore della verità. Il libro<br />
di Giudici ne è una valida riprova.<br />
Carlo Prosperi<br />
Il mosaico con la firma di San Guido<br />
Quella donazione<br />
è inaccettabile<br />
<strong>Acqui</strong> Terme. Il grande mosaico<br />
a figure bianche e nere<br />
con un’iscrizione del 1067 del<br />
vescovo San Guido fa parte delle<br />
attrattive del rinnovato Museo<br />
civico di arte antica, riaperto<br />
il 16 dicembre a Palazzo Madama<br />
(Torino). Il reperto, sistemato<br />
in una sorta di chiostro<br />
realizzato nella prima parte del<br />
percorso museale, è quanto resta<br />
del pavimento della nostra<br />
cattedrale. L’antico mosaico, una<br />
straordinaria opera che attesta<br />
il passaggio dall’arte tardoromana<br />
al romanico, nel 2004, in<br />
occasione del Millenario di<br />
S.Guido, è stato ospitato alla<br />
visione del pubblico nella Cappella<br />
del seminario minore, intitolata<br />
a Santa Caterina.<br />
Per ottenere quest’opera davvero<br />
unica, Comune di <strong>Acqui</strong><br />
Terme, Curia acquese e Soprintendenza<br />
della Regione raggiunsero<br />
un accordo. Il mosaico,<br />
restaurato e restituito alla primitiva<br />
bellezza, venne alla luce<br />
nell’estate del 1845 a seguito di<br />
lavori compiuti per la ricostruzione<br />
dell’altare maggiore della<br />
Cattedrale di Santa Maria. Al<br />
tempo il Capitolo lo offrì alla Casa<br />
reale che lo collocò in un salone<br />
della Biblioteca dell’Università<br />
di Torino. In un secondo<br />
tempo venne inserito tra le collezioni<br />
del Regio museo delle<br />
antichità e, nel 1877, venne predisposto<br />
quale pavimento di una<br />
stanza del piano terreno del medesimo<br />
Museo.<br />
Nel 1895, nell’ambito di uno<br />
scambio tra istituzioni culturali<br />
del capoluogo piemontese, venne<br />
depositato nel Museo civico.<br />
Quindi, nella sala di Palazzo<br />
Madama vi rimase sino al termine<br />
del restauro, opera che<br />
durò più di tre anni. Il ritorno, e<br />
l’esposizione ad <strong>Acqui</strong> Terme<br />
del mosaico medievale ebbe un<br />
riscontro di pubblico altamente<br />
positivo; le firme sul registro dei<br />
visitatori sono state 2622, ma si<br />
calcolò che le presenze effettive<br />
furono almeno diecimila.<br />
Tornando a Palazzo Madama,<br />
per i visitatori del museo il<br />
mosaico è una testimonianza<br />
unica e preziosa dei mosaici<br />
delle Cattedrali romaniche del<br />
Piemonte: si pensi a Susa, ad<br />
Asti, a Casale... Ma mentre tutte<br />
le altre Diocesi e Cattedrali<br />
valorizzano nelle sedi originali<br />
tali reperti, quelli di <strong>Acqui</strong> Terme<br />
sono emigrati. Il motivo della<br />
donazione da parte di un prete,<br />
parroco, vescovo di <strong>Acqui</strong> Terme<br />
ai Savoia è discutibilissimo e<br />
inaccettabile: una persona, anche<br />
se autorità, è libera di donare<br />
del suo, ma non un bene<br />
che da mille anni appartiene alla<br />
gente ed al suo territorio, li<br />
qualifica e li identifica. Nessuno<br />
vuole favorire polemiche, ma almeno<br />
sia concesso di poter affermare<br />
il disappunto di avere visto<br />
traslocare un bene acquese<br />
in un museo di Torino dove le<br />
stesse testimonianze di mosaici<br />
si possono ammirare a cento<br />
metri da Palazzo Madama, nella<br />
cripta del Duomo. Il mosaico<br />
della nostra cattedrale avrebbe<br />
potuto servire in maniera egregia<br />
all’identità della nostra storia<br />
perchè risale esattamente<br />
all’anno della consacrazione<br />
della medesima cattedrale e c’è<br />
la firma di San Guido. Difficile regalare<br />
la storia. red.acq.<br />
VIAGGI DI UN GIORNO<br />
Domenica 28 gennaio<br />
SANREMO: E IL CORSO FIORITO<br />
Mercoledì 31 gennaio<br />
AOSTA: FIERA DI S. ORSO<br />
10-12 FEBBRAIO<br />
LOURDES: anniversario dell’apparizione<br />
MOSTRE<br />
Domenica 4 marzo<br />
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VIAREGGIO: E IL SUO CARNEVALE<br />
Domenica11 febbraio<br />
IL CARNEVALE STORICO DI VENEZIA<br />
Domenica 18 febbraio<br />
IL CARNEVALE DI NIZZA MARITTIMA<br />
Domenica 18 febbraio<br />
MENTONE: E LA FESTA DEI LIMONI<br />
Domenica 25 febbraio<br />
CENTO: carnevale d’Europa a ritmo di<br />
Salsa - gemellato con Rio de Janeiro<br />
Domenica 4 marzo<br />
MENTONE: FESTA DEI LIMONI<br />
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ARGOLIDE - DELFI<br />
Dal 24 febbraio al 3 marzo<br />
TOUR SICILIA - ISOLE EOLIE + REGGIA DI<br />
CASERTA<br />
PROGRAMMI PASQUALI<br />
• BERLINO & GERMANIA<br />
• VIENNA EASY<br />
• CIOCIARIA & ROMA<br />
• BATTELLI DEL BRENTA + VENEZIA