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LE RAGIONI DELLA FILOSOFIA Volume II LA RIVOLUZIONE ...

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l’occhio del mondo”), alla sua luminosità (che “adorna, dipinge e abbellisce<br />

gli altri corpi del mondo”), al suo calore (“il Sole è il focolare del mondo”),<br />

e così via.<br />

Questo intrecciarsi di geniali intuizioni fisiche e acute soluzioni<br />

matematiche con considerazioni di tutt’altro tipo è caratteristico dell’intera<br />

l’opera di Keplero. Per questa sua doppia natura, razionale e sperimentale da<br />

una parte, mistica e metafisica dall’altra, la figura di Keplero come<br />

scienzato è un emblema del processo evolutivo che avviene all’interno del<br />

sapere scientifico tra il Cinque e il Seicento.<br />

La “nuova astronomia” o “fisica dei cieli”<br />

Appena arrivato in Boemia, Keplero riceve subito l’incarico di<br />

occuparsi del problema dell’orbita di Marte, in vista della preparazione di<br />

nuove tavole astronomiche, dette “rudolfine”, in onore dell’imperatore<br />

Rodolfo <strong>II</strong>. Queste tavole dovevano sostituire, sual base dei nuovi dati<br />

osservativi raccolti da Brahe, quelle precedenti note come “pruteniche” (e<br />

che vedranno la luce, per opera di Keplero, solo nel 1627). Il moto orbitale<br />

di Marte era rimasto fino allora un mistero, per le numerose irregolarità che<br />

presentava e che nessuno dei sistemi astronomici esistenti permetteva di<br />

spiegare. Keplero impiegherà sei anni per venire a capo del problema, ma<br />

tutto il lavoro che compirà in questi anni è di capitale importanza in quanto<br />

gli permetterà di rivoluzionare la “fisica dei cieli”.<br />

Il risultato di questa sua fatica è contenuto nella sua opera più<br />

importante, l’Astronomia nova (il titolo per intero è, in italiano, la Nuova<br />

astronomia delle cause, o Fisica dei cieli), che termina di scrivere nel 1606<br />

ma non riesce a far pubblicare prima del 1609 (lo stesso anno in cui Galileo<br />

punterà il suo cannocchiale verso il cielo). Un lavoro a proposito del quale il<br />

grande astronomo e storico della scienza J. L. Dreyer ha affermato che<br />

“nella storia dell’astronomia ci sono solo altre due opere di pari importanza,<br />

il De revolutionibus di Copernico e i Principia di Newton”.<br />

Che cosa ottiene dunque Keplero di così rilevante combattendo con<br />

le difficoltà collegate al moto di Marte? Marte è il pianeta più eccentrico, in<br />

quanto la sua orbita si discosta da una circonferenza più di quelle degli altri<br />

pianeti. Questo significa che, proprio perché è il pianeta che presenta<br />

maggiori irregolarità quando si cerchi di descriverlo per mezzo di un’orbita<br />

circolare, è anche il pianeta il cui studio più facilmente può suggerire la vera<br />

forma dell’orbita. E infatti è proprio studiando i problemi posti dall’orbita di<br />

Marte, alla luce dei dati di Brahe, che Keplero arriva alla rivoluzionaria<br />

conclusione che le orbite dei pianeti non sono circolari ma ellittiche:<br />

Scopo principale della presente opera è di correggere la dottrina<br />

astronomica (particolarmente per ciò che attiene al moto di Marte) […]<br />

di modo che i dati che calcoliamo dalle tavole corrispondano ai dati<br />

ricavabili dall’osservazione dei fenomeni celesti. Il che, fino a questo<br />

momento non si è potuto fare in modo soddisfacente. […] Attraverso<br />

dimostrazioni molto laboriose e servendomi dei risultati di moltissime<br />

osservazioni, giunsi finalmente a stabilire che la traiettoria del pianeta<br />

in cielo non è circolare, ma è una traiettoria ovale perfettamente<br />

ellittica (J. Kepler, Astronomia nova, in P. Rossi, a cura di, La<br />

rivoluzione scientifica: da Copernico a Newton, cit., p. 165).<br />

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