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LE RAGIONI DELLA FILOSOFIA Volume II LA RIVOLUZIONE ...

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La fortuna di Keplero<br />

Le tre leggi di Keplero, che ancora troviamo oggi, così denominate,<br />

nei manuali di fisica, emergono dunque da un contesto che avremmo<br />

difficoltà a qualificare come “scientifico”. Questo spiega la fortuna<br />

controversa che ebbero, tra i contemporanei di Keplero, le sue opere. Con il<br />

suo misticismo dei numeri e la sua metafisica delle armonie da una parte, la<br />

sua razionalità matematica e l’attenzione ai dati sperimentali dall’altra,<br />

Keplero rappresenta una figura di passaggio. La sua “antichità” si esprime<br />

nei temi pitagorici e neoplatonici che ne permeano le opere e nel suo<br />

mescolare, nelle costruzioni teoriche, a “ragioni” di tipo fisico e matematico<br />

ragioni di tutt’altra natura; la sua “modernità” si esprime nella ricerca<br />

sistematica di precise leggi matematiche che regolino i moti e le dimensioni<br />

orbitali dei pianeti, e di “cause fisiche” che spieghino le caratteristiche e le<br />

particolarità.<br />

Se nella prospettiva odierna è possibile avere una chiara visione di<br />

questa distinzione tra gli aspetti antichi e moderni di Keplero, questo non<br />

vale per i suoi contemporanei, per i quali non era certo facile discriminare<br />

tra quanto di davvero scientifico e quanto di arbitraria speculazione ci fosse<br />

nelle opere di Keplero. Come sottolinea Rossi,<br />

era difficile rilevare queste differenze [tra Keplero e il pensiero<br />

magico], accogliere risultati scientifici presentati come divine<br />

rivelazioni, accettare di ripercorrere il tortuoso cammino descritto da<br />

Keplero, muoversi all’interno di un sistema di idee che non offriva né le<br />

ormai familiari difficoltà di classici, né la limpida chiarezza dei testi<br />

della nuova filosofia ((P. Rossi, La rivoluzione astronomica, in P. Rossi, a<br />

cura di, Storia della scienza moderna, Vol. 1, cit., p. 191).<br />

Galileo, in particolare, non comprenderà mai davvero la rilevanza<br />

dei risultati raggiunti da Keplero (con grande dispiacere di quest’ultimo, che<br />

di Galileo aveva invece grandissima stima), giudicandolo molto distante dal<br />

proprio modo di essere scienziato (riterrà perfino che alcune tesi di Keplero<br />

fossero “più tosto a diminutione della dottrina di Copernico che a<br />

stabilimento”). Bacone lo ignorerà completamente, e Cartesio lo ricorderà<br />

soltanto per i contributi sull’ottica. In realtà è solo dopo gli anni sessanta del<br />

Seicento, quando Newton ne farà uso nella sua opera, che le leggi di<br />

Keplero acquisteranno finalmente piena credibilità nel mondo scientifico.<br />

5. Galileo e la nascita della scienza moderna<br />

Il “Sidereus Nuncius”<br />

Nel 1609 il quarantacinquenne professore di matematica allo Studio<br />

di Padova Galileo Galilei punta un giorno verso il cielo il cannocchiale<br />

costruito con le proprie mani e comincia una serie di osservazioni: questa<br />

immagine ha assunto il significato simbolico della nascita della scienza<br />

moderna. Lo studioso che, non solo manifesta fiducia in uno strumento nato<br />

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