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LE RAGIONI DELLA FILOSOFIA Volume II LA RIVOLUZIONE ...

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teoria fondata sull’opera dell’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo,<br />

vissuto nel <strong>II</strong> secolo d. C.<br />

I capisaldi della fisica aristotelica (e della cosmologia fondata su<br />

questa fisica), possono essere riassunti schematicamente nei seguenti punti:<br />

• la distinzione tra a) mondo terrestre, o mondo sublunare, che è il<br />

luogo dell’alterazione e del mutamento, dove i moti naturali dei<br />

corpi sono rettilinei, difformi e limitati temporalmente, e i corpi che<br />

lo compongono sono formati da combinazioni dei quattro elementi<br />

Terra, Acqua, Aria e Fuoco, e b) mondo celeste, dove tutto è<br />

inalterabile e perenne, gli unici moti ammessi sono quelli circolari<br />

(e, in quanto tali, “perfetti”) uniformi ed eterni, e i pianeti, le stelle e<br />

le sfere celesti che lo compongono sono formati da un quinto<br />

elemento, l’etere o quinta essentia, che è solido ma imponderabile e<br />

trasparente;<br />

• la distinzione tra a) moti naturali, che sono i moti dei corpi verso i<br />

loro “luoghi naturali” (i moti “verso il basso” per i corpi pesanti, i<br />

moti “verso l’alto” per i corpi leggeri), e b) moti violenti, che sono i<br />

moti dovuti all’azione di una forza esterna e quindi cessano quando<br />

cessa la forza (la “causa”);<br />

• la concezione cosmologica che vede l’universo come delimitato<br />

dalla sfera delle stelle fisse, il “primo mobile”, il cui moto circolare<br />

si trasmette per contatto alle altre sfere fino a giungere alla sfera<br />

della luna, che è il limite inferiore del mondo celeste. La Terra, che<br />

per la sua natura non celeste non può avere moto circolare, rimane<br />

ferma al centro dell’universo.<br />

La cosmologia aristotelica era, come rileva lo storico della scienza<br />

Paolo Rossi,<br />

la trasposizione, sul piano della realtà e della fisica, del modello,<br />

puramente geometrico e astratto, elaborato da Eudosso di Cnido nella<br />

prima metà del IV secolo a. C. (P. Rossi, La rivoluzione astronomica,<br />

cit., p. 165)<br />

Il modello proposto da Eudosso, che spiegava i fenomeni celesti con<br />

l’ausilio di 27 sfere omocentricihe (poi portate a 33 dall’astronomo Callippo<br />

nella seconda metà del IV secolo, e successivamente a 55 da Aristotele),<br />

aveva infatti innanzitutto lo scopo di trovare una soluzione matematica al<br />

problema del moto anomalo dei pianeti che l’osservazione mostrava non<br />

essere né circolare né uniforme. A tal fine Eudosso aveva introdotto l’idea<br />

che a ogni pianeta corrispondesse un diverso sistema di sfere omocentriche,<br />

che ruotavano di moto uniforme ma con velocità diverse e con diversa<br />

inclinazione le une rispetto alle altre. Non contava la causa di queste<br />

rotazioni né se le sfere avessero esistenza reale.<br />

Le sfere di cui aveva parlato Eudosso non erano, come poi per<br />

Aristotele, enti fisici reali, ma pure finzioni o artifici matematici capaci<br />

di dar conto, mediante una costruzione puramente intellettuale, delle<br />

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