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LE RAGIONI DELLA FILOSOFIA Volume II LA RIVOLUZIONE ...

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aristotelica tra moto naturale (il moto con cui un corpo tende al<br />

proprio “luogo naturale”) e moto violento (il moto provocato<br />

dall’azione di una forza), l’intero moto di un corpo lanciato nell’aria<br />

era costituito dalla successione (invece che dalla composizione) del<br />

moto violento dovuto al lancio, che a un certo punto s’interrompeva,<br />

e del moto naturale di caduta verso il basso. Galileo comprende che<br />

non c’è discontinuità tra i due moti (quello dovuto al lancio e quello<br />

di caduta), annullando così di fatto la distinzione tra moti naturali e<br />

violenti, e che la loro composizione “geometrica” dà come risultato<br />

una traiettoria parabolica (vedi fig. ..).<br />

Scienza, filosofia e fede (1): dal richiamo del cardinale Bellarmino<br />

alla teoria della conoscenza del “Saggiatore”<br />

Le posizioni di Galileo nettamente a favore del sistema copernicano<br />

e contro alcune tesi fondamentali della fisica aristotelica cominciarono<br />

presto a suscitare critiche e polemiche specialmente negli ambienti religiosi.<br />

Galileo, accusato da più parti di voler sovvertire, con i suoi argomenti, la<br />

filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, comprese di doversi<br />

difendere e provò a farlo in una lettera inviata all’amico Benedetto Castelli<br />

nel dicembre del 1613, in modo che nell’ambiente della corte dei Medici si<br />

venisse a conoscenza di ciò che egli pensava del rapporto tra scienza e fede.<br />

La linea difensiva di Galileo si basava sulla distinzione tra verità delle<br />

Scritture (verità de fide) e verità della scienza (verità de rerum natura): le<br />

divine scritture sono assoltamente vere quando si occupano dei problemi de<br />

fide, ma per quanto riguarda i problemi de rerum natura si limitano a<br />

pochissimi riferimenti, tali che possano essere compresi da persone senza<br />

cultura. Spettava dunque al buon cristiano di interpretare con saggezza quei<br />

riferimenti, non fermandosi al senso letterale di quanto era spesso scritto in<br />

un linguaggio metaforico.<br />

Il tentativo di conciliazione tra teologia e astronomia copernicana<br />

operato da Galileo si rivela subito troppo debole e nel 1615 egli viene<br />

denunciato al Sant’Uffizio dell’Inquisizione romana per affermazioni<br />

“sospette e temerarie” contenute nella lettera al Castelli. Nel febbraio del<br />

1616 i teologi del Sant’Uffizio stendono l’atto di censura sulle affermazioni<br />

che sostengono il moto della Terra intorno al Sole, e pochi giorni dopo<br />

Galileo viene convocato e “ammonito” dal cardinale Bellarmino: gli fu<br />

ordinato di “abbandonare completamente detta opinione, non accoglierla,<br />

difenderla e insegnarla in alcun modo con parole e con scritti”. Poco dopo<br />

usciva il decreto di condanna della Sacra Congregazione dell’Indice che<br />

proibiva tutti i libri che sostenevano la dottrina copernicana, a partire dal De<br />

revolutionibus stesso.<br />

A Galileo veniva dunque “serrata la bocca” e tale sarebbe rimasta<br />

fino a quando, nel 1623, non avrebbe dato alle stampe Il Saggiatore.<br />

L’occasione che si offre a Galileo per tornare pubblicamente in campo è la<br />

polemica con il gesuita Orazio Grassi, matematico presso il Collegio<br />

Romano, a proposito della teoria di questo sulle comete. Contro il Grassi,<br />

Galileo interviene in realtà già nel 1619, suggerendo all’amico Mario<br />

Guiducci il testo del Discorso sulle comete (uscito a nome del Guiducci). A<br />

questo testo il Grassi aveva risposto con uno scritto in chiave chiaramente<br />

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