sport & società - TopSport

SOMMARIO
GIUGNO 2013
14_SPECIALE WELLNESS
Il fitness genera di continuo nuove discipline e,
contestualmente, nuove forme di competizione
commerciale. Stare al passo è l’imperativo categorico
per non perdere i ritmi del mercato
PH: REEBOK
14
28_ESCLUSIVA: INTERVISTA A ALBERTO BICHI
Ai microfoni di TopSport parla il segretario generale della
FESI, Federation of the European Sporting Goods
Industry. Il sistema distributivo italiano e l’importanza di
pensare globale
30_INDAGINE NEGOZI MONOMARCA
I punti vendita si sono trasformati in armi di seduzione,
perché i compratori hanno bisogno di vedere l’acquisto
come un momento di divertimento e scoperta continua.
I negozi monomarca come strumento fondamentale delle
strategie aziendali
PH: CREMA SPORT
RUBRICHE
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Elenco aziende citate
Sport Village
Global Sport
Universo femminile
Sport in Action
Surfing Internet
Sell Out
Sport Economia
Senior Lifestyle
Novità prodotto
Sport & Società
Fuori di penna
40
40_AFFARI DI FAMIGLIA
I vantaggi e gli svantaggi dei negozianti che scelgono di
gestire l’attività in modo familiare e di continuarla nella
logica del ricambio generazionale. Ecco le esperienze che
alcuni negozianti hanno raccontato a TopSport
50_SPECIALE PARAFARMACEUTICI
In un’era in cui l’estetica del corpo la fa da padrona,
l’ampio mercato del benessere passa dal culto
di una fisicità perfetta. L’aiuto della tecnologia e
di una studiata integrazione alimentare
Su www.topsport.it
Una speciale sezione raccoglie l’archivio di tutte le uscite di
TopSport, compresa quest’ultima. Le riviste possono essere sia
sfogliate direttamente on-line, sia scaricate in formato pdf.
Avviso ai lettori
TopSport si impegna ad affrontare e sviluppare con sempre
maggiore attenzione le tematiche calde del mercato. Non mancate
di scriverci (lettere@topsport.it) per condividere con noi e
col mercato i vostri pensieri e le vostre esperienze. Saranno più
che graditi anche i suggerimenti di argomenti che vorreste
fossero affrontati sulle nostre pagine.
www.topsport.it
1

abbiamo parlato in questo numero di...
Azienda
Pagina
A
Adidas 11, 26, 30, 37, 63, 67
Akkua 47, 71, 72
Aku 66
Ansaldo Davide 7
Aqua Sphere 35
Arc’Teryx 11
Arena 65
Arteni Gianni 46
Arteni Sport 45
Ascenzi Alex 10
Asics 10
B
Barnier Michel 61
Basic Net 64, 66
Basso Ivan 8
Bencini Gherardo 42
Bertasa Cinzia 7
Betto Alice 10
Bezzanti Sergio 57
BH Fitness 18
Bichi Alberto 28, 29
Billabong 66
Bondi Volfango 60
Bonfanti Fabio 9
Boyle Tim 65
Bravi Elena 45
Bravi Sport 45
Brizzi Enrico 56
Brooks 10
Buff 24
Burbank Erik 8
Businaro Luca 66
C
Calz. La Sportiva II cop., 10, 71, 74
Caprez Nina 11
Carla Sport 44
Carpisa 9
Castrogiovanni Martin 11
Cavallo Giuliano 7
Colmar 3, 71
Columbia 65, 70, 74
Coppini Enzo 40
Coppini Massimo 41
Coppini Sport 40
Crazy Idea 59, 70, 73
Crema Luisa e Michela 43
Crema Sport 43
Cristina Laura 11
Croce Sergio 43, 44
Azienda Pagina Azienda Pagina Azienda Pagina
D
Dapit Fulvio 7
Decathlon 64
De Masis Michele 42, 43
De Rossi Daniele 11
Diana Sport 44
Di Francisca Elisa 11
DJO 50, 51, 52, 53, 73, IV cop.
Djokovic Novak 7
DKN 18
Dunz Olaf 62
E
Eider 63
Eric Babolat 64
Erreà
70, 73, III cop.
Errigo Arianna 11
F
Fabian Alessandro 10
Facci 72
Fila 67
Foot Locker 59
Fontana Daniel 10
Fornoni Daniele 7
Freddy 18, 22, 30, 36
G
Gadd Will 11
Gallinari Danilo 11
Garlando 22, 23, 24, 25
Gartner Sports 26
Ghezzi Matteo 7
Gimeno Traver Dani 9
Giraldo Santiago 9
Glassman Greg 11
Granbassi Margherita 11
Granollers Marcel 9
Grieco Gianluca 11
Gulden Bjorn 67
H
Halley Fitness 16
Head 7
Helly Hansen 8
High Power 18
Hofer Daniel 10
Houleux Rémy 11
I
Icon Health & Fitness 21, 22, 26, 27
J
Jaked 9
Jansen John 59
Jarden Corporation 63
Jimenez Stephanie 7
JK Fitness 16, 24
Johnson Health & Fitness 26
Joma Sport 6, 8, 9, 10, 12-13,
58, 72, 74
Junior Jairo 11
K
Keen 59
Kettler 16
Kunzi 22
L
Lacoste 30, 31, 32
Lafuma 7, 63
Lantermino Danilo 7
Lantz Jonathan 10
Le Coq Sportif 30, 31, 32, 33, 67
Lindic Luka 11
Lotto 67
M
Madshus 63
Maglificio Gimer 4-5, 70, 72
Mammut 62
Manifattura Mario Colombo 71
Marker 63
Marques Ary 11
Marsoner Reinhold 6
Masters 66
Mazzetti Anna Maria 10
Mico 71, 73, 74, 75
Milianti Paride 43
Milianti Sport 42
Millet 63
Moraschetti Anna 9
Morbelli Simona 7
Moreau Morgan 11
Morini Sport 41
Mountain HardWear 65
Mustat Lara 7
N
Nadal Rafael 7
Nardelli Sport 58
Naudè Paul 66
Nike 30, 34, 65, 67
Nilox 9
Nordic Track 18
O
Oakley 8, 62
Ornati Giulio 7
OutDry 70, 74
P Q
Palus Jean-Francois 67
Papert Ines 11
Pellegrini Federica 8, 48
Pennetta Flavia 11
Pensa Patrizia 7
Pigoni Matteo 7
Poletti Mario 9
Polo Sport 43
Puma 30, 37, 60, 66
R
Reebok 11, 17, 18, 19
Reggiori Carlo 44
Robel 22
Robustelli Ivan 11
Rocca Marco 10
S
Salewa 30, 31, 33, 34
Salomon 7
Santoni Massimo 40
Schweigkofler Heiner 60
Scott 9
Severi Sabrina 57
Sommo Lorenzo 11
Sorel 65
Sport Club 42
Sportler 60
Sport Market 46
Sundek 66
T
Tajani Antonio 61
Technisub 71, 74
Tecnica 7
The North Face 30, 33, 64
Thorkildsen Andreas 56
Timberland 63, 64
Toniolo Fabio 7
Toorx 24, 25
U V
Vallosio Sergio 7
Vega Guillermo 11
Vezzali Valentina 11
VF Corp 64
Vibram 7
W
Watson Bubba 8
X Y
Yego Julius 56
Z
Zanardi Alex 11
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Direttore Editoriale: Michele Glionna
Testi e servizi: Tina Alboresi, Piero Aliprandi, Francesco Bernardoni,
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comunicazione eventi sponsorship
sport village
Prowinter si conferma
un imperdibile appuntamento
per esperti e professionisti
del settore Sport Invernali
La tredicesima edizione di
Prowinter si è conclusa a Bolzano, al
termine di una tre giorni completamente
dedicata alla presentazione delle ultime
novità riferite al settore del noleggio e dei
servizi per gli sport invernali, forum, dibattiti
e premiazioni.
“Prowinter ha superato quest’anno quota
6000 visitatori: si tratta di un record
nell’ambito delle edizioni in cui la fiera
non viene organizzata in abbinata con Alpitec”,
commenta Reinhold Marsoner, Direttore
di Fiera Bolzano SpA. “La nostra
è una fiera ad alto profilo tecnico, per addetti
del settore, con un’offerta espositiva
unica nel suo genere in Europa. Riteniamo
che il nostro prodotto sia stato definito
in maniera molto precisa, e i nostri
sforzi sono premiati dal fatto che gli espositori
ci scelgono ogni anno. Nonostante
la crisi che investe oggi l’economia nazionale,
questa fiera ha tenuto banco, e il
fatto di aver raggiunto quest’anno il record
di presenze è il più bel riconoscimento
per il lavoro svolto da Fiera Bolzano
e un premio per la formula di questa
manifestazione.”
Dall’indagine condotta da Fiera Bolzano
su un campione di visitatori di Prowinter, il
63,8% reputa la fiera “buona nel complesso”,
mentre il 28,3% la considera “molto
buona”. Il 42% degli intervistati dichiara di
essere assiduo frequentatore della fiera
nel corso delle sue edizioni; il 72% visita
Prowinter per raccogliere informazioni su
materiali, prodotti e novità del settore. Il
23,4% dei visitatori opera nel settore del
noleggio e della manutenzione di attrezzatura
sportiva, il 11,2% gestisce scuole di
sci e snowboard, il 18,1% rappresenta
sci/snowboard club, il 16,3% il settore del
commercio di articoli sportivi. Il 35% degli
intervistati ha acquistato o effettuato ordini
durante la visita in fiera, e il 79,7% del
campione ritiene ideale il periodo in cui
viene organizzata Prowinter. Il 91% dei visitatori
tornerà sicuramente a Prowinter il
prossimo anno.
Soddisfazione anche da parte delle 234
aziende espositrici, che durante i tre giorni
di fiera hanno presentato ai visitatori i
propri prodotti e le ultime novità del proprio
settore di attività.
Nonostante la situazione economica difficile
in Italia i clienti si sono dichiarati
soddisfatti della stagione appena conclusa
e l’umore è positivo. Gli espositori si
sono dichiarati soddisfatti per l’affluenza
di visitatori a Prowinter, che è diventata
un punto di riferimento sul mercato italiano,
momento in cui tutta l’industria del
settore e anche le piccole imprese hanno
la possibilità di presentare le proprie innovazioni.
La prossima edizione di
Prowinter è in programma dal 9 al 11
aprile 2014, in abbinata con Alpitec, fiera
internazionale per la tecnologia alpina
ed invernale.
a cura di andrea sganzerla
IncredIbIle poker Joma neI playoff dI calcIo a 5
Il quadro delle semifinali dei
Playoff di Serie A di calcio a 5
ha visto 4 squadre sponsorizzate
dal marchio spagnolo. Joma
Sport è stata infatti ancora
una volta protagonista assoluta
del miglior futsal italiano.
Dopo l’incredibile successo
della scorsa edizione di Coppa
Italia a Pescara, dove 4
squadre su 8 erano vestite
dal brand di Toledo, si è ripetuta la leadership del marchio nelle semifinali
dei Playoff per lo scudetto. Il quadro delle semifinali quindi era
composto da Alter Ego Luparense, Asti, Marca Futsal e Acqua & Sapone
Fiderma. Qualunque sia il risultato della finale sarà una grande
vittoria per la Joma, che conferma nuovamente la sua supremazia nel
futsal italiano.
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Una grande avventUra oUtdoor
Energia, impatto, forza epica: sono i tratti caratterizzanti di Warrior
Dash, la gara nata negli USA ed oggi per la prima volta di scena in Italia.
Una competizione avvincente e di spettacolare bellezza, tanto amata
da registrare nel 2012 oltre un milione di partecipanti in tutt’America.
Non stupisce che il main sponsor di questa inedita edizione italiana
sia Vibram, leader mondiale nella progettazione e nella produzione
di suole in gomma ad alte prestazioni, il brand di Albizzate è da sempre
in prima linea nel sostegno a eventi innovativi espressione dello
spirito outdoor contemporaneo. Un dinamismo che si sposa con la solidità
di un know-how tecnologico costruito durante 75 anni di ricerca
scientifica e tecnologica, al quale si devono innovazioni che hanno rivoluzionato
gli standard di sicurezza, comfort e protezione durante l’avventura
all’aria aperta in tutte le sue espressioni. Vibram e Vibram FiveFingers
sposano la filosofia multi-sport di Warrior Dash, che vede gli
atleti partecipanti dover trovare risorse e competenze diversificate,
esaltando la forza del gruppo. Per affrontare il percorso di gara è indispensabile
poter contare su una solida preparazione psico-fisica, frutto
di un training costante e articolato su più livelli, dal running al cross
fit. Resistenza, forza, flessibilità, potenza, velocità, coordinazione, precisione:
sono tutte qualità indispensabili per una grande prova multisport
come Warrior Dash, ottimizzabili sia sul piano individuale sia come
risorse di un team.
La prima tappa di Warrior Dash Italia ha avuto luogo il 19 maggio al
Parco Idroscalo di Milano. Runner e atleti di tutti i livelli si sono potuti
cimentare con un percorso originale e dal sapore epico. Il circuito di
gara, sviluppato su 7 km, prevedeva 12 ostacoli tra cui un passaggio
nel fango, lunghe funi su cui arrampicarsi, muri alti circa 2,5 metri da
scavalcare. Chiave del successo: sano istinto di competizione, spirito
di gruppo, tenacia psico-fisica.
nUova sfIda tra I top traIl rUnners
Sabato 11 maggio si è svolto il secondo appuntamento per il circuito
Salomon Trail Tour Italia, che ritorna in occasione dell’importante prova
Le Porte e le Finestre di Pietra con partenza e arrivo a Cantalupo
Ligure (AL), dove si sono ritrovati i migliori top trail runners del momento.
Due le distanze valide per il circuito, i 71 km delle Porte di Pietra
ed i 37 delle Finestre, percorsi entrambi impegnativi nell’ambiente appenninico
della Val Borbera integro dal punto di vista naturale e faunistico.
Particolarità della gara e difficoltà aggiuntiva: la gestione dell’autosufficienza
alimentare a rendere la gara molto tecnica oltre che affascinante.
Tra i migliori al via sul percorso lungo Daniele Fornoni e Matteo
Pigoni (Team Tecnica), vincitore lo scorso anno, Sergio Vallosio e
Davide Ansaldo (Team Salomon Agisko), Cinzia Bertasa e Patrizia Pensa
(Team Tecnica), vincitrice lo scorso anno, e Simona Morbelli (Team
Salomon Agisko). Sul percorso medio Danilo Lantermino (Lafuma Team
Italia), 1° nel 2012, Giuliano Cavallo e Matteo Ghezzi (Team Salomon),
Fabio Toniolo e Giulio Ornati (Team Salomon Agisko) e tra le
donne Lara Mustat. Fulvio Dapit (Team Crazy) e Stephanie Jimenez (Team
Salomon Agisko), vincitori all’Elba Trail, sono al momento primi nella
classifica Salomon Trail Tour Italia 2013, che prevede in totale 5 tappe,
di cui a seguire il 16 giugno Alpago; il 20 luglio Cima Tauffi - Fanano;
il 14 settembre, Sellaronda Trail.
Sul sito www.salomontrailtouritalia.com oltre al regolamento tutte le
informazioni utili delle singole gare in programma e di volta in volta l’aggiornamento
dei risultati 2013.
novak dJokovIc conqUIsta monte carlo
Il Ribelle Head Novak Djokovic ha giocato quello che lui definisce il miglior
match della carriera ed ha conquistato il trofeo di Monte Carlo
sconfiggendo in finale Rafael Nadal che per otto anni si era aggiudicato
questo torneo.
Il No.1 del mondo, che gioca con la Head YouTek Graphene Speed,
ha avuto una partenza dubbiosa a causa dell’infortunio subito durante
la partita di Coppa Davis ma, nonostante questo, si è aggiudicato il
prestigioso torneo. È il 37esimo della sua carriera e 14esimo Master
1000 del Circuito ATP. Djokovic si aggiudica così il terzo titolo dall’inizio
della stagione dopo gli Australian Open e Dubai. “Non posso essere
più felice di così. Sono passate solo due settimane dal brutto infortunio
subito durante la partita di Coppa Davis ed ho cercato di recuperare
al meglio ma fino all’ultimo sono stato molto indeciso se giocare
o no questo torneo”, afferma il Ribelle Head. “Se qualcuno 10
giorni fa mi avesse detto che avrei vinto il torneo, non ne sarei stato così
convinto. Ho superato il dolore, è stata una grande sfida mentale, fisica
ed emotiva ma mi sono reso conto di migliorare giorno dopo giorno.
È stato come scalare una montagna ma ero fiducioso. È stata una
delle sfide più grandi che mi siano mai capitate sulla terra rossa e sono
riuscito a superarla. Mi sentivo pronto per vincere questa sfida. Alla
fine ho deciso di giocare il torneo e questa è stata la migliore decisone
che io abbia mai preso nella mia vita.”
Djokovic diventa così il il primo tennista ad aver sconfitto Rafael Nadal
per ben tre volte sulla terra rossa. “È un momento di grande gioia per
me perché avevo
un grande desiderio
di vincere questo
torneo. Sono
sette anni che vivo
qui a Monaco.
Questa è una
grande iniezione
di fiducia per l’inizio
della stagione
sulla terra rossa.”
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7

sport village
Helly Hansen “WalkIng WItH tHe WoUnded”
L’azienda di abbigliamento tecnico, Helly Hansen
ha annunciato che sarà partner ufficiale
per la fornitura della spedizione al Polo Sud di
“Walking With The Wounded” (WWTW) che
si svolgerà il prossimo novembre 2013. Walking
With The Wounded è un originale modo
di fare charity organizzato in Gran Bretagna al
fine di raccogliere fondi per gli ex soldati e i
mutilati di guerra che devono essere reintegrati
nella vita di tutti i giorni. Le spedizioni
estreme di Walking With The Wounded raccontano
la straordinaria determinazione e coraggio
dei soldati; Helly Hansen ha fornito
l’abbigliamento ufficiale per le spedizioni del
gruppo al Polo Nord nel 2011 ma anche per
il tentativo di raggiungere la cima dell’Everest
nel 2012.
Anche quest’anno Helly Hansen, così come il
Principe Herry, supporterà Walking With The
Wounded nella preparazione della sua più
ambiziosa ed eccitante avventura. Nel 2013
la spedizione vedrà impegnati tre team di ex
soldati provenienti dalla Gran Bretagna, Stati
Uniti e dal Commonwealth (Australia e Canada),
capeggiata da Antarctica race che più di
ogni altra conosce il territorio geografico del
Polo Sud. L’Antartico è noto come il luogo più
freddo e ventoso esistente e chi farà parte
della spedizione dovrà percorrere più di 330
km in 16 giorni, incontrando temperature sotto
i 40 gradi centigradi. A parte comfort e sicurezza,
gli equipaggiamenti forniti da Helly
Hansen saranno di fondamentale importanza
per tenere al caldo, all’asciutto e protetti dalle
condizioni atmosferiche estreme che si incontreranno
durante la spedizione.
Da tre anni Helly Hansen lavora a stretto contatto
con Walking With The Wounded e ha
messo a disposizione il suo know-how per offrire
al team capi adatti per la spedizione al
Polo Nord e per quella sull’Everest, rendendo
possibile la sfida.
Erik Burbank, VP Marketing di Helly Hansen
ha detto: “Noi continuiamo ad essere colpiti
dalla grande determinazione di questi ex-militari.
Il Polo Sud è indubbiamente uno dei posti
del pianeta più duri da raggiungere e per
provare una sfida di questo genere occorre
poter contare su partner certi. Helly Hansen è
entusiasta di essere fornitore ufficiale di attrezzature
e abbigliamento che daranno a ciascun
membro del team la fiducia di cui ha bisogno
per raggiungere con successo questa
missione.”
Il progetto segreto dI oakley e bUbba Watson
A Oakley piace andare oltre i limiti e scoprire
l’inaspettato. È per questo motivo che il
golfista professionale Bubba Watson è un
match perfetto per il brand. Quando Bubba
ha detto che voleva fare qualcosa di folle
con le golf carts, l’azienda ha fatto riferimento
ad una società in grado di realizzare una
di quelle macchine dei sogni d’infanzia. Il risultato
appartiene esattamente allo stile di
Bubba Watson e trasmette anche una visione
assolutamente in linea con il brand.
L’ispirazione del progetto nasce dall’interesse
per il duro lavoro dei greenkeepers reso
faticoso dal continuo passaggio delle golf
carts. C’è assoluto rispetto per queste persone
ma questo progetto è anche stato quel
tipo di iniziativa da affrontare come una sfida
e con grande divertimento. Ecco dunque
la prima auto da golf hovercraft al mondo –
dotata di cuscini d’aria – che la rende in
grado di fluttuare su ogni superficie, ed è
così divertente da guidare che sicuramente
sarà proibita durante i corsi di golf, per evitare
distrazioni ai giocatori. Questa auto
porterà un sorriso al campione di golf Bubba
Watson e al brand Oakley, una collaborazione
nata per rompere con le convenzioni.
Semplicemente entrambi amano fare le
cose in maniera diversa, e divertirsi durante
la realizzazione.
marco ZaffaronI torna In HImalaya
La morte di Mario Merelli è stata un duro colpo per Marco Zaffaroni.
Il dolore è stato grande, e per molti mesi Zaffaroni – insieme
alla famiglia di Mario e alla moglie Mireia – è stato il punto di riferimento
per tutte le iniziative attivate nel bergamasco e in Italia per
ricordare Merelli. Ora però, l’alpinista milanese vuole tornare a vivere,
a scalare quelle montagne dove la loro amicizia era diventata
così forte. “Pensavo di non andare più in Himalaya, sono sincero”,
confessa Zaffaroni. “Di non fare più ottomila. Ma dopo un anno
sabbatico passato a fare tante serate ricordando Mario, ora voglio
tornare in Himalaya, per capire che sono ancora vivo, per andare
avanti.” ‘Zaffa’ è partito il 26 aprile. Prima di
avvicinarsi al Manaslu è salito con tre amici a visitare
il Kalika Family Hospital, inaugurato nel 2009
proprio da Mario Merelli e Marco Zaffaroni. ”La visita
è dovuta – dice l’alpinista – anche per tranquillizzare
le persone che dopo la scomparsa di Mario
hanno iniziato ad interrogarsi sul futuro della struttura.
Non c’è nessun dubbio, l’ospedale andrà
avanti.”
Impresa storIca, ecco Il martIna franca
LC Five Martina diventerà la sesta squadra sponsorizzata dal marchio Joma
in Serie A. La sua promozione (quarta consecutiva in quattro anni!) è
la ciliegina sulla torta di un progetto umile ma ambizioso che ha sconvolto
tutti gli appassionati di questo sport e non solo. Il sogno del presidente
Cosimo Scatigna comincia ad avverarsi a luglio del 2009, momento di
costituzione della società martinese che nasce con l’obiettivo di diventare
in futuro un punto di riferimento per il futsal nel proprio territorio. Le ottime
prestazioni dei pugliesi stagione dopo stagione però hanno accorciato
drasticamente le tempistiche ipotizzate all’inizio. Un’impresa straordinaria
se teniamo in considerazione che la squadra, costituita appena quattro
anni fa, ha cominciato
la sua avventura partendo
dal campionato
regionale di C2, conquistando
lungo il
percorso verso la Seria
A una Coppa Italia
e una Supercoppa
Under 21.
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Jaked: sponsor tecnIco dI federIca pellegrInI
Jaked, azienda di articoli per il nuoto e sportswear che insieme ai marchi Yamamay e Carpisa
è parte del gruppo Pianoforte Holding, annuncia un accordo della durata di quattro anni come
sponsor tecnico della nuotatrice Federica Pellegrini.
L’azzura pluricampionessa (oro olimpico e mondiale, plurimedagliata, primatista mondiale di
200 e 400 stile libero), utilizzerà i costumi da competizione prodotti dall’azienda di Gallarate
anche ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro nel 2016, dove intende riscattare il flop della scorsa
estate ai Giochi di Londra.
Per Federica Pellegrini è stato creato “Jkatana”, un costume ipertecnologico con l’applicazione
di nanotecnologie esclusive e filati colorati, senza cuciture e con un trattamento idrofobo
per renderlo maggiormente idrodinamico, indica l’azienda.
“Apprezzo il made in Italy e sono contenta di costruire nel tempo un legame con un’azienda italiana
che produce il mio abbigliamento tecnico. Sarà bello collaborare per sviluppare nuove
idee e la mia nuova collezione Fenice”, spiega in una nota.
Federica Pellegrini, già testimonial Yamamay, si lega così al marchio che nel 2008 debuttava
nel nuoto con il famoso costume “Super Body J01”. Oltre ai costumi da competizione, Jaked
firma oggi anche costumi mare, collezioni moda,
abbigliamento sportivo ed intimo tecnico.
Nel 2008, Jaked era stato scelto dalla Federazione
Italiana Nuoto (FIN) come fornitore ufficiale
delle squadre nazionali, e Yamamay e
Carpisa come sponsor tecnici. Ma lo scorso
gennaio l’accordo non è stato rinnovato, poiché
la Federazione ha scelto Arena come nuovo
sponsor.
Joma al madrId open 2013
Joma non è mancata all’appuntamento con il
tennis di primo livello. Da qualche anno a questa
parte il marchio si sta avvicinando sempre
di più agli appassionati di questo sport partecipando
in maniera molto attiva nei tre tornei
ATP che si svolgono in Spagna (Madrid, Barcellona
e Valencia). Il Mutua Madrileña Madrid
Open, vinto dallo spagnolo Nadal, si è svolto
nella capitale spagnola lo scorso mese (dal 3
al 12 maggio) presso il palazzetto della Caja
Mágica. L’impianto sportivo disponeva di uno
spazio commerciale aperto tutta la giornata
all’interno del quale i diversi marchi sportivi
hanno avuto l’occasione per presentare i loro
prodotti. Joma dunque era presente in questo
spazio con uno stand situato nella zona “Mundo
del Tenis”, al piano terra. Oltre alle visite di
operatori del settore e curiosi, si sono recati
presso il Joma Point i tennisti sponsorizzati dal
brand: Marcel Granollers, Dani Gimeno Traver
e Santiago Giraldo.
Ivan basso condIvIde I sUoI segretI con I fan dI nIlox foolIsH
Ivan Basso, due volte vincitore del Giro d’Italia e nostro orgoglio del ciclismo, fa un regalo prezioso
a tutti i suoi fan e a quelli di Nilox, marchio di tecnologia per lo sport di cui è testimonial.
A disposizione di tutti gli amici della pagina di Facebook Nilox Foolish, uno speciale ebook contenente
consigli sull’allenamento, l’alimentazione e l’esercizio per rendere al massimo sulle due
ruote.
Il manuale, in formato pocket, è un concentrato di
perle di saggezza sulla preparazione pre-gara ed è
strutturato in 5 sezioni, i ‘pilastri’: la fase preparatoria
invernale, quella specifica e di mantenimento, palestra
e bici a giorni alterni, corretto stile di vita, corretta
alimentazione e giusta integrazione.
Il primo ebook è stato un successo: 1500 download
in pochissimi giorni e tanto interesse da parte degli
appassionati delle due ruote. L’ebook di Nilox e Ivan
Basso è in formato pdf ed è scaricabile gratuitamente
su Facebook all’indirizzo: https://www.facebook.
com/NiloxSport/app_10137048005874.
scott al traIl del formIco
Si è svolta la scorso 5 maggio la prima edizione del Trail del Formico, la gara di trail running
che Scott ha supportato in qualità di main sponsor e che ha coinvolto quasi 150 atleti.
Nonostante il meteo incerto fino all’ultimo, un cielo limpidissimo ha accolto i podisti
dell’off road che si sono sfidati nella conca del Monte Farno, lungo un tracciato ad anello
che divide la Val Seriana dalla Val Gandino. A salire sul gradino più alto del podio il
bergamasco Fabio Bonfanti, mentre tra le donne successo incontrastato di Anna Moraschetti.
Numeroso il pubblico accorso lungo il percorso per fare il tifo e sostenere gli atleti. “Il
percorso ha riscosso grande consenso tra gli atleti, e sappiamo quanto i trailrunner siano
attenti alle caratteristiche del tracciato”, ha commentato Mario Poletti, responsabile
dell’organizzazione. I 1300 metri di dislivello positivo hanno reso la gara piuttosto dura,
ma tutto è andato alla perfezione. “E noi siamo già pronti il prossimo anno per fare il bis”,
ha concluso.
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sport village
la sportIva nortH amerIca aderIsce a tHe conservatIon allIance
Dopo le certificazioni ISO e la membership Bluesign della casa madre italiana, la divisione americana
“La Sportiva North America” compie un ulteriore passo verso la sostenibilità.
La Sportiva North America ha aderito a The Conservation Alliance, organizzazione di aziende
del settore outdoor americano, il cui scopo primario è la tutela dell’ambiente.
“Il nostro business si basa su ambienti incontaminati dove praticare attività outdoor”, afferma
Jonathan Lantz, presidente di La Sportiva North America. “Siamo quindi orgogliosi di unirci agli
altri marchi outdoor che sostengono The Conservation Alliance e che mirano a proteggere e
salvaguardare i luoghi in cui amiamo praticare attività all’aria aperta. È un contributo importante
e siamo sicuri sarà ben speso.”
La Sportiva si aggiunge alle 185 aziende associate che compongono The Conservation Alliance,
che nel 2012 ha erogato 1,3 milioni di dollari in borse di studio a gruppi di lavoro impegnati
nella protezione dell’ambiente. Fin dalla sua istituzione, nel 1989, The Conservation Alliance
ha sostenuto con più di 11,2 milioni di dollari numerose associazioni distribuite in tutto il Nord
America, contribuendo a salvare più di 42 milioni di ettari di terre incolte; proteggere 2748 miglia
di fiumi, interrompere o rimuovere 25 dighe; istituire cinque riserve marine; rilevare nove
aree di arrampicata.
Oltre a The Conservation Alliance, La Sportiva
partecipa attivamente all’Outdoor Industry Association
e alla Renewable Choice Energy. Per ridurre
ulteriormente l’impatto ambientale del sistema
industriale, La Sportiva è costantemente alla ricerca
di nuove tecnologie e materiali che consentano
di ottenere le migliori calzature e i migliori capi
con la minima quantità di energia, risorse e acqua.
La Sportiva è inoltre certificata ISO 9001, ISO
14000, ed è partner Bluesign.
la vIola torna In eUropa dopo Una stagIone da sogno
La Fiorentina finisce il campionato in quarta posizione (70 punti) e raggiunge l’Europa League.
Nessuno l’avrebbe mai detto appena un anno fa. La Fiorentina aveva chiuso la stagione
2011/12 al tredicesimo posto ed era una squadra in piena crisi istituzionale e sportiva. Con
l’arrivo a Firenze di Montella e soprattutto del nuovo Direttore Sportivo, Pradé, tutto cambia.
Magari anche il nuovo sponsor tecnico, Joma, ha contribuito alla trasformazione dei gigliati.
Fin dall’inizio del campionato la squadra non ha mai abbandonato i primi posti e fino all’ultima
gara disputata a Pescara (tra l’altro vinta per 1-5)
tiene testa alta al Milan per la lotta in chiave
Champions League. È stata la stagione dei nuovi
arrivati Borja Valero, Gonzalo, Cuadrado, Savic…
ma anche un’ottima annata per i ritrovati Pasqual
e Ljajic. La squadra di Montella ha realizzato
uno dei giochi più belli di questo campionato
ed ora è tornata nuovamente tra i grandi. Il connubio
Joma-Fiorentina non poteva cominciare in
modo migliore.
asIcs corre con l’avon rUnnIng 2013
Asics dedica da anni particolare attenzione alle atlete studiando linee specifiche di abbigliamento
e calzature. In particolare recenti studi condotti nel centro di ricerca Asics di Kobe hanno
ridefinito i parametri della tecnologia adattandoli alla differente postura , calzata e peso della
donna (“women run different”).
L’Avon Running è ormai in Italia il più importante
appuntamento di sport, benessere e solidarietà
tutto al femminile. Asics è stata lieta di affiancarsi
a questo importante evento che rappresenta l’opportunità
di comunicare l’impegno e la ricerca che
da anni l’azienda porta avanti per migliorare le prestazioni
delle donne che amano correre. L’edizione
2013 dell’Avon Running si è svolta il 14 aprile
2013 a Firenze e il 19 maggio 2013 a Milano.
Ironman 70.3 Italy a pescara
Brooks è sempre più triathlon. L’azienda americana
specializzata in calzature da running è
sponsor ufficiale di Iroman 70.3 Italy, a Pescara
domenica 9 giugno 2013.
La triplice disciplina non è una novità, perché
Brooks da sempre crede nel triathlon ed è già
sponsor della Federazione Italiana Triathlon ed
anche un partner affidabile negli allenamenti e
nelle gare di tanti campioni. Sono supportati da
Brooks triatleti olimpionici come gli azzurri Alessandro
Fabian, Daniel Fontana e Anna Maria
Mazzetti. Ma ancora Alice Betto, Alex Ascenzi e
Daniel Hofer.
Una naturale conseguenza divenire partner ufficiali
dell’Ironman 70.3 Italy di Pescara, un
evento di primo livello sotto l’egida Ironman, sinonimo
di qualità organizzativa per questa tipologia
di gare in tutto il mondo. Anche Brooks
come Ironman fa dell’eccellenza e della qualità
la propria carta vincente, dunque Brooks non
poteva che scegliere la gara con il miglior organizzatore,
con i migliori atleti, con lo spettacolo
più emozionante e forte che esista in una gara
di triathlon in Italia. Sono quasi 2000 al via,
Ironman 70.3 Italy è diventato un vero e proprio
fenomeno di costume per i tanti appassionati
che anche quest’anno invaderanno la città di
Pescara.
“Da responsabile di Brooks Italia ma, soprattutto,
da triathleta e Ironman Hawaii Finisher – conferma
Marco Rocca – non posso che essere fiero
ed entusiasta di poter, per la prima volta, sostenere
una manifestazione del mitico circuito
Ironman WTC. Sono certo che la nostra passione
si fonderà con quella dei responsabili
dell’evento italiano, generando un’atmosfera unica
e, spero, realmente indimenticabile per tutti.”
Lo start della gara con la prova natatoria (1.9 km
dalla barriera degli scogli) rimane invariato dalla
spiaggia di Piazza 1° Maggio, il via alle ore 12
del 9 giugno. Per la prova in bici, un unico giro
di 90 km, si sfrutterà una parte di raccordo autostradale
Chieti-Pescara nella parte iniziale e finale
del percorso, passando per diversi comuni
da cui si può ammirare il meraviglioso paesaggio
collinare abruzzese.
Infine la corsa, sempre cittadina, prende una
nuova forma: si corre su una parte della città
esclusivamente pedonale, cioè la “strada parco”,
con due punti di ristoro e un totale di quattro giri
a completamento dei 21 km. La spiaggia nelle
immediate vicinanze della Nave di Cascella, offre
il suggestivo scenario per ospitare la zona di
arrivo ed il pasta party, aperto ad atleti e visitatori
per i tre giorni della manifestazione.
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arc’teryx alpIne arc’ademy
Per il secondo anno consecutivo Arc’teryx
Equipment propone l’entusiasmante sessione
di alpinismo nel cuore delle Alpi, con eventi e
workshop per tutti, dai principianti ai professionisti.
Dopo la prima Edizione dello scorso anno,
coronata da successo, Arc’teryx Alpine
Arc’ademy torna a Chamonix in giugno con un
programma ad hoc per amanti dell’avventura in
quota.
L’Alpine Arc’ademy di Arc’teryx sta per tornare
sull’Aiguille du Midi, la più alta fra le guglie di
Chamonix. Appuntamento dal 14 al 16 di giugno
in uno scenario incantevole per un week
end interamente dedicato agli appassionati di
alpinismo, neofiti, esperti, professionisti. Obiettivo:
acquisire o affinare competenze e condividere
la propria passione per la montagna. A
disposizione dei partecipanti un ricco programma
di workshop, con nuove entusiasmanti sorprese
rispetto alla prima Edizione di un anno fa,
come lo stage di “Alpine Photography” con
Alexandre Buisse, uno dei fotografi più qualificati
del settore.
L’Alpine Arc’ademy sarà coadiuvata da guide
alpine di grande esperienza nonché da vere
personalità del mondo dell’alpinismo. Tra i seminari
proposti: scelta dell’equipment; tour alpinistici;
alpine climbing; medicina di montagna;
soccorso in quota, oltre a molti altri incontri
focalizzati sulle molteplici anime dell’alpinismo,
con attenzione agli attuali punti di forza e
debolezza di questa affascinante disciplina.
I partecipanti potranno testare le attrezzature
più avanzate al momento disponibili ed ampliare
il proprio bagaglio di competenze, anche
grazie alle conferenze e agli appuntamenti serali.
Da non perdere il dibattito “Cos’è oggi l’alpinismo?”
animato da alcuni tra i più grandi alpinisti
contemporanei. In primo piano anche
l’Alpine Movie Night, che vedrà la proiezione di
film spettacolari presentati da atleti importanti
del mondo dell’alpinismo. L’obiettivo è offrire
una conoscenza ed una comprensione più profonda
di tematiche cruciali relative alla sicurezza,
e favorire il miglioramento delle competenze
dei singoli partecipanti, sperimentando in
prima persona il piacere di fare alpinismo in
condizioni più sicure. Le Guide Alpine di Chamonix
e atleti del team Arc’teryx del calibro di
Ines Papert, Will Gadd, Nina Caprez, Luka Lindic
saranno a disposizione dei partecipanti.
Una grande rImInI Wellness per reebok
A Rimini Wellness 2013, Reebok si è confermata
protagonista e trendsetter del mondo del Fitness
presentando grandi novità e special guest d’eccezione
all’interno della sua area di 1000 metri quadrati
di benessere e divertimento, con ancora più spazio
per provare tutte le novità. Reebok ha scelto come
partner e ambassador Alex Zanardi, con il quale
condivide i veri valori dello sport. L’appuntamento
per incontrarlo è stato l’11 maggio sul palco Reebok, dove Alex ha svelato i segreti del nuovo
Reebok Fit Club, innovativo progetto di digital fitness entertainment che vedrà la partecipazione
attiva degli influencers più seguiti dal pubblico italiano, che prenderanno parte ad una vera
e propria sfida con se stessi e con gli altri, cambiando il proprio stile di vita e esplorando il mondo
del Fitness, nei suoi tre aspetti fondamentali, fisico, mentale e sociale.
Altra importante novità di questa edizione sono stati i Reebok Five, un gruppo di 5 presenter e
master trainer di fama internazionale che rappresentano l’eccellenza nel capo delle discipline
“Studio”, intese come insieme di corsi Fitness, Dance & Aerobics che ogni giorno fanno muovere
e divertire migliaia di persone nelle palestre. Laura Cristina, Lorenzo Sommo, Ivan Robustelli,
Jairo Junior e Ary Marques si sono alternati in una ricca programmazione di classi che
hanno trascinato i partecipanti in un vortice di pura energia accompagnati anche quest’anno
da dj set e percussioni live. Insieme a loro anche altri trainer di fama internazionale come Guillermo
Vega, Gianluca Grieco, Rémy Houleux e Morgan Moreau. Forte della sua esperienza pluriennale,
che partendo dalla Reebok University degli anni ’80 ha portato a consolidare credibilità
e fama fino a divenire sinonimo di professionalità e qualità nel mondo Fitness&Training, Reebok
ha individuato su tutto il territorio nazionale un network di 30 istruttori capaci di rappresentare
per background formativo, capacità e passione, il futuro delle discipline Studio.
Dopo un anno di grandi eventi, riconfermata la presenza delle lezioni di CrossFit, il programma
di allenamento scalabile basato su movimenti funzionali ad alta intensità, nato in USA per opera
di Greg Glassman. Benessere fisico e psicologico e community, principi fondamentali su cui
si basa questa tipologia di allenamento, hanno contribuito al successo di CrossFit nel mercato
italiano ed alla sua affermazione come trend di qualità nel mondo del Fitness a livello mondiale.
La CrossFit experience offerta da Reebok negli spazi di Rimini Fiera è stata strutturata in classi
aperte a tutti i livelli di preparazione, che hanno portato i partecipanti a mettersi alla prova
con WOD (Workout of the Day) e a vivere questa nuova filosofia fitness guidati da coaches
certificati provenienti da alcuni dei più rilevanti Crossfit Box d’Italia.
errIgo InsIeme ad adIdas
La campionessa olimpica di fioretto Arianna Errigo ha firmato un contratto di sponsorizzazione
triennale entrando a far parte della famiglia adidas fino alle Olimpiadi del 2016.
L’atleta oggi 24enne ha cominciato ad accumulare importanti successi fin da giovanissima. Nel
2004 ha vinto i campionati del mondo cadetti a Plovdiv. Nel 2006, nei campionati europei giovanili
a Poznan, ha vinto l’oro nella competizione individuale e l’argento in quella a squadre. Nel
2009 ha vinto l’oro nella gara a squadre agli europei di Plovdiv, poi un altro oro nella gara a squadre
di fioretto e il bronzo nella gara di fioretto individuale ai mondiali di Antalia. Compagne di
squadra dell’oro mondiale sono state Elisa Di Francisca, Margherita Granbassi e Valentina Vezzali.
Il 28 luglio 2012 ha conquistato la medaglia d’argento nel torneo individuale di fioretto femminile
alle Olimpiadi di Londra, battendo in semifinale la più volte campionessa olimpica Valentina
Vezzali e mancando poi la finale per un solo punto. Ha vinto la medaglia
d’oro nel torneo a squadre di fioretto, tirando in finale contro la Russia.
Ha inoltre recentemente vinto la gara individuale nella tappa di Torino
di Coppa del Mondo di fioretto femminile, confermandosi la più giovane
promessa italiana nella sua specialità.
Arianna indosserà le scarpe adistar fencing come già
altre sue colleghe schermitrici
di rilevanza
internazionale ed entra a far parte
della famiglia adidas Italia insieme ad atleti
del calibro di Daniele De Rossi, Flavia Pennetta,
Valentina Vezzali, Martin Castrogiovanni e Danilo Gallinari.
11

dalla copertina speciale wellness
Il fitness genera di continuo nuove
discipline e, contestualmente, nuove forme
di competizione commerciale. Stare al passo
è l’imperativo categorico, per non perdere
il ritmo di un mercato tra i più vitali
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Definire è limitare. La massima, poi,
vale doppio se si parla di fitness. E
dietro le molteplici sfumature che il
termine ha assunto nel corso degli
anni, il marketing ha sicuramente
svolto un ruolo primario. La parola si
è via via arricchita di contenuti, si è allargata fino a
cedere il posto, nel linguaggio sportivo, alla più
capiente “wellness”. Nel corso della sua storia, il
fitness ha compreso un numero sempre
maggiore di attività, spaziando dal classico
running alle arti marziali, sapientemente mixati
con l’onnipresente danza.
Dalle vecchie discipline ne nascono
continuamente di nuove, pronte ad entrare nel
variegato contenitore. I risvolti sul piano
commerciale sono facilmente intuibili. L’imperativo
– categorico – per gli operatori del settore è
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in continuo movimento
stare al passo dei tempi.
Cogliere le tendenze del settore è un
passaggio imprescindibile per poter
orientare e definire le scelte di
vendita. A tal proposito, eventi come
Rimini Wellness, la fiera dedicata a
fitness, benessere e sport che si è
svolta di recente in Romagna, possono
aiutarci a individuare le novità
internazionali del momento. Eccone
alcune.
Tra i metodi fitness presentati in Riviera
troviamo il Piloxing. È nato in California
ma l’ha inventato una dancer svedese.
Si tratta di un divertente mix tra Pilates e
Boxing a passo di danza, pensato per
chi vuole bruciare un alto numero di
calorie (fino a 900 calorie in una
sessione di un’ora, promettono gli
istruttori) e aumentare la resistenza. C’è
L’home fitness, in particolare, è sicuramente il
sottosettore in cui il venditore ha i maggiori margini
di crescita, non solo perché negli ultimi mesi le iscrizioni
alle palestre sono calate di circa il 40%, ma anche
perché è a chi fa sport a casa che il retailer può vendere,
oltre all’abbigliamento, quei macchinari e attrezzi
che le palestre acquistano altrove
poi la Bokwa, disciplina danza-fitness
nata a Los Angeles, i cui movimenti di
base consistono nel disegnare lettere e
numeri con i piedi, al ritmo di musica. La
Bokwa consente di bruciare 1200
calorie a seduta, dice chi l’ha inventata.
È facile da praticare anche a casa,
senza il bisogno dell’assistenza di un
trainer. Infine, a Rimini è stata presentata
anche la Zumba Sentao, variante
‘seduta’ della Zumba, da praticare
appunto con l’aiuto di una sedia,
lavorando a ritmo su potenziamento dei
muscoli e tonificazione.
Il lancio di nuovi programmi vuol dire
a volte il lancio di nuove mode,
running DA salotto
In Italia sono circa 700mila coloro che praticano l’home fitness. L’attrezzo più richiesto per gli esercizi è
il tapis roulant. Ecco una rassegna di modelli scelti da TopSport
HALLEY FITNESS Home Run 3.0. È un tapis roulant motorizzato dal
design dinamico, con struttura in acciaio ovale. Ha un motore da 2,25
CHP di continuo con picco massimo di 4,5 HP. La velocità è regolabile da
1 a 18 km/h, con incrementi di 0,1 km/h. Il piano di corsa è 50x135 cm,
è ammortizzato tramite elastomeri e dotato di nastro antiscivolo.
L’inclinazione varia dallo 0 al 12%, con incrementi dello 0,8%, per 15 livelli
di salita. Velocità e inclinazione sono regolabili sia attraverso i pulsanti
della consolle, sia attraverso i tasti posizionati sul corrimano. Sul display
Lcd retroilluminato è possibile controllare,
oltre che velocità e pendenza, anche
tempo, distanza percorsa, stima delle
calorie bruciate e anche pulsazioni (grazie
agli appositi sensori manuali che rilevano
il battito cardiaco). Il tapis roulant ha 8
programmi di allenamento preimpostati e
uno manuale. La pedana dell’Home Run
3.0 è richiudibile (dimensioni chiuso:
89x85x156 cm) e, grazie alle quattro
ruote di cui è dotato, il tapis roulant
è facile da spostare. Ha una
garanzia di 2 anni (o di 10mila km).
Info: www.halleyfitness.com
KETTLER Track Experience. Tapis roulant dal design elegante. Motore
potente (3 CHP continui e picco massimo di 6 HP), velocità da 0,8 a 20
km/h, inclinazione 0-12%. Il nastro 51x150 cm è antiscivolo, la pedana è
ammortizzata con sistema Shock Absorbing. Sul Display 3D Black Matrix
sono visibili velocità, inclinazione, tempo, distanza, calorie bruciate e
pulsazioni. Il battito è rilevato attraverso due sensori Hand Grip collocati
sui due maniglioni e attraverso la cardio
fascia inclusa. I programmi preimpostati
sono 12, più un HRC e un programma manuale. Il
Track Experience è richiudibile (dimensioni chiuso:
106x88x190 cm) e dotato di due ruote per poter
essere spostato. Garanzia:
3 anni.
Info: www.kettler.it
JK FITNESS Top
Performa 10800. Motore professionale (3,5hp AC continuativi / 5,0 hp AC
di spunto), design moderno. Velocità da 0,8 a 20 km/h (step di 0,1 km/h
e sei velocità preimpostate), inclinazione 0-12% (16 livelli). Il piano di
corsa con nastro antiscivolo ha una superficie di 51x150 cm, ed è
ammortizzato da 6 elastomeri e 4 regolazioni antishock. Sul display LCD
retroilluminato di blu è possibile controllare tempo, distanza, velocità,
calorie, percorso, zona aerobica, fascia muscolare sotto sforzo
e pulsazioni (battito rilevato con sensori manuali o fascia
cardio in dotazione). Sei i programmi
preimpostati su 10 livelli di difficoltà, 2 i
programmi HRC, e poi un programma
random, uno bodyfat, 4 programmi
personalizzabili e uno manuale. È dotato anche di
casse acustiche per ascoltare mp3. La pedana è
pieghevole, con ruote di trasporto. Dimensioni del tapis
roulant chiuso: 100x111,5x171
cm. Garanzia: 10 anni
telaio e motore.
Info: www.jkfitness.com
16 www.topsport.it

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in continuo movimento
intorno alle quali creare nuovi stili
di abbigliamento e nuovi strumenti di
fitness. Non sempre una tendenza ha
un’origine spontanea. Anzi. Spesso è
un’azienda a lanciare nuove discipline
fitness, allo scopo più o meno velato di
comunicare un marchio e, appunto,
dettare nuove mode. Si pensi a Freddy,
che ha scelto proprio il palcoscenico
riminese per presentare una nuova
attività di fitness chiamata Dansyng.
Un’attività che unisce al piacere della
danza quello del canto (in tal senso
presentata come una novità), con la
quale l’azienda di Chiavari punta a
rafforzare la presenza del suo marchio
nell’abbigliamento sportivo wellness,
magari attraverso anche la promozione
di una nuova linea Dansyng.
Reebok è un’altra big che ha sfruttato la
piazza riminese per operazioni di
branding: durante la fiera del wellness ha
puntato su animazioni ed eventi Fitness,
Dance & Aerobics, e sulle già collaudate
lezioni di Crossfit. Ma anche sul Reebok
Fit Club, un vero social media show
dedicato al mondo del fitness.
Anche sul fronte dell’attrezzistica i pezzi
forti in Riviera non sono mancati. Come
Vipr, acronimo che sta per Vitality,
Performance and Reconditioning, tubo
di gomma vuoto dove troviamo alcuni
buchi per le impugnature, usato per
svolgere diversi esercizi. Il tubo,
running DA salotto
DKN Run Tech 3E. Versione multimediale del
tapis roulant top dell’azienda DKN. Ha un
motore 3 HP (5 HP di picco) e velocità
compresa tra 0,8 e 20 km/h (step di 0,2
km/h). Piano 53x146 cm ammortizzato con sistema
Progressive Absorbing e inclinabile fino al 12%.
Sull’ampio display della consolle: velocità, distanza
percorsa, tempo trascorso,
pulsazioni (sistema
Hond Pulse), stima
delle calorie bruciate,
inclinazione, programma in
svolgimento e grafico del
programma scelto tra i 29 possibili. Il pezzo forte del Run Tech 3E è il
cinema display con connessione USB o SD con la capacità di leggere i
formati Mp3, Mp4, Wma e Avi. Tapis roulant richiudibile. Garanzia: 5 anni
motore.
Info: www.dknitalia.it
BH FITNESS F12. Tapis roulant dal design dinamico, non pieghevole.
Motore potente (max 4,5 CV) con Green Power Technology. Velocità 1-22
km/h, inclinabile fino al 15%. Monitor Dot Matrix con 6 finestre LED con
16 profili predefiniti con 3 livelli di difficoltà. In più, programmi di
controllo del ritmo cardiaco (HRC) e 3 profili personalizzati.
La superficie di corsa è molto ampia: 155x55 cm
(ammortizzazione con 6 elastomeri e K-Dumper).
La misurazione del battito cardiaco
avviene in modalità wireless, con banda
per petto (inclusa) mediante
radiofrequenza a 5 kHz. Dispone anche di:
ventilatore, portabottiglia, fascia ortopedica, cuffie
integrate e connessione per mp3.
Info: www.bhfitness.com
NORDIC TRACK T12.2. Tapis roulant altamente
tecnologico dell’azienda americana appartenente
al gruppo Icon Health & Fitness. È dotato di un
motore 2,75 HP in continuo (5 HP di picco) per velocità
comprese tra 1 e 20 km/h (con step di 0,1 km/h). Il nastro
da corsa è 51x147 cm, ammortizzato con sistema DualFlex
e la pedana si inclina fino al 12%. Possiede 24
programmi, più uno manuale. Il T
12.2 è compatibile con
l’innovativa ed esclusiva
tecnologia iFit Live che
permette di connettere
l’attrezzo alla rete wifi di casa
propria e scaricare programmi di allenamento personalizzati. Sempre
grazie alla tecnologia iFit è possibile tracciare un percorso di running su
Google Maps, e quindi correre idealmente ovunque nel mondo, visionando
sul pc o sul palmare la strada su cui stiamo correndo. Il T12.2 è un
modello che piegato assume le dimensioni 113x89x178 cm. Garanzia: 10
anni motore.
Info: www.nordictrack.it
HIGH POWER TR 6000. Tappeto da corsa dal design essenziale con
potenza motore 2,5 HP continuo (picco 5 HP). La velocità varia da 0,8 a
18 km/h e l’inclinazione raggiunge il
15%. Il piano di corsa (131x45 cm)
vanta ben tre diversi sistemi di
ammortizzazione. I programmi
presettati sono 6, più uno manuale, 2
user e 1 HRC. Nella consolle digitale è
possibile vedere anche il diagramma del
programma svolto. Una volta piegato, il
TR 6000 ha un ingombro di 0,67 mq.
Info: highpowersport.com
18 www.topsport.it

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in continuo movimento
realizzato dalla Fitpro, è lungo un
metro, il peso può variare dai 4 ai 20 kg.
Un uso costante del Vipr permette di
aumentare la forza e migliorare il tono
muscolare, oltre a bruciare la massa
grassa. È ideale per l’home fitness.
Rimini, infine, è stata anche una
piattaforma per sperimentare
l’integrazione tra l’attrezzistica e i
computer e gli smartphone di ultima
generazione, con il lancio di applicazioni
che trasformano il telefonino in personal
trainer.
Di fronte a queste novità, i venditori di
abbigliamento e attrezzi sportivi sono
chiamati a ridefinire le loro strategie
commerciali, anche perché le continue
trasformazioni del settore fitness
determinano spesso l’emergere di nuove
forme di concorrenza.
PALESTRE VS RETAIL. Il luogo più
frequentato per praticare il fitness è la
palestra. In Italia, secondo un calcolo a
spanne, ce ne sono 7mila, e sono circa 7
milioni gli italiani che le frequentano. Si
tratta indubbiamente di una fondamentale
fonte di guadagno per i venditori di
articoli sportivi, specie per quanto
riguarda l’abbigliamento e gli accessori.
Negli ultimi anni, però, i retailer hanno
assistito alla nascita di nuove forme di
concorrenza proprio all’interno delle
palestre. Si sono moltiplicati gli shop
point dentro i centri fitness. Offrire gli
articoli sportivi nel luogo stesso in cui si
pratica sport è sicuramente un’idea
potenzialmente vincente. Inoltre, proprio
quelle palestre che rappresentano il
grosso della categoria, le dilettantistiche,
godono di importanti agevolazioni fiscali
e quindi possono ‘giocare’ sui prezzi di
vendita degli articoli più di quanto possa
fare un normale venditore.
Come possono reagire i tradizionali
retailer per non perdere quote di
mercato, in un mercato già colpito dalla
crisi?
I ‘consumatori’ di articoli sportivi si
dividono tra chi fa fitness in palestra, chi
lo pratica all’aperto e chi lo fa a casa. Il
venditore tradizionale si rivolge a tutti i
tipi di consumatore, ma ultimamente deve
cedere parte dei suoi affari a chi svolge
attività di vendita interna alle palestre. Di
fronte a uno scenario di questo genere,
la tattica del venditore tradizionale va
Il lancIo dI nuovI programmI vuol dIre a volte Il lancIo
dI nuove mode, Intorno alle qualI creare nuovI stIlI
dI abbIglIamento e nuovI strumentI dI fItness.
non sempre una tendenza ha un’orIgIne spontanea
ridefinita in un doppio senso.
Da una parte, il retailer deve
concentrarsi soprattutto su quei clienti
che lo sport tendono a praticarlo fuori
dalla palestra: all’aperto e, soprattutto, a
casa. L’home fitness, in particolare, è
sicuramente il sottosettore in cui il
venditore ha i maggiori margini di
crescita, non solo perché negli ultimi
mesi le iscrizioni alle palestre sono
calate di circa il 40%, ma anche perché
è a chi fa sport a casa che il retailer può
vendere, oltre all’abbigliamento, quei
macchinari e attrezzi che le palestre
acquistano altrove.
Dall’altra parte, il venditore deve
tentare di frenare il flusso di
acquirenti verso le palestre rivedendo
le sue strategie, a partire dal visual e
dal messaggio da trasmettere al
cliente.
IL MESSAGGIO VINCENTE. L’obiettivo
non è solo riconquistare chi acquista
negli shop point delle palestre, ma
anche stimolare i flussi di sportivi dalle
palestre verso l’home fitness. A tal
proposito, il compito del retailer è in un
certo senso quello di imitare le palestre.
I centri fitness hanno successo
perché vendono sport, il negozio deve
riuscire a trasmettere lo stesso
messaggio al cliente. A cominciare
dall’organizzazione degli spazi,
dall’allestimento delle vetrine, dal
rapporto con il pubblico.
Il negozio deve essere visto come una
piccola palestra, il cliente deve sempre
poter vedere e provare gli attrezzi, le
macchine, e soprattutto deve sapere
che quella palestra la può riprodurre a
casa sua, in spazi relativamente piccoli.
In sintesi, se le palestre tallonano le
novità del fitness, come è giusto e ovvio
che sia, anche il venditore è chiamato a
seguire i wellness trend e ridefinire, in
base a questi, offerte e messaggi. E chi
non ce la fa è fuori. In una fase di crisi
che colpisce tutti gli operatori di settore,
viene premiato solo chi riesce a
orientare le scelte commerciali verso le
mode che coinvolgono il pubblico.
Naturalmente senza dimenticare che
dietro quelle mode spesso c’è lo
zampino di qualche marchio.
vincenzo.clemeno@topsport.it
20 www.topsport.it

PROFORM LE TOUR DE FRANCE (PFEVEX79911)
Allenandoti con la training bike ufficiale Tour de
France® vivrai un’esperienza simile ad una
pedalata all’aperto senza rinunciare al comfort di
casa tua.
Scegli un percorso in qualsiasi parte del mondo e,
la Tecnologia iFit Live, in collaborazione con
Google Maps, scaricherà automaticamente il
tragitto sulla tua console. Quello che vedrai
corrisponderà esattamente a quello che proverai .
VIVI OGNI TAPPA DEL TOUR DE FRANCE
-20 to +20 % INCLINAZIONE DIGITALE RESISTENZA INTELLIGENTE TECNOLOGIA iFit LIVE CON GOOGLE MAPS
Contatti : ICON Health & Fitness
Tel : +39 02 38591277
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21

in continuo movimento
ovità prodotto novità prodotto novità prodotto novità prodotto novità prodotto novità prodot
simply & social
Ridotte all’essenziale per non complicare
l’utilizzo, le funzioni tecniche della linea S di
Kettler sono ampliabili grazie all’applicazione
Kettler-S Fit App (per Android e iOs) da
scaricare sul proprio smartphone o tablet. Ci
si può anche collegare con la Kettfit Fitness
Community, creare il proprio profilo e condividere
i dati dell’allenamento. Si può scegliere
tra cinque prodotti. L’ergometro Ergo S con
un controllo della funzione cardiaca semplice
e accurato, la speed bike Racer S per provare
l’emozione di pedalare in un velodromo,
le ellittiche Skylon
S e Unix S con
tecnologia EXT
e il tapis roulant
Run S dotato di un
pratico supporto
tablet (optional) che
permette di restare
collegati mentre
ci si allena. Tutti i
prodotti della linea S
funzionano anche in
modalità tradizionale
touchscreen, senza
l’uso di smartphone.
Kettler è distribuito
da Garlando. Per
info e nominativi
agenti contattare
Massimo Rapetti in
azienda.
tecnologia e design in formato
salva-spazio
Tutto il divertimento di un allenamento
rilassante ed efficace in un tapis roulant
salva-spazio dal design moderno, facilmente
riponibile in ogni angolo della casa, sotto al
letto o addirittura dietro una porta. Il computer
intuitivo con display LCD e 24 programmi
pre-impostati, l’ampia superficie del piano di
corsa ben ammortizzato e la struttura robusta
consentono una corsa piacevole e senza
affaticamento delle articolazioni, qualunque sia
il grado di allenamento. Per info e nominativi
agenti contattare Massimo Rapetti in azienda.
allenarsi è più facile
La Sigg ecologica dotata dell’innovativo
“Smart Drinking System” è
ideale per chi è in continuo
movimento. Bere non è mai
stato così facile, grazie al
tappo “New Active Top”.
Compiendo un semplice
movimento di rotazione della
parte centrale del tappo si
attiva il meccanismo di
pre-ventilazione, e una volta
completata la rotazione con
la valvola, la borraccia è
pronta ad erogare il giusto
flusso della bevanda. L’idea
di base è davvero semplice,
e per questo anche geniale:
il tappo permette di bere
senza inclinare la bottiglia. Sigg è distribuito
da Kunzi.
www.kunzi.it
vestire in libertà
Gli appassionati di fitness non potranno
rinunciare ai modelli proposti dalla Robel. Tutti
i capi sono realizzati in Italia e con fibre naturali.
Per la donna che va in palestra o che ama
vestire in totale libertà e sempre alla moda
è a disposizione una vasta collezione. Oltre
ad avere sempre un occhio di riguardo verso
le nuove tendenze, i capi Robel si prestano
benissimo ad un discorso di personalizzazione
per le forniture, vestendo sia adulti che
bambini.
prestazioni d’avanguardia
Il nuovissimo treadmill Performance 1050 di
ProForm, unisce prestazioni e design al prezzo
di vendita rendendolo veramente alla portata
di tutti. L’Ampio nastro di corsa di 51x140
cm, l’efficace sistema di ammortizzazione
ProShox e un’elettronica d’avanguardia consentiranno
agli utenti allenamenti (camminata
o corsa che sia) appropriati comodamente a
casa propria. La struttura pieghevole permette
di mettere l’attrezzo in qualunque parte della
casa riducendone l’ingombro. La consolle di
piacevole disegno estetico, consente un facile
accesso alle prestazioni (20 km/h di velocità
massima, 10% di inclinazione massima), ai
programmi pre impostati (18 diversi per tutti i
livelli, di cui 5 basati sulle calorie, 5 sull’intensità,
5 sulla velocità e 3 sull’inclinazione), al
piccolo ventilatore Autobreeze e alle informazioni
(distanza, velocità, inclinazione calorie e
pulsazioni). Inoltre l’esclusiva tecnologia iFit
porterà l’utilizzatore in un mondo unico, divertente
e motivante; disegnerà i propri percorsi
su Google Maps e potrà ripeterli sul proprio
fantastico Performance 1050 visualizzando il
percorso sul Pc, iPhone o tablet. ProForm è
distribuito da Icon Health & Fitness.
GUARDA IL VIDEO
GARLANDO
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in continuo movimento
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molte qualità in un unico tapis
roulant
Un tapis roulant di alta tecnologia, curato nel
design, dall’ottimo rapporto qualità-prezzo?
Non è possibile sbagliare se si sceglie TRX90
S di Toorx, la linea home fitness di Garlando.
TRX90 S è il top di gamma, che soddisfa un
pubblico esigente ma attento al prezzo. Si
presenta con tutta l’affidabilità del telaio in
acciaio indistruttibile e garantito a vita. Risalta
per il dinamismo della linea. Si impone per
la potenza del motore (garantito 5 anni) che
consente di raggiungere i 22 Km/h. Il tapis
roulant TRX90S è super accessoriato con
sistema Audio Sound System, ventilatore
regolabile, fascia cardio Polar T34, comandi
velocità/inclinazione sui corrimano, sistema di
rilevazione cardiaca tramite handpulse, nastro
ortopedico e piano di corsa con rivestimento
Phenolic e tecnologia FLEX DEX.. Non solo,
è consegnato montato all’80%, per poterlo
utilizzare fin da subito. La linea Toorx di
Garlando si incentra su quello che è l’attrezzo
fitness più amato dagli italiani e conta in tutto
17 modelli per le diverse esigenze. Per info e
nominativi agenti contattare Massimo Rapetti
in azienda.
Igienica e senza odori
Headband Buff è una fascia costituita da
un doppio strato di CoolmaxExtremePerformance,
fibra a quattro canali che trasferisce
rapidamente il sudore della fronte, offre altissima
traspirabilità e tempi di asciugatura assai
ridotti rispetto alla microfibra tradizionale,
assicura inoltre protezione dal 95% dei raggi
UV. Buff ha scelto la tecnologia antibatterica
Polygiene Active Odour Control per rendere
più igienici e senza odore tutti i suoi prodotti.
Buff HeadBand è disponibile in 15 fantasie.
Buff è distribuito da Nov.Ita.
www.buff.eu
charm in movimento
Freddy conferma la sua attitudine sportiva
lanciando un nuovo modello dedicato all’allenamento
e al fitness: Wr.Up sport. In un gioco
di tagli e cuciture, la sua architettura segue
i contorni di ogni silhouette: Wr.Up sport
diventerà un alleato indispensabile per tutte le
sedute di training permettendo ad ogni donna
che lo indossa di sentirsi comoda e libera nei
movimenti. Questo modello, infatti, è realizzato
in D.I.W.O., il materiale brevettato da Freddy
che agevola l’evaporazione del sudore mantenendo
quindi la pelle
di chi lo indossa
protetta e asciutta.
La fascia elastica
posizionata sul
girovita migliora
l’aderenza e garantisce
un ulteriore
effetto modellante,
la conformazione del
cavallo induce una
tensione verso l’alto,
la membrana in silicone,
inserita all’interno,
avvolge i glutei e le
cosce esaltandone le
forme. Tutto questo
è possibile sempre
grazie alla tecnologia
Wr.Up.
www.freddy.com
massima personalizzazione
Il Performa 10700, nuovo tapis roulant della
JK Fitness, è un tappeto per correre completo
nelle prestazioni, ma compatto e richiudibile
che si adatta a tutte le esigenze senza
deludere le aspettative. È un tappeto dalle
eccezionali performance e robustezza, adatto
ad atleti che vogliano tenersi in forma senza
limiti di tempo di allenamento o a famiglie con
più componenti che prevedono di utilizzarlo.
Il motore professionale da 3,5 HP a corrente
alternata assicura un’affidabilità e una durata
incredibili. L’ampia scelta fra gli 11 programmi
preimpostati su 10 livelli e i 4 personalizzabili
e memorizzabili assicurano un allenamento
mirato e allo stesso tempo divertente. La
fascia toracica Polar è già inclusa e permette
di sfruttare i 3 programmi HRC per un ottimo
allenamento cardiaco.
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in continuo movimento
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l’home fitness alla portata di tutti
Everfit è la linea home fitness Garlando entry
level. Comprende tapis roulant, di cui 2
magnetici e super slim, biciclette da camera
diversamente accessoriate, pratiche e originali
pedaliere ideali per ginnastica passiva e
riabilitazione e la panca gravitazionale ideale
per l’allungamento dei muscoli della schiena.
Design grintoso e dimensioni compatte salvaspazio,
insieme a una tecnologia convenientemente
curata rendono questi prodotti adatti
a tutte le fasce di età e ad ogni ambiente
domestico. Si segnala in particolare il tapis
roulant TFK500 con display LCD retroilluminato
e scelta tra 14 programmi di allenamento
di cui uno per il controllo delle
pulsazioni cardiache.
Il body fat tester
permette di
tenere sotto
controllo la percentuale
di grasso corporeo
man mano che si
procede negli allenamenti.
Per info e nominativi
agenti contattare Massimo
Rapetti in azienda.
GARLANDO
Tel. 0143 318 500
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per lunghi allenamenti
La New Balance M880NG3 presenta una
tomaia in Mono mesh con rinforzi strutturali
termosaldati; allacciatura o chiusura lacci;
plantare sagomato e traforato, estraibile;
intersuola in Acteva Lite con inserto N-Ergy
nella parte tallonare. Intero sottopiede in Abzorb;
il T-Beam allegerito del 70% garantisce
flessibilità torsionale. La suola è in gomma
al carbonio N-Durance e gomma soffiata
nell’avampiede. New Balance è distribuito da
Gartner Sports.
per prestazioni al top
Da adidas arrivano numerose nuove proposte
per il fitness. Nelle foto: canotta nera a compressione
media che garantisce un elevato
supporto, riduce la vibrazione dei muscoli e
migliora la postura del corpo; pantaloncino
grigio Climalite cotton composto da un mix di
fibre di cotone con un’eccellente funzionalità
nel controllo dell’umidità.
ADIDAS
Tel. 039 27 151
www.adidas.it
un piacere anche per gli occhi
Chi vuole praticare fitness a casa viaggiando
virtualmente in giro per il mondo, non potrà
non farsi coinvolgere e trascinare da Passport
Virtual Active, l’ultima novità Johnson Health
Tech per mantenersi in forma anche con il
piacere degli occhi. L’inclinazione interattiva
consente di sentire sotto i piedi se il percorso
è in salita o in discesa mentre voci e suoni
dell’ambiente danno la sensazione di esserci
davvero. Il sistema utilizza video ad alta
definizione girati tra America, Italia e Svizzera
e funziona su attrezzi fitness compatibili, “Passport
ready”, cioè abilitati per Passport, che
comunicano wireless con il televisore quindi
in totale assenza di cavi o fili ingombranti e
antiestetici.
pulsazioni sotto controllo
Il treadmill ProForm 720 Zlt offre prestazioni
di rilievo in una fascia di prezzo intermedia. La
sua ampia superficie di corsa 51x140 cm permette
di allenarsi agevolmente fino a 18 km/h
proteggendo, con il sistema ammortizzante
ProResponse, le strutture articolari come
caviglie, ginocchia e schiena. L’inclinazione
elettrica fino al 10% garantisce a chi vuole
semplicemente camminare, la possibilità di
massimizzare il consumo calorico. Il vero punto
di forza di questo prodotto è la dotazione
elettronica: sistema audio Intermix Acoustics
2.0 per ascoltare la musica del proprio iPod
senza scomode cuffie, 16 programmi di
allenamento pre-installati, fascia cardio Polar
(opzionale) per tenere sotto controllo le pulsazioni
e compatibilità con il fantastico sistema
iFit Live, che garantisce una espansione dei
programmi, attraverso il download dal sito iFit.
com, di veri e propri “piani di allenamento”
costruiti da un Personal Trainer professionista.
Con iFit Live si può anche disegnare un
percorso in qualunque parte del mondo attraverso
Google Maps e correre visualizzando
lo stesso percorso
sul PC,
l’iPad o sulla
propria TV di
casa. ProForm
è distribuito da
Icon Health &
Fitness.
GARTNER SPORTS
Tel. 0471 062 300
info@gartner-sport.com
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PRO FORM presenta la training
bike ufficiale del Tour de France
La prima bici indoor con inclinazione (salita e discesa) motorizzata,
resistenza Real Road e tecnologia iFit Live powered by Google Maps
PRO FORM, il più famoso brand di
attrezzatura home fitness, in collaborazione
con Le Tour de France,
hanno creato PRO FORM TOUR
DE FRANCE INDOOR CYCLE, la bike
da allenamento ufficiale della prestigiosa
corsa.
Tre caratteristiche egualmente importanti
permettono un’esperienza di ciclismo “da
fermo” come mai fino ad oggi: la tecnologia
iFit Live powered by Google Maps,
l’inclinazione variabile elettronicamente da
una discesa mozzafiato del -20% ad una
estenuante salita del +20% e la resistenza
Real Road per una sensazione fedele alla
strada.
I ciclisti della nuova bike
possono registrarsi sul sito
ifit.com per disegnare un percorso
su qualunque strada
del mondo, grazie a Google
Maps. Questa bike PRO
FORM integra una connessione
wi-fi che permette di
scaricare la mappa creata
in iFit.com direttamente nel
prodotto.
La mappa di Google Maps
appare nel display ad alta
risoluzione in modalità “vista
satellite” con il tracciato evidenziato
da una linea rossa
ed un indicatore si muoverà
lungo di essa visualizzando la
strada percorsa.
La console della bike contiene anche 10
percorsi già memorizzati che riproducono
alcuni tratti di 10 tappe del Tour de France
2011 compresi: 30 km della tappa 8:
Aigurande-Super-Besse Sancy; la tappa
13: Pau-Lourdes con il Col d’Aubisque; la
tappa 19: Modane-Alpe-d’Huez con il Col
di Galibier e la salita dell’Alpe-d’Huez.
I ciclisti PRO FORM potranno “entrare”
dentro le strade percorse attraverso la
modalità “street view” di Google Maps
collegandosi al proprio profilo iFit con uno
smartphone oppure un iPad e posizionando
questi ultimi sulla console. Altri percorsi
sono disponibili sul sito iFit.com.
La tecnologia Geo-Data di cui dispone Google
Maps modificherà automaticamente
l’inclinazione e la resistenza della bike PRO
FORM simulando il terreno sulla mappa. I
ciclisti potranno così scalare una salita fino
al +20% e discendere una discesa fino al
-20%.
Il team PRO FORM raggiunge il suo scopo
con la tecnologia di resistenza Real Road
che, combinata con la tecnologia iFit Live
e con l’inclinazione variabile dal -20% al
+20%, distingue questa bike da qualsiasi
altro prodotto domestico disponibile oggi
sul mercato.
PRO FORM ® è un marchio di
ICON HEALTH & FITNESS TM
Tel. + 39 02 38591277
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www.ifit.com
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
• Abbonamento della durata di 1 anno ad iFit.
com, per permetterti di creare “i tuoi
percorsi”. Ogni abbonamento permette la
registrazione di 4 profili (utenti) diversi;
• Pedala su qualsiasi strada del mondo
riprodotta su Google Map;
• Selezione dei rapporti ;
• Ergometro in watt;
• RPM per la frequenza di pedalata;
• 30 marce, con controllo digitale (3 corone
anteriori, 10 rapporti posteriori);
• Console per visualizzare i watt, la velocità, il
tempo, la marcia, rpm, la frequenza
cardiaca, la percentuale di inclinazione/
declinazione, la distanza e le calorie;
• 10 tappe del Tour de France 2011 ricreate
su Google Maps;
• Compatibile con la fascia toracica Polar
wireless (ricevitore incluso e fascia venduta
separatamente);
• Ruota libera per una perfetta simulazione di
una bici da corsa;
• Porta d’ingresso per iPod e altoparlanti
integrati;
• Manubrio e sellino regolabili.
Per maggiori informazioni e per conoscere
i punti vendita vai su www.proformfitness.it
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27

esclusivo
L’importanza
Alberto Bichi è
segretario
generale della
Federation of
the European
Sporting
Goods
Industry (FESI)
dal 2000
di pensare
globale
Il sistema distributivo italiano e
l’Europa secondo il SEGRETARIO GENERALE
DELLA FEDERATION OF THE EUROPEAN
SPORTING GOODS INDUSTRY (FESI)
Intervista di Rosarita Cuccoli
A
dirigere la federazione
europea del nostro
settore è un italiano,
Alberto Bichi, che è
segretario generale della
Federation of the
European Sporting Goods Industry
(FESI) dal 2000, quando fu eletto per
quel ruolo all’unanimità. Bichi conosce
bene i meccanismi di Bruxelles. Ha
lavorato per la Foreign Trade
Association (FTA), della quale è anche
divenuto consigliere. Proprio quando era
alla FTA gli venne chiesto di occuparsi
della Federation of the European
Sporting Goods Industry (FESI) e di
svilupparla: nel 1996 prende la
direzione dei Member Services di FESI,
cruciali nell’ambito di una federazione, e
soltanto quattro anni dopo diventa
segretario generale dell’organizzazione.
In questi 13 anni sotto la sua direzione,
FESI ha continuato a crescere come
l’organismo riconosciuto per esprimere
con voce unitaria gli interessi
dell’industria degli articoli sportivi.
Nel 2008, Bichi è inoltre stato nominato
direttore esecutivo della European
Platform for Sports and Innovation
(EPSI). Dal giugno 2012 è anche
direttore degli affari governativi di
HDS-L, l’associazione che rappresenta
l’industria delle calzature e della
pelletteria in Germania.
Bichi ha concesso a TopSport questa
intervista, dalla sede di FESI a Bruxelles.
Chi sono i membri di FESI? Soltanto
le federazioni nazionali o anche le
aziende? E i retailer, che posizione
hanno?
I membri sono fondamentalmente tre tipi
di soggetti. Abbiamo le federazioni
nazionali, in rappresentanza di 10 Paesi
membri. Ci sono poi i membri diretti,
cioè le aziende del settore. E infine i
membri ‘speciali’, o sectorial groups,
quali ad esempio l’European Outdoor
Group. Mi chiedeva dei retailer, che
sono un tema attualmente in
discussione. Come tipologia di
adesione, i nostri membri possono
essere membri regolari o associati. Per il
momento i retailer possono aderire
come membri associati, e quindi
partecipare soltanto ad alcune delle
nostre commissioni, ma stiamo
riflettendo sull’opportunità di estendere
anche ai retailer la membership piena.
Qual è stato il percorso che l’ha
condotta a ricoprire il suo ruolo
attuale in FESI?
Un percorso decisamente europeo.
Sono nato in Italia ma l’ho lasciata all’età
di 11 anni. Ho vissuto otto anni in
Olanda, cinque in Francia e uno nel
Regno Unito. Completati i miei studi in
Economia e commercio, sono approdato
a Bruxelles per uno stage alla
Commissione Europea, dopo il quale ho
iniziato a lavorare per una delle tante
lobby che hanno sede a Bruxelles, che
rappresentava gli interessi di grandi
retailer internazionali.
Quali sono, a suo parere, le specificità
del sistema distributivo italiano? Lo
reputa diverso da altri sistemi in
Europa, ad esempio nel rapporto tra
distribuzione indipendente e
organizzata?
Il sistema italiano è decisamente diverso
da quello di molti altri stati europei.
Innanzitutto è molto più frammentato.
Rispetto a casi come quello francese o
anche tedesco, il numero di negozi
medio-piccoli in Italia è molto maggiore.
28 www.topsport.it

La distribuzione in Italia è, per l’appunto,
comparativamente poco organizzata,
poco aggregata. Questo da un lato
consente ancora un approccio diverso
con il consumatore, un rapporto e un
feedback più diretti. Il lato negativo è,
però, che si fanno poche economie di
scala. Anche dal punto di vista delle
organizzazioni di settore, in Italia, dove
pure esistono – penso ad esempio
all’ADAS – non sono sufficientemente
attive e visibili per avere l’impatto che
potrebbero avere.
Parlare di made in Italy ha ancora
senso?
Lo spezzettamento delle fasi produttive
è tale, con la globalizzazione, che fare
della provenienza di un prodotto un
valore aggiunto diventa molto difficile.
Sarebbe più opportuno puntare sul
branding che sulla provenienza.
Come vede le prospettive per il
mercato italiano, considerando la crisi
che ha colpito in modo particolare il
nostro Paese?
Credo che l’Italia dovrebbe puntare su
due aspetti chiave: 1) l’eccellenza, cioè i
prodotti di nicchia, che possono essere
qualcosa di esclusivo; e 2)
l’internazionalizzazione, l’export. Se si
cerca di salvarsi, o addirittura di
emergere, senza spingersi al di là dei
confini nazionali, l’operazione diventa
molto difficile.
Si parla molto, in Italia ma non solo,
del peso dell’Europa su quanto
accade nelle rispettive economie
nazionali. La domanda è
politicamente scorretta: come vede
l’Europa per il nostro settore, e in
particolare per l’Italia? Come un
ostacolo, in qualche modo? Come
un’opportunità che però richiede una
serie di aggiustamenti? Lei da
Bruxelles, e per il suo ruolo, ha un
osservatorio privilegiato.
Evidentemente la vedo ancora come una
grande opportunità, e mi sembra che
l’Italia in particolar modo sia poco
consapevole delle opportunità che offre
l’Europa. Se non ci si rafforza come
Europa, prima o poi finiremo annientati
da colossi emergenti come la Cina o
l’India.
Il sistema italiano è decisamente diverso da quello
di molti altri stati europei e troppo frammentato.
Rispetto a casi come quello francese o anche tedesco,
la distribuzione è poco organizzata, poco aggregata.
Questo da un lato consente ancora un approccio
diverso con il consumatore, più diretto. Il lato negativo
è, però, che si fanno poche economie di scala
Per chi lavora sul campo, il concetto
di “associazione” spesso appare
come qualcosa di teorico, di troppo
istituzionale, di cui fondamentalmente
non si vedono i vantaggi. Come
risponde a questo tipo di
atteggiamento?
Confermo assolutamente che questo
tipo di approccio c’è, e che c’è in modo
particolare in Italia. Gli italiani
reagiscono decisamente peggio della
media dei loro colleghi europei all’idea
di operare come gruppo, e tendono
piuttosto a cercare sempre soluzioni
individuali, o speciali, credendosi
sempre un po’ più furbi degli altri. Gli
italiani tendono a non fare sistema, e
questo li limita molto. Capisce che
quando ci si presenta, ad esempio,
come FESI, rappresentando 1800
aziende, si ha un peso diverso.
Quali sono i principali obiettivi
strategici di FESI, attualmente e per il
prossimo futuro?
FESI ha una serie di obiettivi strategici
regolari, che attua attraverso 10
commissioni. Tali commissioni
rispecchiano i settori in cui la
legislazione europea può avere un
impatto sul nostro settore. Anche il
calendario dei lavori di queste nostre
commissioni è modulato sulle attività
della Commissione Europea. Per fare un
esempio pratico, se si sta discutendo a
livello europeo un tipo di legislazione
che avrà direttamente un’influenza sul
nostro settore, e può trattarsi anche di
disposizioni di carattere puramente
amministrativo, che però spesso hanno
un forte impatto, cerchiamo di agire per
tempo in modo da influenzare questo
processo.
Da due anni a questa parte abbiamo
inoltre creato due nuove commissioni
che si occupano di Ricerca & Sviluppo.
Nel momento in cui l’Unione Europea
stanzia 80 miliardi di euro per la ricerca,
vogliamo fare in modo che una parte
arrivi al nostro settore, e lo facciamo
tramite una speciale piattaforma che si
chiama EPSI (European Platform for
Sport Innovation).
Oltre a questi obiettivi regolari, abbiamo
anche obiettivi strategici a tre anni.
Lavoriamo molto per favorire la pratica
dell’attività fisica in Europa. In questo
periodo, ad esempio, si sta discutendo a
livello europeo della creazione di una
European Week of Sport. Sosteniamo
inoltre “Designed to Move”, l’iniziativa
internazionale per favorire lo sviluppo
dell’attività fisica nelle scuole.
www.topsport.it
29

esclusivo
Consapevolezza di
i punti vendita si sono trasformati
in armi di seduzione e Conquista
dei Compratori, Che hanno bisogno oggi
più Che mai di vedere l’aCquisto Come
un momento di divertimento e sCoperta
Continua. i negozi monomarCa sono
diventati la frontiera più importante
delle strategie aziendali tanto
Che la loro Componente ComuniCativa
risulta sempre più importante
per stabilire una relazione nuova
e diretta Con il Consumatore
Come stanno declinando
i maggiori brand dello
sportswear le risposte
all’evoluzione nei
comportamenti
d’acquisto? Per cercare
qualche risposta, abbiamo osservato
alcuni tra i migliori store monomarca di
taglio sportivo, come Lacoste, Le Coq
Sportif, Nike, Salewa, Freddy, Puma,
TNF, adidas; seguendo un percorso di
osservazione dall’esterno all’interno, due
mistery shopper hanno affrontato lo
shopping tour dal punto di vista del
cliente che arriva nel punto vendita e fa i
conti con la sua organizzazione, il
racconto di un marchio e un invito a
comprare. I clienti misteriosi hanno
quindi preso in considerazione alcuni
macro-ambiti di analisi: aspetto esterno,
ambiente del negozio, comunicazione
interna, layout, immagine del personale.
La visita si è prestata anche a indagare
30 www.topsport.it

marCa
UNA PARTNERSHIP ESCLUSIVA
Comincia da questo numero una collaborazione esclusiva tra TopSport e
Cavalieri Retailing, società di consulenza marketing nella distribuzione.
La partnership si concretizzerà nella realizzazione di una serie di analisiinchieste
sui retailer nel segmento sportivo.
Obiettivo è approfondire diversi elementi del punto vendita, coniugando
l’approccio di consulenza alla distribuzione, qual è quello di Cavalieri Retailing,
con un’informazione utile ai player sul mercato, quale quella fornita
dalla testata di riferimento. L’utilizzo della metodologia di mistery
shopping porterà a vedere gli store dallo stesso punto di osservazione
del cliente e dell’esperienza che vive. L’analisi avrà come focus il punto
vendita tra immagine esterna, ambiente e comunicazione interna, layout,
immagine del personale, senza considerare il modello di servizio di ciascun
brand.
La collaborazione si svilupperà su 4 uscite, a partire da questa con l’analisi
dei negozi monobrand; la seconda prevede l’analisi di alcune catene alternative
al retail sportivo ‘tradizionale’, cui seguirà l’analisi di alcune catene
interregionali nei centri commerciali e infine i punti vendita nei centri storici.
Cavalieri Retailing è nata nel 1989 a supporto
dei retailer, per potenziarne le performance
commerciali. In circa 25 anni
di esperienza, l’azienda ha realizzato
oltre 1600 progetti per 150 grandi
brand del retail, tra cui tra cui Geox,
Thun, Natuzzi, Italiana Assicurazioni,
Conbipel. La sua mission è promuovere
la cultura retail, considerando
che tutto è retail, dalla distribuzione di
beni all’erogazione di servizi.
se ciascuno di questi brand del
fashion sportivo e dell’informalwear
soddisfi aspettative che riguardano
non più solo l’acquisto di un bene, ma
l’intrattenimento e l’esperienza
all’interno del negozio. Sono emerse
così analogie e differenze nella proposta
che caratterizza ciascuno di questi
marchi in Italia.
Immagine esterna. È uno dei biglietti
da visita del punto vendita: introduce i
contenuti, offre spunti, incuriosisce,
presenta il brand. Il primo elemento che
si nota è la volontà comune dei retailer
di presentarsi a pubblici differenziati: lo
si evince dalla scelta di collocare i propri
store monobrand in zone di Milano di
grande passaggio da parte di persone
diverse.
Tranne Nike che non ha le shopping
windows e Freddy che le ha in una via
laterale, per tutti gli altri la presentazione
esterna annuncia lo store in una forma
tradizionale: insegna e vetrina con
prodotti esposti. Ordine, buona
illuminazione e pulizia caratterizzano tutti
i negozi, ma per il passante risultano di
maggiore appeal Lacoste e Salewa: il
primo, almeno per le palline gialle e il
secondo soprattutto per il visual di
grande impatto, in vetrine ampissime. È
uno dei punti di forza di questo store:
Salewa ha scelto di raccontarsi molto
all’esterno, con un’esposizione
focalizzata, da una parte, su un solo
modello di scarpa con relative
caratteristiche tecniche e, dall’altra, con i
manichini su due livelli dall’effetto visivo
straordinario. Ciò che trasmette al
passante è l’immagine di una meta per
esperti, per persone non particolarmente
interessate a prodotti di ‘moda’, ma
attente agli elementi tecnici di alto livello.
Anche Lacoste presenta una narrazione
in vetrina: oltre al colore che attira subito
lo sguardo, il tema è “Lacoste
celebrating eighty”, gli 80 anni del
marchio. In generale tutti i punti vendita
puntano su un elemento di forza (Artur
Ashe per Le Coq Sportif, le partnership
per Puma, alcuni riferimenti a sport
estremi per TNF, il nuovo prodotto di
punta per Freddy), ma appare solo un
aggancio prevalentemente per
presentarsi e non per raccontare i mondi
cui appartengono e colpire e
conquistare.
Ambiente e comunicazione interna.
L’ambiente del negozio e il suo mood
sono importanti per valorizzare i prodotti
e trasmettono la cura e il rispetto per il
visitatore. Così come le scelte in
termini di comunicazione interna sono
importanti per orientare il cliente,
facilitarne la visita e offrire spunti per
l’eventuale acquisto. L’atmosfera che si
respira e gli stimoli incontrati
costituiscono gli elementi emozionali per
il ricordo dell’esperienza vissuta
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31

indagine negozi monomarca
all’interno dello store.
La prima impressione entrando è una
sensazione di spazio, in una vasta area
espositiva e poca comunicazione di
servizio che potrebbe invece aiutare il
cliente che arriva per cercare qualcosa
di preciso. Ciò che però può fare la
differenza in tale caso è la leggibilità del
punto vendita e solo Salewa sembra
avere un approccio strutturato per
orientare con successo il visitatore tra i
reparti e per illustrare le occasioni d’uso
dei prodotti.
In generale, la comunicazione interna
sembra valorizzare il prodotto novità e le
promozioni, oltre a presentare alcuni
aspetti distintivi del brand. Così Lacoste
torna sui suoi 80 anni, Le Coq Sportif si
racconta attraverso il testimonial, Salewa
insiste sulle peculiarità tecniche dei
prodotti, adidas propone la propria storia
attraverso le calzature icona. Meno chiari
in tale senso risultano Freddy e Nike che
rimandano alle rispettive campagne
pubblicitarie. E l’invito alla prova? Anche
questo poco segnalato.
Promossi, in generale, i retailer per la
tenuta dell’area di vendita: nonostante
la piena operatività, sono poche le
sbavature in un contesto di ordine e
pulizia; anche il banco cassa e le aree di
prova si presentano sempre sgombre e
in ordine. Solo pochi elementi hanno
disturbato le visite: da Freddy la
la maggior parte dei negozi visitati sembra adeguata
per ‘farsi un giro’, ma non è attrezzata per proporre
una reale esperienza di shopping. lo store si deve
Caratterizzare sempre più Come area di intrattenimento
e di Condivisione e deve introdurre diversi elementi
di Coinvolgimento emotivo e fisiCo
presenza di scatole nella zona espositiva
che non rende possibile l’osservazione di
tutta una parte del negozio e da TNF il
visual al secondo piano, confuso e con il
prodotto troppo ‘legato’ e vicino.
Quanto alle emozioni offerte dallo
shopping tour, c’è qualche aspetto da
migliorare almeno nei punti vendita in
cui si distinguono impressioni diverse tra
il primo impatto e la visita approfondita:
per esempio, da Freddy si ha subito una
sensazione di ampiezza, colpiscono il
layout, la grafica, il visual e altri elementi.
Ma il resto dell’esperienza appare meno
accattivante; c’è una forte spinta sul
nuovo prodotto “wrap up”, eppure non
emerge molto altro. Al contrario, nello
store Le Coq Sportif l’ampio spazio
produce subito uno spaesamento,
nonostante poi la visita risulti scorrevole
e in alcuni punti, come nell’area di prova,
persino accogliente. Impressioni più
coerenti dall’inizio alla fine per gli altri
brand, ciascuno dei quali si caratterizza
visivamente per alcuni elementi precisi:
Nike con un’architettura di forte impatto,
con mattoni e travi a vista, una struttura
ad archi, un soppalco che sembra
sospeso; Salewa con un ambiente
curato nei dettagli e un visual molto
originale. Le sfumature di colore e la
forte presenza del marchio caratterizzano
invece rispettivamente le proposte di
Lacoste e Puma. Il caso di adidas è
meno comparabile in generale per il tipo
di punto vendita, più ridotto e
concentrato, molto orientato
all’abbigliamento e al fashion street style.
Puma invece sembra immergerti in un
mondo che ha spunti di novità e di
sensazioni positive (come le scelte
comunicative su Ferrari) ma appare
LACOSTE
Dall’esterno veDo…
• Pdv molto luminoso e d’appeal
• Vetrina ordinata, essenziale,
celebra gli 80 anni di Lacoste e
racconta molto del brand
all’interno trovo…
• Toni minimalisti, con il bianco
predominante alternato ai colori
brillanti delle polo
• Pdv facilmente leggibile e
ordinato
• Offerta valorizzata
dall’illuminazione
in primo piano:
• L’espositore delle borse, sia per
la posizione al centro dell’area
donna, sia per il layout
plus:
• La buona presentazione dei
prodotti
• Rispetto delle aspettative che
un cliente ripone nel brand
minus:
• Poca scelta per chi non sia
interessato alle polo
• Poca comunicazione di
servizio
la visita è:
Colorata
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dettato da scelte meno innovative e per
un pubblico già fidelizzato.
A creare l’ambiente giusto concorre
anche la musica: la propongono tutti i
retailer osservati, con l’unica
eccezione di TNF. Risulta con
chiarezza che per alcuni brand si tratti
di una scelta accurata, che
corrisponde allo stile del punto vendita
e del prodotto: pop per Lacoste, R&B
per Nike, hip hop/street style per
Puma. Solo in un caso la musica è
sembrata casuale ed è un elemento in
forte contrasto nello store Salewa
dalla personalità fortemente
caratterizzata.
Bocciati tutti i punti vendita alla
prova della multisensorialità: nessun
profumo stimola il visitatore! Solo da
Salewa si può notare un ottimo odore
che non rimanda a un prodotto o a
un’area, ma richiama l’attenzione e
genera una piacevole sensazione.
Lacoste invece pur avendo un eau de
parfum a marchio, lo propone solo
nelle profumerie.
Bocciatura – o almeno voto non
sufficiente rispetto alle potenzialità
di ciascun brand – anche sul
coinvolgimento del cliente. Alcuni
spunti ci sono e riguardano
prevalentemente la tecnologia che il
cliente può vivere passivamente:
Lacoste ha in sede uno schermo che al
momento dei rilevamenti risulta
spento; Nike, TNF e Salewa offrono la
possibilità di vedere alcuni video. Solo
Salewa si distingue perché propone,
attraverso il sistema del QR code, un
approfondimento attivo sul materiale
che compone le giacche, rimandando
al sito del produttore: un occhio
strizzato al cliente tecnologico, che
oggi è ancora incuriosito da ciò che
può trovare al di là di quel curioso
mondo dei quadratini ipertestuali.
Esposizione: non si tratta solo di
proporre i prodotti, ma anche di
valorizzarli e di offrire spunti per
l’utilizzo. In generale, non ci sono
supporti innovativi di layout.
L’impressione generale che si ha
dell’assortimento è che in tutti i casi sia
buono, con Nike che propone solo la
collezione attuale e nulla di basic,
Freddy che ha un’esposizione non
sempre coerente, TNF che punta alla
LE COQ SPORTIF
Dall’esterno veDo…
• Immagine poco appariscente
• Vetrine semplici e pulite che
lanciano il racconto del brand
e dei prodotti
all’interno trovo…
• Negozio ordinato, ampio e un
po’ dispersivo
• Focus luminoso sulle
calzature
• Layout su tavoli tondi con
gambe in ferro battuto
in primo piano:
• L’area prova, sia per le
particolari piastrelle della
cabina, sia per l’accogliente
salottino all’esterno
plus:
• Layout con pochi capi, ma ben
disposti
• Il brand raccontato attraverso
il testimonial
TNF
Dall’esterno veDo…
• Pulizia e ordine: insegna e
vetrine ampie, ben visibili e
illuminate
• Prodotto ben focalizzato e
brand valorizzato
• Tecnicismo e serietà di
prodotti e brand in primo piano
all’interno trovo…
• Store tecnico
• Assortimento ampio e
profondo
• Divisione chiara in piani e aree
merceologiche
minus:
• Total look non valorizzati
• Assortimento squilibrato tra
uomo e donna
• Racconto del brand è per
conoscitori
• Ci si muove con facilità ma
non ci si orienta facilmente
la visita è:
Neutra
in primo piano:
• Schermo con video su attività
di running e panoramiche di
viaggio
plus:
• Alta leggibilità del negozio
• Ampio utilizzo di segnaletica,
soprattutto nelle aree tecniche
minus:
• Visual a tratti confuso
• Layout di prodotto troppo
‘legato’ e vicino
la visita è:
Tecnica
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33

indagine negozi monomarca
qualità dell’esposizione. Ma da
Lacoste si ha l’impressione che ci sia
poca scelta per chi non sia interessato
alle polo e da Le Coq Sportif che
l’assortimento sia sbilanciato
sull’uomo.
Ciò che emerge in generale è la
suddivisione espositiva
prevalentemente per sesso, tranne
nello store adidas che, proprio per
l’assenza di distinzione tra aree
donna e uomo, appare meno chiaro.
Poi Lacoste e Freddy distinguono anche
un’area bimbo; Salewa e TNF insistono
sulle occasioni d’uso e si
caratterizzano per essere i più
tecnici; Le Coq Sportif e Puma
focalizzano anche le calzature.
Alcuni supporti valorizzano la merce
esposta, come le strutture in ferro
battuto di Nike o i tavoli bianchi di
Lacoste che fanno risaltare le polo in
file colorate sopra, o le corde
d’arrampicata da cui pendono i capi di
Salewa. Ma l’arte del layout non emerge
per tutti in modo univoco. Sembrerebbe
una caratteristica di Lacoste presentare
bene i prodotti, così come di Le Coq
Sportif, anche se non valorizza molto i
total look; mentre Nike e adidas
dimostrano meno cura in quest’aspetto
e Freddy parrebbe impegnarsi in tal
senso solo per la nuova collezione. A
valorizzare l’offerta contribuisce
un’illuminazione adeguata e curata
in modi diversi: pareti retroilluminate
per Lacoste, faretti per Le Coq Sportif,
led gialli per Nike. In questo caso si
distingue negativamente Salewa, dove
invece questo elemento sembrerebbe
emergere meno rispetto agli altri punti
vendita e soprattutto rispetto alla cura
degli altri dettagli nello stesso store.
Ciascun retailer ha curato con
particolare attenzione alcuni focus che
effettivamente attirano lo sguardo: per
Lacoste è l’espositore al centro dell’area
donna che propone le borse ripiegate
in modo curioso; per Le Coq Sportif
sono i camerini al piano superiore che
sfoggiano particolari piastrelle e
un’area relax con divano, lampada,
tavolinetto con riviste di moda che
rendono l’ambiente di vero richiamo; per
Nike è la zona Nike ID, nella quale c’è un
tavolo a scacchi colorati che riprende la
parete tridimensionale; per Salewa è
NIKE
Dall’esterno veDo…
• Pdv poco visibile
• Assenza di vetrine
all’interno trovo…
• Negozio di grande impatto
• Ambiente ordinato e pulito
• Esposizione improntata solo
sulla collezione attuale
in primo piano:
• La zona Nike ID
plus:
• Area esperienziale con
schermo e possibilità di
indossare le cuffie per sentire
l’audio del video
• Corner dedicato agli eventi
• Musica R&B/Hip hop molto
coerente col pdv
SALEWA
Dall’esterno veDo…
• Store d’impatto che comunica
l’essenza del brand
• Interessanti vetrine altissime
che invitano chi cerca un
prodotto tecnico
all’interno trovo…
• Ambiente curato nei dettagli,
con visual originale. Ambiente
profumato
• Materiale tecnico delle
giacche valorizzato da QR
code che riportano al sito del
produttore
• Assortimento ampio
in primo piano:
• Il corner zaini, per modalità
espositiva e focus sul
prodotto con tablet
minus:
• Limitata presentazione
esterna
• Prodotti non particolarmente
valorizzati, con esposizione
non molto leggibile
la visita è:
Potenzialmente
interessante
plus:
• Strumenti tecnologici che
aumentano l’esperienza di
leggibilità resa per
occasione d’uso
• Segnaletica interna molto
visibile
• Originale layout per essere
un negozio così tecnico
minus:
• Negozio solo per chi cerca
prodotti specifici
• Prodotti generici poco
presenti
la visita è:
Tecnica
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indagine negozi monomarca
l’area dedicata agli zaini che
ricoprono tutta una parete e si
presentano attraverso un tablet che ne
illustra le caratteristiche tecniche; per
Puma è il corner con l’esposizione delle
felpe, con colori accattivanti, visual
organizzato con cura e brand sempre
visibile in ogni singolo prodotto esposto.
Immagine del personale. I mistery
shopper non hanno analizzato i modelli
di servizio dei retailer ma l’immagine
degli addetti vendita di uno store fa
parte della comunicazione al cliente: i
sales assistant rappresentano il brand
e ne sono portavoce; non possono
essere slegati da ciò che il punto
vendita racconta del marchio e
soprattutto svolgono la funzione di
integrare la conoscenza del prodotto che
il cliente può farsi attraverso altri sistemi
o in autonomia. In questo caso, si nota la
presenza di personale ben visibile,
riconoscibile e dall’immagine visiva
coerente con il marchio. Si nota la sua
operatività nel punto vendita, con
tranquillità e con separazione dei
compiti, ma senza strategie di
accoglienza e di aggancio del cliente,
quest’ultimo lasciato quasi
esclusivamente a una visita in autonomia
totale, così che lo shopping tour non è
mai assistito se non su richiesta. Il valore
aggiunto della sua collocazione in
negozio non è chiaro.
IN&OUT
I principali pregi e difetti dell’essere
monomarca di sport
• Larghezza e profondità dell’assortimento
• Il visual curato
• Immagine coordinata e potente
• Location centrali e ad alto tasso di passaggio
• Layout originali
• Coerente comunicazione di brand
• Gestione più controllata delle scorte e dei riassortimenti
• La mancanza di comparazione, strategica soprattutto nell’hardware
• Maggiore orientamento alla moda e lifestyle, che allo sport tecnico
• Cannibalizzazione del punto vendita multisport
• Assortimento non sufficiente (se il brand è legato a poche tipologie
di prodotto)
Conclusioni.
Per le modalità espositive, per il
racconto del brand e l’accoglienza del
pubblico, il retail osservato si rivela
ancora molto tradizionale, pur essendo
player operanti anche in mercati molto
diversi da quello italiano. Si intravedono
prime ipotesi di relazione con target
sempre più evoluti e di introduzione di
sistemi di interazione con il cliente;
inoltre, il valore aggiunto dello store
emerge ancora poco rispetto a un
pubblico giovane che vive in un mondo
multimediale e che giunge nel negozio
non più solo a conoscere l’assortimento
che probabilmente ha già scandagliato
su internet. Ciò che manca è la
risposta alla domanda legata al punto
vendita: perché si dovrebbe comprare
qui e non per corrispondenza?
I punti vendita si differenziano per il
posizionamento ma anche per ciò che
propongono: c’è chi valorizza
l’abbigliamento e c’è chi propone un
look sportivo più mirato ad alcune attività
precise. Dopo le otto visite, risultano più
chiari anche gli orientamenti diversi tra il
brand sportivo, che propone prodotti
tecnici e in seconda battuta fashion e
accessori, e quello dell’informalwear, per
FREDDY
Dall’esterno veDo…
• Insegna ben visibile e ripetuta
in ogni vetrina
• Shopping windows pulite e
ordinate
• Esposizione di prodotto nuovo
e di punta
• Immagine della campagna di
comunicazione
all’interno trovo…
• Negozio molto luminoso,
sviluppato in lunghezza
• Layout basato su colore,
profondità di gamma
in primo piano:
• Il visual della prima parete
plus:
• Sensazione di ampiezza e
spazio
• Elementi espositivi coerenti
col brand
minus:
• Poca leggibilità
• Vetrine laterali che
penalizzano l’impatto esterno
• Appeal divergente tra parte
iniziale e aree interne
• Aree occupate da scatole che
non rendono il negozio
ordinato
la visita è:
Confusa
36 www.topsport.it

il quale l’aspetto tecnico non è il core
business o non corrisponde affatto al
marchio. Gli store più tecnici hanno il
loro punto di forza forse nella
possibilità di far testare i prodotti,
la resistenza, la comodità e, tra i
retailer osservati, abbiamo constatato
alcuni spunti in tal senso. Ma per i
punti vendita che offrono informalwear, e
quindi solo fashion? Il pdv può
presentarsi ancora come fosse solo una
grande vetrina? La risposta è no, ma gli
aspetti esperienziali e multisensoriali
sono per ora solo legati al tatto e alla
vista, quindi alla potenziale prova e al
layout.
Già… l’esperienza! Impatto diverso
hanno generato gli store sui mistery
shopper in visita. In particolare, per
esempio, il basso profilo di Le Coq
Sportif fa sì che risulti una visita
anonima; gli spunti interessanti e non
sviluppati da Nike fanno parlare di
potenzialità sprecata. Per gli altri la
visita è piacevole, ma sia da Lacoste
sia da Salewa il cliente misterioso
tornerebbe rispettivamente solo se
cercasse qualcosa di particolare o un
prodotto molto tecnico, da adidas solo
per acquistare un semplice prodotto
d’abbigliamento e in un solo dato stile.
Il suggerimento. I retailer si devono
rimettere in discussione, osservare
nuovamente il proprio pubblico. A
nulla servono le strategie di
marketing, la pianificazione
pubblicitaria e grandi investimenti in
superfici di vendita se non si punta a
conquistare il cliente con diversi spunti,
prima on-line per portali nel pdv e poi
fisici per farli rimanere e tornare in
un’area di vendita. La maggior parte
dei negozi visitati sembra adeguata
per ‘farsi un giro’, ma non è attrezzata
per proporre una reale esperienza di
shopping. Lo store si deve caratterizzare
sempre più come area di intrattenimento
e di condivisione e deve introdurre
diversi elementi di coinvolgimento
emotivo e fisico. Solo così ci saranno
tanti pdv in un solo pdv, adeguati a
richiamare clienti diversi per lo stesso
marchio, ma abbastanza caratterizzati da
proporre un’identità unica e facile da
ricordare. Ecco almeno una motivazione
per cui comprare in uno store fisico e
non per e-commerce.
PUMA
Dall’esterno veDo…
• Vetrine ampie, visibili e
ordinate
• Prodotto e brand in primo
piano
• Impostazione per temi:
partnership con Ferrari,
promozione primavera, nuove
uscite
all’interno trovo…
• Spazio ampio, ben
organizzato e facilmente
leggibile
• Layout con logo sempre
protagonista
• Assortimento profondo e
focus sulle scarpe running
in primo piano:
• L’esposizione delle felpe per i
colori accattivanti e visual
molto curato
ADIDAS
Dall’esterno veDo…
• Insegna ben visibile su vetrine
d’impatto
• Identificazione del
posizionamento del brand
• Focus su novità e peculiarità
della collezione
all’interno trovo…
• Assortimento ampio e curioso
• Ambiente giovane e ‘street’
• Segnaletica destinata a
evidenziare i nuovi arrivi
• Focus su prodotti icona con
relativa data di lancio
plus:
• Punto vendita fortemente
orientato al brand
• Pannelli dedicati alle
caratteristiche tecniche dei
prodotti
• Molti stimoli visivi e alternanza
degli elementi tecnici con
aspetti fashion
minus:
• Prezzi non molto visibili
la visita è:
Orientata al running
in primo piano:
• Supporto espositivo per le
calzature con immagini della
tipologia di riferimento
plus:
• Brand molto valorizzato
• Presenza di diversi elementi
che compongono l’immagine
del brand: street style
minus:
• Posizionamento verso il
cliente non del tutto chiaro
• Confusione esterna per la
collocazione a lato di un fast
food
la visita è:
Fashion oriented
www.topsport.it
37

gLobaL sport
negozi nel mondo
L’e-commerce
anche in negozio,
per battere
Lo showrooming
aLcUne catene americane hanno instaLLato pUnti ipaD in negozio,
FonDenDo shopping traDizionaLe e shopping on-Line
Se il cliente acquista
un certo articolo su
Internet, significa che
non lo ha acquistato
in negozio: lapalissiano.
Ma per il negozio tradizionale c’è a anche
di peggio della perdita di una parte significativa
delle vendite a favore del web, ed
è il fenomeno dello showrooming, cioè
l’abitudine di molti clienti di andare comunque
in negozio, a provare e a testare
gli articoli, ma di fare poi l’acquisto sul
web. Il termine deriva dall’uso del negozio
come ‘showroom’ dei rivenditori online.
Lo showrooming non è un fenomeno
nuovo. Si può dire che sia iniziato con
l’avvento stesso dell’e-commerce. Non
è nemmeno totalmente condannabile,
visto che il cliente, come il venditore,
deve fare i propri interessi, e se sul web
lo stesso articolo costa meno, a volte
anche molto meno, non si capisce perché
il cliente dovrebbe rinunciare all’affare.
Lo showrooming è però particolarmente
frustrante per la distribuzione tradizionale,
che viene comunque ‘sfruttata’
ma senza tornaconto. Il personale si
spende per mostrare e per spiegare, sottraendo
tempo ad altri clienti, che intanto
aspettano e forse se ne andranno. Inoltre
gli articoli in mostra vengono inutilmente
trastullati dai finti clienti e si usurano per
niente.
Eliminare il costume legittimo ma un po’
maleducato dello showrooming è impossibile,
però ci sono metodi efficaci per
arginarlo. Due le strade principali: o si
fornisce in negozio qualcosa che sul
web il cliente non potrà mai trovare, o
si offre già in negozio quello che il
cliente andrebbe poi a cercare immediatamente
dopo sul web. Un forte
sconto, bisogna ammetterlo, resterà
sempre l’argomento di vendita più convincente,
e sappiamo che non è su quel
fronte che la distribuzione tradizionale
potrà vedersela con l’e-commerce. La
distribuzione tradizionale conserva, piuttosto,
margini di manovra che vengono
dalle sue specificità, perché se il prezzo
è l’arma principale, non è l’unica.
In primo luogo, sul web il cliente non
troverà mai una persona in carne ed ossa
ad ascoltarlo e a servirlo, e lì il web poco
può fare per superare l’ostacolo. Nemmeno
con gli stratagemmi più avveniristici
si può riprodurre in rete il contatto
personale e diretto che si stabilisce in
negozio. Qualcuno potrebbe obiettare
che il contatto personale può essere stabilito
anche con il negozio virtuale, telefonicamente,
ma non è la stessa cosa,
ammesso poi e non concesso che il
cliente arrivi ad avere una conversazione
lineare proprio con la persona di cui aveva
bisogno, e senza spendere una fortuna.
Che il servizio al cliente sia la vera
discriminante fra distribuzione tradizionale
e quella on-line, sembrerebbe
un’altra ovvietà. Eppure su questo punto
la distribuzione tradizionale ha molto
da lavorare. Vista dalla parte del cliente,
è capitato a tutti, e sempre di più negli
ultimi anni, di entrare in un negozio, soprattutto
di una grande catena, e di essere
ignorati completamente dal personale,
o di non vederne affatto nelle corsie.
Se poi ci si avventura a fare qualche
domanda, non è che si incontri necessariamente
tutto questo tripudio di disponibilità,
a tal punto che si può arrivare a
rimpiangere una fredda tastiera o una
telefonata: essere trattati male via cavo è
senz’altro meno imbarazzante.
La logica vorrebbe che in un momento
storico in cui gli acquisti sul web dilagano,
il negozio accogliesse il cliente come
un re, una specie di salvatore della patria,
e invece l’esperienza del cliente indi-
38 www.topsport.it

A cura di Matthew J. Evanston
Portare l’esperienza e-shopping in negozio
è una soluzione non particolarmente
onerosa. Il costo dei tablet è limitato,
così come limitati sono gli spazi
necessari ad installare i chioschi. Quale
che sia il ritorno effettivo in termini di
vendite, per il negozio c’è già un ritorno
immediato e sicuro a livello di immagine,
perché mostra al cliente – e ai concorrenti
– di essere al passo con le tecnologie,
e al tempo stesso di voler fornire al
cliente un’esperienza di acquisto piacevole
e autonoma.
Nulla garantisce che il cliente non parta,
poi, comunque per finalizzare l’acquisto
altrove, ma le probabilità che il processo
nasca e si completi in negozio aumentano
considerevolmente. Iniziano ad esserci
anche alcune interessanti basi statistiche
al riguardo. Uno studio di Deloitte
del 2012, intitolato “The dawn of mobile
influence”, relativo in particolare all’uso di
smartphone in negozio negli Stati Uniti,
ha mostrato che il cliente che entra nel
punto vendita con lo smartphone, e che
lo consulta in tempo reale per farsi
un’idea delle alternative al prodotto che
sta fisicamente guardando, tende più degli
altri a finalizzare l’acquisto nel negozio
stesso, e non a uscire per finalizzarlo altrove.
Secondo Deloitte, questi “smartca
troppo spesso che è vero il contrario.
In quello che può sembrare un paradosso,
per rincorrere la concorrenza del nuovo,
cioè del web, la distribuzione tradizionale
deve ricordarsi prima di tutto di
conservare la sua più vecchia prerogativa,
che è quella di ‘servire’ il cliente, verbo
non casuale, e di stabilire con lui un
rapporto di fiducia, il più duraturo possibile.
Questa resta e resterà la prima e
ineludibile barriera per arginare il fenomeno
dello showrooming: investire sulla
preparazione, e potremmo dire anche
sull’atteggiamento a livello umano, del
proprio personale di vendita.
Ci sono, poi, sistemi più tecnologici
per coesistere con lo showrooming.
Uno di questi è portare il web direttamente
in negozio e riunire, in uno stesso
momento, shopping tradizionale e
shopping on-line. Che cosa fa il finto
cliente una volta curiosato in negozio?
Va su Internet a cercare altre opzioni di
acquisto. Installando dei chioschi iPad
self-service in negozio, la fase B, quella
che vedrebbe il cliente già uscito e lontano
dal negozio, viene invece integrata
in negozio. Lo specialista mondiale del
settore è ArmorActive, società americana
con sede nello Utah che ha fornito
chioschi iPad e relative app a retailer di
vario tipo, e anche a hotel, ristoranti, fiere,
università ed altri settori. Nel campo
della distribuzione degli articoli sportivi,
ArmorActive ha dotato di chioschi iPad
catene maggiori quali Footlocker e Fanzz
negli Stati Uniti.
Dagli iPad posizionati in negozio, il cliente
ha accesso a tutta l’offerta del retailer,
compresi gli articoli non in mostra. Questo
offre al negoziante una possibilità di
vendita supplementare, quando la superficie
di vendita è limitata ed è costretto a
tenere in magazzino molti dei modelli di
cui disporrebbe. Oltre alla loro offerta
commerciale, alcuni retailer mettono inoltre
sugli iPad, a disposizione del cliente,
informazioni di altro tipo, dalle notizie locali
a quelle su eventi e manifestazioni
sportive della zona: è il caso del concept
store di City Sports a Washington, DC.
phone shoppers”, cioè gli utenti che usano
uno smartphone in negozio, hanno il
14% di probabilità in più di convertire la
loro visita in negozio in acquisto. In altre
parole, lo showrooming, se si svolge in
negozio, non solo non penalizza ma sembrerebbe
favorire la vendita in-store, contrariamente
alla teoria largamente diffusa
secondo cui i consumatori utilizzerebbero
i negozi come showroom solo per acquistare
poi on-line da un concorrente.
Lo stesso studio indica che negli Stati
Uniti, i clienti del segmento “articoli sportivi,
tempo libero e giocattoli” (raggruppato
come tale ai fini della ricerca) che
usano lo smartphone in negozio sono
circa il 30% del totale, e tutte le proiezioni
indicano una forte progressione per
questa abitudine negli anni a venire. Gli
analisti di Deloitte osservano, però, che
mentre per un numero crescente di clienti
lo smartphone è parte integrante del
processo di acquisto, di riflesso non si
può dire che i retailer abbiano altrettanto
pienamente assimilato questa tendenza
come ormai corrente, e adattato le loro
strategie di vendita di conseguenza. Se
il discorso vale per gli Stati Uniti, temiamo
valga ancora di più in casa nostra.
È di fondamentale importanza che la
distribuzione tradizionale, invece di
rassegnarsi ai cambiamenti che tendono
a penalizzarla, come a volte sembra
fare, li analizzi in maniera più approfondita
per coglierne anche i vantaggi,
che pure esistono. Il duello non è fra online
e off-line ma fra chi non riesce ad
attrarre il cliente e chi invece è in grado
di soddisfarlo, comprendendone le nuove
abitudini di comportamento e le esigenze
del tempo che sta vivendo.
Si può dire che lo showroomming sia iniziato
con l’avvento stesso dell’e-commerce. Non è nemmeno
totalmente condannabile, visto che il cliente, come
il venditore, deve fare i propri interessi, e se sul web
lo stesso articolo costa meno, a volte anche molto meno,
non si capisce perché il cliente dovrebbe rinunciare
all’affare. È però particolarmente frustrante per
la distribuzione tradizionale, che viene comunque
‘sfruttata’ ma senza tornaconto
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dalla copertina
Sono affari
di famiglia
i vantaggi e gli
Svantaggi dei
negozianti che
Scelgono di geStire
l’attività in modo
familiare e di
continuarla nella
logica del ricambio
generazionale
Di padre in figlio, di zio in
nipote, di fratello in
sorella. È sempre una
questione di famiglia. La
tradizione profuma di
passione mentre il
negozio attraversa il tempo, anno dopo
anno, in un processo di rinnovamento.
Le idee dei più giovani germogliano
all’ombra dell’esperienza dei più
anziani in un intreccio di storie. Da
raccontare. Cambiando l’ordine dei
parenti, il risultato non cambia. Perché
sono sempre lì, in negozio, a lottare
contro la crisi, ad aiutarsi l’un l’altro. Nel
rispetto dei ruoli, anche se la
metamorfosi da figlio ad amico e da
amico a socio non sempre è indolore.
C’è chi scopre la propria vocazione
piegando fogli di carta da bambino e
chi, avendo conosciuto da sempre il
mondo dello sport, dietro il bancone si
sente a casa sua. Anche perché spesso
è difficile
distinguere
tra sfera
lavorativa e
sfera
privata. Si
lavora, si va a
casa, si mangia. E si parla di lavoro.
Non stop. Cosa che a qualcuno va
bene, ad altri meno. Nella varietà delle
storie c’è però una costante. Per
seguire un negozio, occorre sapere fare
dei sacrifici. Una propensione
all’abnegazione in nome di un obiettivo
superiore. Tramandato di generazione in
generazione.
È il caso di Coppini Sport, negozio
storico, fondato nel 1948 in Piazza
Ciardi, a Prato. Da allora la passione si
tramanda alle generazioni future. Al
posto del fondatore, il mitico Enzo
Coppini, oggi tengono le redini le figlie
Sandra e Valeria, insieme
a Massimo, 40 anni, che
lavora in negozio con la
moglie Benedetta. E
racconta. “Ho sempre avuto
la passione per lo sport.
Sono stato calciatore fino
all’Under 18 nei campionati della FIGC
e poi tra gli amatori, quindi ho praticato
lo sci, iscrivendomi anche ad uno sci
club.” L’eredità di Enzo, il nonno
materno, sta lentamente arrivando nelle
sue mani. “Se in passato avevamo un
unico negozio – spiega Massimo
Santoni – oggi abbiamo diviso le
biciclette dall’abbigliamento ed io faccio
la spola tra i due.” L’organizzazione è
come nelle migliori tradizioni familiari.
“Siamo io, mia madre, mia zia e mia
moglie, più una commessa full time,
altre due part-time e il meccanico. Il
core business è stagionale, d’inverno lo
sci e gli sport sulla neve, in primavera e
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in estate la bicicletta.” Portata ai
massimi livelli da nonno Enzo. “Era la
linea di prodotto che prediligeva, anche
perché lui, di fatto, è stato il fondatore
del cicloturismo in Italia nel 1967, un
settore in cui ha poi ottenuto successi
nel 1973 e nel 1976, mentre in
precedenza, al Tour de France del
1948, aveva fatto parte della squadra
italiana che portò Bartali al successo.
Quando correva, aveva il fratello che gli
dava una mano a mandare avanti il
negozio ed è stato uno dei primi
rivenditori di moto, in particolare della
MV Augusta.” In questo contesto è
cresciuto Massimo, entrato in azienda
nel 1992. “Mi sono ritrovato in questo
ambiente, seguendo in particolare
l’aspetto tecnico dello sci e della
bicicletta. Ho lavorato con mio nonno e
non è stato facile, perché lui era il boss
e aveva le sue idee, ma bisogna
riconoscegli il merito di essere stato un
pioniere nel suo settore. Oggi la
gestione è cambiata, mia madre e mia
zia sono le titolari, poi ci siamo io e mia
moglie Benedetta. Cominciare a
lavorare in negozio è stato per me un
processo naturale. All’inizio arrivavo
qui al pomeriggio e vedevo mio
nonno lavorare insieme ad altri ragazzi
che seguivano il reparto sci e biciclette.
Ho conseguito il diploma di ragioneria e
lo sbocco al negozio è venuto di
conseguenza.” In questo modo si è
rafforzata la gestione familiare, con i
suoi vantaggi e svantaggi. Negli ultimi
anni la crisi del settore si è fatta sentire.
“Non vendendo prodotti di prima
necessità abbiamo avuto qualche
tensione in più e non è stato facile far
convergere visioni diverse, ma, d’altro
canto, questo aspetto ci ha permesso
di cementare il rapporto tra noi.” Anche
se la famiglia viene un po’ penalizzata
dal lavoro. “Organizzandomi riesco a
conciliare le due cose, sebbene il
negozio occupi tanto tempo.” Con
queste premesse il futuro è
un’incognita. “Ho una figlia di tre anni e
mezzo, Bianca, e so che non
ripercorrerà per forza la mia strada. Le
generazioni future non potranno fare
quello che abbiamo fatto noi,
stazionando a Prato, perché i tempi
sono cambiati. Mi auguro di avere il
negozio ancora aperto tra quarant’anni,
Mi sono ritrovato in questo
ambiente poco alla volta,
seguendo in particolare gli aspetti
tecnici di sci e bicicletta.
Cominciare a lavorare in negozio per
chi è in famiglia, è spesso un
processo naturale che comincia in
sordina.
Massimo Coppini
anche se so che sarà difficile.”
Più complicata, ma comunque efficace,
la gestione familiare dei Morini, titolari
del negozio Morini Sport, a Firenze.
Oggi l’esercizio è in mano ai fratelli
Stefano e Alessandro, dopo che il
padre Osvaldo, per raggiunti limiti di
età, ha abdicato. Tra i due, quello che
ha scontato maggiormente il conflitto
tra genitore e figlio sul lavoro, è stato
Stefano.
“Ho aperto il negozio con mio padre nel
1977 – ci racconta Stefano, oggi
cinquantasettenne – ma, dopo otto
anni, per incompatibilità caratteriale, ho
deciso di percorrere una strada
parallela, impegnandomi in una mia
agenzia di distribuzione, lavorando con i
negozi. Poi, quando ho chiuso la mia
attività, mio padre ha deciso di
smettere. Aveva 75 anni e ha fatto
continuare me e mio fratello Alessandro,
più giovane di tre anni ed entrato in
negozio quando io ne ero uscito”. Per
poi rientrare nel 2001. Perché per
Stefano, uomo di sport, l’azienda di
famiglia era il modo migliore per
assecondare la sua passione. “Da
ragazzino ho praticato atletica leggera,
sci, vela, windsurf e catamarano. Mi
piacciono gli sport d’azione. E mi
ritengo fortunato di poter gestire un
negozio tecnico come questo, l’unico a
Firenze che ha ancora un’officina per il
trattamento e la riparazione degli sci ed
un reparto subacqueo con stazione per
ricaricare le bombole ed un’officina per
ripararle.” Il negozio spazia dallo sci al
fitness, fino al tennis e lo scorso 1°
novembre è diventato un franchising
Intersport. In questo processo di
cambiamento Stefano è rimasto fedele
alla sua idea di business. “Il mondo
dello sport si è combinato con quello
dell’abbigliamento. Molti negozi hanno
preso una deriva poco professionale,
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affari di famiglia
forse più redditizia nel breve periodo,
ma non adatta a chiarire le idee al
consumatore, che vuole
specializzazione.” Quella che Morini si è
costruito in tanti anni, a volte difficili, ma
non rimpianti. “Se tornassi indietro –
afferma infatti Stefano – rifarei la stessa
scelta. Quelli tra il 1980 e il 1990 sono
stati anni bellissimi, ma oggi la
recessione del settore e del mondo del
commercio in generale dà meno
prospettive. Per questo io e mio fratello
abbiamo preferito che i nostri figli – una
femmina di 23 anni che studia Lingue
per Stefano e due maschi di 29 e 25
anni, rispettivamente giardiniere e
istruttore di nuoto, per Alessandro –
prendessero strade diverse. Questo
non significa che in futuro non potrà
esserci una prosecuzione della gestione
in famiglia, ma bisogna guardare la
situazione attuale in modo obiettivo.”
Occorre comprendere che, a volte, il
passaggio del testimone diventa un
vero e proprio valore aggiunto per
l’attività. “Gestisco l’azienda di famiglia
dal 2000 – racconta infatti Gherardo
Bencini, 41 anni e titolare di Sport Club,
a Firenze – quando sono subentrato ai
miei genitori. Siamo un negozio tecnico
che tratta diversi sport, dallo sci al
calcio, dalle moto al running e al fitness.
Davo già una mano da ragazzo, perché,
da sportivo, sentivo che questo era il
mio mondo. Rispetto alla gestione dei
miei genitori ho cambiato alcune cose,
come la parte estetica dell’esterno, gli
infissi, le vetrine, le insegne e
l’esposizione, che è più facilmente
fruibile dal pubblico. È stata una svolta
importante che, prima o poi, doveva
essere fatta, considerando che il
negozio era nato nel 1980.” L’evoluzione
di Sport Club ha poi avuto riflessi anche
sul web. “Da sei anni abbiamo
affiancato la vendita classica a quella
on-line. È stata una scelta che sta
pagando abbastanza e che, potendoci
investire più tempo, potrebbe dare
anche maggiori soddisfazioni.” La
famiglia Bencini è la testimonianza di
come le cose funzionino bene quando
ognuno ha il suo ruolo. “Ogni tanto mi
vengono ad aiutare i genitori – spiega
infatti Gherardo – ed in particolare mio
padre mi dà una mano nel laboratorio di
SpeSSo è difficile diStinguere tra Sfera lavorativa
e Sfera privata. Si lavora, Si va a caSa, Si mangia.
e Si parla di lavoro. non Stop. a qualcuno va bene. ad altri
meno. nella varietà delle Storie c’è una coStante:
per Seguire un negozio, occorre Sapere fare dei Sacrifici.
una propenSione all’abnegazione in nome di un obiettivo
Superiore. tramandato di generazione in generazione
riparazione e montaggio degli sci.
Collabora anche mio fratello maggiore
Lorenzo, che ha saputo mettere la sua
bravura in campo tecnologico ed
informatico al servizio del negozio,
creando e gestendo il sito internet.” Un
mondo virtuale che riesce ad avere
riflessi importanti su quello reale,
inevitabilmente condizionato dalla
professione. “Ci portiamo spesso il
lavoro a casa, dove continuiamo a
parlare di prodotti. D’altra parte è il
I miei figli
hanno
cominciato ad
accompagnarmi alle
prime fiere
professionali che
avevano solo otto
anni.
Michele De Masis
mondo in cui viviamo”.
Una realtà che, in alcuni casi, richiede
sacrifici particolari. Basti pensare a
Milianti Sport, negozio dell’Abetone
gestito da Valentina, figlia della socia
dello storico fondatore ed ex
olimpionico di sci, Paride Milianti, e da
suo marito Alessandro. “Se tornassi
indietro – racconta infatti Valentina –
non rifarei questa scelta neanche per
sbaglio. Ho un diploma di traduttrice e
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lavoravo in un albergo all’Abetone. Mi
piaceva ed avevo soddisfazione. Poi,
dopo alcuni anni, cominciai ad aiutare
mia madre in negozio, che, nel tempo,
ho rilevato con mio marito Alessandro,
ed oggi anche Paride Milianti continua a
collaborare con noi in maniera attiva
come terzo socio.” Negli anni il negozio
ha subito trasformazioni, non
comprendendo più il noleggio a
vantaggio del negozio. “Avevano orari
contrastanti ed ho preferito curare di
più il negozio.” Che, come dicevamo,
richiede sacrifici particolari. “È un bel
lavoro, ma mi pesa farlo in un posto
legato al tempo e al clima. A marzo
sistemo l’estivo che fuori c’è un grado, a
Natale piove a dirotto. E poi c’è
l’aspetto privato che viene sacrificato.
La mia bimba va a scuola e poi a casa
dai nonni, perché io fino alle 20, quando
siamo in stagione, non sono a casa.”
Va meglio alla famiglia De Masis, che
investe tutto sul negozio Polo Sport di
Milano. Dopo avere rilevato l’attività
Sarebbe anche ora che subentrassero
nell'attività i miei figli, ma per
il momento nessuno dei quattro mostra
alcuna disponibilità.
Sergio Croce
Pane e vetrine
All’inizio l’attività era della madre, poi sono subentrate loro,
Luisa e Michela Crema, oggi titolari del negozio Crema Sport, a
Padova. Cinque figli in due – Luisa ne ha due, Michela tre – le
sorelle Crema sono, di fatto, cresciute dietro al bancone. “Da
bambine – racconta infatti Luisa – abbiamo mangiato pane e
negozio. Poi abbiamo seguito percorsi di studio alternativi, io mi
sono laureata in Economia e mia sorella in Scienze Naturali, ed i
nostri genitori non ci hanno mai obbligate a lavorare qui. È stata
una nostra scelta. Dieci anni fa abbiamo costruito la nuova sede
e, con la nascita dei nostri primi figli, i nostri genitori si sono
ritirati. È stato un cambio soft, da tempo gestivamo insieme il
negozio e per molti anni ci hanno visto crescere sotto la loro
direzione. Quando hanno deciso di ritirarsi, i nostri genitori
erano tranquilli, perché sapevano che avremmo continuato
l’attività.” Una decisione maturata anche per la bella esperienza
che le sorelle avevano fatto con i loro genitori. “Lavorare con
loro non è mai stato un problema, perché abbiamo sempre
avuto uno splendido rapporto. Abbiamo cominciato a mettere le
firme nelle banche a 22 anni, poi sono arrivate le grandi
responsabilità e le decisioni prese di comune accordo. Ci siamo
sentite capite e gratificate dalla loro fiducia.” Oggi Crema Sport
è un negozio che sa lavorare nel presente con uno sguardo al
futuro. “Ci stiamo orientando sul mercato on-line e, allo stesso
tempo, cerchiamo di ricavarci prodotti di nicchia in cui la
consulenza è importante. Abbiamo un profilo Facebook con
diversi amici e stiamo
organizzando meglio il
nostro sito Internet. Per
essere competitivi
bisogna sapersi
muovere nel modo
giusto.”
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affari di famiglia
venticinque anni fa dall’ex
olimpionico Giancarlo Polenghi, Michele
De Masis ha iniziato una gestione che,
nel tempo, ha coinvolto anche i suoi
familiari, entusiasti della scelta. “Il
precedente proprietario – spiega De
Masis – non aveva la passione per il
negozio, che aveva ereditato dal padre,
perché il suo spirito abbastanza libero
non gli consentiva di curarlo nel modo
giusto. Per questo, quando l’ho rilevato,
ho notato potenzialità inespresse che,
molto lentamente, ho potenziato.” Grazie
alla curiosità che , nel suo lavoro, ha
avuto fin dall’inizio. “Ho sempre fatto
ricerca per lo sport e nello sport, da
giovane ho vestito la maglia della
Nazionale di marcia, mi sono
aggiudicato titoli italiani e, quando ho
acquisito il negozio, ho cominciato a
fare ricerca commerciale.” Una passione
che ha permesso a De Masis di cogliere
le novità del mercato e di coinvolgere i
suoi due figli. “Andrea ha compiuto 26
anni a maggio e Valentina ha solo
quattordici mesi in più. A otto anni già
partecipavano con me alle fiere più
importanti del mondo. Lì hanno imparato
che la ricerca deve essere selezione
e la selezione si può fare solo
quando si conosce quello che il
mercato propone”. Oggi ogni
componente della famiglia De Masis
contribuisce all’attività. I genitori si
dividono tra organizzazione e
I vantaggi di lavorare insieme alla famiglia sono molti.
Innanzi tutto ci si conosce, ci si capisce al volo
e diventa più facile comunicare qualsiasi tipo
di problematica che emerge in azienda. E anche
le discussioni come nascono, si sedano in fretta
contabilità, Andrea aiuta in negozio e
Valentina si occupa di import-export. “È
per conto suo – spiega Michele – per
cui potremmo dire che lavora per Polo
Sport, ma non da Polo Sport. È laureata
in Scienze della Comunicazione, mentre
Andrea è ragioniere. Ognuno ha il suo
ruolo.” Un fatto che ha permesso ai De
Masis di superare l’atavico conflitto tra
padre e figlio. “Lavorare con Andrea –
spiega Michele – è una soddisfazione.
Diciamo che ho perso un amico, ma ho
trovato un socio. Certo, abbiamo le
nostre discussioni ma, se non ci fossero
mai, vorrebbe dire che non ci sono idee
diverse e questo non gioverebbe al
processo di evoluzione del negozio.”
Sulla stessa lunghezza d’onda anche
Andrea, convinto della scelta fatta,
nonostante le difficoltà economiche del
momento. “La passione per il negozio è
nata insieme a quella per lo sport, senza
il quale la mia vita non avrebbe senso.
Abituato a girare nelle fiere da bambino
ho imparato a guardare i prodotti nuovi,
a coltivare quella curiosità che oggi è
alla base del mio lavoro. È vero, oggi c’è
la crisi, ma gestire il negozio insieme
alla mia famiglia è una sfida. Dobbiamo
rimboccarci le maniche e vincerla.”
Un’esigenza che ha permesso di
superare anche alcune divergenze.
“Fuori dal negozio è mio padre che
comanda, ma sul lavoro siamo soci alla
pari, anche se a volte bisticciamo. Tutto
sommato però va riconosciuto che ci
divertiamo molto, anche perché
abbiamo passioni comuni che
condividiamo. Se avessi un figlio, mi
piacerebbe che facesse la mia scelta,
perché quella in negozio è
un’esperienza bellissima.”
Situazione diversa per Sergio Croce,
cotitolare del negozio Carla Sport di
Vicenza insieme alla madre Carla.
“L’attività – spiega Sergio – è stata
fondata dai miei genitori nel 1972 ed io
sono entrato a farne parte a pieno titolo
nel 1982. Sarebbe ora che
Cinque generazioni
Attraversa tre secoli la storia di Diana Sport, negozio di Milano
fondato nel 1865 dal bisnonno dell’attuale titolare, Carlo
Reggiori, 47 anni e padre di Andrea, 22, che, appunto,
rappresenta la quinta generazione della famiglia che seguirà
l’azienda. “Ho cominciato a frequentare il negozio – ricorda
Carlo Reggiori – che avevo sei anni. Mio padre mi portava qui
ed io piegavo i fogli di carta da mettere sotto i banchi per
imballare la merce, perché non c’erano i sacchetti. Accordavo
le racchette da tennis, davo una mano nel laboratorio di sci. Mi
piaceva e non mi sono mai posto troppi problemi su cosa avrei
fatto da grande, perché ho sempre considerato il lavoro in
negozio come il naturale sviluppo del mio futuro
professionale.” Una decisione che Reggiori non rimpiange.
“Tornando indietro rifarei la stessa scelta. Il lavoro del negozio
è impegnativo, ci sono le crisi che fanno parte dell’evoluzione,
si lotta, si lavora, si sviluppa. È un bel lavoro, ma non obbligo i
miei due figli a lavorare qui. Questo mestiere deve piacere,
altrimenti diventa un inferno.”
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subentrassero i miei figli, ma nessuno
dei quattro ha scelto di proseguire
questo lavoro. È un fatto che mi
dispiace ma, in questo momento, credo
sia giusto per loro cercare altre strade.
Con questi presupposti non so se
l’attività potrà andare avanti, perché, da
qualche anno, non ci sono buoni
segnali.” Nonostate tutto Croce
rifarebbe la stessa scelta. “Per le
soddisfazioni avute, in particolare per
essere riuscito a far crescere l’azienda.
Oggi lavoro dodici ore al giorno e ogni
tanto qualcuno dei miei figli mi viene a
dare una mano. Intanto si attrezzano a
fare altro, poi, se il mercato si
riprenderà, potranno decidere
eventualmente di entrare in azienda,
avendo conosciuto da vicino questo
mondo.” Come è successo a Sergio,
abituato da sempre a frequentare il
mondo dello sport. “Ho trascorso la mia
infanzia in negozio e a praticare attività
fisica, dalla pallavolo allo sci. Questo è il
mio ambiente.” Dove da bambino si è
sentito ogni tanto un po’ solo. “Come
figlio a volte ho sofferto il fatto che,
quando i miei genitori erano in negozio,
mi lasciavano un po’ a me stesso, come
era normale che fosse.” Poi il negozio si
è ampliato grazie all’apporto di tutta la
famiglia, allargando i propri orizzonti
dallo sport puro all’abbigliamento
sportivo. Ed ora può vantare uno spazio
di 1000 m 2 di superficie. In questi anni il
segreto per tenere unita la famiglia sul
lavoro è stato uno in particolare. “Non
bisogna chiedersi mai – rivela infatti
Croce – se si sta facendo più dell’altro
e non ci devono essere gelosie, ma
ognuno deve mettere a disposizione
il tempo e le energie che ha.” Oggi
tutte convergono a superare il difficile
momento economico del mercato. “Per
combattere la crisi – afferma infatti
Sergio – si cerca di migliorare sempre
la presentazione dei prodotti, di
contenere le spese e di interessare e
responsabilizzare i dipendenti, perché
tutto sia sempre a posto. Poi c’è il
discorso della pubblicità, che facciamo
sempre meno a livello generico, a
vantaggio di investimenti fatti per
promuovere una determinata offerta, ma
non l’immagine del negozio.”
Mentre a Treviso Bravi Sport continua a
Ringrazio
ancora oggi i
miei genitori che mi
hanno concesso la
massima libertà di
azione praticamente
da subito. Una
caratteristica
forse anomala.
Elena Bravi
mietere successi grazie alla gestione
delle nuove leve della famiglia Bravi.
“Mio padre Marcello – racconta infatti
Elena, oggi 38 anni – ha fondato il
negozio a Conegliano nel 1992. Mia
madre Lucia lo ha subito sostenuto e
poi, nel tempo, siamo subentrati noi
figli.” Prima Giancarlo, 43 anni, e sua
moglie Alessandra, e poi la stessa
Elena, che ha beneficiato della grande
libertà concessa dai suoi genitori.
“Forse sono un po’ anomali, ma dopo
un primo periodo di inserimento serio,
mi hanno dato il mio ruolo e mi hanno
lasciato provare a camminare con le mie
gambe.” Con il risultato che oggi il
negozio sta ottenendo successi
nonostante la crisi economica. “La
preoccupazione c’è, ma il lavoro sta
andando relativamente bene. Non
abbiamo avuto grossi cali.” Un ottimo
risultato considerando che il negozio si
staglia su una superficie di 6000 m 2 e
che è affiancato da quattro monomarca
nei centri di Treviso, Trieste, Lignano e
Udine. Un motivo per cui essere
soddisfatti, anche perché la famiglia
Bravi riesce a conciliare bene la sfera
lavorativa con quella privata. “Basta
organizzarsi. Mia cognata ha tre bambini
che riesce a seguire bene. L’unico
svantaggio è che a casa si parla spesso
di lavoro.”
La famiglia come nucleo propulsore è
perfettamente espressa negli Arteni,
che incarnano probabilmente il modello
più forte di negozio gestito in ricambio
generazionale. Da Arteni Sport, a
Tavagnacco, in provincia di Udine,
lavorano infatti i due fratelli fondatori
Gianni e Sergio, le due figlie di Gianni,
Cristina e Tiziana, il figlio di Sergio,
Matteo, sua moglie Niki, la moglie di
Gianni, Adriana, la moglie di Sergio,
Luciana, il marito di Cristina, Ennio, e, a
breve, dovrebbe inserirsi anche il loro
figlio Tommaso. Tre generazioni, dieci
persone tra parenti di sangue e parenti
acquisiti. Un piccolo esercito che
funziona alla perfezione, come racconta
Gianni Arteni. “Io e mio fratello abbiamo
fondato l’azienda cinquant’anni fa. Il
figlio di Sergio, Matteo, ha
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affari di famiglia
cominciato a lavorare qui dopo avere
fatto il militare, le mie due figlie dopo le
scuole superiori. Lo sport è uno dei
settori di cui ci occupiamo ed ha un
punto vendita di circa 3000 m 2 a
Tavagnacco. Negli anni i figli hanno
portato un contributo importante.
Senza di loro, oggi ci sarebbe qualche
problema.” Anche qui ognuno ha il suo
ruolo. Matteo si occupa della
comunicazione, sua moglie Niki
gestisce il profilo Facebook del
negozio, Cristina e Tiziana organizzano
la conduzione dell’azienda seguendo
settori diversi. Tutti collaborano,
portando le loro idee. “C’è un confronto
giornaliero con i figli sulle
problematiche – spiega Gianni Arteni –
e spesso non si condividono le
opinioni, ma fa parte del gioco.
Quando c’è la volontà comune di fare
del proprio meglio, le discussioni
sono produttive e contenute. Mi
preoccuperebbero il disinteresse e il
non avere mai la necessità di
confrontarsi.” Oggi l’azienda è una
barca condotta verso nuovi lidi con
sicurezza. “Non ci sono state grandi
difficoltà – spiega Gianni Arteni –
perché, da parte dei componenti della
Questo è un lavoro che non lascia spazi. Soprattutto
per chi sceglie di adottare un orario continuato
e di aprire alla domenica. i sacrifici sono grandi,
ma fa parte del gioco. Se si vuole fare questo
mestiere è così, non ci sono vie di mezzo
famiglia c’è stata una condivisione della
scelta fatta, della crescita dell’azienda,
dell’impegno e della passione che i
padri mettono e che i figli hanno
seguito. Spesso sento dire che i figli
contestano il lavoro dei padri. Non è il
nostro caso. Sono felicissimo della
collaborazione che ho, mi rendo conto
di avere chiesto a loro sacrifici molto
forti, soprattutto alle donne che hanno
famiglia e figli, ma questo è un lavoro
che non lascia spazi. Avendo scelto di
adottare un orario continuato e di aprire
alla domenica, stiamo facendo grandi
sacrifici, ma fa parte del gioco. Se si
vuole fare questo lavoro, è così, non ci
sono vie di mezzo.”
L’importante è remare tutti dalla stessa
parte. Come spiega efficacemente
Tiziana Arteni. I vantaggi di lavorare
insieme alla famiglia sono molti. Innanzi
tutto ci si conosce profondamente, ci si
capisce sempre e comunque e diventa
più facile comunicare qualsiasi tipo di
problematica che emerge in azienda.
Ma la cosa più importante è il
grandissimo rispetto che si nutre l’uno
per l’altro. “In tanti anni non c’è mai
stata una discussione o una litigata tra i
due fratelli fondatori e le due mogli e
questo ha permesso al negozio di
crescere. La nostra unità è la nostra
forza.” Un valore importante, che non
solo resiste ma merita di essere
tramandato di generazione in
generazione.
damiano.montanari@topsport.it
Tutti insieme sportivamente
I genitori non potranno lamentarsi. Dopo averli avviati fin
dall’infanzia allo sport, Sergio e Liliana hanno fatto dei fratelli
Gallina il migliore esempio di come il negozio sportivo
rappresenti lo sbocco ideale per chi, da sempre, frequenta
questo mondo. “I miei genitori – spiega infatti Maico – hanno
avviato me e i miei fratelli (Andrea che lavora in negozio ed
Alberto che dovrebbe seguirlo tra qualche anno) allo sport, che
ci è entrato nel DNA. Fin da piccoli stare in negozio era un
piacere.” Buon per i Gallina che oggi gestiscono Sport Market
a Treviso in una conduzione completamente familiare. “Il
negozio è stato fondato dai miei nel 1973 a Caerano San
Marco (TV) e nel 1993 si è spostato a Cornuda (TV), dove
occupa una superficie di 2000 m 2 . Abbiamo la parte
montagna, il trekking, il mondo neve, con lo sci alpino
e lo snowboard, e lo sport in
generale, dal calcio al basket,
dal tennis alla nautica, dal
ciclo all’abbigliamento.
Siamo una famiglia molto
unita e questa è la nostra
forza.” Lo stacco dal
lavoro non esiste. “Lo
sport fa parte di noi.
Abbiamo una squadra
agonistica di sci alpino nata lo stesso anno della fondazione del
negozio, da 11 anni organizziamo il circuito ‘Autodrive Ski Cup’,
abbiamo fondato un club di snowboard e, io e mio fratello
Andrea, siamo maestri di sci. Quello in negozio è un lavoro
difficile, ma, per chi ama lo sport, è ideale.”
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ACTION BEACH
ONE FINGER
PATENT PENDING
MADE I N I TALY
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SPORT È DONNA
UNiveRSO femmiNile
mARe, ANzi
PiSciNA
il cOSTUme PeR lA DONNA È UN ARTicOlO Di
mODA A TUTTi Gli effeTTi, cHe PeRmeTTe Di
AlleSTiRe ASSORTimeNTi vASTi e DiveRSificATi
Ogni anno la rivista
americana Sports Illustrated
dedica un
numero speciale alla moda
mare. La Sports Illustrated Swimsuit
Issue viene pubblicata annualmente dal
1964, tanto da essere negli Stati Uniti
un vero e proprio – è più che mai il caso
di dire – fenomeno di costume. Per i
lettori è un appuntamento fisso e immancabile.
Il numero esce a inizio anno,
periodo tradizionalmente fiacco per gli
appuntamenti sportivi negli States, che
fu poi il motivo per cui negli anni ’60
l’allora redattore capo decise di instaurarlo.
La copertina viene presentata nel
corso del notissimo show televisivo di
David Letterman e la modella che vi è
fotografata, che diventa automaticamente
una star, viene poi anche intervistata
da Letterman stesso. L’aspetto moda è
talmente preponderante su quello sportivo,
ammesso che di sportivo resti qual-
cosa, da scatenare ogni anno critiche
accese sia da parte degli abbonati alla
rivista più ortodossi, interessati piuttosto
all’informazione sportiva, sia da parte
delle attiviste delle pari opportunità, che
ritengono la special issue un’occasione
in più per rappresentare la donna come
oggetto più che come soggetto della
moda e della società. La rivista prende
con ironia le critiche e ne fa un vero e
proprio strumento pubblicitario pubblicandone
buona parte, qualche tempo
dopo l’uscita del numero in questione.
Un vago riferimento allo sport resta, visto
che nello speciale-costumi sono apparse,
fra le tante modelle, alcune del
calibro di Heidi Klum o Cindy Crawford,
anche campionesse dello sport quali
Anna Kournikova, Maria Sharapova, Lindsay
Vonn e le sorelle Williams, fra le
altre.
Sociologia a parte, il caso della Sports
Illustrated Swimsuit Issue è molto significativo,
perché illustra come il legame
fra sport e bellezza è andato crescendo
negli ultimi decenni, anche se più
crudamente dovremmo dire fra sport e
sesso, legame di cui si avvantaggiano
direttamente le marche del settore. Gli
analisti si consumano in lunghi dibattiti
sul peso ancora insufficiente della donna
nello sport, meno rappresentata dai
media e solitamente meno pagata come
atleta, e al tempo stesso della donna
che fa sport viene mostrato soprattutto
quello che può avere un’attinenza più
con le sue virtù estetiche che con quelle
atletiche. Fra le star maschili dello sport,
alcuni sono famosi anche grazie alla loro
prestanza fisica ma di norma gli sportivi
uomini diventano star soprattutto perché
vincono. Se pensiamo alle atlete donne
più sfruttate dagli sponsor, invece, nella
quasi totalità dei casi si tratta di ragazze
particolarmente attraenti. Di Federica
Pellegrini, indubbiamente una grande
atleta, finiamo per conoscere più l’abbigliamento,
gli amori e le serate in discoteca
che i risultati sportivi, dei quali si
parla solo in occasioni particolari.
La moda mare e piscina, quella
che più di ogni altra scopre e
valorizza le virtù estetiche di
chi la indossa, non può che beneficiare
di questa ‘sessualizzazione’ dello sport,
che dà spazio a una moltitudine crescente
di modelli e a tendenze in continuo
rinnovamento. Quei piccoli ritagli di
stoffa che compongono bikini e costumi,
in teoria destinati a restare immersi in
acqua dolce o salata per la maggior parte
del tempo, assurgono a tutti gli effetti
ad ambiti oggetti fashion, con cui giocare
e sedurre.
Gli articoli per mare e piscina, presenti
nei nostri scaffali tutto l’anno e in
modo potenziato nella stagione estiva,
interessano tanto l’uomo quanto
la donna. L’approccio è però molto di-
48 www.topsport.it

A cura di Gioia Giardini
verso, soprattutto per quanto riguarda la
spiaggia. Per l’uomo, gli articoli da mare
sono soprattutto “pinna, fucile ed occhiali”,
con un interesse più ludico che
modaiolo. L’uomo vanitoso semmai tiene
a mostrare il fisico palestrato più che il
costume. Per la donna, il costume è decisamente
l’oggetto su cui invece si
concentra l’attenzione stagionale. Comparativamente,
la moda mare uomo è
marginale, anche perché a parte i due
grossi capitoli slip o pantaloncino, la
scelta nel caso dell’uomo è, come spesso
accade, assai più limitata.
A livello di materiali, la grossa discriminante
fra costume da mare e costume
da piscina è, o dovremmo piuttosto
dire era, la resistenza o meno al
cloro. Oggi infatti i costumi di qualità
sono largamente prodotti con materiali
comunque resistenti al cloro, anche se
con livelli di resistenza variabili. Tuttavia
il problema non è del tutto scomparso e
va segnalato al cliente, perché ove dovesse
scegliere di acquistare il costume
in una bancarella, o direttamente sulla
spiaggia, sarebbe ben lontano dall’essere
garantito in tal senso. Che la resistenza
effettiva al cloro sia una questione
ancora attuale lo dimostra anche il fatto
che molti acquapark inseriscano nel regolamento
interno la clausola “il costume
dev’essere resistente al cloro”, per evitare
di incorrere in sgradevoli richieste di
risarcimento. Un materiale non resistente
al cloro perde il colore immediatamente.
Se l’uso principale del costume è comunque
la piscina, un grado di resistenza
al cloro superiore alla media resta
fondamentale, e il ruolo dell’industria e
della distribuzione del nostro settore sono
in questo caso insostituibili.
Per un uso da piscina, la tecnologia
è in linea generale più
importante di quanto la moda
non lo diventi nel caso del costume da
mare. Anche nei costumi da piscina,
così come negli articoli sportivi in genere,
sono entrati i tessuti tecnologici,
o intelligenti, che nella fattispecie oltre
a non scolorirsi per effetto del cloro,
si asciugano più velocemente di quelli
tradizionali fra due sessioni di allenamento,
grazie all’uso di materiali idrofobi,
idrorepellenti. La tecnologia può anche
aiutare a garantire alla donna comodità
e sostegno, soprattutto in quelle zone
del corpo che normalmente lo necessitano
di più. I costumi interi modellanti si
preoccupano di esaltare le forme e di
nasconderle dove occorre. Possono fornire
un buon controllo della pancia, prevedere
taglie diverse per la coppa del
seno, sostenere e coprire i fianchi, e
avere spalline regolabili. Anche l’uso del
colore può essere studiato in modo che
le sfumature più chiare e più scure rimodellino
l’aspetto della silhouette.
Le marche sportive sono in grado di
applicare alla fabbricazione dei costumi
il know-how che deriva loro dal
dover fornire comfort e performance
al cliente in tutte le gamme di prodotto.
Pur non compiendo miracoli, i nostri
marchi possono aiutare notevolmente le
donne a trasformare il momento in cui si
deve indossare il costume, una specie
di incubo per molte, in un’esperienza
normale e molto meno traumatica.
Ormai da anni i negozi di articoli
sportivi affiancano alla tradizionale
vendita di costumi da
piscina o per gli sport in mare anche la
vendita di costumi dichiaratamente non
sportivi, da spiaggia, e qui gli assortimenti
possono più che mai sbizzarrirsi.
L’ultima frontiera sono i bikini personalizzabili,
di cui si possono scegliere e acquistare
separatamente non solo pezzo
sopra e slip, cosa che fortunatamente si
può fare in molti casi già da tempo, ma
addirittura lacci, laccetti di vari colori e
fantasie staccabili, per personalizzare il
bikini, un po’ come si fa con la custodia
del cellulare.
Oltre a costumi interi e bikini, la moda
mare donna si estende a pareo, vestitini
copricostume, pantaloncini e bermuda,
canotte e t-shirt, camicie leggere a fantasia,
tutti articoli prodotti da molti marchi
sportivi ed ampiamente disponibili
nei nostri negozi. Per i motivi sopra citati,
questi articoli, quando prodotti da
marche di articoli sportivi, presentano
il mare ormai da alcuni anni
è rappresentato in maniera
disomogenea nel canale sportivo,
che lo considera ‘povero’.
eppure, ci sono range di prodotti
(come le infradito e molti
accessori) di grandissimo appeal
sul consumatore
caratteristiche di resistenza e di vestibilità
mediamente superiori alla moda mare
prodotta da marchi di abbigliamento
tradizionali, grazie all’uso di materiali e
tecnologie mutuate dallo sport.
Infine, per quanto riguarda le calzature,
nel caso della moda mare più che di vere
e proprie calzature si tratta soprattutto di
ciabatte, in molte varianti, e di sandali. In
questo segmento i nostri negozi sono
diventati negli ultimi anni il paradiso
dell’infradito, che si declina in decine di
modelli, brasiliani e non, spesso anche
piuttosto costosi, a dispetto della quantità
di materiale visibilmente irrisoria. L’infradito
ormai non si mette più solo
una volta usciti dall’acqua ma anche
per strada, e non solo al mare. In questo
segmento, coperto dalla stragrande
maggioranza delle marche sportive e da
tutte le marche da surf, siamo i padroni
incontrastati, perché in nessun altro tipo
di negozio il cliente può trovare l’assortimento
che può trovare da noi. Di questo
forse sono più coscienti i clienti uomini,
mentre le donne, soprattutto se non giovanissime,
non si orientano istintivamente
all’acquisto di una ciabattina in un
negozio di articoli sportivi. In questo il
negozio di articoli sportivi potrebbe fare
uno sforzo supplementare mettendo in
mostra, più ampiamente e più spesso,
infradito anche specificamente per una
clientela femminile.
Non dimentichiamo che quest’anno la
moda donna ha anche recuperato il cappello
di paglia, un oggetto della tradizione
artigianale italiana, soprattutto toscana,
e un possibile complemento per
decorare e arricchire il reparto mare del
negozio.
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49

speciale parafarmaceutici
Macchina umana
In un’era dove l’estetica del corpo
la fa da padrona, l’ampio mercato
del benessere passa dal culto di una
fisicità perfetta. Oltre la performance,
l’aiuto della tecnologia e di una
studiata integrazione alimentare
Si dice che il corpo umano
sia un qualcosa di
affascinante, di elaborato
e soprattutto sia la
macchina perfetta, il
risultato di milioni di anni
di evoluzione che lo hanno adattato alle
condizioni di vita sulla Terra. Ma anche
le macchine perfette, col tempo,
rivelano lacune e difetti che con l’aiuto
di nuove ‘tecnologie’ è possibile
migliorare. Il British Medical Journal ha
interrogato specialisti di mezzo mondo
per scoprire come potrebbe essere
‘ridisegnato’ il corpo umano ed il
risultato dell’autorevole rivista
scientifica britannica è una lista di
‘errori di design’ che sono rimasti
inseriti nel nostro corpo, nonostante
millenni di evoluzione della specie.
Siamo dunque realmente macchine
perfette in cui ogni elemento
rappresenta un ingranaggio che
concorre al corretto funzionamento
dell’organismo, o ci sarebbe ancora un
bel margine di miglioramento nelle
nostre varie funzioni, che la natura
potrebbe implementare? Una cosa è
certa: il corpo umano è una macchina
perfetta finché non si guasta.
Ecco dunque che, quando è possibile,
si cerca sempre più di non ricorrere alla
chimica andando a cercare di
riperfezionare il proprio corpo con
soluzioni naturali o con sostegni come
gli integratori o i prodotti per la
riabilitazione, la gestione del dolore e la
fisioterapia. Gli integratori per
mantenere perfetto e funzionante il
corpo di chiunque, sportivo o sedentario
che sia, mentre gli altri per supportare il
fisico in situazioni particolari, aiutarlo a
ripristinare le sue funzioni, per estetica o
per aumentare le prestazioni sportive:
benzina ed attrezzi per una macchina
chiamata corpo umano.
Ma dove trovare tutto questo? Nella
giungla di internet con il pericolo di
incappare in situazioni poco sicure, in
erboristeria dove perdersi tra i prodotti,
in palestra con il dubbio di seguire i
consigli guidati da interessi personali, in
farmacia o in ortopedia con prezzi
spesso proibitivi? Meglio sarebbe
trovare tutto in un unico luogo dove
poter avere ampia scelta, un confronto
diretto ed immediato, dove trovare la
particolarità o soltanto trovare un aiuto
non solo per la performance ma
soprattutto per il proprio benessere. Ne
abbiamo parlato con Gensan e con Djo,
esperti nei due differenti settori, che ci
hanno dato risposte veramente
interessanti aiutandoci ad approfondire
l’argomento per trovare nuove strade da
perseguire.
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Integratori ed elettrostimolatori:
perché scegliere il negozio sfatando
il mito della comodità di internet.
Quando la ‘macchina corpo umano’
dev’essere perfezionata con la sola
aggiunta di ciò che non è in quantità
sufficiente, ecco che la tendenza è
quella di rivolgersi a soluzioni naturali
cercando negli integratori la risposta. E
qui le strade percorribili sono diverse. Di
certo potersi rivolgere ad un negozio
che possa fornire indicazioni preziose,
capace di indirizzare il cliente verso un
prodotto piuttosto che l’altro
riconoscendo qual è la problematica
sulla quale agire, è di certo la carta
vincente per essere scelti e soprattutto
per contrastare concretamente il
concorrente numero uno: internet, che
spesso presenta tempi lunghi di
consegna, il sospetto che le dosi
contenute nell’integratore non siano
quelle indicate, dubbi sulla qualità e
soprattutto la necessità di pagamenti
on-line con carta di credito, poco graditi
agli acquirenti. È su questo che il
negozio deve calcare la mano e cioè
sulla non comodità di internet a
favore di un punto vendita che ha
tutto, subito, con sicurezza,
informazioni, consulenza e che è
molto meno caro di una farmacia.
“Spesso ci troviamo a vendere
elettrostimolatori a negozi on-line che,
acquistandone grandi quantità, hanno
poi la possibilità di vendere
all’utilizzatore finale a un prezzo inferiore
rispetto al nostro, di listino”, ci hanno
spiegato in Djo. “Ci siamo però accorti
che moltissimi acquirenti preferiscono
scegliere il prodotto andando
direttamente nei negozi o venendo da
noi perché possono avere garanzia,
assistenza e tutto ciò che l’on-line non
può effettivamente dare.”
Ecco dunque la chiave di volta per
battere il mostro chiamato internet:
essere presenti anche nel post
vendita qualora il cliente ne abbia
bisogno, convincendolo ancor di più
all’acquisto.
Differente questione quella che riguarda
gli integratori. I siti di vendita on-line
sono innumerevoli, ma rappresentano
una giungla dove regna molta
concorrenza a livello mondiale, un
mercato apertissimo con sconti diversi,
in cui spesso la qualità viene
penalizzata.
Nell’era della globalizzazione, dunque,
per sopravvivere ci sono tre strade
possibili da percorrere per il retailer:
scegliere soltanto i prodotti più ricercati
divenendo punto fermo per chi va alla
ricerca delle particolarità; scegliere
prodotti ‘famosi’ per qualità e per
distribuzione; essere un punto vendita
noto per competenza, che elargisce ai
propri clienti consigli utili e fiducia.
Oltre la performance: l’ampio mercato
del benessere.
“L’elettrostimolatore non è soltanto una
macchina con la quale fare recupero
post trauma o aumento massa
muscolare, ma è anche un mezzo che si
lega bene all’estetica. Ecco dunque che
la nostra fascia di utilizzatori è legata sia
al mondo degli sportivi che a quello
delle persone estranee allo sport.”
Queste ultime rappresentano una vasta
area di clientela per Djo.
Il concetto viene ripreso anche da
Gensan, che conferma come questo
tipo di target sia decisamente ampio.
“Per ciò che ci riguarda, inoltre, è
possibile individuare le zone dove
l’integratore viene più richiesto, ovvero
Campania, Sicilia, Triveneto e
Lombardia, questo perché abbiamo una
buona distribuzione all’interno dei
Decathlon e dei Cisalfa.” Il loro Dott.
Marco Cerioni puntualizza, inoltre:
“L’integratore è molto diffuso nella fascia
d’età 16/19 anni perché i giovani sono
Conosciamolo: l’elettrostimolatore
È uno strumento che consente di eccitare
le cellule nervose che trasportano
l’impulso elettrico alla placca motrice, il
loro collegamento con le fibre muscolari;
l’elettrostimolatore è un generatore di
corrente con impulsi a onda quadra,
ma i cui parametri elettrici possono
essere programmati grazie a schede
che vengono semplicemente infilate
nell’apparecchio. L’elettrostimolazione
è dunque realizzata con elettrodi da
applicare sul muscolo. Lo scopo
dei vari e sofisticati programmi è di
produrre stimoli che diano origine
a contrazioni fisiologiche.
solitamente soggetti sportivamente attivi
che, proprio per questo, necessitano di
un sostegno. Comunque, se si pensa a
sport come il ciclismo che vede
coinvolte anche persone di 70 anni, si
capisce come il consumo degli
integratori sia ampiamente più diffuso.”
Si aggiungono poi tutti quegli individui
che hanno una vita attiva e che quindi
hanno bisogno, appunto, di integrare la
propria alimentazione. E tutto questo
cosa comporta? Che la percentuale di
clienti che potrebbe entrare in un
negozio preparato è decisamente alta
e che avere sugli scaffali barrette,
energetici, polveri, gel o altro non è
affatto da considerare come un “di
più” del negozio, bensì come una
potenziale e importante fonte di entrate
economiche.
Gel, barrette, polveri o liquido: sapere
cosa si ha sugli scaffali per offrire il
meglio. “Spesso chi vende integratori ha
partecipato a corsi ed è in grado di dare
indicazioni in base alle specifiche
esigenze del cliente.” Il quadro che
Ceriani ci ha illustrato è dunque
piuttosto positivo: in generale, i
negozianti conoscono bene il prodotto
che propongono e sono perfettamente
in grado di accompagnare i loro clienti
nell’acquisto, fornendo loro le
informazioni utili a scegliere con
cognizione fra le varie proposte che si
affacciano dagli scaffali.
Ed ecco che, come Gensanlab, nascono
siti internet dove ci si può informare
direttamente dall’azienda produttrice,
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51

speciale parafarmaceutici
Integratori ed elettrostimolatori:
matrimonio riuscito e consigliato.
Uno non esclude l’altro, anzi,
usati simultaneamente hanno effetti
positivi decisamente maggiori. Tutto questo
però, se utilizzati nel giusto modo
e abbinandoli a una dieta
sana ed equilibrata
utilissimo manuale a costo zero che
può essere un buon alleato per portare
a buon fine un’ottima vendita.
Ma qual è effettivamente il prodotto più
diffuso? Il Dott. Ceriani ci ha spiegato
che in Italia e in Europa sono barrette e
liquidi ad essere più utilizzati. Questo
soprattutto per una questione di cultura:
essi sono integratori che si distinguono
nettamente, anche da un punto di vista
estetico, da pastiglie o compresse,
percepite come troppo simili a
medicinali. Se si guarda invece
l’America, vanno fortissimo i frullati,
mentre nel mondo del culturismo, dove
serve fare massa muscolare, le più
diffuse ovviamente sono le poveri.
Comunque, ogni integratore si presenta
nella forma in cui risulta più velocemente
assimilabile dal fisico. La loro ‘scelta’
varia anche in base alla stagione: in
inverno si cura soprattutto la massa
muscolare, mentre in estate si predilige
tutto ciò che aiuta la forma fisica e il
dimagrimento. Proporre dunque più
prodotti spaziando fra polveri, liquidi,
gel e barrette è certamente segno di
competenza ed è un modo per
attirare lo sportivo nel proprio punto
vendita.
Come districarsi per consigliare meglio?
Aziende come Gensan hanno già
suddiviso la loro vasta gamma in tre
filoni. “Muscle, Energy e Fitline a
seconda dell’obiettivo prefissato –
spiegano –. All’interno di ogni branca si
trovano i prodotti nelle varie forme
ottimali per l’assimilazione.”
L’estetica, l’altra faccia
dell’elettrostimolatore per chi non
pensa alla performance.
Utilissimi per aumentare la prestazione
sportiva ma non solo. È riduttivo pensare
che questo tipo di apparato sia utile
soltanto a fini sportivi o riabilitativi,
perché una delle sue caratteristiche è
proprio quella di agire sul fisico,
migliorandolo. “Il nostro utilizzatore è
principalmente lo sportivo”, dicono in
Djo, “ma certamente non vanno
sottovalutati tutti coloro che hanno
come obiettivo primario il mantenimento
della forma fisica.” Infatti, se utilizzata
con determinati programmi e se
abbinata ad una leggera attività fisica,
l’elettrostimolazione può produrre un
apprezzabile miglioramento estetico.
Ciò accade perché il miglioramento
della microcircolazione sanguigna e del
drenaggio linfatico, che si verificano
dopo aver fatto uso di questa tecnica,
sono paragonabili a quelli prodotti da un
allenamento aerobico, inoltre, agendo
solo su determinati gruppi muscolari,
offre la possibilità di selezionare le zone
da modellare, permettendo così di
scegliere, entro certi limiti, il profilo
estetico desiderato. “La nostra linea
Compex Fitness comprende prodotti e
protocolli specifici che simulano i diversi
Integratore: questo sconosciuto
tipi di sforzo muscolare durante
l’esercizio fisico: la varietà dei
programmi proposti aiuterà l’utilizzatore
a migliorare in modo significativo il
proprio corpo, tonificando gli addominali
e rassodando i glutei.”
Sport e salute: inscindibili.
L’elettrostimolazione migliora tantissimo
la performance, è un aiuto talmente
valido che molti sportivi professionisti la
usano per arrivare al top della loro
preparazione. Può far aumentare fino al
50% la performance, ma è anche
utilissima sia per il recupero dopo
operazioni o infortuni che per prevenire i
traumi. “I prodotti della gamma Compex
Sport”, continuano da Djo, “sono stati
concepiti per l’allenamento muscolare
degli sportivi professionisti, dilettanti o
occasionali e grazie alla varietà dei loro
programmi, qualunque sia lo sport,
permettono di allenarsi più
efficacemente, prevenire infortuni,
aumentare la potenza, dar sollievo ai
dolori, recuperare meglio e più
velocemente. I prodotti della categoria
All’articolo 2 del Decreto Legislativo n°
169 del 21 Maggio 2004 si legge che:
“ai fini del presente decreto si
intendono per ‘integratori alimentari’ i
prodotti alimentari destinati ad integrare la
comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di
sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali o di altre sostanze
aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via
esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di
origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme
predosate.” I termini: “complemento alimentare” o “supplemento
alimentare” sono da intendersi come sinonimi di “integratore
alimentare”.
52 www.topsport.it

Salute, invece, sono stati concepiti per
dare sollievo ai piccoli dolori quotidiani:
dotati di programmi specifici per
trattamenti vascolari e anti-dolore,
permettono di prevenire il mal di
schiena, ridurre la sensazione di gambe
pesanti, rilassare i muscoli e migliorare il
benessere.”
Tutori, un aiuto in più.
Non fa parte dell’area degli
elettrostimolatori ma quando si parla di
aiuti necessari al proprio corpo non si
può non parlare degli apparati che,
diffusissimi tra la popolazione, si trovano
in bilico sulla sottile linea che divide i
prodotti sportivi da quelli ortopedici.
“Sono supporti ortopedici e certamente
il successo che abbiamo avuto con la
ginocchiera Donjoy Reaction, peraltro la
più recente, ne dimostra il largo utilizzo”,
ci raccontano in Djo.
Dunque, se, come dice il loro slogan, ad
ogni azione dolorosa deve
corrispondere una reazione protettiva,
ecco che la formula del reticolato
elastometrico che riesce ad assorbire
energia per trasformarla in cinetica
aiutando a ridurre il dolore dissipando
energia in tutto il ginocchio è un
suggerimento che, dato al potenziale
cliente, può veramente fare la differenza.
Utopia divenuta realtà e alte
probabilità di concludere la
transazione.
Rapporto negozio-catena commerciale:
passaparola e formazione per la sfida
degli elettrostimolatori. Per poter tenere
nel proprio negozio questo tipo di
prodotti non è indispensabile conoscerli
alla perfezione, ma di certo è molto utile
per incrementare il proprio fatturato.
“Il negozio dovrebbe essere ben
informato sui prodotti che vende ma
quando ci si trova dentro a punti vendita
afferenti a catene commerciali quali
Cisalfa o Decathlon non sempre ci si
imbatte in personale preparato”, ci
illustrano da Djo. “Certamente il nostro è
un prodotto complesso fatto di cavi,
elettronica, ecc. Di certo, però, i negozi
storici che ci scelgono da anni, sono
molto più preparati”, e questo è un
vantaggio che non è da sottovalutare.
Sapere cosa si offre permette di
fidelizzare la clientela favorendo il
passaparola, una pubblicità indiretta
più efficace di qualsiasi spot.
Chiamato tecnicamente “viral”, “buzz” e
“word-of-mouth marketing”, il
passaparola è la trasmissione di
informazioni, considerazioni, opinioni su
un prodotto o su un brand che avviene
da persona a persona in modo
informale, considerata una forma di
comunicazione verbale ma che nell’era
moderna è potenziato dal web,
amplificato e diffuso a velocità
impressionante emergendo come un
fenomeno centrale nella società
interconnessa di oggi.
A questo punto, al negoziante occorre
veramente valutare a fondo quanto
convenga creare un momento di
formazione per sé e per i suoi
dipendenti a proposito di prodotti
complessi come elettrostimolatori o
medicali, quali le ginocchiere, così da
battere in esperienza i grandi ma più
freddi centri commerciali. Per aiutare il
negoziante e l’acquirente, Djo
accompagna i propri prodotti con
dettagliati libretti con istruzioni per
l’uso. Ha anche creato una sezione online
con schede di allenamento
specifiche per l’obiettivo che si pone
l’utilizzatore così da evitare la
consulenza del preparatore. Se il
negoziante è in grado di spiegare al
cliente, certamente incontrerà consensi.
La prossima generazione di
integratori ed elettrostimolatori: un
salto nel futuro. Non si può avere la
palla di cristallo per sapere cosa c’è nel
futuro di integratori ed elettrostimolatori,
ma di certo si possono cogliere
importanti indicazioni dai produttori per
capire anticipatamente cosa ci sarà in
un mercato non troppo lontano ed
essere pronti, sistemando sui propri
scaffali le news ancor prima della
concorrenza. Djo, ad esempio, si è
lanciato verso apparecchi wirless, un
trend che sta prendendo sempre più
piede. Se si va a vedere ad esempio
come il Compex Wireless lavora, si nota
sempre più la tendenza all’eliminazione
completa di cavi e fili e, ancora una
volta, il mondo digitale che si mescola
inscindibilmente con quello reale,
dandogli però un aiuto concreto. Con il
Compex Wireless, infatti, è possibile
caricare gli obiettivi grazie ad una
semplice connessione web:
l’apparecchio è fornito di
un’applicazione web tramite la quale
l’utilizzatore può selezionare gli obiettivi
in funzione alle sue necessità personali
dove a ognuno di questi corrisponde un
protocollo di attività multiple che
permettono di ottenere un risultato
specifico, come preparare una
maratona, prevenire la distorsione della
caviglia, recuperare massa muscolare
ecc. Continuando a seguire, poi, i vari
programmi di allenamento si può anche
misurare i progressi on-line e fissare
ulteriori obiettivi.
Per gli integratori invece? “Credo si
andrà sempre più verso un alimento
comprendente già l’integrante, ed è
un’evoluzione già ben delineata”, spiega
Ceriani. “Mi riferisco agli alimenti
‘beauty’, cioè alimenti più funzionali, in
grado di far vivere meglio e più a lungo.”
Il primo composto di questo tipo che è
stato realizzato è una cosa semplice
come lo yogurt, che al suo interno
comprende fermenti attivi ottimi per
l’intestino. Basta farci caso e si nota
quanti prodotti alimentari ‘normali’
vadano in questa direzione, come ad
esempio il succo di frutta con vitamina
C. L’integratore riferito allo sport è
comunque più di nicchia rispetto alla
grande distribuzione legata agli
alimentari.
Si va dunque verso un prodotto che è a
metà strada fra alimento e integratore.
Tutto per raggiungere uno dei must dei
tempi moderni: il benessere.
laura.guerra@topsport.it
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53

SPORT IN ACTION
EvENTI & SPORT
LA STAgIONE dEI TOuR E
IL bOOm dELLA bICICLETTA
SE È vERO CHE NELLE CRISI C’È SEmPRE CHI SORRIdE,
SEmbRA CHE A SORRIdERE SIA PROPRIO LA bICICLETTA
Il Giro d’Italia lo
scorso maggio ha
aperto la stagione
dei grandi tour continentali.
Il Giro non è solo
una gara sportiva: è un’istituzione, una
tradizione che prosegue nel nostro Paese
dal 1909, interrotta solo durante le due
guerre mondiali. Insieme al Tour de France,
che resta il più prestigioso, e la Vuelta in
Spagna, il Giro è una delle tre corse a tappe
più importanti del mondo.
Lo scandalo di Lance Armstrong nel 2012
ha macchiato in modo grave l’immagine del
ciclismo, peraltro attraversata periodicamente
da casi di doping più o meno eclatanti,
anche in casa nostra. Se lo sport al suo
massimo livello ha forse bisogno di ridorare
il blasone, l’uso popolare della bicicletta
non solo non si è appannato negli ultimi
tempi ma è in piena espansione. Dopo il
Giro, molti italiani ritrovano ogni anno l’amore
per le due ruote e ci si riscopre tutti un
po’ più ciclisti del solito. Ne approfittiamo
allora per fare il punto sull’uso e sul mercato
della bicicletta, uno dei capitoli più importanti
del nostro settore. Il rapporto “Ambiente
Italia 2013”, presentato il 16 aprile scorso
e realizzato da Legambiente in collaborazione
con l’Istituto Ambiente Italia, rivela che
per la prima volta, nel 2011, le vendite di
biciclette in Italia hanno superato le immatricolazioni
di auto nuove. Storicamente, le
vendite di biciclette erano pari a circa i 2/3
delle nuove auto. Nel 2012 questa tendenza
è poi continuata. Le immatricolazioni di autovetture
l’anno scorso sono state
1.402.089, meno 20% rispetto al 2011,
dove già si era registrata una riduzione
dell’11%. Il numero di bici vendute, invece,
ha superato i 2 milioni di unità, oltre 200.000
in più dell’anno precedente (dati Censis).
Prima di cantare vittoria, precisiamo che le
vendite di biciclette in Italia restano comunque
largamente al di sotto della media europea.
Da noi l’automobile è uno status
symbol, ben più di un semplice mezzo di
trasporto, e nonostante il declino delle nuove
immatricolazioni, in Italia il tasso di motorizzazione
resta fra i più alti d’Europa e del
mondo. Per avere un’idea, siamo sopra le
60 auto ogni 100 abitanti, rispetto alle 50
della ricchissima Germania e alle 47 della
media europea. Anche le percorrenze automobilistiche
in Italia sono superiori alla media
europea, il 22% in più della media continentale
(dati Legambiente). Ciò non toglie
che il sorpasso della bicicletta sull’auto a
livello di vendite sia un fatto storico e che
possa rappresentare, visto il nostro alto
tasso di motorizzazione, un piccolo cambiamento
culturale. Le cause di questa
evoluzione vanno in gran parte ricercate nella
crisi economica e forse anche nella crisi,
ad essa collegata, di un modello di consumi
eccessivi e inutili, a cui molti vogliono sostituire
uno stile di vita più semplice e a contatto
con la natura. Comprare un’auto costa,
e una volta acquistata bisogna poi mantenerla.
A ciò si aggiungano l’elevato costo
del carburante, le spese per l’assicurazione
e, in Italia, quelle per la tassa di circolazione,
che in altri Paesi, ad esempio nella vicina
Francia, non esistono. In un Paese dove le
imprese chiudono ogni giorno a decine e il
tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli
drammatici, soprattutto fra i giovani, è abbastanza
naturale che si tagli dove possibile e
che si cerchino alternative. Spostarsi in bicicletta
e rinunciare all’auto è una delle so-
luzioni possibili. Facendo di necessità virtù,
spostarsi in bicicletta ha finito per diventare
anche di moda. In bicicletta non vediamo
solo chi non può permettersi di spostarsi
altrimenti. Vediamo la signora elegante che
va a fare shopping, il gentiluomo in giacca e
cravatta che va in ufficio o la mamma che
porta a scuola i bambini.
Dal punto di vista del nostro settore, il cambiamento
è fondamentale perché riguarda il
concetto stesso di bicicletta, che da articolo
per lo sport o per il tempo libero è diventato
sempre di più anche un mezzo di trasporto
urbano, venendosi così ad ampliare
in maniera sostanziale il target del mercato.
L’uso diverso modifica anche parzialmente
la stagionalità del prodotto. Il nostro è un
Paese con clima mediamente caldo o temperato,
dove se si sceglie di usare la bicicletta
per gli spostamenti urbani, lo si può
fare per buona parte dell’anno, mentre per il
solo tempo libero la bicicletta la si tira fuori
tradizionalmente soprattutto in primavera o
in vacanza.
Resta il tema cruciale delle piste ciclabili.
Al di là delle diverse abitudini dei popoli,
se gli olandesi vanno in bicicletta
più degli italiani la spiegazione sta non
solo in una diversa tradizione ma anche
nelle diverse infrastrutture che lo stato fornisce
ai cittadini. Non tutte le città dispongono
di una rete di piste ciclabili sufficiente
a incoraggiare l’uso della bici in tutta sicu-
54 www.topsport.it

A cura di Leone Buonaccorsi
rezza. Gli esempi virtuosi in Italia ci sono,
anche se sono quasi tutti al nord. L’Emilia-
Romagna, in particolare, è la campionessa
italiana delle piste ciclabili. Modena è la
città con più chilometri di piste ciclabili in
termini assoluti, mentre Reggio Emilia ha
l’indice di ciclabilità più alto d’Italia, indicatore
che tiene conto di diversi fattori quali la
lunghezza e le tipologie di piste dedicate
alle bici, l’estensione delle aree pedonali e
quella delle aree con limite di velocità fissato
a 30 chilometri orari (dati Legambiente).
Molti i casi virtuosi anche in Lombardia, con
Lodi, Mantova e Cremona, o ancora nel Veneto,
con Padova.
In Europa, si è molto parlato recentemente
del caso di Londra. Il sindaco Boris Johnson
ha presentato nel marzo scorso un
piano ambizioso e rivoluzionario per la
ciclabilità urbana, atto a creare in città
vere e proprie autostrade per le biciclette,
in modo da incentivarne l’uso e ridurre
così il traffico e l’inquinamento. Con il progetto,
che comporta un investimento vicino
al miliardo di sterline, Johnson conta di raddoppiare
nel giro di 10 anni il numero di
londinesi che si spostano in bicicletta. Il
progetto include la creazione di circa 15
miglia di corsie per le biciclette completamente
separate e protette dalle auto. Le
nuove piste, da realizzarsi nei prossimi quattro
anni, saranno denominate a seconda
delle coincidenti fermate della metropolitana
o dei bus. Il piano prevede inoltre modifiche
sostanziali al sistema degli incroci, con
una riduzione del limite di velocità per le
La bicicletta, da articolo per lo sport o per il tempo libero è diventata
sempre di più anche un mezzo di trasporto urbano, venendosi così
ad ampliare in maniera sostanziale il target del mercato. L’uso diverso
modifica anche parzialmente la stagionalità del prodotto
auto ai 20 km orari, in modo da ridurre i rischi
per i ciclisti. Johnson intende anche
introdurre una nuova rete di bike-sharing
simile a quello della Barclays Cycle Hire ma
riservata alle bici elettriche.
In Italia, il grande sogno è l’annunciata nuova
pista ciclabile del progetto VenTo, che si
spera possa essere completata in tempo
per l’Expo 2015. Si tratterebbe di una maestosa
ciclovia di 679 km che, scorrendo
sugli argini del Po, collegherebbe Torino a
Venezia passando per Milano, grazie alla
pista del Naviglio Pavese. Il progetto della
ciclovia, redatto dal dipartimento di architettura
e pianificazione del politecnico di Milano,
coinvolge 4 regioni, 12 province, oltre
120 comuni e 242 località, incrociando lungo
il proprio percorso bellezze artistiche,
monumentali e ambientali uniche in Italia e
al mondo.
Qualche dato sulla bicicletta in Italia a livello
di produzione. Anche se la gran parte
dell’industria ciclistica mondiale si è spostata
a Taiwan, in Italia resta l’eccellenza
nella ricerca dei materiali e delle tecnologie
costruttive. Siamo il principale player
europeo per l’assemblaggio, primi per
esportazione e secondi in termini di business,
dietro la Germania. Complessivamente
l’industria italiana delle due ruote conta
220 aziende, 12mila addetti, 2 milioni e
mezzo di bici prodotte e un fatturato di 1,3
miliardi di euro. Delle 220 aziende italiane di
biciclette ben 150 si occupano di accessori
e componenti per bici da corsa, con un
fatturato totale oltre i 750 milioni di euro, di
cui il 70% è destinato all’estero. Il macrosettore
si divide in city bike, mountain bike
e bici da corsa, quest’ultimo particolarmente
interessante nel caso italiano, in termini
di innovazione e di eccellenza assoluta. Il
settore bici esporta per un valore di oltre
500 milioni di euro, di cui 400 milioni di bici
hi-tech (dati ANCMA). Molte delle nostre
aziende sponsorizzano il Giro d’Italia, vetrina
annuale irrinunciabile per il settore.
Per concludere, segnaliamo un fatto particolarmente
indicativo del peso crescente che
sta acquisendo l’uso della bicicletta in Europa.
Angela Merkel, che normalmente si destreggia
fra summit internazionali e incontri
con capi di stato e di governo, ha annunciato
che sarà presente il prossimo agosto a
Eurobike 2013, l’importante salone internazionale
del settore che si tiene ogni anno a
Friedrichshafen, nel sud della Germania. Se,
che ci piaccia o no, la Germania ‘fa tendenza’,
questo segnale ci autorizzata a pensare
che il successo della bicicletta sia destinato
a proseguire negli anni a venire. Come
dimostra anche il ruolo delle piste ciclabili
nelle città, lo sviluppo del settore non
può prescindere da decisioni politiche in
grado di promuoverlo e di sostenerlo.
2013
AGENDA EVENTI
26 maggio - 9 giugno: Internazionali di Francia di Tennis, Roland Garros, Parigi
2-9 giugno: Criterium del Delfinato, gara del mondiale UCI di ciclismo, Francia
4 giugno: Inizio finali NBA, USA
8-16 giugno: Giro di Svizzera di ciclismo
10-30 giugno: Confederations Cup di calcio, Brasile
13-16 giugno: The US Open di golf, Merion Club, Pennsylvania
24 giugno - 7 luglio: Torneo di tennis di Wimbledon, Regno Unito
29 giugno - 21 luglio: Tour de France di ciclismo
19 luglio - 4 agosto: Mondiali di nuoto, Barcellona
27 luglio: Classica di San Sebastian di ciclismo, Spagna
27 luglio - 3 agosto: Tour di Polonia di ciclismo
10-18 agosto: Mondiali di atletica, Mosca
24 agosto - 15 settembre: Vuelta, giro di Spagna di ciclismo
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surfing internet
curiosità e commenti dal web
Lorenzo PeLLegrini e Le donne: iL nuovo Libro
di enrico brizzi tra fantastoria e sPort
enrico brizzi, ex enfant-Prodige deLLa Letteratura itaLiana, è tornato neLLe Librerie Lo
scorso dicembre con “Lorenzo PeLLegrini e Le donne”, terzo caPitoLo deLLa sua triLogia
“ePoPea fantastorica itaLiana”
Qui si racconta dell’amore del protagonista per la dolce Irene, e di
come sia complicato fidanzarsi nel 1950, in particolar modo se ti
trovi a essere un giornalista in erba, amante dello swing e sottoposto
agli obblighi di leva. Conquistare la propria autonomia, e imparare
a stare al mondo con stile: queste le priorità per il giovane protagonista,
combattuto fra l’amor cortese e un’irresistibile
tendenza a finire in situazioni
boccaccesche.
Ambientato in un’Italia mai esistita,
dove si immagina che il Paese abbia
vinto la seconda guerra mondiale e
Mussolini governi ancora, è un romanzo
dove lo sport, ovviamente immaginario,
riveste un ruolo molto importante. Siamo
nel 1950, e il grande Torino, in un’Italia
dove non c’è nemmeno stata la tragedia
di Superga, la fa ancora da padrone in
Italia e in Europa; molti di quei calciatori,
che costituiscono l’asse portante della nazionale dell’epoca, nel libro devono
partire per il Brasile per cercare di vincere i mondiali, tenendo così alto
l’onore di un regime sull’orlo di una crisi di nervi. Per Mazzola e compagni,
però, è in agguato un imprevisto che terrà il Paese col fiato sospeso: sarà
allora che, come squadra, quei campioni saranno tenuti a fare una scelta
coraggiosa per entrare nella leggenda.
Ottimo tratteggiatore di affreschi giovanilistici,
bravo nel riproporre lo spirito di un’epoca,
da appassionato di calcio Brizzi cerca di riscrivere
per quella che è stata una delle più
grandi squadre di tutti i tempi un finale diverso,
condividendo con i tifosi granata la venerazione
di un passato indimenticabile. Nostalgia,
peraltro, vissuta sulla propria pelle attraverso
il tifo per un’altra ex grandissima squadra
quale il Bologna, che avrebbe vissuto i suoi ultimi
momenti di gloria vera nel decennio successivo.
imPara L’arte (in rete) e mettiLa da Parte
Qualcuno ha mai sentito nominare Julius Yego? Forse il suo nome
risulterà perlopiù sconosciuto se non agli addetti ai lavori, eppure
questo lanciatore di giavellotto di 24 anni, a suo modo, ha già fatto
la storia dell’atletica: non soltanto, infatti, è stato il primo atleta kenyano ad
ottenere la qualificazione olimpica in una disciplina field (ovvero non running),
ma addirittura l’ha ottenuta senza alcun
allenatore, imparando la disciplina direttamente
su Youtube. Ok, magari il suo palmares
internazionale non risplenderà mai come
quello del suo idolo norvegese Andreas
Thorkildsen (medaglia d’oro ad Atene e a
Pechino), cui ha cercato di rubare i trucchi
del mestiere on-line, ma intanto a Londra ci
ha gareggiato fianco a fianco, e se avesse
ripetuto in finale il suo personale (81,81 m)
sarebbe arrivato ottavo, solamente due posizioni
indietro rispetto al campione scandinavo.
Internet colpisce ancora, dunque. Se in passato
grazie alla rete tutti potevano laurearsi, diventare chef provetti, fare ginnastica
in casa, imparare a suonare la chitarra oppure apprendere i trucchi
della contabilità, beh, è la prima volta, a memoria, che qualcuno ora può anche
dire “Sono andato alle Olimpiadi”. Ora, sarebbe bello se, alla luce dei suoi risultati
ottenuti partendo dal nulla, gli si affiancasse uno sponsor che lo aiuti,
perché no, anche alla ricerca di un tecnico.
Di recente alla sua storia si è interessata
anche la Cnn nella rubrica “Human to Hero”,
ovvero come un uomo comune si è potuto
trasformare in campione. D’altronde, come
cantava il compianto Lucio Dalla, l’impresa
eccezionale è essere normale, e in un universo
sportivo dominato da campioni passati in
poco tempo dagli altari alla polvere (basti
pensare ad Armstrong o al nostro Alex Schwazer)
forse ogni tanto vale la pena ricordarlo:
non occorre il doping per diventare eroi.
Basta una volontà di ferro. E una buona connessione
internet, of course.
56 www.topsport.it

A cura di Giovanni Fini
La Balorda, ovvero: la risposta
proletaria al Giro d’Italia
Dimenticatevi bici iper-tecnologiche, maglie
rosa, completi e caschetti aerodinamici,
scatti in salita o in pianura: il 26 maggio è andata
in scena come ogni anno dal 1995 la Balorda,
ovvero la corsa ciclistica più anticompetitiva che
abbia mai calcato le strade d’Italia. I partecipanti si
devono presentare in abiti totalmente anti-sportivi e
anti-fighetti, a bordo di qualunque mezzo a 2 ruote
che non siano né bici da corsa né mountain bike: sì
invece a tandem, ibridi o anche le mitiche Graziella
(più che un nome, un’istituzione per i bambini di un tempo). Una ‘corsa’ in cui è
competitivo soltanto l’ultimo giro del percorso previsto e in cui le pause ristoro
fanno parte integrante del divertimento: al posto di barrette energetiche, tè caldi e
Gatorade, infatti, gli improvvisati ciclisti bevono lambrusco e mangiano salumi
emiliani. La sosta eno-gastronomica è assolutamente obbligatoria, e travestimenti
assurdi più che raccomandati. Infatti, come si legge nel regolamento, “A giudizio
insindacabile della giuria sarà allontanato chiunque si presenterà vestito in modo
decoroso e con bici troppo moderne”. Un vero e proprio carnevale della bici, insomma,
assolutamente vietato ai vip e agli sportivi troppo competitivi. Ma in fondo, non
c’era chi diceva che l’importante è partecipare?
Run 5.30, ovvero quando lo sport
non ha orari
In principio si diffuse grazie ad un semplice passaparola; oggi invece la
Run 5.30 è una delle corse non competitive più gettonate del periodo
pre-estivo, diffusa già in parecchie città del centro-nord.
Più che corsa sarebbe meglio definirla ‘camminata’, da farsi alle 5,30 del mattino
per 5 km di percorsi cittadini, quando né il traffico né lo smog possono intaccare
una sana attività all’aria aperta. L’orario di fine previsto, infatti, è alle 7 del mattino,
quando si è ancora in tempo per farsi una doccia, cambiarsi, fare colazione e andare
dritti in ufficio (sonno permettendo).
L’idea, a metà tra la follia e la genialità, è venuta all’inizio ad una coppia di Modena,
Sergio Bezzanti e Sabrina Severi: lui patito delle corse mattutine, lei alle prese con
un lavoro totalizzante di nutrizionista che causava una quasi totale incompatibilità
di orari per stare assieme. Il ragionamento più o meno fu: “esco con te di mattina
prestissimo, però camminiamo”. Dunque partirono loro, tutti i giorni, a farsi una
passeggiata in centro nel silenzio più totale. Un po’ per amore e un po’ per la ricerca
della forma fisica, stava per prendere forma l’idea più originale del panorama
podistico. La prima edizione è datata giugno 2009, e si presentarono in 600; oggi
l’iniziativa si è diffusa con succeso anche a Milano, Torino, Venezia e Bologna. Una
corsa alquanto originale, da intendersi come una semplice passeggiata: niente
musica a palla, niente gonfiabili, niente fisici da
atleti. La cosa curiosa infatti è che, negli anni
passati, oltre la metà degli iscritti ha dichiarato
di non praticare nessuno sport. La domanda,
allora, sorge spontanea: perché praticarlo solo
un giorno all’anno? Avvicinare ad una qualche
attività una clientela del genere sarebbe un
buon modo per combattere la crisi.
Vacanze in Italia, boicottaggio svedese
Non bastava la crisi. A
complicare la vita al
turismo nel nostro
Paese ci voleva pure una vera
e propria campagna denigratoria
ad hoc. Possibile che, da
Paese delle meraviglie, ci siamo
improvvisamente meritati
la palma di ‘lupo cattivo’, al
punto che i bambini piangano al solo pensiero di venire in vacanza da noi? Evidentemente
sì, almeno secondo gi ideatori della campagna pubblicitaria di una parco di divertimenti
di Goteborg, il Liseberg Amusement park. Nei manifesti, che hanno scatenato una
vera e propria bufera diplomatica, si vede in maniera inequivocabile una bambina bionda
in lacrime, con la scritta recitante più o meno “Alcuni bambini sono costretti ad andare
in vacanza in Italia”.
Anche senza fare troppi vittimismi, l’elenco dei Paesi coinvolti è fin troppo esplicito per
apparire casuale e questo può spingere a fare un po’ di considerazioni. La prima, che è
anche la più banale: la popolarità italiana a livello europeo è a pezzi. Siamo esposti,
come Paese, ad attacchi speculativi (nonché a sfottò) e la mancanza di un potere centrale
forte non riesce certo ad arginarne l’onda d’urto. La seconda: forse, anche negli
anni passati, non abbiamo fatto nulla per risultare simpatici. Si potrebbe anche obiettare
agli amici svedesi, che verranno comunque a popolare in massa la riviera romagnola
anche durante l’estate 2013 (con buona pace del parco Liseberg), che il Belgio, ad
esempio, è rimasto senza governo ufficiale per quasi 2 anni, e, a quanto risulta, non è
mai stato oggetto di rappresaglia turistica da parte di nessuno. Questione di immagine?
O c’entra anche la serietà che può ispirare una nazione?
Una nuova disciplina olimpica?
E dopo il lancio del peso, del disco, del martello e del giavellotto, tutti cooptati
dall’antica grecia, vuoi mai che in futuro gli organizzatori delle olimpiadi moderne
non mettano in calendario anche il lancio del cellulare, una simpatica follia
rigorosamente made in Europe?
Già, perché si potrebbe legittimamente pensare che una stravaganza del genere venga
dagli Usa, patria delle esagerazioni per eccellenza, oppure ricalchi le orme di quelle
olimpiadi dell’assurdo che erano i giochi di “Mai dire Banzai” di nipponiana memoria.
Niente di tutto questo: il lancio del telefonino, il cui campionato del mondo vanta un
numero sempre maggiore di partecipanti dal 2000 ad oggi, viene dalla verde e tranquilla
Finlandia. Verde mica più tanto, se è vero che l’idea dei mondiali venne a causa
dell’elevato numero di apparecchi mobili ritrovato ogni anno in fondo ai laghi finlandesi.
Così, per sensibilizzare la gente sul fatto che ci sono molti altri modi di liberarsi del
vecchio cellulare, è stato ideato il campionato, che anche quest’anno si svolgerà a Savonlinna
il 24 agosto prossimo (per iscriversi: http://www.mobilephonethrowing.fi/registration).
D’altronde, diciamoci la verità: chi non ha mai sognato di gettare il telefonino
alle ortiche, tutte le volte che non c’era campo, la batteria era scarica o si ricevevano
messaggi o telefonate sgradite? Il tutto, del resto, ha anche un’impronta ecologica:
tutti i cellulari alla fine della competizione saranno raccolti e spediti ad un impianto di
riciclo. A chi bolla l’iniziativa come una pagliacciata, gli organizzatori rispondono serafici
come questo sia “l’unico sport dove puoi sfogare tutte le frustrazioni causate dalla tecnologia
moderna”; quel che è certo è che i nuovi smartphone creano un’elevata dipendenza,
e forse gettare via il telefono per qualcuno sarebbe estremamente educativo.
www.topsport.it
57

SELL OUT
Il retail sportivo visto dai suoi protagonisti
Vero cambiamento. Di facciata
Un grande spazio espositivo che cura il cliente.
È questa la filosofia del nuovo Nardelli Sport.
Lo shop di Mezzolombardo (TN) ha letteralmente
cambiato pelle per avere nuova personalità ed
essere davvero ‘user friendly’
Tenendo fede al proprio motto di “Space around wellness”, Nardelli
Sport ha voluto per la propria sede una struttura capace di rispecchiare
il concetto di forma come sinonimo di benessere.
Bellezza e fruibilità per una soluzione costruttiva decisamente futuristica
nelle facciate e nel rivestimento (per una superficie totale progetto
di 1350 m 2 e un volume totale struttura di 5600 m 3 ).
La montagna nel DNA di un progetto che rispecchia appieno lo spirito
dei fratelli Nardelli, entrambi maestri di sci con un passato da allenatori.
Votato alla cura dei particolari fin nel minimo dettaglio quando
si parla di abbigliamento ed attrezzature per lo sport, il negozio
lascia trasparire la propria impostazione già dalla sua ‘casa’, accogliente,
dinamica e dalla personalità decisamente riconoscibile, fin
dal primo sguardo.
Posto in posizione strategica all’interno del centro abitato di Mezzolombardo,
comune della provincia di Trento, l’edificio s’inserisce in
un complesso commerciale di recente realizzazione, ma spicca per
la sua altezza rispetto al resto del tessuto urbano contiguo.
Il progetto si ispira alle montagne e agli elementi naturali a cui è legata
la stessa attività commerciale, e definisce il Landmark che segna
l’ingresso alla città. La struttura vuole creare, attraverso la sostituzione
edilizia del volume preesistente, un elemento simbolico
capace di delineare spazialmente l’entrata al centro abitato, evidenziando
al contempo il carattere commerciale di un edificio destinato
alla vendita di articoli per lo svolgimento di attività espressamente
legate all’uso del territorio e della montagna. Le soluzioni formali
e la finitura esterna vogliono dunque trarre ispirazione dagli elementi
naturali con forme e superfici capaci di richiamare la morfologia
del contesto alpino.
Per la facciata sono state adottate due tipologie di sistemi: quello
con facciata a montanti e traversi Schüco semistrutturale (FW50)
che contribuisce a definire gli standard energetici dell’edificio, e
quello ventilato in lamiera stirata a telai appesi. Questa soluzione,
innovativa e versatile, perfettamente rispondente alle esigenze
dell’architettura contemporanea, consente una comunicazione visiva
immediata, che crea una sintonizzazione del complesso con gli
elementi naturali circostanti.
L’irregolarità geometrica dell’edificio ne definisce anche la peculiarità,
esaltata dalle facciate inclinate.
Il gioco architettonico del rivestimento in rete stirata è stato ottenuto
mediante l’impiego di pannelli di differenti dimensioni e differenti
maglie componenti la rete stessa. Uno studio dimensionale dunque
e di proporzioni tra rete e maglie. Grande impegno ha richiesto
la posa a causa proprio dell’irregolarità della struttura che ha imposto
la costruzione su misura di diversi componenti. 250 m 2 di facciate
e 1000 m 2 di rivestimento in rete hanno ‘vestito’ questo nuovo
negozio che propone le migliori soluzioni di abbigliamento tecnico.
NUOVI PUNTI VENDITA Joma IN COLOMBIA E UNGHERIA
Joma Sport, ha inaugurato di recente due
nuovi store nelle città di Drebecen (Ungheria)
e Bogotá (Colombia). Nel Paese centro-europeo,
i padrini dell’evento d’inaugurazione sono
stati gli ex calciatori spagnoli Alfonso e
Pavón, sponsorizzati in passato dal marchio
e legati da anni all’azienda di Toledo. Il nuovo
punto vendita rafforza la presenza del brand
in Ungheria, dove ci sono altri negozi monomarca.
Lo store della capitale colombiana invece è il
primo nel Paese sudamericano, dove Joma è
lo sponsor tecnico dell’Once Caldas ed in
passato ha vestito squadre come l’Independiente
di Medellin. Inoltre, la partnership con
Santiago Giraldo (primo tennista colombiano
a partecipare alle Olimpiadi) ha significato il
primo investimento a livello internazionale
dell’azienda nel tennis.
L’apertura di questi nuovi punti vendita conferma
ancora una volta il momento di espansione
globale del brand, con spazi commerciali
esclusivi in diversi Paesi: Cina, Malesia,
Cuba, Honduras, El Salvador, Uruguay, Ungheria,
Russia, Romania, Ucraina, Italia e Belgio.
58 www.topsport.it

KEEN APRE UN NUOVO sTORE A PRAGA
Nato grazie alla partnership tra il brand statunitense e il suo distributore
per la Repubblica Ceca “Outdoor Concept”, lo store offre oltre 230
articoli tra footwear, borse e calze. Un nuovo spazio a disposizione degli
appassionati di outdoor, in perfetta sintonia con la filosofia “Hybrid
Life”, a cominciare dal design, ingegnosamente realizzato con materiali
riutilizzati in modo creativo. Cavi elettrici e portacavi si trasformano
in display per i prodotti delle collezioni, un vecchio tavolo da lavoro viene
riciclato come registratore di cassa, sgabelli e sedie di paglia invitano
i visitatori a provare comodamente seduti le calzature.
“Lo store è un luogo aperto, creato per conoscere a tutto tondo la realtà
del nostro brand”, ha affermato John Jansen, General Manager &
Head per Europa, Medio Oriente e Africa. “Nel nuovo store di Praga
gli amici di Keen possono scoprire tutti i nostri prodotti e la nostra filosofia
Hybrid.Life. L’apertura di questo nuovo store ci permette di intensificare
il nostro impegno a favore della comunità Keen, certamente
una delle componenti chiave della nostra filosofia.”
Invitante e divertente, lo store è situato all’interno di uno dei più popolari
shopping mall di Praga. Il posto giusto per esplorare le collezioni
Keen, cercare le proposte più adatte alla prossima avventura
outdoor e trovare nuove ispirazioni per vivere la vita all’aria aperta.
OssEssIONATI DAL fITNEss
Grande novità per tutti gli ossessionati dello sport, ha aperto lo scorso
18 aprile anche in Italia il primo The Locker Room by Foot Locker.
Punto di riferimento per il settore sportswear, The Locker Room è il luogo
per eccellenza dove trovare tutte le ultime innovazioni nel campo
dello sport performance, con un’offerta che riguarda le assolute novità
footwear, di abbigliamento e accessori dei più importanti brand sportivi
a livello mondiale.
Questo esclusivo concept store diventerà presto la casa di tutti gli appassionati
sportivi e gli amanti del fitness – dagli atleti meno esperti ai
professionisti – che potranno recarsi nel The Locker Room by Foot Locker
per testare e acquistare, consigliati da un personale qualificato, i
prodotti più adatti alle proprie esigenze e livello di preparazione. Dal
basketball, al football fino al training, The Locker Room ha, inoltre, un
focus sui prodotti dedicati al running, attività
in forte crescita nel mercato italiano,
mettendone a disposizione tutte le
più innovative tecnologie.
In occasione dell’inaugurazione di The
Locker Room by Foot Locker presso il
Centro commerciale Carosello di Carugate,
grandi sorprese per il pubblico e
iniziative interattive hanno permesso ai
più coraggiosi di sfidarsi in un gioco originale
ai calci di rigore o mettersi alla
prova con le abilità di freestyler professionisti,
per un weekend piacevole e
all’insegna della passione per lo sport.
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59

sell out
Puma si rinnova a Roma
Ha riaperto alla metà di aprile, con un design innovativo e sostenibile,
il Puma Store di Roma situato nel cuore di una delle zone dello shopping
più conosciute della Capitale, Via del Corso. Inaugurato nel dicembre
2001, il nuovo Store è oggi uno spazio architettonico d’avanguardia,
esposto su oltre 140 metri quadrati dove è possibile acquistare
una selezione completa di prodotti delle collezioni Performance
e Lifestyle del brand.
Volfango Bondi, General Manager Europa, ha dichiarato: “Da sempre
la nostra missione è quella di diventare il marchio Sportlifestyle più desiderabile
e sostenibile, per questo è fondamentale che Puma sia presente
nelle città più importanti e vivaci del mondo. Soprannominata la
Città Eterna, Roma è la metropoli dove differenti culture e storie convergono
offrendo ai turisti provenienti da tutto il mondo un’esperienza
unica. Con il restyling del negozio, Puma vuole dare il proprio tocco
speciale e contribuire al successo di questa grande città.”
La shopping experience, che potrà offrire il nuovo Puma Store di Roma,
rispecchia lo spirito gioioso e allegro del marchio già all’ingresso
grazie ad un muro di cinque metri, caratterizzato da elementi distintivi
del brand. Un altro elemento architettonico di grande impatto è l’uso
ottimale dello spazio che grazie all’impiego di finestre e specchi permette
di ampliare l’effetto visivo del negozio.
Puma ha deciso di estendere il divertimento dello shopping anche ai
camerini – il luogo in cui il cliente ha la possibilità di vivere da vicino e
in modo personale il rapporto con il prodotto scelto – resi unici
dall’unione di iscrizioni murali in latino con il logo Puma per immergere
il cliente nella leggenda della ‘città eterna’. La vera novità è il Puma
Peepshow, un piccolo box rosso, fissato alla parete, dotato di schermo
video che una volta toccato si apre per mostrare divertenti ed emozionali
filmati.
“Siamo molto orgogliosi e felici di riaprire il nostro negozio di Roma.
Abbiamo realizzato un importante restyling che dimostra la nostra volontà
di migliorare i punti vendita Puma di tutto il mondo, allineandoli
al nostro nuovo concept Retail 2.0, un format che si focalizza sulle
calzature con una selezione delle più importanti novità della stagione
e dà risalto ai valori cardine del marchio Puma quali joy e sustainability.
Non avrei potuto pensare ad una città con una storia e un fascino
migliore di Roma per soddisfare al meglio i nostri consumatori”, ha
affermato Karin Baust, General Manager di Puma Retail Europe.
In linea con la missione di Puma di diventare l’azienda Sportlifestyle
più desiderabile e sostenibile, il nuovo negozio incarna il concetto di
sostenibilità. Le innovazioni prevedono un efficiente impianto di illuminazione
a ridotto consumo energetico (inferiore a 32 watt per m 2 ), vernice
e adesivi a bassa emissione, legno FSC e finiture certificate con
garanzia di provenienza. Tutto ciò aiuta Puma nella sua strategia di sostenibilità
globale che include aree retail sempre più rispettose dell’ambiente.
Biciclette per la Romania
Anche quest’anno Sportler lancia la campagna di rottamazione delle
due ruote, in collaborazione, fin dal 2001, con la Caritas e la ditta di
trasporti Brigl. A partire dal 19 aprile i clienti hanno potuto rottamare
le loro vecchie biciclette in uno dei punti vendita Sportler, per acquistarne
una nuova a prezzo conveniente, facendo del bene a se
stessi e agli altri: le biciclette rottamate, infatti, sono state raccolte,
selezionate secondo le direttive comunitarie, riparate e inviate in Romania
grazie alla compagnia bolzanina di trasporti Brigl. Le spese di
spedizione sono state sostenute congiuntamente da Sportler e Brigl,
affinché la Caritas non debba sobbarcarsi alcun costo. “La Caritas
di Satu Mare in Romania è grata di ricevere le biciclette, di cui ha
urgente bisogno. Questa campagna È un’iniziativa lodevole per sostenere
il pensiero eco-sociale”, afferma Heiner Schweigkofler, direttore
della Caritas diocesana di Bolzano-Bressanone. Fino al 5 maggio
i clienti hanno potuto rottamare le loro vecchie biciclette in uno
dei punti vendita Sportler, per acquistare, a un prezzo ridotto, un nuovo
modello a scelta fra city bike, mountain bike o e-bike. Sportler SpA
è una tradizionale azienda a conduzione familiare, fondata nel 1977,
che gestisce 20 filiali in Italia e Austria su una superficie complessiva
di 47.000 m 2 .
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• Hai da poco rinnovato il tuo punto vendita?
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ed animare il tuo negozio?
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vendita e delle più recenti innovazioni apportate, e le pubblicheremo!
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GIUGNO 2013
Supplemento Economico Finanziario
di TopSport – Il Giornale degli Articoli Sportivi
FOCUS ON
Troppo bello per essere vero
Contro la contraffazione una nuova campagna europea volta a dissuadere i cittadini
dall’acquisto di prodotti falsificati
bello per essere vero?
La verità sui prezzi dei
“Troppo
prodotti falsi” è il titolo di un
opuscolo divulgativo – presentato in
questi giorni – con il quale si vogliono
informare i cittadini europei sugli
ingenti danni provocati dai prodotti
contraffatti e sui loro costi per l’economia
mondiale: un fenomeno che
danneggia le imprese e il lavoro, e
che può far correre ai consumatori
anche seri rischi per la salute.
La campagna dell’Unione europea è
stata illustrata da Antonio Tajani, Vicepresidente
della Commissione europea
e responsabile per l’industria
e l’imprenditoria, e Michel Barnier,
Commissario responsabile per il
mercato interno e i servizi. Oltre allo
scopo di sensibilizzare le popolazioni
dei vari Stati sui pericoli dei prodotti
contraffatti, l’iniziativa si propone di
promuovere una più stretta cooperazione
tra la Commissione europea, le
autorità nazionali, comprese le forze
di polizia e doganali, e i consumatori,
i produttori e le associazioni di categoria,
per fermare la produzione e la
circolazione di merci contraffatte, invitando
ad acquistare soltanto prodotti
originali.
“La Commissione – ha affermato Tajani
a Roma durante un recente convegno
– ha avviato una serie di iniziative
contro la contraffazione, ma c’è
bisogno della collaborazione di tutti i
cittadini.” Le iniziative rivolte ai consumatori
infatti sono accompagnate
da altre con cui si vogliono rendere
più efficaci le procedure di sorveglianza.
Si tratta di regolamenti che
propongono obblighi di controllo ed
etichettatura per consentire la tracciabilità
dei prodotti, e un più efficace
coordinamento tra le autorità di
sorveglianza. Saranno anche effettuati
controlli più incisivi alle frontiere
e applicate sanzioni più severe.
La contraffazione è un fenomeno in
continua espansione, i cui prodotti
equivalgono a oltre 200 miliardi di
euro di perdite per l’economia mondiale,
di cui si prevede un’ ulteriore
crescita. Solo in Italia il fatturato del
settore ammonta a 6,9 miliardi di euro,
con un aumento del quantitativo
dei prodotti sequestrati dal 2007 ad
oggi del 48 per cento.
I settori più colpiti sono quelli dei medicinali,
della moda, dei prodotti alimentari,
dei freni per automobili, degli
apparecchi elettrici, dei cosmetici e
dei giocattoli. Oltre ai gravi rischi che
l’utilizzo di prodotti contraffatti può
comportare per la salute e la sicurezza,
il mercato dei falsi si sta confermando
sempre più un grave ostacolo
alla crescita e all’occupazione.
Si spera che la nuova iniziativa assunta
dall’Unione Europea porti buoni
risultati, anche se intervenire efficacemente
contro i falsari non è cosa
semplice. Il mercato delle merci ‘taroccate’
infatti è in continuo aumento
e, come dimostrano i dati, pare non
risentire affatto della crisi. Dal 2010
al 2011 il volume di prodotti contraffatti
confiscati dalle dogane europee
è aumentato dell’11 per cento. I prodotti
di alta gamma e gli articoli di
alta moda rappresentano il 54 per
cento del valore complessivo delle
merci bloccate alle frontiere dell’Ue,
dove nel 2011 sono stati confiscati
115 milioni di articoli falsi, per un valore
complessivo di 1,2 miliardi di
euro.
Quasi un terzo degli articoli confiscati
nel 2011 erano potenzialmente pericolosi
per la salute e la sicurezza
dei consumatori, cioè più del doppio
rispetto al 2010: basti pensare che
nel 2011 le autorità europee hanno
confiscato 27 milioni di farmaci falsi
(ma chissà quanti ne sono rimasti in
circolazione).
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Inserto economIa - Giugno 2013
NEWS
Il metodo più usato per la spedizione
dei falsi ordinati on-line (utilizzato
nel 63 per cento dei casi individuati
nel 2011) è la posta: non a
caso lo sviluppo di strategie per monitorare
pacchi e traffico postale è
una delle priorità del Piano d’azione
doganale dell’Unione europea per gli
anni 2013-2017. Gli altri sistemi di
spedizione più comuni sono il trasporto
aereo (22 per cento) e il corriere
(7 per cento).
La stragrande maggioranza dei prodotti
contraffati confiscati in Europa
proviene dalla Cina (quasi il 73 per
cento dei beni confiscati). Il problema
però non è localizzato esclusivamente
in quei Paesi, l’industria dei
falsari è attiva anche all’interno
dell’Unione Europea.
Per i cittadini europei le conseguenze
della contraffazione sono
prevalentemente di natura economica.
Ma è anche un problema etico
perché – si legge nell’opuscolo
“Troppo bello per essere vero” – il
maggior beneficiario di questa attività
illegale è la criminalità organizzata.
Oltre ad essere un pessimo
affare per i contribuenti, perché i
criminali non pagano le tasse, la
contraffazione rischia di minare la
fiducia nello shopping su internet: i
siti fasulli, che imitano quelli originali,
sono spesso difficilmente distinguibili
dagli originali, e possono
trarre in inganno.
Altri aspetti su cui l’Unione europea
richiama l’attenzione sono il trattamento
dei lavoratori (cioè lo sfruttamento
della mano d’opera, anche infantile)
e la pericolosità dei prodotti
falsi. Questo vale non solo per i farmaci
o per i dispositivi medici (quali
ad esempio le lenti a contatto) ma
anche per i capi di abbigliamento o le
calzature (dove potrebbero essere
usate sostanze chimiche non testate
e quindi dannose) e i giocattoli. Altri
articoli fortemente a rischio sono i ricambi
auto, fra i prodotti più falsificati
e anche più pericolosi: basti pensare
che in certi casi sono state trovate
pastiglie dei freni realizzate con materiali
poveri quali trucioli di legno o
addirittura erba.
Oakley al Tour de France
Oakley, marchio sportivo diffuso a livello internazionale che propone un’offerta
che abbraccia occhiali, abbigliamento, calzature e accessori si è unita ad Eurosport,
gruppo impegnato nel settore dell’intrattenimento sportivo, per individuare
due ciclisti motivati a raccogliere l’invito a “Conquer the road” in occasione della
100ma edizione del Tour de France. Agli appassionati di ciclismo, la nuova campagna
Oakley offre l’occasione di partecipare a una tappa del prestigioso Tour
de France al fianco di un ciclista professionista. L’impresa dei vincitori verrà filmata
e trasmessa da Eurosport in due puntate della miniserie in quattro episodi intitolata
“The Ride”, che verrà mandata in onda dal canale durante la copertura
mediatica dell’edizione 2013 del leggendario Tour.
“La famiglia Oakley di campioni del ciclismo continua ad allargarsi e noi vogliamo
alimentare l’interesse suscitato da questa disciplina per indurre un pubblico più
vasto a sperimentare lo sport su due ruote”, ha affermato Olaf Dunz, Direttore del
marchio Oakley per la regione EMEA. “La campagna ‘Conquer the Road’ è una
delle più importanti del nostro calendario 2013 e il concetto sviluppato in collaborazione
con Eurosport rientra tra le principali strategie ideate a sostegno
dell’iniziativa. Ci consentirà di toccare il cuore della comunità ciclistica europea
e dei milioni di appassionati che apprezzano l’eccellente copertura mediatica e
l’esperienza di emittente sportiva di Eurosport.”
Stefano Bernabino, a capo della redazione ciclismo di Eurosport, ha dichiarato:
“Questo progetto è fantastico e promette momenti di grande televisione. I vincitori
si lanceranno in un’impresa che probabilmente tutti gli appassionati sognano
di compiere: pedalare al fianco dei loro idoli, lungo il tracciato di una tappa della
Grande Boucle. Sarà una vera e propria sfida, fisica, mentale ed emotiva, ma indubbiamente
un’esperienza che ricorderanno per il resto della loro vita e che
accentuerà il fascino del Tour arricchendo con un extra originale la nostra ampia
copertura dell’evento.”
La società Oakley Inc., oggi controllata dal Gruppo Luxottica, è stata fondata nel
1975 ed è basata in California meridionale. Gli oltre 600 brevetti al suo attivo
testimoniano l’impegno di Oakley a individuare e risolvere i problemi legati alle
performance nel campo dello sport. Oakley è nota per le tecnologie ottiche, prima
fra tutte la tecnologia HDO - High Definition Optics, utilizzata per le lenti di tutti
gli occhiali da sole e da vista e di tutte le maschere sportive di fascia alta. Il marchio
ha rafforzato la presenza nel campo sportivo con l’offerta di occhiali, linee di
abbigliamento, calzature e accessori. In particolare Oakley propone 3 collezioni
specifiche per uomo e donna: Sports Performance, Active e Lifestyle.
Mammut si rafforza in Asia
Nel 2012, Mammut Sports Group, azienda svizzera produttrice di materiali
e abbigliamento per gli sport della montagna, alpinismo e arrampicata in
particolare, con centro logistico di recente costruito a Wolfertschwenden, in
Germania, ha incrementato il fatturato del 10,3% portandolo a 191 milioni
di euro. A fare da traino in Europa, con introiti da record, è stato il mercato
tedesco: in tutti gli altri Paesi continentali, Svizzera compresa dove Mammut
gioca in casa, il brand ha risentito, sia pure limitatamente, della penalizzazione
provocata dalla crisi economica in atto a livello globale. I risultati che
hanno maggiormente contribuito a rendere l’anno commerciale 2012 positivo
Mammut li ha ottenuti in Cina, dove ha una propria struttura distributiva;
in Sud Corea, dove ha acquisito la maggioranza azionaria della società che
rappresentava il marchio nel Paese; il giro d’affari generato dalla cinquantina
di flagship posseduti, 16 in più dell’anno precedente.
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Inserto economIa - Giugno 2013
NEWS
Adidas vende meno, ma meglio
Nel primo trimestre del 2013, adidas ha registrato ricavi totali scesi del 2%
a 3,75 miliardi di euro. Benché questo valore fosse previsto, per effetto di una
combinazione di prodotti a maggiore valore aggiunto, il gruppo arriva a un
utile operativo di 442 milioni di euro, in accelerazione dell’8% rispetto alle
stime. Questo risultato porta il margine sui ricavi al risultato record del 50,1
per cento.
L’utile netto è aumentato del 6% a 308 milioni di euro. Il gruppo tedesco ha
registrato un calo (-3%) nel wholesale, ma è cresciuto nel retail, dove ha
segnato un +6 per cento.
I prodotti adidas sono andati meglio del solito nel Nord America, dove le
vendite sono cresciute del 3%, in Cina (+6%) e in America Latina (+12%).
Meno brillanti, invece, gli altri mercati asiatici (-4%) e quello dell’Europa occidentale
(-6%).
Jarden Corporation incrementa il fatturato
Il colosso industriale statunitense Jarden Corporation, operativo nei più disparati
segmenti merceologici, titolare tra l’altro dei marchi – citiamo solo i più noti – K2
(sci e snowboard), Marker (attacchi per sci ), Kahru (sci di fondo), Madshus (scarpe
e attrezzature per lo sci di fondo), Völkl (sci alpino), Invicta (zaini per trekking
e scuola), Coleman (tutto per il campeggio), Gulp (esche e altro per la pesca
sportiva), informa che nel primo trimestre 2013 ha incrementato il fatturato del
4,9%, chiuso a 703 milioni di dollari, nel settore dei marchi sportivi outdoor. Il riferimento
è fatto con lo stesso periodo dell’anno precedente, senza considerare
l’impatto globale della fluttuazione internazionale dei cambi. I mercati degli articoli
per la pesca e quelli del campeggio sono stati trainanti. Il margine di profitto è
però sceso al 10,2% dal 10,7% di un anno fa.
Earthkeepers On the Water per Timberland
È partito a maggio 2013 il nuovo progetto di comunicazione multimediale “Earthkeepers
On The Water. Storie di gente fuori”. Timberland lancia, così, la 2 a edizione
di una attività media, creata per coinvolgere direttamente i consumatori
italiani facendoli entrare da protagonisti nel mondo Earthkeepers, attraverso il
sito web dedicato www.earthkeepers.it e attivando di tutti i più importanti social
network in un circuito completo adv off-line e on-line, punto vendita ed eventi sul
territorio.
Il progetto è un’attività di comunicazione a 360° che, partendo da un’esperienza
reale raccontata sul web, passa attraverso i canali off-line fino a toccare i punti
vendita Timberland con l’intento di veicolare i valori del brand e sensibilizzare i
consumatori sul mondo e sui prodotti Timberland Earthkeepers interagendo attivamente.
Per tutto il mese di maggio, i 2 reporter professionisti Martina Giammaria
e Federico Ciamei, già protagonisti della prima edizione del progetto a ottobre
2012, saranno ancora una volta gli occhi attraverso cui il marchio mostrerà
un’Italia popolata di Earthkeepers, e la voce dei valori Timberland “in un viaggio
‘on the water’, alla ricerca di uomini e donne che hanno scelto di essere Earthkeepers
sia nel lavoro che nella vita privata [...] persone che fanno del rispetto per
l’ambiente uno stile di vita reale, modelli da seguire per chi ha un animo green”,
dice il comunicato del brand di calzature e abbigliamento outdoor.
Sono anche in programma l’attività web “Un mare di foto” (che, attraverso Instagram,
permetterà alle foto migliori di essere pubblicate all’interno del piano editoriale
“Earthkeepers On The Water” e di entrare a fare parte di un mostra fotografica
nei Timberland Store) e il concorso “Metti un piede in Timberland” (che
invita i consumatori a recarsi in un negozio Timberland, provare un paio di calzature
della linea Earthkeepers e postarla per vincere un week end all’isola d’Elba
sulla Goletta Verde di Legambiente).
Andamento negativo per
Lafuma
Il produttore di abbigliamento e di vestiti
e attrezzature per le attività outdoor
Lafuma ha registrato un forte calo del
fatturato semestrale e prevede di conseguenza
“un’importante diminuzione
della sua attività” sulla totalità dell’esercizio,
con conseguenze “significative”
sul suo utile. “Come anticipato, la tendenza
negativa osservata nel primo trimestre
(dell’esercizio fiscale compensato)
si è mantenuta nel corso del secondo
trimestre 2012/2013 (gennaio-marzo)”,
ha precisato il gruppo in un comunicato.
Nei primi 6 mesi d’esercizio, Lafuma ha
registrato un giro d’affari di 102,7 milioni
di euro, contro i 132,3 milioni dello stesso
periodo dell’anno precedente, per un
calo del 22,4%.
A perimetro comparabile, vale a dire
escludendo le attività dismesse o in corso
di cessione (Country e Ober), il calo
è del 18,7%. A perimetro e cambi costanti,
esso raggiunge ancora un
-15,4%, dopo un -15,8% nel primo trimestre.
“Considerando il portafoglio ordini attualmente
disponibile, il gruppo si aspetta
di ottenere un calo del proprio fatturato
sulla totalità dell’esercizio fiscale
2012/2013 e anticipa una stabilizzazione
del ribasso dell’attività per ciascuno
dei suoi poli nei prossimi trimestri”, ha
dichiarato Lafuma.
Il polo Surf (marchio Oxbow) ha registrato
un “calo molto significativo” del proprio
fatturato, con un ribasso del 35,2%,
a 17,6 milioni. Anche il settore Grand
Outdoor (Lafuma) è andato in contrazione,
con una diminuzione dell’attività del
16,5%, a 38,9 milioni. Infine, la divisione
Montagna (Millet, Eider, Killy) ha registrato
un calo più moderato del 3%, a
46,2 milioni.
Il gruppo ha sottolineato che tutti i suoi
brand “operano in un mercato particolarmente
debole in Francia (-14,7%) e in
Europa (-16,6%), mentre il mercato asiatico
(-7,1%) è stato meno dinamico rispetto
alle stagioni precedenti e penalizzato
da effetti dovuti ai cambi valutari.”
Il nuovo team direttivo del gruppo, in
carica dal 15 gennaio, presenterà un
piano di sviluppo durante la presentazione
dei risultati semestrali.
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Inserto economIa - Giugno 2013
NEWS
VF Corp sempre più redditizio
La forza di VF Corp sta naturalmente nei suoi marchi (Timberland, The North Face,
Vans, Lee, Napapijri, Wrangler…), ma anche nel suo modello produttivo e nei processi
applicati in maniera molto efficace, che conferiscono al gruppo americano
una posizione di leader nell’industria della moda.
Il settore Jeanswear di VF Corp, con Lee e Wrangler ha accusato un calo del giro
d’affari, ma ha ottenuto anche un netto miglioramento dei margini.
Il gruppo ha infatti registrato una crescita del 2% del proprio giro d’affari, a 2 miliardi
di euro (2,61 miliardi di dollari USA) nel primo trimestre 2013, chiuso a fine
marzo, rispetto allo stesso periodo di un anno prima. Il segmento Jeanswear della
società è leggermente in difficoltà, con un calo del 3%, a 549 milioni di euro, soprattutto
a causa di un ribasso a due cifre in Asia, dove Lee deve affrontare un
settore interessato dalla costituzione di scorte ragguardevoli. Al contrario invece,
il segmento Outdoor & Action Sports, si afferma come la vena principale del gruppo.
Trascinato da The North Face (+6%), ma soprattutto da Vans (+25%), questo
segmento registra un incremento di fatturato del 10%, a quasi 1,06 miliardi di euro.
La sua attività nelle licenze per gli sport delle leghe professionistiche americane
(NBA, MLB, NFL,…) accusa invece un ribasso del 9%, a 193 milioni, e i suoi
Contemporary Brands (7 for all mankind, Ella Moss e Splendid) del 4%, a meno di
80 milioni di euro. Lo Sportswear registra infine una progressione del 4%, a 98
milioni di euro, soprattutto grazie alla crescita delle vendite di Kipling sul mercato
americano. Il settore Direct to Consumer, composto dalle boutique e dall’e-commerce,
è al centro di queste crescite. Il gruppo rende infatti nota una progressione
del 12% del proprio fatturato realizzata in questo settore distributivo.
Ma se la crescita delle vendite è interessante, è soprattutto in termini di redditività
che VF Corp impressiona in positivo. Il suo margine lordo è passato dal 45,3 al
48,1%. L’utile operativo raggiunge i 274 milioni di euro al termine del trimestre, per
un aumento del 13%. Da notare che malgrado il calo delle vendite del jeanswear,
questo segmento ottiene comunque una crescita del 29% dell’utile operativo.
Ottenere plusvalenze sui margini è al centro degli obiettivi annuali del gruppo guidato
dal CEO Eric Wiseman. In effetti, nel 2013 VF Corp punta ad ottenere un
incremento del giro d’affari del 6%, a 8,8 miliardi di euro (11,5 miliardi di dollari
USA). E questa progressione dovrebbe accompagnarsi a una crescita di 100
punti base dei margini lordo (vale a dire un passaggio dal 46,5% al 47,5%) e operativo.
Nuova licenza per Kappa e Robe di Kappa
Basic Properties America, Inc., società del Gruppo BasicNet S.p.A. ha firmato a
Buenos Aires un importante accordo di licenza per i marchi Kappa e Robe di Kappa
per l’Argentina e l’Uruguay con la società Distrinando, Inc. L’accordo, stipulato
per la durata standard di 6 anni, prevede minimi garantiti di fatturato per 57 milioni
di dollari USA ed obiettivi commerciali – contrattualmente definiti – non inferiori a
73,4 milioni di dollari USA.
Con la nuova intesa, si completa il processo di revisione dei rapporti di licenza per
i territori dell’America latina, che si era prefisso l’obiettivo di individuare partner in
grado di affrontare, sia dal punto di vista organizzativo che finanziario, mercati in
forte sviluppo. Questa attività, iniziata prima per il marchio Superga e poi per i
marchi Kappa e Robe di Kappa, affianca ad un’intensa attività di marketing, l’apertura
di negozi monomarca con le insegne dei marchi del Gruppo BasicNet e la
costituzione di un Network di sourcing center, licenziatari produttivi locali.
Proprio con il Gruppo Distrinando, che possiede in Argentina importanti realtà
produttive nella categoria delle calzature, sono stati avviati dei rapporti di collaborazione
anche per le attività di fornitura, particolarmente incentrate ad oggi sulle
scarpe che utilizzano la tecnologia produttiva della vulcanizzazione.
Babolat supera Wilson
Eric Babolat, da 22 anni a capo
dell’omonima azienda produttrice
di articoli per il tennis sostiene che
nel 2012 la sua società ha commercialmente
superato in termini di
valore il brand Wilson della statunitense
Wilson Sporting Goods,
marchio di proprietà della multinazionale
finlandese Amer Sports
che deteneva questo primato. Il
settore merceologico che ha consentito
la performance è quello
delle racchette: a livello mondiale
Babolat già vendeva più palle e più
scarpe del brand concorrente. Secondo
le previsioni le cifre del
prossimo bilancio semestrale
(chiusura del 30 giugno) renderanno
ancora più evidente l’importanza
di questo sorpasso. A rendere
valida l’ipotesi è l’ottimo sell-in che
Babolat sta ottenendo sui mercati
del tennis in tutto il mondo.
Decathlon avanza
Il gruppo francese Oxylane, titolare
della catena internazionale di negozi
di articoli sportivi Decathlon, ha
chiuso i conti del 2012 con il giro di
affari a 7 miliardi di euro, in crescita
del 7% sull’anno precedente. Su
base comparabile il fatturato è aumentato
del 1,3 per cento. Hanno
contribuito a conseguire questo risultato
i 736 punti vendita posseduti
in 19 Paesi del mondo, tra i quali
gli 85 dislocati in Italia (+8), i 97 in
Spagna (+5) e i 54 in Cina (+15): i
numeri tra parentesi indicano le nuove
aperture avvenute nel corso
dell’anno. La maggiore concentrazione
di negozi a insegna Decathlon
è in Francia: ce ne sono 256 (+6)
che fatturano il 43% delle vendite
globali. Nella quasi totalità dei mercati
dove opera il gruppo, i negozi
sono numericamente aumentati. Solo
in Svezia, Ungheria e Repubblica
Ceca la situazione è rimasta stabile.
In Portogallo, invece, nel 2012 è avvenuta
la chiusura temporanea di
uno, distrutto da un incendio.
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Inserto economIa - Giugno 2013
NEWS
Cauto ottimismo in Columbia Sportswear
Dopo l’amarezza generata dai risultati ottenuti nel 2012, il gruppo Columbia Sportswear
(Columbia, Sorel, Mountain Hardwear) torna a crescere.
Nel suo primo trimestre 2013, chiuso a fine marzo, il gruppo americano di abbigliamento
e attrezzature per gli sport outdoor ha registrato un aumento di fatturato del
5%, con il dato che ha raggiunto i 266 milioni di euro (348 milioni di dollari USA).
E il gruppo cresce su quasi tutti i fronti.
Il gruppo punta sulla linea “Omni-Freeze Zero” per sviluppare l’attività in estate.
Nel suo primo mercato, gli Stati Uniti, realizza 153 milioni di euro, in aumento del
4%. L’immensa zona Asia-Pacifico/America Latina registra un +8%, con 63 milioni.
L’Europa (EMEA), che è in pieno mutamento con la ristrutturazione dei suoi team, la
chiusura della sua boutique di Monaco di Baviera e la partenza del suo Direttore
Generale, Christian Finell, sostituito da Doug Morse, registra un +7%, con 31 milioni
di euro, soprattutto grazie alle performance del suo distributore in Russia. Solo il
Canada è in calo del 6%, con 18 milioni.
E da Columbia a Mountain Hardwear, tutti i principali brand del gruppo hanno avuto
una crescita nel periodo. Columbia, con 230 milioni di euro, realizza un +3%.
Mountain Hardwear ottiene 24 milioni di vendite, cioè un +5%. E Sorel ha vissuto
un grande momento di ripresa, con un +94%, a oltre 9 milioni di euro. Gli altri marchi
(Montrail) accusano invece una diminuzione del 7%, a 2 milioni di euro.
Tuttavia, nonostante questa progressione, il team dirigenziale di Columbia Sportswear
non si lascia trasportare da facili entusiasmi. “Durante il primo trimestre, il tempo
invernale in America del Nord ci ha aiutato a smaltire i nostri stock autunnali, in
particolare attraverso la nostra rete in proprio (Direct to Consumer). Ha anche permesso
ai nostri clienti multimarca di liquidare le loro scorte”, spiega Tim Boyle, CEO
di Columbia Sportswear. “Tutto ciò non ha comunque alterato il loro atteggiamento
di grande cautela nel realizzare pre-ordinativi in anticipo dei prodotti per l’autunno
2013.”
Il gruppo prevede quindi un esercizio 2013 in leggera contrazione. Il suo margine
operativo dovrebbe fissarsi al 6,6%, influenzato soprattutto dal cambiamento delle
modalità distributive in Cina. All’inizio del 2014, quando lavorava con un distributore,
Columbia Sportswear creò una joint-venture con questi.
Sul medio termine, il gruppo mantiene intatta l’ambizione di diversificare la propria
offerta nel corso dell’anno. Il lancio dei prodotti “Omni Freeze Zero” di Columbia, e
“Cool-Q Zero” di Mountain Hardwear, dovrà permettergli di guadagnare terreno
durante il periodo estivo.
Nike ritira le “Boston Massacre”
Nike ha ritirato dal commercio le t-shirt sulle quali compariva la scritta “Boston
Massacre”. La decisione del marchio sportivo americano è arrivata dopo la
strage avvenuta durante la maratona della città di Boston, nella quale sono
morte 3 persone e 180 sono rimaste ferite. La maglia, prodotta per i tifosi della
squadra di baseball New York Yankees fa riferimento alla lunga rivalità con il
team di Boston, i Red Sox, che nel 1978 e nel 2006 furono fermati ai playoff
proprio dalla squadra newyorchese: i due episodi sono conosciuti come il primo
e il secondo massacro di Boston. La frase fa anche riferimento a un fatto storico
avvenuto nel 1770, l’attacco e l’uccisione di cinque civili della capitale del
Massachusetts da parte dell’esercito britannico.
Non è la prima volta che Nike è costretta a togliere dal commercio un suo prodotto
a causa di una tragedia. La stessa cosa era successa a febbraio 2013,
quando il brand di Beaverton aveva ritirato la pubblicità di Oscar Pistorius dopo
che l’atleta è stato accusato di aver ucciso a colpi di pistola la sua compagna,
la modella Reeva Steenkamp: nello spot il corridore sosteneva di essere “una
pallottola in canna”.
Colore è solidarietà
L’azienda di waterwear Arena ed AIL-
Associazione Italiana Leucemia sostengono
la ricerca scientifica con
l’iniziativa “Colore è solidarietà”, un
progetto allegro, vivace e colorato
come la collezione “Beach Arena per
AIL”, disponibile nei negozi sportivi
che aderiscono all’iniziativa. Acquistando
un articolo della collezione,
ogni acquirente donerà immediatamente
2 euro, che verranno devoluti
a sostegno della ricerca per la lotta
contro leucemie, linfomi e mieloma.
Giallo e arancione sono le tonalità
fluo protagoniste della collezione,
con costumi per uomo e donna. Dai
due modelli “Bicolor Short” con due
tasche laterali, leggero ed in grado di
asciugarsi rapidamente, al “Bicolor
Mid Brief”, proposto in tre varianti,
realizzato con il tessuto ‘Waterfeel
X-Life’ per una vestibilità perfetta, fino
ai bikini “Bicolor Sliding Triangle”, in
due versioni, con laccetti a contrasto.
Completa la collezione il “Bicolor Towel”,
telo mare in morbida spugna
100% cotone. Il sostegno di Arena
ad AIL proseguirà per tutta l’Italia con
il progetto “Sognando Itaca”, uno
straordinario viaggio per mare a scopo
benefico.
Nei 40 anni di attività, Arena ha maturato
una forte competenza nello sviluppo
di prodotti “best in class” con
particolare attenzione al segmento
‘Pool’ e una progressiva espansione
nel segmento ‘Leisure/Beach’. Oggi
Arena opera con consociate in Italia,
Francia, Germania e USA e attraverso
un network di distributori e licenziatari
in tutto il mondo. Il brand Arena
è presente in 106 Paesi nel mondo,
95 dei quali sono gestiti direttamente
dal Gruppo Arena (5 attraverso consociate
e 90 attraverso licenziatari e
distributori), mentre nel Far East (11
nazioni) il brand è gestito dal Gruppo
Descente. Il legame tra Arena e il
mondo dello sport, in particolare nelle
competizioni di nuoto, viene potenziato
dalle attività di sponsorizzazione a
diversi livelli, compresi vari corpi governativi,
diverse federazioni nazionali,
e numerosi atleti e club.
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Inserto economIa - Giugno 2013
NEWS
Cessione vicina per Billabong
Sembra vicina la cessione di Billabong. A più di un anno dalla prima offerta di Tpg
Capital di oltre 760 milioni di dollari australiani (pari a circa 600 milioni di euro) cui
è seguita nei mesi scorsi quella del colosso americano Vf Corporation, a spuntarla
sarebbe invece una terza proposta. Secondo quanto riportato dal quotidiano australiano
Australian Financial Review, verrà acquisita da un consorzio guidato dalla
società di private equity Sycamore Partners e dal manager Paul Naudé, ex direttore
del mercato americano del marchio surfwear, dimessosi proprio per dare vita a
una cordata che salvasse il brand dal collasso (il marchio ha archiviato il primo
semestre di questo esercizio fiscale con una perdita per 550 milioni di dollari australiani,
pari a circa 450 milioni di euro). Sycamore avrebbe messo sul piatto 287
milioni di dollari australiani per rilevare la società, ovvero 0,60 dollari australiani per
azione, un valore superiore a quella di Vf che proponeva 50 centesimi ad azione.
L’azienda australiana ha concesso 10 giorni di tempo a Sycamore al fine di consentirgli
il controllo della documentazione contabile prima di firmare il contratto di acquisto.
A Sycamore interessa, in particolare, sapere qual è la reale situazione
economico-finanziaria del gruppo perché con il passaggio di proprietà dovrà farsi
carico di tutti i suoi debiti verso terzi: banche, fornitori, struttura commerciale e
quant’altro dovesse figurare. Con questa operazione, VF Corporation e Altamont
Capital Partners sono stati esclusi dalla gara cui stavano partecipando per acquisire
uno dei più affermati marchi del mondo del surf.
Lo sport system torna in Italia
“Rinazionalizzare, è questa la direzione verso cui stanno andando le realtà del
nostro comparto”: commenta Luca Businaro, Presidente di Assosport, associazione
di categoria che raggruppa oltre 150 brand dell’articolo sportivo, a Rimini-
Wellness, l’importante salone dedicato al mondo del Fitness.
“Varie aziende dello Sportsystem – continua Businaro – stanno riportando la
produzione in Europa e in parte in Italia dopo alcuni anni di delocalizzazione in
Paesi esteri e in particolare nel Far East: ci auguriamo questa diventi una tendenza
per far ripartire l’economia. In particolare la scelta è quella di riportare le lavorazioni
di alta qualità in Italia. Aku, Masters, Cicli Hesperia sono alcuni degli
esempi di realtà che hanno deciso di invertire la rotta: questa scelta, dovuta ai
mutamenti dei mercati internazionali, potrà portare nuove opportunità lavorative
e il rilancio dell’economia made in Italy. Come Associazione stiamo tenendo gli
occhi puntati per capire quali saranno le scelte future e delineare una strategia
di settore”.
Tra le recenti iniziative di Assosport è la riconfermata presenza a RiminiWellness
con le aziende del fitness: obiettivo fare squadra e lavorare in sinergia per conquistare
un pubblico sempre più ampio. In quest’ottica rientra il progetto PlayOutdoor:
i visitatori hanno potuto testare i prodotti delle aziende del settore outdoor
attraverso attività sportive. “Promuovere l’outdoor alla fiera del Fitness – conclude
Businaro – serve a creare una contaminazione tra mondi che offre opportunità
di crescita per entrambi.”
Sundek amplia la rete retail
Sundek spa, azienda che produce e distribuisce il marchio Sundek, aprirà in tempi
brevi tre nuovi negozi: a Viareggio, a Otranto e a Lignano Sabbiadoro (secondo store).
Lo scorso anno sono stati tenuti a battesimo i punti vendita di Milano Marittima,
Lignano Sabbiadoro, Castiglione della Pescaia, Forte dei Marmi, Cagliari, Sestu,
Villasimius e San Teodoro. All’estero è previsto il terzo monomarca a Saint Tropez e
saranno aperti quattro store in Spagna nelle località marittime di Puerto Banus, Playa
De Aro, Salou, in Messico, a Mexico city e Playa del Carmen, in Kuwait, a Kuwait
city. Nell’ambito di una chiara strategia di sviluppo di una rete diretta, l’azienda ha
inoltre siglato accordi commerciali per 30 nuove aperture complessive, in tre anni, in
Mexico, Venezuela, Perù, Cile, Uruguay e ai Caraibi.
BasicNet:
utile in forte crescita
Il 2013 si annuncia promettente per
BasicNet. Nel primo trimestre 2013 il
gruppo torinese, che detiene in portafoglio
i brand Kappa, Robe di Kappa,
Superga, K-Way, Lanzera, AnziBesson,
Jesus Jeans e Sabelt, ha triplicato gli
utili passando da 1,8 milioni di euro al
31 marzo 2012 a 6,1 milioni di euro un
anno dopo, mentre il risultato operativo
(Ebit) ha lievitato da 3,2 milioni a 9,8
milioni nello stesso periodo, annuncia
l’azienda in un comunicato. Il risultato
operativo lordo (Ebitda) si attesta a
11,4 milioni di euro rispetto ai 4,7 milioni
del primo trimestre 2012.
Il gruppo, che opera attraverso accordi
di licenza internazionale per la produzione
e la commercializzazione dei suoi
marchi, ha visto le vendite aggregate
effettuate dai licenziatari nel mondo calare
nei primi tre mesi dell’anno, totalizzando
112 milioni di euro, contro i 114
milioni del marzo 2012. Il calo è dovuto
ad un rallentamento in Europa.
“Oltre ad essere influenzato dalla crisi,
il mercato europeo ha scontato le minori
vendite di merchandising legate
alla conclusione di alcuni contratti di
sponsorizzazione, nonché la chiusura
della più importante catena di distribuzione
sportiva del mercato inglese”,
spiega il gruppo. Significativa è stata
invece la crescita delle Americhe
(+39,14%) e di Medio Oriente e Africa
che chiudono il trimestre con un
+12%.
Le vendite realizzate in prevalenza sul
territorio italiano ammontano, al 31
marzo 2013, a 35,5 milioni di euro, in
crescita del 6% rispetto al medesimo
periodo del 2012, nonostante la recessione.
Al 31 marzo i negozi ad insegna
del gruppo (319) hanno registrato un
fatturato in incremento del 13%, sottolinea
BasicNet nella sua nota.
In particolare, l’azienda torinese ha registrato
proventi per 9,7 milioni di euro
derivanti dall’accordo di licenza decennale
siglato lo scorso marzo per il mercato
sudcoreano per i marchi Kappa e
Robe di Kappa. L’intesa prevede, per la
sua durata decennale rinnovabile, minimi
garantiti per 475 milioni di dollari,
con un obiettivo commerciale di 770
milioni di dollari.
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Inserto economIa - Giugno 2013
NEWS
Nuovo CEO e nuove strategie per Puma
L’Administrative Board di Puma ha annunciato che Björn Gulden sarà il nuovo Chief
Executive Officer (CEO) dell’azienda di sport-lifestyle, con incarico effettivo a partire
dal 1° luglio 2013. Björn Gulden ha un’esperienza internazionale di circa 20 anni
nell’industria di beni sportivi e calzature, dove ha ricoperto varie posizioni di management:
dall’inizio del 2012 CEO del brand danese di gioielli Pandora, dal 2000 al
2011 è stato Managing Director del grande retailer di calzature europeo Deichmann,
dove è stato CEO e Presidente delle sussidiarie americane Rack Room Shoes e Off
Broadway Shoes. Prima del 2000, ha avuto funzioni di management nell’azienda di
abbigliamento outdoor Helly Hansen e nell’azienda sportiva adidas, dove ricopriva il
ruolo di Senior Vice President dell’abbigliamento e degli accessori. Un compito arduo
attende il nuovo CEO. A sentire le parole di Jean-François Palus, Chief Operating
Officer di Kering (ex gruppo PPR) e boss del polo Sport & Lifestyle del gruppo, Gulden
sta però già lavorando al suo fianco part-time e sarà all’opera quasi a tempo
pieno a partire da giugno come consulente. Kering ha molta premura nel voler implementare
una nuova strategia per il marchio tedesco di articoli sportivi, allo scopo di
invertire la tendenza di un fatturato che cala. Per esempio, nel primo trimestre
dell’esercizio 2013, il dato di giro d’affari di Puma è diminuito del 2,3% in comparabile.
I risultati di Puma del trimestre sono stati pubblicati il 14 maggio.
Gulden non sarà il solo ad approdare in Puma nei prossimi mesi. È atteso un nuovo
responsabile delle operazioni (logistica, supply chain, ecc.), anche se Jean-François
Palus non ne ha ancora comunicato il nome. È prevista anche l’assunzione di un
nuovo responsabile del marketing, dopo l’addio ufficiale del titolare dell’incarico,
Antonio Bertone, nel 2012. Dovrebbe anche essere assunto uno stilista per tutte le
linee. Parallelamente all’arrivo della nuova équipe, Kering rivedrà tutta l’organizzazione
di Puma. Anche se è troppo presto per fornire una lista di provvedimenti, alcuni
sono già stati implementati; per esempio è stato chiuso un centro creativo in Australia.
Oggi ne esistono due, a Boston e alla sede di “Herzo”. Fino ad ora, il sourcing
funzionava nello stesso modo per le calzature e per l’abbigliamento. “Ma su questo
tema si possono immaginare diverse modalità di funzionamento”, sottolinea Jean-
François Palus. L’idea di Kering non è di aumentare il budget per le sponsorizzazioni
di Puma, ma di orientarlo differentemente. La partnership con Usain Bolt per esempio,
è confermata, anche se le somme in gioco sono salite alle stelle dopo i Giochi Olimpici
di Londra. “La prossima scadenza, sul versante sportivo, sono i campionati
mondiali di atletica, a Mosca il prossimo agosto”, sottolinea Jean-François Palus.
Footwear Fila a USG Brands
Il marchio Fila appartiene a Fila Corea dal 2007. Nel giugno 2011, la licenza per
l’Europa Continentale venne affidata a Dosenbach-Ochsner, filiale di Deichmann,
il gigante tedesco della vendita di calzature. La società svizzera s’impegnava a
vendere i prodotti Fila nei suoi negozi omonimi e negli store affiliati, ma anche a
trovare dei partner multimarca e dei sublicenziatari a partire dalla primavera
2013. Ora il tutto si concretizza grazie al perfezionamento di un accordo di licenza
distributiva con Footwear International Distribution, filiale dell’attore europeo
nel settore delle scarpe USG Brands (Le Coq Sportif, Lotto, Pantofola
d’oro,…) per la distribuzione delle sue calzature in Europa Continentale, ad eccezione
di Russia e Ucraina. La durata dell’accordo non è stata precisata.
“Si tratta di una sessantina di commerciali specializzati nel settore. Per esempio,
sulla Francia, questa operazione completa i miei tre marchi, Pantofola d’oro,
Valsport e Tendon, nello sci con un’offerta di lifestyle-sport. A livello prodotto, la
vera prima stagione sarà la primavera-estate 2014, con degli articoli di sport
lifestyle. In seguito, vi si potrà integrare dello sport performance.” Fila è affidata
a SportMaster in Russia e a Cravatex per il Medio Oriente (ad eccezione di
Israele), l’Africa del Nord e l’India. Nel Regno Unito e in Irlanda la licenza è affidata
a JD Sports Fashion.
Adidas resta azionista Bayern
Adidas resta azionista del Bayern Monaco
nonostante lo scandalo fiscale che ha coinvolto
il presidente del club di calcio bavarese
Uli Hoeness. Lo ha detto Herbert Hainer,
AD dell’azienda di abbigliamento sportivo
tedesca che siede nel comitato esecutivo
del Bayern. “Siamo soddisfatti della nostra
collaborazione”, ha detto Hainer, spiegando
che le operazioni finanziarie tra l’ex presidente
Robert Louis-Dreyfus e Hoeness non
hanno niente a che fare con l’azienda: “Abbiamo
proceduto a una verifica interna e
siamo assolutamente puliti”, ha affermato
Hainer.
Il quotidiano tedesco sueddeutsche Zeitung
ha rivelato che Louis-Dreyfus aveva
prestato a Hoeness 2,5 milioni di euro su un
conto in Svizzera e fornito inoltre una garanzia
bancaria di 15 milioni di marchi tedeschi
(7,5 mln di euro) nel 2000, prima dell’ingresso
della adidas nel capitale del club. Nel
settembre 2001, Hoeness aveva annunciato
l’ingresso dell’azienda con una quota del
10% nel Bayern, pari a 75 milioni di euro. Il
20 aprile scorso la stampa tedesca ha svelato
l’esistenza di un conto bancario di Hoeness
in Svizzera che gli ha consentito
un’evasione fiscale di diversi milioni di euro.
Rivelazioni che hanno scatenato un’aspra
polemica in Germania, impegnata da anni in
una battaglia fiscale e politica per combattere
l’evasione.
Accordo Nike Street League
Skateboarding
Nike, che ha recentemente aperto uno skate
park a Montreuil, vicino a Parigi, rafforza la
sua presenza e la sua visibilità nell’universo
dello skateboard. La label Nike SB (la sigla
sta per Skate Board) del produttore statunitense
di articoli sportivi ha infatti concluso
una partnership di durata pluriennale con la
Street League Skateboarding (SLS).
Nike SB succede così a DC Shoes e diventa
lo sponsor della competizione itinerante
di skate SLS World Tour, ribattezzata “SLS
Nike SB World Tour 2013”.
Una competizione che riunisce i 20 migliori
professionisti della disciplina e che si compone
di sette prove organizzate attraverso
gli Stati Uniti, ma anche la Germania, la
Spagna e il Brasile. Le tappe saranno trasmesse
dalla catena televisiva ESPN.
Fonti: Fashion magazine, il sole24 ore, assosport,
coni, ansa, adnKronos, Prima comunicazione,
www.sportbizreport.it, www.sporteconomy.
it, www.sponsornet.it, www.fashionmag.com
www.topsport.it
67

SENIOR LIFESTYLE
I target del futuro
La ginnastica dolce,
fra sport
e lifestyle
COME CLIENTI, MEGLIO I SENIOR CHE PRATICANO
UN’ATTIVITÀ FISICA MODERATA DI QUELLI AFFETTI
DALLA ‘SINDROME DI HIGHLANDER’
Rapido e migliore
non sono sempre
sinonimi, nemmeno
nello sport. Vale a seconda del tipo
di disciplina sportiva, dove oltre alla velocità
possono entrare in gioco elementi diversi,
e vale ancora di più quando ci si riferisce
al rapporto fra sport e salute. Uno
dei primi a farci riflettere in questi termini,
in tempi non sospetti, è stato il giornalista
e gastronomo Carlo Petrini, che nel 1986,
durante i ricchissimi e rapidissimi anni ’80,
fonda il movimento Slow Food. In un momento
in cui la frenesia della vita moderna
era un fatto acquisito e quasi universalmente
accettato, Petrini coraggiosamente
segnalava che “fast” non è poi così bello,
perché nella fretta si rischia di perdere
gran parte del piacere dell’operazione. Petrini
si riferiva all’alimentazione. Noi ci riferiamo
all’attività fisica e sportiva, che poi
non è così diversa e peraltro nemmeno
scollegata dall’alimentazione.
Quale età meglio della cosiddetta terza
età può incarnare l’idea dell’attività sportiva
come di puro piacere? Si tratta di una
fase della vita in cui la competitività da cui
si è animati nelle fasi precedenti è stata
naturalmente sostituita da una più tranquilla
ricerca di piaceri semplici. Non conta
più tanto battere qualcun altro, essere migliori,
ma piuttosto divertirsi a fare quello
che si fa. Questa evoluzione che si vorrebbe
naturale non lo è, però, per tutti. Una
certa percentuale di anziani, che gli studiosi
collocano fra il 5 e il 10%, in massima
parte uomini, non ha alcuna intenzione di
appendere la competitività al chiodo e si
lancia in attività sportive decisamente al di
sopra delle sue possibilità. Sono i senior
affetti dalla cosiddetta sindrome di Highlander,
dal celebre film del 1986 che
decantava le gesta dell’immortale Connor
MacLeod, interpretato dall’attore francese
Christophe Lambert. Il tema fu successivamente
ripreso anche da una serie televisiva.
Per chi produce e commercializza articoli
sportivi, i sedicenti Highlander sono
buoni clienti, in quanto appunto accesi
praticanti sportivi, ma quantitativamente
restano poco significativi. I senior a passo
lento, invece, meno ‘sportivi’ in senso
stretto, e quindi in teoria meno rilevanti,
rappresentano in realtà un target potenziale
assai più ampio, da un lato perché nella
loro fascia d’età restano comunque la
massa, e dall’altro perché l’attività motoria
o sportiva ad intensità moderata è spesso
a cavallo, da un punto di vista del prodotto,
fra sport e lifestyle, aprendo a una gamma
di articoli molto più vasta.
La sindrome di Highlander
colpisce spesso atleti che dopo
l’agonismo giovanile continuano
l’attività ma che non la modulano
in funzione dell’avanzare degli anni,
dando per scontato di poter sostenere gli
stessi ritmi di allenamento di una volta. Ci
sono poi coloro i quali avevano a un certo
punto interrotto l’attività agonistica e che
in età avanzata, con più tempo a disposizione,
decidono di riprenderla. Un altro
gruppo tipico è quello dei sedentari di una
vita che di colpo, in età matura o decisamente
anziana, pretendono di diventare gli
atleti che non sono mai stati.
Ad accomunare tutti questi gruppi è l’idea
dell’attività sportiva come sfida, ad altri se
si partecipa a gare seniores, o anche solo
a se stessi, quando si sposta continuamente
in avanti il limite dell’esercizio senza
tenere conto dei limiti propri: pensiamo
all’esempio classico degli arzilli pensionati
che fanno decine di chilometri in bicicletta,
senza alcuna intenzione di ridurre progressivamente
le quantità, magari in piena
estate e sotto il sole cocente. Per tutti
questi individui, lo sforzo deve inevitabilmente
diventare sofferenza, come a volersi
punire di non aver fatto prima qualcosa
per stare bene. Un altro elemento comune
è l’idea che in quanto sportivi di buon livello
a dispetto dell’età, le malattie siano
un’eventualità solo per gli altri, malattie
che paradossalmente possono finire per
colpirli proprio a causa di un’attività motoria
dissennata. L’Highlander, per i motivi di
cui sopra, tende tipicamente a ignorare o
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A cura di Emiliana Rosi
comunque a sottovalutare sempre eventuali
sintomi e malesseri, che identificherebbe
come un’inammissibile debolezza.
Il senior-Highlander è assimilabile,
in quanto cliente,
allo sportivo di qualsiasi età,
che acquista gli articoli necessari a praticare
il suo sport. Più intrigante e inatteso,
invece, è il cliente senior che pratica
attività motoria o sportiva ad intensità più
bassa. Ci riferiamo, in particolare, alla ginnastica
dolce, cioè a quell’insieme di attività
caratterizzate da movimenti lenti, naturali
e graduali. Nonostante non richieda
sforzi eccessivi, la ginnastica dolce ha la
capacità di tonificare i muscoli, oltre a migliorare
la postura e a rilassare sia a livello
fisico che mentale. Include una serie di
esercizi che rinforzano l’intero organismo
ma che di solito si concentrano soprattutto
sulle parti più vulnerabili: schiena, cervicale,
addominali, busto e mani. Non è necessario
seguire una tabella di marcia precisa,
perché non c’è nessun risultato particolare
da raggiungere altro che quello di stimolare
vitalità e benessere. Anche per questo
motivo, che ne fa poi la filosofia stessa, la
ginnastica dolce viene spesso praticata
all’aria aperta, a contatto con la natura.
Numerosi comuni, sedi UISP e ONLUS in
tutta Italia propongono corsi di ginnastica
dolce per la terza età a costi solitamente
contenuti, che rappresentano anche buone
opportunità di partnership per tutto il
settore degli articoli sportivi.
La ginnastica dolce comprende abitualmente
una serie di attività a corpo libero,
ma può richiedere anche l’uso di attrezzature
di vario tipo, molte delle quali mutuate
con la ginnastica riabilitativa. La palla ginnica,
usata da tempo per la rieducazione
funzionale, negli ultimi anni ha fatto la sua
comparsa anche nelle palestre. Questo
tipo di palla deve essere facilmente gonfiabile
e realizzata in PVC atossico ed anallergico,
che in caso di foratura permette
all’attrezzo una lenta fuoriuscita d’aria invece
di scoppiare. Esistono anche palle
ricoperte da piccole protuberanze che donano
un gradevole massaggio, stimolano
la circolazione sanguigna e favoriscono,
quando necessario, il recupero funzionale.
Le palle ginniche hanno un diametro variabile
fra i 45 cm e gli 85 cm, da utilizzare in
funzione dell’altezza del soggetto.
Un altro attrezzo utilizzato nella ginnastica
dolce è la classica spalliera svedese, che
oltre a risvegliare antiche memorie scolastiche,
resta un oggetto estremamente
efficace per l’esecuzione di esercizi per la
flessibilità degli arti superiori e inferiori,
con particolari benefici contro il mal di
schiena. Oltre ai modelli per scuole e palestre,
l’industria fornisce anche modelli
specialmente progettati per l’installazione
in ambiente domestico, con zanche per
l’ancoraggio. Esistono inoltre versioni che
potemmo definire potenziate, con pulegge
laterali, per l’esecuzione di esercizi di rinforzo
contro resistenza per arti superiori
ed inferiori, in postura eretta o seduta, e
con carichi variabili.
Le persone anziane tendono a frequentare
con particolare assiduità osteopati
e chiropratici, i quali insegnano loro a
utilizzare speciali panche, con piano imbottito
e reclinabile, con cui si possono
effettuare vari esercizi per salvaguardare
la flessibilità della schiena. Queste
panche hanno un costo ragionevole e vengono
acquistate anche per uso domestico.
Ci sono poi le palline per il massaggio e
per l’automassaggio, caratterizzate da piccole
protuberanze di plastica rigida, che
hanno una funzione attiva-reattiva. Il massaggio
può essere calmante o stimolante,
a seconda della forza, della velocità e della
tecnica impiegate. Lo stesso principio
viene utilizzato anche nella produzione di
rolls e di tappetini. Terminiamo citando la
cyclette, che come molti degli articoli sopra
menzionati trova un suo uso sia in palestra
che in casa, e che così come viene
utilizzata dagli sportivi di ogni livello per il
riscaldamento, diventa un eccellente attrezzo
di mantenimento della forma per chi
non abbia velleità sportive particolari. La
cyclette favorisce anzitutto la circolazione,
una delle note dolenti nella terza età.
Riassumendo, possiamo dire che nonostante
la componente sportiva propriamente
detta non sia la principale, anche la
ginnastica dolce può richiedere un certo
Quale età meglio di questa
può incarnare l’idea
dell’attività sportiva come di puro
piacere? Si tratta di in una fase
della vita in cui la competitività
da cui si è animati nelle fasi
precedenti è stata naturalmente
sostituita da una più tranquilla
ricerca di piaceri semplici. Non
conta più tanto battere qualcun
altro, essere migliori, ma divertirsi
a fare quello che si fa
numero di attrezzi che il nostro settore è
preposto a fornire. Se passiamo al capitolo
dell’abbigliamento e delle calzature, la
ginnastica dolce ci può dare, però, soddisfazioni
ancora maggiori. Gli esercizi di
ginnastica dolce, infatti, in molti casi non
richiedono alcun capo di abbigliamento o
scarpa veramente tecnici. Quello che il
cliente chiamerebbe il genere “sportivo da
città” va benissimo. All’anziano che fa questo
tipo di esercizi basta un abbigliamento
comodo, classico e di buona qualità, e
questa tripletta di caratteristiche presenta,
per il negoziante, svariati vantaggi.
Per essere al tempo stesso
confortevole ma anche classico
e prodotto con materiali
affidabili, solitamente l’articolo non è di
primo prezzo, piuttosto di fascia medioalta.
Inoltre l’esigenza primaria che l’articolo
sia confortevole fa più che mai entrare
in gioco la competenza e il consiglio del
venditore, a differenza di quanto accade
con i clienti più giovani, ossessionati dal
look e dal trend del momento, per i quali la
praticità effettiva dell’oggetto è marginale
e l’opinione del venditore diventa pressoché
irrilevante. Il fatto, poi, che l’anziano
cerchi per definizione soprattutto uno stile
classico fa sì che il negoziante possa tenere
in magazzino e riproporre gli stessi
modelli per diversi anni. In tal senso il target
senior, soprattutto per articoli a bassa
componente tecnica, è davvero poco impegnativo.
Potremmo dire, una volta tanto,
minimo sforzo e massima resa.
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novità prodotto
COSA C’è DI NUOVO
in VETRINA
Vestibilità ergonomica
I capi della Linea 3D Wear Performance di Erreà sono
ideali per ogni tipo di sport grazie ai tessuti altamente
tecnici studiati per offrire supporto e protezione
in ogni condizione. La linea è stata progettata
studiando le diverse sollecitazioni che ogni tipo di
attività sportiva comporta. La tecnologia a maglia
tubolare riduce al minimo le cuciture e offre una
grande comodità e traspirabilità oltre ad una vestibilità
ergonomica con design sportivo. Tutti i
prodotti della linea 3D Wear Performance sono
certificati Oeko Tex Standard 100. La certificazione
Oeko Tex garantisce che tutti i prodotti
Erreà non contengono sostanze nocive.
ERREÀ
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Tanti nuovi arrivi
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954Act, adatto a chi non vuole semplicemente passeggiare ma
preferisce correre. Può essere settato in base all’età e al peso
corporeo ed ha un display LCD dotato di retro illuminazione.
Oltre ad essere cardiofrequenzimetro, è anche orologio, cronometro,
calendario ed allarme. Dispone di una memoria di 10
intertempi che possono essere richiamati o resettati a seconda
delle esigenze. È dotato di una cintura wireless compatibile che
rimanda la frequenza cardiaca al ricevitore all’interno del cardio.
Quando i battiti diventano inferiori o superiori rispetto a quelli
impostati, il cardiofrequenzimetro emette un beep. Tra i nuovi
arrivi invece, la tuta articolo 129R90 prodotta in tessuto cooldry
traspirante che fa evaporare il sudore, prima
che possa entrare di nuovo a contatto con la pelle
mantenendola sempre asciutta e ad una temperatura
costante. Act7 è distribuito da Maglificio Gimer.
Piedi sempre asciutti
La Peakfreak Enduro Mid Leather OutDry è un
prodotto estremamente versatile. Adatto sia
per hiking leggeri che per l’uso quotidiano in
città. La tomaia è in Nabuk/pelle scamosciata
e il sistema di impermeabilizzazione OutDry
con membrana direttamente laminata al lato
interno della tomaia garantisce piedi sempre
asciutti e leggerezza e traspirabilità della
calzatura anche sotto la pioggia. L’intersuola
in Techlite garantisce un’ottimale protezione
dagli impatti contro il terreno. Suola in Omni
Grip “no marking” garantisce un’ottima trazione
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il mercato femminile, l’interesse sempre crescente
per le donne nei confronti degli sport
ha fatto scoprire la vera anima delle collezioni
Crazy woman. I tessuti tecnici e le soluzioni
più innovative vengono uniti al design ed ai
colori proposti da Valeria Colturi permettendo
di presentare una linea di prodotti per le
donne entusiasmante. La skirt woman con il
pantaloncino in microfibra Revolutional Slim,
grazie all’impiego della fibra microincapsulata
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caffeina, retinolo, acidi grassi, aloe e vitamina
E, svolge un’azione rimodellante contro l’adipe
localizzato e contro gli inestetismi cutanei
derivanti dalla cellulite in maniera estremamente
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Incredibile campo visivo
Combo VisionFlex di Aqua Lung Sport è un
set maschera + aeratore disponibile in diverse
varianti colore. Fra le caratteristiche più importanti
della maschera VisionFlex LX troviamo:
costruzione frameless; nuova tecnologia
silicone bicolore; vetro temperato; lenti inclinate;
ampio campo visivo; fibbie con
sistema Quick-Fit; venduta all’interno
di una scatola maschere
riutilizzabile. Le caratteristiche
dell’aeratore AirFlex
Purge LX comprendono:
boccaglio anatomico
in silicone; valvola di
scarico “ultrapurge”;
tubo flessibile con
settore corrugato;
clip di fissaggio
rapido al cinturino
della maschera; paraspruzzi
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in Italia dalla Technisub,
che fa parte del
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Tornare a muoversi liberamente
Sull’onda del successo americano del barefoot
e supportato dagli studi scientifici iniziati
con la Harward University ed aggiornati dal
prof. Enrico Guerra di Elav, nasce Akkua
R’Evolution, il nuovo concetto di barefoot
sneaker. Barefoot significa letteralmente “piede
nudo”. Akkua R’Evolution è una barefoot
sneaker nata per proteggere e ripristinare il
movimento del piede nudo. Perché: “Muoversi
a piede nudo è un beneficio assoluto
per l’uomo”. (Prove in acuto di soggetti che
hanno tolto la scarpa e che in tre settimane
si sono adattati al barefoot, con un’efficienza
del piede che migliora fino al 21%. Comitato
prodotto, Ricerca e Sviluppo Elav). Akkua
R’Evolution è la sneaker lifestyle nuova e
innovativa, che permette al piede di tornare
a muoversi in piena libertà senza la costrizione
di una scarpa. I love barefoot è il claim
aziendale perché racconta in modo
empatico la mission:
proteggere il movimento
del piede nudo.
Perfetta aderenza in tanti colori
Da Mico arriva questa maglia tecnica da running, rispettivamente
uomo e donna, realizzata con tecnologia Mico Skintech Seamless.
Struttura a mezza manica, girocollo con cuciture piatte sulle maniche
tagliate a raglan. Disegni jacquard su fronte e retro del capo con
lavorazioni a rete nelle zone più esposte alla sudorazione. Leggerissima,
aderisce perfettamente al corpo, non vincola la completa libertà
di movimento e garantisce una termoregolazione perfetta anche con
climi particolarmente caldi e umidi. Priva di odori è altamente traspirate
ed è in grado di essere ricaricata con il trattamento MC2 Mico
Carnosina per smaltire completamente l’acido lattico durate e dopo la
prestazione sportiva.
Presentata nei colori,
giallo fluo, verde lime
fluo e azzurro fluo. In
100% Carnonylon
poliammidico.
MICO SPORT
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Per lunghi allenamenti
Ultra Raptor è la calzatura sviluppata da La Sportiva per percorsi off-road a lunga distanza
(endurance), competizioni ultra-marathon e sessioni di allenamento prolungate. La tomaia è in
tessuto air-mesh molto traspirante ed è assemblata su una piattaforma in EVA morbida a spessore
differenziato (maggiore in punta, inferiore sul tallone) per un ottimo
assorbimento dell’impatto in qualsiasi situazione e riduzione del rampangle.
Il sistema di allacciatura è integrato alla tomaia a mezzo di
fettucce cucite sul tessuto elastico interno e con rinforzi in alta
frequenza sul mesh esterno: questo permette di ripartire
la tensione dell’allacciatura su tutta la tomaia ed avvolgere
meglio il piede per un perfetto comfort
di calzata. Ultra Raptor unisce i vantaggi in
termini di performance di una costruzione
contenitiva a quelli di comfort derivanti da
una forma comoda e con pianta larga. Il risultato
è un prodotto indossabile per molte ore
consecutive ed adatto per utilizzo endurance su
qualsiasi tipo di terreno off-road.
Adatte ad ogni occasione
Per l’estate del prossimo anno Colmar Originals si ispira ai viaggi all’estero e
propone, oltre all’ormai famoso capospalla in piuma, giacche leggerissime
e reversibili da usare in giro per il mondo e
per tutta l’estate. In particolare i colori e le
fantasie di questo capo sono di ispirazione
messicana/azteca per chi vuole vestirsi
con fantasia senza rinunciare all’eleganza.
Una giacca che si
trasforma e si adatta
a ogni occasione
semplicemente
girandola.
Colmar è
distribuito da
Manifattura
Mario Colombo.
AKKUA
Tel. 030 6821 559
info@akkuaworld.com
www.akkuaworld.com
MANIFATTURA MARIO COLOMBO
Tel. 039 39431
info@colmar.it
www.colmar.it
www.topsport.it
71

novità prodotto
Piedi senza costrizioni
Akkua, che nasce nel 2004, è ancora oggi l’unica azienda al mondo specializzata esclusivamente
nella protezione del movimento del piede nudo. Akkua R’Evolution è definita “prodotto
tecnico-sartoriale” che come un guanto avvolge il piede. Filati italiani, calzificio italiano,
serigrafia e stampa fatti a mano in Italia, scocca prodotta e termosaldata in Italia, suola Free
Time in pelle prodotta e masticiata a mano in Italia, suola Tecnica in TPU prodotta e masticiata
in Italia. Ultima novità in casa Akkua: l’apertura del temporary store situato a Formentera, al 44
di Avenida Miramar a Es Pujols. Il punto vendita, che si estende su una superficie di circa 100
metri quadrati, esprime il dna del brand unendo fashion e tecnologia attraverso
l’utilizzo di nuovi materiali e nuove forme di design. Il brand made in
Italy, nato dall’unione tra tecnologia e innovazione, è riuscito a creare
un prodotto tecnico sartoriale dalle performance sportive, che
può essere indossato nel tempo libero, esaltando il fattore
glamour di un vero e proprio prodotto dai codici fashion.
AKKUA
Tel. 030 6821 559
info@akkuaworld.com
www.akkuaworld.com
Preservare muscoli e articolazioni
Dalla linea scarpe per il running proposta
da Act7, la 100Act Project 1 è stata
pensata e realizzata per soddisfare sia le
esigenze di chi è un esperto corridore,
sia di chi si avvicina al mondo della corsa.
Gli elementi che la caratterizzano sono: la
tomaia in rete mesh con rinforzi strutturali
in pelle sintetica, foderata in poliuretano;
il plantare sagomato in EVA estraibile;
l’intersuola in Phylon con inserti
ammortizzanti in Gel nella zona tallonare;
stabilizzatore mediale in TPU; differenziale
11 mm (8.5/19.5). Ed infine, la suola
antiscivolo e antiabrasione con inserto
Grip Power nella parte posteriore. Ottimo
prodotto per qualità-prestazioni/prezzo.
Affidabile per macinare km in allenamento
preservando articolazioni e muscoli. Act7
è distribuito da Maglificio Gimer.
MAGLIFICIO GIMER
Tel. 081 7528 308
gimer@gimer.it
www.actseven.us
Design innovativo
La FSport, marchio distribuito da Facci,
azienda certificata iso 9001:2008, propone a
tutti gli amanti del basket la linea professional.
Tra gli articoli di questa linea si trova il set
basket trasportabile professional, che può
essere utilizzato sia a livello ricreativo che a
livello professionale. La particolarità
di questo articolo è il
design innovativo della base in
plastica (riempibile con 105 l
d’acqua o 160 kg di sabbia)
che riproduce una palla da
basket. La base è dotata di
ruote che permettono un
facile spostamento. L’altezza
di gioco è regolabile fino a 3,05
m. Il set, oltre alla base, è composto
da una colonna a tre sezioni in
acciaio verniciato, tabellone in plastica
per esterno 110x73 cm,
canestro e retina ed è proposto
in una scatola dalle dimensioni
contenute. Sono disponibili
vari optional: una protezione
imbottita in polietilene espanso
da applicare al set per una maggiore
sicurezza; un dispositivo a
manovella con cremagliera pratico
e veloce per la regolazione
dell’altezza di gioco da 2,60 m
a 3,05 m; un kit che permette
l’utilizzo del set per il
gioco del volley,
beach volley,
tennis e
beach
tennis.
FACCI
Tel. 049 8871 124
facci@faccisport.com
www.faccisport.com
Tessuti all’avanguardia
Joma continua la sua ascesa nel settore running. Il rapporto qualità/prezzo dei prodotti del
brand spagnolo negli ultimi anni ha permesso al marchio di posizionarsi nel top of mind dei runner
e grazie a operazioni di sponsorizzazione come quella della Federazione spagnola di atletica
leggera è aumentata in maniera considerevole la sua visibilità sul mercato. Il nuovo catalogo
propone una revisione della nota linea tecnica Elite. Si tratta di una collezione completa composta
da due linee diverse per i runner: gara e allenamento. I capi tecnici sono stati realizzati con
tessuti all’avanguardia che gestiscono al meglio l’umidità del corpo attraverso il sistema Micro
Mesh System, inserti applicati direttamente sul tessuto in grado di assorbire il sudore e portarlo
verso l’esterno facilitando la sua evaporazione. In questa maniera il corpo rimane asciutto e la
temperatura costante durante la pratica dell’attività sportiva. Un’altra caratteristica della linea
Elite III è la comodità dei capi grazie alle cuciture piatte Flatlock che evitano sfregamenti di
qualsiasi genere.
JOMA SPORT
Tel. 011 6474 737
joma-italia@joma-sport.com
www.joma-sport.com
72 www.topsport.it

Trasferire l’energia
Un materiale rivoluzionario applicato al
running: lo Short Running Man di Crazy Idea
viene prodotto con il nuovo tessuto Powerkler
+ MSS system (silicon print). Powerkler è un
tessuto composto da 30 minerali il cui principio
è il trasferimento dell’energia generata
dalla struttura molecolare e dalla vibrazione
degli atomi all’interno del corpo. Questa
energia stimola i muscoli, aiuta la circolazione
sanguigna, aumenta la percentuale di ossigeno
nei vasi sanguigni. MSS Silicon print lavora
sul principio della compressione graduata e
differenziata, migliorando le performance atletiche
e riducendo i tempi di recupero, grazie
alla compressione su specifiche zone delle
maggiori masse muscolari.
CRAZY IDEA
Tel. 0342 706371
info@crazyidea.it
www.crazyidea.it
Idonei tutto l’anno
I capi della Linea 3D Wear Tech+ di Erreà sono la sintesi e il giusto
mix di traspirabilità, comfort, resistenza e termicità, idonei 365
giorni l’anno, con ogni condizione atmosferica. Non solo per
lo sport ma per il benessere. Grazie all’impiego dei filati
più pregiati e innovativi i capi risultano così versatili e
adatti per sostenere la performance di ogni sportivo
ed offrono una compressione muscolare graduata che
permette un aumento della circolazione sanguigna
favorendo lo smaltimento dell’acido lattico, donando
al corpo maggiori prestazioni ed energia. Tutti i
prodotti della linea 3D Wear Tech+ sono certificati
Oeko Tex Standard 100. La certificazione Oeko Tex
garantisce che tutti i prodotti Erreà non contengono
sostanze nocive.
ERREÀ
Tel. 0521 3102
info@errea.it
www.errea.it
Un approccio efficace al dolore
Il dolore anteriore al ginocchio, la cui definizione è in realtà vaga, si riferisce a numerose patologie.
Le principali sono la sindrome femoro-rotulea e la tendinopatia rotulea. La condropatia
rotulea è una patologia molto diffusa tra la popolazione, sportiva e non. Il dolore si presenta
localizzato a livello rotuleo, il fenomeno si acutizza ogni qualvolta eseguiamo dei piegamenti al
di sotto dei 90/100° o quando manteniamo a lungo la posizione di semipiegamento, oppure
ancora in posizione inginocchiata. La nuova ginocchiera Reaction by Donjoy, caratterizzata da
una struttura reticolare, rappresenta un approccio attivo ed efficace
al dolore anteriore del ginocchio, nonché una valida alternativa alle
ginocchiere tradizionali. Le membrane elastomeriche fungono da
esoscheletro elastico, garantendo un contatto propriocettivo
per l’intero range di movimento. La perfetta aderenza, la
compressione e la capacità di allungamento delle
membrane, garantiscono uno scarico
delle forze che agiscono normalmente
sul ginocchio durante la flessione e
l’estensione, mentre gli snodi a doppio
asse per un supporto aggiuntivo,
sostengono il ginocchio anche
in posizione neutra. Disponibile
nelle misure dalla XS alla XXXL.
DJO GLOBAL ITALIA
Numero verde: 800 89 16 07
vendite@DJOglobal.com
www.djoglobal.com
Incredibile efficienza in un tessuto
Mico propone queste calze unisex tecniche running, rispettivamente di peso
extralight e light, realizzate per soddisfare le esigenze più elevate del podista.
Costruite con una trama finissima, offrono spessore minimo e intermedio per
adattarsi perfettamente al complemento calzatura, garantendo massima copertura
da abrasioni dovute a sfregamento e appiattimento. Resistenti, leggere,
anti-odore, contemplano una fascia elastica anti-torsione nell’arco del piede
e una cucitura ultrapiatta invisibile sulle dita. Dotate di zona di ventilazione
sono in grado di essere ricaricate con il trattamento MC2 Mico Carnosina per
smaltire completamente l’acido lattico durate e dopo la prestazione sportiva. La
carnosina è una molecola presente nel nostro corpo e ha proprietà uniche: aiuta
ad aumentare la forza, contrasta i disturbi infiammatori, svolge un’azione antiossidante
e riduce la stanchezza. Questa tecnologia tessile sviluppata da Mico è
capace di microincapsulare e rilasciare gradualmente la molecola purissima di
Carnosina. Il tessuto creato è così efficiente da aiutare la pelle stessa ad assorbirla.
Presentate nei colori bianco e nero con inserti fluo. In 83% Carnonylon
poliammidico – 14% Lycra - 3% X-Static XT2.
MICO SPORT
Tel. 030 2003 211
info@mico.it
www.mico.it
www.topsport.it
73

novità prodotto
Perfetta termoregolazione
Il pantaloncino alla coscia aderente running proposto da Mico, rispettivamente
uomo e donna, è realizzato con tecnologia Mico Skintech
Seamless. Struttura ergonomica con elastico no-stress sulla vita.
Disegni jacquard su fronte e retro del capo. Leggerissimo, aderisce
perfettamente al corpo, non vincola la completa libertà di movimento
e garantisce una termoregolazione perfetta anche con climi
particolarmente caldi e umidi. Privo di odori è altamente traspirate
ed è in grado di essere ricaricato con il trattamento
MC2 Mico Carnosina per smaltire completamente l’acido
lattico durate e dopo la prestazione sportiva. La carnosina
è nota infatti per le sue capacià di tamponare e smaltire
l’acido lattico, convertendolo in acido piruvico, più facile da
assorbire. Presentato nel colore nero. In 100% Carnonylon
poliammidico.
Rispetta la calzata femminile
Yama II Leather OutDry di Columbia è adatto
sia per hiking leggeri che per l’uso di tutti i
giorni. La tomaia è in Nabuk/pelle scamosciata
e il sistema di impermeabilizzazione OutDry
con membrana direttamente laminata al lato
interno della tomaia garantisce piedi sempre
asciutti, leggerezza e traspirabilità della calzatura
anche sotto la pioggia. La forma utilizzata
è specifica per la donna per rispettare la
calzata e la comodità del piede femminile.
L’intersuola in Techlite garantisce un’ottimale
protezione dagli impatti contro il terreno.
Suola in Omni Grip “no marking” garantisce
un’ottima trazione in vari tipi di terreno.
MICO SPORT
Tel. 030 2003 211
info@mico.it
www.mico.it
Stabilità ed ergonomia
Per il settore calcistico Joma dispone di un’ampia collezione di scarpe per giocatori di profili diversi.
Per i difensori, il modello ideale è senza dubbio la Fit 100. Si tratta di una scarpa in pelle
con rinforzi in microfibra la cui caratteristica principale è la stabilità e l’adattabilità al piede. La
tomaia è stata realizzata in pelle di vitello di alta qualità, con rifiniture trasversali che aiutano ad
evitare eventuali deformazioni e allungano la vita del prodotto. Per rendere la scarpa più stabile
durante corsa e contrasti vengono utilizzati rinforzi in microfibra su alcuni punti strategici, come
ad esempio il tallone. In questa maniera si evitano
scivolamenti e si ottiene una scarpa più
compatta. La comodità della pelle di vitello
si accompagna al sistema 360°. La scarpa
adotta la forma ergonomica del piede e la
distribuzione del peso durante i movimenti
avviene come se la persona fosse scalza,
in maniera naturale.
JOMA SPORT
Tel. 011 6474 737
joma-italia@joma-sport.com
www.joma-sport.com
Massimo controllo dei volumi
Anakonda è il modello dedicato da La Sportiva al mondo fell-running ed orienteering, particolarmente
adatto per utilizzi su terreni morbidi, fangosi e cedevoli. Il doppio mesh utilizzato per
la tomaia, chiuso e resistente in punta e tallone e molto aperto e traspirante ai lati, è stato concepito
per favorire lo smaltimento dell’acqua su terreni bagnati e per permettere alla calzatura
di asciugarsi molto rapidamente durante la corsa. La tomaia è estremamente contenitiva grazie
alla doppia griglia termo-adesivizzata “Skin-Grid” che struttura la calzatura in modo differenziato
a seconda delle aree. Il toe-box è collegato al sistema d’allacciatura per il massimo controllo dei
volumi anche in punta, la griglia laterale trasporta la forza dell’allacciatura attorno al piede per
mantenerlo stabile e sempre in asse, il tallone con contrafforte intagliato ed incollato direttamente
nella tomaia, contribuisce alla stabilità ed all’ergonomia complessiva. Anakonda permette
di avere il massimo controllo in appoggio mantenendo un peso estremamente contenuto (270
grammi al mezzo paio). La suola FriXion XF fornisce inoltre il massimo grip su terreni scivolosi.
Lo strumento perfetto nella ricerca del proprio sentiero off-road.
COLUMBIA SPORTSWEAR
Tel. 0423 648 756
www.columbia.com
Una pinneggiata di massimo
rendimento
La Pinna Flexar Travel a marchio Aqua Lung
Sport è una pinna a scarpetta aperta, corta e
ideale per chi viaggia. Disponibile in diverse
varianti colore. Le sue caratteristiche principali
sono: tecnologia esclusiva Power Zone, che
ottimizza la flessione della pala durante la pinneggiata
assicurando il massimo rendimento;
pala realizzata con materiale ad alta flessibilità;
cinghiolo elastico realizzato in termogomma
ad alta durata; regolabile su tre posizioni;
grip effect all’interno della scarpetta; DCS
Direction Control System. Distribuita in Italia
dalla Technisub, che fa parte del Gruppo
Aqua Lung International.
CALZATURIFICIO LA SPORTIVA
Tel. 0462 571 800
lasportiva@lasportiva.com
www.lasportiva.com
TECHNISUB
GRUPPO AQUA LUNG INTERNATIONAL
Tel. 010 54451
info@technisub.com
www.aqualungsport.com
74 www.topsport.it

Stop all’acido lattico!
MC 2 , l’esclusiva linea di prodotti in grado di eliminare l’acido lattico grazie alla Carnosina,
è composta da Underwear e Calze studiate per interagire con MICO CARNOSINA LACT STOPPER
(in flaconi e bustine). Insieme ti permetteranno di raggiungere performance straordinarie.
Mico Carnosina: meno acido lattico,
maggiore resistenza.
www.carnosina.it
facebook.com/MicoCarnosina
PROTECTION FOR PERFORMANCE
ELENCO RIVENDITORI MICO MC 2 :
ABRUZZO
EMILIO SPORT FRANCAVILLA AL MARE (CH)
FOTO E SPORT L’ AQUILA
PIANETA CICLO SCOPPITO (AQ)
PIÙ SPORT SRL TERAMO
BASILICATA
LINEA SPORT SNC MATERA
VIGNOLI SPORT SNC POTENZA
CAMPANIA
B.T. SPORTING SHOP CASERTA
FLY LINE
CASTELLAMMARE DI STABIA (NA)
GUARINO SPORT SNC MERCATO SAN SEVERINO (SA)
UKU PACHA
PERTOSA (SA)
EMILIA ROMAGNA
BORSARI SPORT CASTELFRANCO EMILIA (MO)
BOSONI SPORT PIACENZA
BREAK POINT SRL FORLI’
FREE RUN FORMIGINE SAS FORMIGINE (MO)
GIMELLI & C. SNC FORLI’
MATRIX SPORT SRL FIDENZA (PR)
MAXENT SNC
CASELLINE DI ALBINEA (RE)
NEW LINE SPA REGGIO EMILIA
OFF SIDE
FAENZA (RA)
REGGIO GAS SNC REGGIO EMILIA
SPORT CENTER CESENA
SPORT PASSION SRL SANT’AGATA
SUL SANTERNO (RA)
FRIULI VENEZIA GIULIA
BRAVI CALZATURE GEMONA DEL FRIULI (UD)
DANA SPORT SNC AIELLO DEL FRIULI
KAURI SRL
TRIESTE
LAZIO
L.B.M. SNC
ROMA
NOI SPORT SRL PASSO CORESE (RI)
SEMPRE DI CORSA TIVOLI (RM)
SERAFINI SPORT FRASCATI (RM)
TREG SAS
LATINA
WWW.FASHIONSPORT SAS ROMA
LIGURIA
NEW PROJECT SRL ARCOLA (SP)
SCHENARDI EMANUELE IMPERIA
LOMBARDIA
ANNA SPORT ABB.TO VEZZA D’OGLIO (BS)
BENICOM
ERBA (CO)
CR SPORT SRL MILANO
CR SPORT SRL ARCORE (MI)
DIMENSIONE SPORT PIANCOGNO (BS)
FALETTI MULTISTORE SRL DARFO BOARIO TERME
FALETTI MULTISTORE SRL ROGNO (BS)
FORREST GUMP SNC BRESCIA
GIALDINI
BRESCIA
GRAZIA SPORT
ISEO (BS)
MOUNTAIN AND RUNNING BORMIO
OLIMPIQUE SRL TREVIGLIO (BG)
POLISPORT
MANTOVA
PUNTO RUNNING CANTU’ (CO)
REMO E LUCIA
SARNICO (BG)
ROMEO SPORT SRL BRESCIA
SPORT CLUB
MARTINENGO (BG)
SPORT TIRABOSCHI ZOGNO (BG)
SPORTIRO SNC VILLONGO (BG)
TAURUS SPORT LECCO
TOP SPORT
SEGRATE (MI)
TOP SPORT 2 SNC ISPRA (VA)
MARCHE
ALL SPORT
OSIMO (AN)
BIKE AND NORDIK SKI FERMO (AP)
CLOU SPORT
CASTELRAIMONDO (MC)
LUCHETTI SPORT SRL MACERATA
MONINI CLEMENTE PIANE DI FALERONE (AP)
SPORTLAND
SAN SEVERINO MARCHE (MC)
BICISPORT
FABRIANO
SPIT SPORT OUTDOOR FANO (PU)
MOLISE
SPORT CLUB SNC ISERNIA
PIEMONTE
SPORTWAY
GRAVELLONA TOCE (NO)
SPORTWAY
PERNATE (NO)
PUGLIA
ANTA SPORT
BRINDISI
FANTASTICO SRL BARI
FI.DO.RA
SANTERAMO IN COLLE (BA)
LINEA SPORT CITY TARANTO
LUDI SRL
MARTINA FRANCA (TA)
SPAZIO SPORT
MANFREDONIA (FG)
TRIATHLON SPORT SNC PUTIGNANO (BA)
REPUBBLICA SAN MARINO
SANMARINOVENDEMODA SERRAVALLE (RSM)
SICILIA
TRIATHLET SRL PALERMO
TOSCANA
OMNIA SPORTSWEAR LUCCA
SPORTISSIMO
QUARRATA (PT)
SPORT TIME SRL SANSEPOLCRO (AR)
SPORT LE CURE FIRENZE
VIVISPORT LUCCA SAN CONCORDIO (LU)
TRENTINO ALTO ADIGE
EUROSPORT SNC PINZOLO (TN)
ITALO SPORT SNC DOBBIACO (BZ)
MAIR NIKOLAUS
SESTO (BZ)
SPORT DI MONTAGNA CASTELLO DI MOLINA
DI FIEMME (TN)
SPORTHAUS FILL SAS CASTELROTTO (BZ)
UMBRIA
C.R. SPORT SAS
PONTE SAN GIOVANNI (PG)
EFFE EFFE SPORT FOLIGNO (PG)
FUSSI ALBERTO
TERNI
SALDI SPORT
GUBBIO (PG)
SPORT K2 SNC
PERUGIA
VERTIGINI SPORT SNC TERNI
MAXI SPORT SRL SPOLETO
VALLE D’AOSTA
TECHNOSPORT
CHARVENSOD (AO)
VENETO
CONFEZIONI TOMMASINI SPA S. MARIA DI SALA (VE)
F.LLI POLATO ISSIMO PADOVA
UNITED SAS
ABANO TERME (PD)
www.topsport.it
N.B. Mico Carnosina non è doping! E’ un prodotto tecnologico ma naturale, studiato e brevettato da LVM Technologies in collaborazione con Mico R&D e testato dal Centro Ricerche Mapei Sport e dall’Istituto Universitario Italiano
75

SPORT & SOCIETÀ
LO SPORT RESPONSAbILE
COOL COMFORT
E TESSUTI INTELLIGENTI
MA QUALI TESSUTI SONO ‘INTELLIGENTI’? IL CLIENTE SPESSO
DISTINGUE, PIUTTOSTO, FRA NATURALI E SINTETICI
La temperatura elevata,
come tutte le
condizioni estreme, richiede
l’uso di tessuti e
di materiali con caratteristiche
precise e con standard qualitativi
anche più severi, se possibile, di quelli
imposti a temperature moderate. In
condizioni estreme non è soltanto il comfort
a essere in gioco ma può esserlo la
salute stessa del praticante. In estate, in
particolare, occorre che l’abbigliamento
sia innanzitutto “cool”, termine inglese
che oltre a significare letteralmente “fresco”,
si usa anche per indicare qualcosa
di particolarmente simpatico e gagliardo.
Ci piace questo doppio significato, perché
a guardarci bene il fresco abbigliamento
estivo tende anche a coincidere
con uno stile decisamente più sportivo
rispetto agli altri periodi dell’anno: pochi
fanno la classica grigliata in giardino in
giacca e cravatta o la passeggiata al parco
in abito lungo. Siamo quindi direttamente
e piacevolmente coinvolti, più di
altri settori, nel fornire ai consumatori quel
cool comfort che permetterà loro di godere
al meglio della bella stagione.
Le esigenze che il prodotto deve soddisfare
variano, come sempre, a seconda
dello sport praticato. Se parliamo di tennis,
calcio, running, pallavolo o di altri
sport aerobici che si praticano all’aria
aperta, di particolare attualità nei mesi
caldi, al capo di abbigliamento si chiede
in primo luogo di non inzupparsi di sudore
e di asciugarsi e raffreddarsi rapidamen-
te. Se il capo viene utilizzato in condizioni
di pioggia, esso dovrà essere soprattutto
impermeabile, senza che però questo precluda
la traspirazione. Se si tratta invece
di un capo per la nautica, dove il vento è
una presenza costante, la resistenza del
tessuto diventerà altrettanto fondamentale.
In altre parole, dire che il capo da indossare
a temperature elevate deve essere
fresco non dice quasi nulla. Gli elementi
da tenere in conto sono molteplici.
Una volta modulato il prodotto sulle specificità
dello sport a cui è destinato, resta
all’industria un compito molto più arduo,
che è quello di arrivare a ottimizzare lo
sportswear in modo che soddisfi il
maggior numero possibile di consumatori.
Il compito è più complesso perché
anche nell’ambito di una stessa disciplina
sportiva, le esigenze dei consumatori
variano, a volte anche radicalmente, a
seconda che si tratti di un’attività per il
tempo libero o se invece lo stesso sport
venga praticato a livello agonistico, senza
necessariamente arrivare al professionismo,
che è un capitolo a parte. L’atleta
competitivo vuole che l’articolo che indossa
garantisca in primo luogo la massima
performance, per un utilizzo anche di breve
durata e in condizioni climatiche relativamente
costanti. Per il tempo libero, invece,
è essenziale che l’articolo sportivo
sia soprattutto comodo, senza particolari
esigenze di performance, ma che duri nel
tempo, e che possa essere utilizzato in
condizioni climatiche comparativamente
più variabili.
Ancora più complesso è il fatto di dover
produrre un articolo che soddisfi al tempo
stesso esigenze diverse e a volte anche
contrastanti fra loro. Il capo può dover
essere fresco ma anche impermeabile,
robusto ma anche leggero, elastico
ma resistente, e così via.
I tessuti naturali normalmente forniscono
un eccellente comfort per attività
non agonistiche e in condizioni non
estreme. Per gli atleti, invece, sappiamo
che ormai da tempo vengono usati tessuti
prevalentemente sintetici e ad alto contenuto
tecnologico. L’impiego di questi
nuovi materiali ai livelli più competitivi si
ripercuote, poi, via via anche su scala più
generale. Pensiamo ad esempio alla Formula
1, dove vengono sperimentate innovazioni
tecnologiche che poi ritroviamo
qualche tempo dopo nelle nostre normali
vetture. In modo simile, accade che
tessuti avveniristici utilizzati prima dalla
NASA, poi dai campioni dello sport, successivamente
finiscano addosso ai nostri
campioncini di quartiere.
76 www.topsport.it

A cura di Ruggero Vivaldi
Non occorre una laurea in chimica industriale
per vendere con competenza gli articoli sportivi
di oggi, ma serve senz’altro una sana e oramai
indispensabile curiosità
per l’innovazione
In negozio ci si confronta spesso con il
cliente che vuole il puro cotone, o comunque
la fibra naturale, soprattutto in
estate, dando per scontato che i materiali
sintetici siano di qualità inferiore, utilizzati
dal fabbricante solo per risparmiare
o addirittura dannosi alla salute. Se l’uso
che si deve fare dell’articolo è limitato al
tempo libero, o per attività a bassa intensità,
senza particolari esigenze tecniche,
è vero che un tessuto al 100% di origine
naturale può essere sufficiente. Negli altri
casi, però, il discorso cambia. I cosiddetti
tessuti intelligenti, o ‘smart’, con i vari
poliestere, nylon e le diverse miscele di
componenti, sfruttano la tecnologia per
offrire livelli di comfort e di performance
che i tessuti naturali spesso non arrivano
a garantire. Può trattarsi di tessuti esclusivamente
sintetici o anche di tessuti che
utilizzano sia il sintetico che il naturale.
La protezione dai raggi UV è uno dei
temi particolarmente caldi, potremmo
proprio dire, dell’estate. Per un ciclista,
pedalare per ore sotto il sole rappresenta
un forte fattore di rischio per la pelle.
Esistono magliette al cui tessuto viene
aggiunto uno strato sottile di poliestere
durante il processo di fabbricazione, che
protegge dai raggi più pericolosi.
Per quanto riguarda il controllo
dell’umidità, non tutti i tessuti si comportano
nello stesso modo. Il cotone è
più soffice al tatto, e dunque in questo
senso più confortevole, ma assorbe facilmente
l’umidità e ci mette di più ad asciugarsi
rispetto ai nuovi tessuti intelligenti.
Per una lunga passeggiata in montagna
a passo relativamente lento, la differenza
fra i due tessuti ha forse un’importanza
marginale, ma per allenarsi a calcio e
correre alcune ore, il fatto che la maglietta
che s’indossa non s’inzuppi di sudore
è fondamentale. In un
caso del genere il
materiale naturale
non è affatto più sano
di uno sintetico opportunamente
studiato allo
scopo. Andrebbe anche
sfatato l’altro luogo comune
del cliente secondo cui i materiali
sintetici verrebbero usati dai fabbricanti
per risparmiare: i tessuti smart
sviluppati per la produzione di articoli
sportivi sono il risultato di ricerche e dunque
di investimenti, il cui scopo ultimo
evidentemente non è quello di tagliare il
costo dell’articolo alla produzione, soprattutto
nel breve-medio periodo.
Molte marche peccano di presunzione
e non forniscono al consumatore, allegata
al prodotto, un’informazione sufficiente
sulle caratteristiche dei materiali
utilizzati, e soprattutto sul perché
siano state scelte determinate componenti.
Il nome hi-tech del nuovo materiale
e il fatto che sia esclusivo di quella specifica
marca, o brevettato, al consumatore
interessano poco.
Mentre i marchi dichiaratamente eco-responsabili
si prodigano nello specificare
le virtù dei materiali utilizzati, con grandi
etichette e magari anche gradevoli opuscoletti,
i marchi sportivi più tradizionali
spesso si limitano a seguire i requisiti
informativi di legge, finendo per apparire
un po’ misteriosi, il che non favorisce la
fiducia del cliente. Di etichetta abbiamo
ampiamente parlato anche nel numero di
Maggio di TopSport, proprio perché si
tratta di un tema centrale e a volte ingiustamente
sottovalutato. Per i clienti giovani
e giovanissimi, il materiale di cui è
fatto un articolo non è necessariamente
un elemento fondamentale: i giovani tendono
ad affidarsi comunque alla marca
più conosciuta e alla tendenza del momento,
perché essere come gli altri conta
più di tutto il resto. A livello generale,
però, i consumatori guardano bene
all’etichetta e vogliono capire. Nel dubbio,
tendono semmai ad affidarsi ai materiali
che conoscono meglio e a quelli
naturali.
La parola “poliestere” è forse l’esempio
più classico di questa problematica. Non
si può proprio dire che attragga il consumatore,
pur essendo un materiale di larghissimo
impiego nella produzione di
abbigliamento sportivo. Si tratta di un
materiale resistente, durevole ma contemporaneamente
anche leggero ed elastico.
Assorbe poco l’umidità e si lava
senza subire modifiche di taglia o di
aspetto sostanziali. Sempre più usati sono
anche i tessuti realizzati con strati di
materiali diversi, ognuno con una funzione
precisa. Può trattarsi, ad esempio, di
un tessuto doppio in cui lo strato interno
è fatto di un materiale sintetico, capace
di trasferire l’umidità – poliestere, nylon o
altro – e lo strato esterno di un materiale
naturale che assorbe l’umidità in eccesso,
e che quindi la fa evaporare verso
l’esterno – quale il cotone.
Se l’informazione sui materiali di cui è
fatto il prodotto è insufficiente o poco
chiara, e insufficiente in qualche misura
lo sarà sempre per definizione, occorre
che il venditore sia in grado di
fornirla al cliente in prima persona. Per
il comparto e-commerce, l’informazione
può essere comunque messa a disposizione
del consumatore con pochi e chiari
riferimenti in linea, anche se sappiamo
che poi la creazione di un rapporto di fiducia
col cliente avviene soprattutto nel
negozio reale.
I clienti che chiedono di che cosa è fatto
un articolo mettono il venditore, oggi più
che mai, davanti all’esigenza di conoscere
i materiali e i trattamenti utilizzati nella
produzione degli articoli sportivi e per il
tempo libero. Un cliente ha tutte le ragioni
di chiederci, ad esempio, perché la
maglietta che sta per comprare contenga
carbonio, o come mai l’etichetta di un
certo articolo parli di Teflon nonostante
non si tratti di una padella! Non occorre
una laurea in chimica industriale per vendere
con competenza gli articoli sportivi
di oggi, ma serve senz’altro una sana e
oramai indispensabile curiosità per l’innovazione.
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FUORI DI PENNA
Satira creativa
Mistico brand
L’Italian Style, a dispetto della crisi,
continua a dettar legge nel mondo.
Alla regola non si sottrae nemmeno
l’Italia dello sport, con gruppi alla
moda, che adorano la moda. Non mancano
le interpretazioni innovative del prodotto
sportivo, la venerazione dei negozi monobrand
e i pellegrinaggi nei factory outlet
L’Italia vive un drammatico
periodo di transizione
che sovverte
schemi atavici. I segni del
cambiamento si notano un po’
ovunque. Alcuni più significativi,
altri meno ma che non si possono
comunque ignorare. Anche
il mondo dell’abbigliamento e
dell’articolo sportivo è attraversato
da questo vento di novità e i segnali che
qualcosa stia mutando sono ben percepibili.
All’ultima riunione degli industriali per
discutere il rilancio del Paese, sulle note
dell’inno di Mameli, alcuni convenuti hanno
modificato la strofa “Fratelli d’Italia, l’Italia
s’è desta” con “Consumers d’Italia, l’Italia
si vesta”.
Un segnale forte che vuole dimostrare come
la strana corrente di pensiero stia contaminando
tutti gli strati della società. Basti
pensare che tra i programmi elettorali è
stato scritto espressamente che senatori e
deputati debbano avere l’obbligo di vestire
in maniera consona, ovvero con tenuta invernale
e cambio outdoor estivo, in linea
con l’appartenenza a ministeri e commissioni.
Vista la situazione di crisi, la tenuta
freeride è l’ideale o – in alternativa – quella
survival, stile outdoor; è comunque ormai
vivamente consigliato uno scarpone d’alta
quota in caso di neve su Roma, ormai fatto
frequente.
Stessa situazione anche nell’economia,
dove rampanti manager si stanno presen-
tando in ufficio con l’imbracatura per registrare
migliori performance durante le scalate
dei mercati. Qualcuno, saggiamente, si
porta dietro l’attrezzatura da parapendio
per le cadute a picco di Piazza Affari.
Altrove, nelle cucine di blasonati ristoranti,
alcuni chef consigliano tute da sci per
compiere uno slalom più efficace tra maionese
e crema pasticcera, e già si sprecano
i caschi da discesa libera per i disoccupati
che si buttano a capofitto nella ricerca di
un lavoro. Gli esodati optano per le protezioni,
visto che colpi dalla vita ne hanno già
presi e gli ultimi li hanno trovati troppo
stanchi e provati per tentare un recupero. I
giovani si affidano al downhill, certi di
schiantarsi da qualche parte, a patto che la
prognosi sia lunga in modo da avere una
giustificazione del fatto che dopo anni sono
ancora precari. Gli operai, dal canto
loro, prediligono un intimo tecnico che gli
consenta di preservare, se non il posto di
lavoro, almeno la propria temperatura corporea,
visto lo stipendio piuttosto fluttuante
e la cassa integrazione che alita loro sul
collo.
Uno scenario quasi apocalittico che nasconde
la realtà di un malessere sociale
profondo in cui sta gettando le radici un
nuovo credo religioso. Se infatti l’Italia è
famosa nel mondo per il proprio stile, la
moda sembra essere un’àncora di salvezza
da cui si stanno propagando nuove credenze.
Dopo anni di fede assoluta nella
bellezza e nel valore delle produzioni
italiane, la commistione
con elementi esteri e la colonizzazione
industriale dell’Oriente hanno
generato un nuovo misticismo
che sta raccogliendo migliaia
di adepti.
Questa setta non si è ancora
presentata ufficialmente, ma la definizione
di “fashion victim” pare il termine più accreditato.
Questi (mis)credenti girano forsennati
con un bisogno irrefrenabile di soddisfare
la propria fede, lanciandosi in un rito
sfrenato che chiamano “Shopping”. Prendono
i sacramenti attraverso grandi buste
di plastica e cartone, impegnando le proprie
mani e sopportando immani fatiche
pur di accaparrarsi i propri oggetti santi.
Compiono estenuanti camminate nei centri
storici, i più ferventi anche su calzature
scomode e dal tacco vertiginoso, per elevarsi
al proprio dio e innalzare la preghiera
come dalla guglia di una cattedrale gotica.
Si flagellano i polsi con i manici delle shopping
bag, una sorta di oggetto di tortura
che ha sostituito il cilicio.
Adoranti davanti a luminose vetrine che richiamano
i rosoni variopinti delle chiese
antiche, ascoltano la parola dei loro nuovi
sacerdoti, abili commessi indottrinati e indottrinatori.
Costoro portano al volgo la
parola della holding, espongono i prodigi
delle reliquie e insegnano alle fashion victim
quale via percorrere per la santità, nascosta
in un paio di sneakers o in un capo
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A cura di Matteo Barboni
dagli inserti luccicanti. Gli adoranti ascoltano
avidamente la voce dei saggi shopping
assistant, diaconi della nuova chiesa,
per poi partire alla ricerca del santo brand
tra gli scaffali.
Vagano così, queste torme di fedeli del
Logo, da un capo all’altro della città, spesso
teleguidati da messaggi che fluttuano
nell’etere e che riescono a interpretare attraverso
strani strumenti detti Smartphone,
anche nella variante tablet. Qualcuno, più
devoto, si avventura nell’oscuro web per
cercare la parola, salvo correre il rischio di
venir imprigionato dalla rete e perdere il
sonno davanti a strani portali, detti di e-
commerce, dove leggere la storia sacra del
brand e le sue emanazioni multiformi, multicolore,
multitasking.
Una dipendenza, quella dalla moda, talmente
forte che gli inquirenti stanno cercando
di comprendere se questa religione
induca all’uso di droghe, o se sono invece
stupefacenti già di per sé gli effetti della
potente parola diffusa attraverso la profetica
pubblicità, una sorta di lsd mediatico
che mentre manda in trace le fashion victim,
resta incomprensibile ai pagani ‘tradizionalisti’.
La beatitudine è concessa solo a chi mette
tutto se stesso nella ricerca, perché tra gli
innumerevoli segnali, solo quelli più recenti
consentono di progredire verso il sommo
piacere della contemplazione della moda.
L’ultima collezione e il top di gamma sono
il segno palese della vicinanza a dio, perché
se anche le differenze rispetto a un
omonimo prodotto (ugualmente cinese)
sono solo una piccola lampo o un finto taschino,
solo chi avrà fatto suo l’ultimissimo
segnale della casa madre potrà assurgere
al regno del fashion.
L’indulgenza plenaria è concessa attraverso
due periodi sacri, una sorta di Ramadan
chiamato “Saldi”, in cui i fedeli possono
colmare le lacune nel recepimento dei prodotti.
Spesso però possono godere di particolari
occasioni di vicinanza al santo
brand attraverso vendite promozionali ed
elargizioni singolari definite “Offerte”.
Questa nuova religione porta un messaggio
molto forte e si rivolge anche ai diseredati,
agli esclusi e a coloro che mostrano
la fede nel cuore non potendola sempre
Una dipendenza, quella dalla moda, talmente forte
che gli inquirenti stanno cercando di comprendere
se questa religione induca all’uso di droghe, o se sono
invece stupefacenti già di per sé gli effetti della potente
parola diffusa attraverso la profetica pubblicità,
una sorta di lsd mediatico che mentre manda
in trace le fashion victim, resta incomprensibile
ai pagani ‘tradizionalisti’
dimostrare nelle tasche. Per tutti costoro
sono sorti grandi edifici religiosi chiamati
“Outlet”, dove le fashion victim si riversano
a fiumi nei fine settimana, dimostrando il
proprio amore incondizionato per la moda.
Per tutti loro, santi doni sono esposti e
messi a disposizione, per continuare ad
alimentare la fede. In questi santuari le reliquie
a volte sono antiche, la parola non è
rinnovata, ma sono pur sempre emanazione
del santo Brand e quindi in seno alla
ortodossia della moda del terzo millennio.
In questi luoghi i fedeli amano radunarsi
per pregare insieme, a volte organizzando
viaggi in comitive, di fatto veri e propri pellegrinaggi;
dimostrando tutto il loro fervore,
possono arrivare a flagellarsi per non essere
riusciti a conquistare il cappotto o il
paio di scarpe che hanno sognato per mesi
e che hanno individuato come una rivelazione
personale.
Proprio qui si assiste, nel pomeriggio, alla
recitazione collettiva del salmo della fidelizzazione,
in cui i fedeli, in mistica contemplazione
della santa esposizione illuminata,
folgorati essi stessi dal messaggio del loro
dio brand, si fermano in posizione orante e
così recitano:
Io sono il tuo Brand
Non avrai altro Brand al di fuori di me
Non nominare un altro Brand invano
Onora i creatori del Brand
Ricordati di santificare con shopping
il tuo Brand
Non desiderare altro Brand
Non falsificare il tuo Brand
Uccidi solo per il top di gamma
Non desiderare la collezione
di altri Brand
Non desiderare il top di gamma altrui
Al termine della funzione, solitamente nella
piazzetta centrale di questi mistici outlet, i
fedeli si lanciano in acquisti collettivi fino a
tarda sera, rientrando poi a casa colmi di
gioia e in attesa di ricevere nuove eteree
ispirazioni, via web.
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