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affari di famiglia<br />
venticinque anni fa dall’ex<br />
olimpionico Giancarlo Polenghi, Michele<br />
De Masis ha iniziato una gestione che,<br />
nel tempo, ha coinvolto anche i suoi<br />
familiari, entusiasti della scelta. “Il<br />
precedente proprietario – spiega De<br />
Masis – non aveva la passione per il<br />
negozio, che aveva ereditato dal padre,<br />
perché il suo spirito abbastanza libero<br />
non gli consentiva di curarlo nel modo<br />
giusto. Per questo, quando l’ho rilevato,<br />
ho notato potenzialità inespresse che,<br />
molto lentamente, ho potenziato.” Grazie<br />
alla curiosità che , nel suo lavoro, ha<br />
avuto fin dall’inizio. “Ho sempre fatto<br />
ricerca per lo <strong>sport</strong> e nello <strong>sport</strong>, da<br />
giovane ho vestito la maglia della<br />
Nazionale di marcia, mi sono<br />
aggiudicato titoli italiani e, quando ho<br />
acquisito il negozio, ho cominciato a<br />
fare ricerca commerciale.” Una passione<br />
che ha permesso a De Masis di cogliere<br />
le novità del mercato e di coinvolgere i<br />
suoi due figli. “Andrea ha compiuto 26<br />
anni a maggio e Valentina ha solo<br />
quattordici mesi in più. A otto anni già<br />
partecipavano con me alle fiere più<br />
importanti del mondo. Lì hanno imparato<br />
che la ricerca deve essere selezione<br />
e la selezione si può fare solo<br />
quando si conosce quello che il<br />
mercato propone”. Oggi ogni<br />
componente della famiglia De Masis<br />
contribuisce all’attività. I genitori si<br />
dividono tra organizzazione e<br />
I vantaggi di lavorare insieme alla famiglia sono molti.<br />
Innanzi tutto ci si conosce, ci si capisce al volo<br />
e diventa più facile comunicare qualsiasi tipo<br />
di problematica che emerge in azienda. E anche<br />
le discussioni come nascono, si sedano in fretta<br />
contabilità, Andrea aiuta in negozio e<br />
Valentina si occupa di import-export. “È<br />
per conto suo – spiega Michele – per<br />
cui potremmo dire che lavora per Polo<br />
Sport, ma non da Polo Sport. È laureata<br />
in Scienze della Comunicazione, mentre<br />
Andrea è ragioniere. Ognuno ha il suo<br />
ruolo.” Un fatto che ha permesso ai De<br />
Masis di superare l’atavico conflitto tra<br />
padre e figlio. “Lavorare con Andrea –<br />
spiega Michele – è una soddisfazione.<br />
Diciamo che ho perso un amico, ma ho<br />
trovato un socio. Certo, abbiamo le<br />
nostre discussioni ma, se non ci fossero<br />
mai, vorrebbe dire che non ci sono idee<br />
diverse e questo non gioverebbe al<br />
processo di evoluzione del negozio.”<br />
Sulla stessa lunghezza d’onda anche<br />
Andrea, convinto della scelta fatta,<br />
nonostante le difficoltà economiche del<br />
momento. “La passione per il negozio è<br />
nata insieme a quella per lo <strong>sport</strong>, senza<br />
il quale la mia vita non avrebbe senso.<br />
Abituato a girare nelle fiere da bambino<br />
ho imparato a guardare i prodotti nuovi,<br />
a coltivare quella curiosità che oggi è<br />
alla base del mio lavoro. È vero, oggi c’è<br />
la crisi, ma gestire il negozio insieme<br />
alla mia famiglia è una sfida. Dobbiamo<br />
rimboccarci le maniche e vincerla.”<br />
Un’esigenza che ha permesso di<br />
superare anche alcune divergenze.<br />
“Fuori dal negozio è mio padre che<br />
comanda, ma sul lavoro siamo soci alla<br />
pari, anche se a volte bisticciamo. Tutto<br />
sommato però va riconosciuto che ci<br />
divertiamo molto, anche perché<br />
abbiamo passioni comuni che<br />
condividiamo. Se avessi un figlio, mi<br />
piacerebbe che facesse la mia scelta,<br />
perché quella in negozio è<br />
un’esperienza bellissima.”<br />
Situazione diversa per Sergio Croce,<br />
cotitolare del negozio Carla Sport di<br />
Vicenza insieme alla madre Carla.<br />
“L’attività – spiega Sergio – è stata<br />
fondata dai miei genitori nel 1972 ed io<br />
sono entrato a farne parte a pieno titolo<br />
nel 1982. Sarebbe ora che<br />
Cinque generazioni<br />
Attraversa tre secoli la storia di Diana Sport, negozio di Milano<br />
fondato nel 1865 dal bisnonno dell’attuale titolare, Carlo<br />
Reggiori, 47 anni e padre di Andrea, 22, che, appunto,<br />
rappresenta la quinta generazione della famiglia che seguirà<br />
l’azienda. “Ho cominciato a frequentare il negozio – ricorda<br />
Carlo Reggiori – che avevo sei anni. Mio padre mi portava qui<br />
ed io piegavo i fogli di carta da mettere sotto i banchi per<br />
imballare la merce, perché non c’erano i sacchetti. Accordavo<br />
le racchette da tennis, davo una mano nel laboratorio di sci. Mi<br />
piaceva e non mi sono mai posto troppi problemi su cosa avrei<br />
fatto da grande, perché ho sempre considerato il lavoro in<br />
negozio come il naturale sviluppo del mio futuro<br />
professionale.” Una decisione che Reggiori non rimpiange.<br />
“Tornando indietro rifarei la stessa scelta. Il lavoro del negozio<br />
è impegnativo, ci sono le crisi che fanno parte dell’evoluzione,<br />
si lotta, si lavora, si sviluppa. È un bel lavoro, ma non obbligo i<br />
miei due figli a lavorare qui. Questo mestiere deve piacere,<br />
altrimenti diventa un inferno.”<br />
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