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curiosità e commenti dal web<br />
Lorenzo PeLLegrini e Le donne: iL nuovo Libro<br />
di enrico brizzi tra fantastoria e sPort<br />
enrico brizzi, ex enfant-Prodige deLLa Letteratura itaLiana, è tornato neLLe Librerie Lo<br />
scorso dicembre con “Lorenzo PeLLegrini e Le donne”, terzo caPitoLo deLLa sua triLogia<br />
“ePoPea fantastorica itaLiana”<br />
Qui si racconta dell’amore del protagonista per la dolce Irene, e di<br />
come sia complicato fidanzarsi nel 1950, in particolar modo se ti<br />
trovi a essere un giornalista in erba, amante dello swing e sottoposto<br />
agli obblighi di leva. Conquistare la propria autonomia, e imparare<br />
a stare al mondo con stile: queste le priorità per il giovane protagonista,<br />
combattuto fra l’amor cortese e un’irresistibile<br />
tendenza a finire in situazioni<br />
boccaccesche.<br />
Ambientato in un’Italia mai esistita,<br />
dove si immagina che il Paese abbia<br />
vinto la seconda guerra mondiale e<br />
Mussolini governi ancora, è un romanzo<br />
dove lo <strong>sport</strong>, ovviamente immaginario,<br />
riveste un ruolo molto importante. Siamo<br />
nel 1950, e il grande Torino, in un’Italia<br />
dove non c’è nemmeno stata la tragedia<br />
di Superga, la fa ancora da padrone in<br />
Italia e in Europa; molti di quei calciatori,<br />
che costituiscono l’asse portante della nazionale dell’epoca, nel libro devono<br />
partire per il Brasile per cercare di vincere i mondiali, tenendo così alto<br />
l’onore di un regime sull’orlo di una crisi di nervi. Per Mazzola e compagni,<br />
però, è in agguato un imprevisto che terrà il Paese col fiato sospeso: sarà<br />
allora che, come squadra, quei campioni saranno tenuti a fare una scelta<br />
coraggiosa per entrare nella leggenda.<br />
Ottimo tratteggiatore di affreschi giovanilistici,<br />
bravo nel riproporre lo spirito di un’epoca,<br />
da appassionato di calcio Brizzi cerca di riscrivere<br />
per quella che è stata una delle più<br />
grandi squadre di tutti i tempi un finale diverso,<br />
condividendo con i tifosi granata la venerazione<br />
di un passato indimenticabile. Nostalgia,<br />
peraltro, vissuta sulla propria pelle attraverso<br />
il tifo per un’altra ex grandissima squadra<br />
quale il Bologna, che avrebbe vissuto i suoi ultimi<br />
momenti di gloria vera nel decennio successivo.<br />
imPara L’arte (in rete) e mettiLa da Parte<br />
Qualcuno ha mai sentito nominare Julius Yego? Forse il suo nome<br />
risulterà perlopiù sconosciuto se non agli addetti ai lavori, eppure<br />
questo lanciatore di giavellotto di 24 anni, a suo modo, ha già fatto<br />
la storia dell’atletica: non soltanto, infatti, è stato il primo atleta kenyano ad<br />
ottenere la qualificazione olimpica in una disciplina field (ovvero non running),<br />
ma addirittura l’ha ottenuta senza alcun<br />
allenatore, imparando la disciplina direttamente<br />
su Youtube. Ok, magari il suo palmares<br />
internazionale non risplenderà mai come<br />
quello del suo idolo norvegese Andreas<br />
Thorkildsen (medaglia d’oro ad Atene e a<br />
Pechino), cui ha cercato di rubare i trucchi<br />
del mestiere on-line, ma intanto a Londra ci<br />
ha gareggiato fianco a fianco, e se avesse<br />
ripetuto in finale il suo personale (81,81 m)<br />
sarebbe arrivato ottavo, solamente due posizioni<br />
indietro rispetto al campione scandinavo.<br />
Internet colpisce ancora, dunque. Se in passato<br />
grazie alla rete tutti potevano laurearsi, diventare chef provetti, fare ginnastica<br />
in casa, imparare a suonare la chitarra oppure apprendere i trucchi<br />
della contabilità, beh, è la prima volta, a memoria, che qualcuno ora può anche<br />
dire “Sono andato alle Olimpiadi”. Ora, sarebbe bello se, alla luce dei suoi risultati<br />
ottenuti partendo dal nulla, gli si affiancasse uno sponsor che lo aiuti,<br />
perché no, anche alla ricerca di un tecnico.<br />
Di recente alla sua storia si è interessata<br />
anche la Cnn nella rubrica “Human to Hero”,<br />
ovvero come un uomo comune si è potuto<br />
trasformare in campione. D’altronde, come<br />
cantava il compianto Lucio Dalla, l’impresa<br />
eccezionale è essere normale, e in un universo<br />
<strong>sport</strong>ivo dominato da campioni passati in<br />
poco tempo dagli altari alla polvere (basti<br />
pensare ad Armstrong o al nostro Alex Schwazer)<br />
forse ogni tanto vale la pena ricordarlo:<br />
non occorre il doping per diventare eroi.<br />
Basta una volontà di ferro. E una buona connessione<br />
internet, of course.<br />
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