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A cura di Ruggero Vivaldi<br />
Non occorre una laurea in chimica industriale<br />
per vendere con competenza gli articoli <strong>sport</strong>ivi<br />
di oggi, ma serve senz’altro una sana e oramai<br />
indispensabile curiosità<br />
per l’innovazione<br />
In negozio ci si confronta spesso con il<br />
cliente che vuole il puro cotone, o comunque<br />
la fibra naturale, soprattutto in<br />
estate, dando per scontato che i materiali<br />
sintetici siano di qualità inferiore, utilizzati<br />
dal fabbricante solo per risparmiare<br />
o addirittura dannosi alla salute. Se l’uso<br />
che si deve fare dell’articolo è limitato al<br />
tempo libero, o per attività a bassa intensità,<br />
senza particolari esigenze tecniche,<br />
è vero che un tessuto al 100% di origine<br />
naturale può essere sufficiente. Negli altri<br />
casi, però, il discorso cambia. I cosiddetti<br />
tessuti intelligenti, o ‘smart’, con i vari<br />
poliestere, nylon e le diverse miscele di<br />
componenti, sfruttano la tecnologia per<br />
offrire livelli di comfort e di performance<br />
che i tessuti naturali spesso non arrivano<br />
a garantire. Può trattarsi di tessuti esclusivamente<br />
sintetici o anche di tessuti che<br />
utilizzano sia il sintetico che il naturale.<br />
La protezione dai raggi UV è uno dei<br />
temi particolarmente caldi, potremmo<br />
proprio dire, dell’estate. Per un ciclista,<br />
pedalare per ore sotto il sole rappresenta<br />
un forte fattore di rischio per la pelle.<br />
Esistono magliette al cui tessuto viene<br />
aggiunto uno strato sottile di poliestere<br />
durante il processo di fabbricazione, che<br />
protegge dai raggi più pericolosi.<br />
Per quanto riguarda il controllo<br />
dell’umidità, non tutti i tessuti si comportano<br />
nello stesso modo. Il cotone è<br />
più soffice al tatto, e dunque in questo<br />
senso più confortevole, ma assorbe facilmente<br />
l’umidità e ci mette di più ad asciugarsi<br />
rispetto ai nuovi tessuti intelligenti.<br />
Per una lunga passeggiata in montagna<br />
a passo relativamente lento, la differenza<br />
fra i due tessuti ha forse un’importanza<br />
marginale, ma per allenarsi a calcio e<br />
correre alcune ore, il fatto che la maglietta<br />
che s’indossa non s’inzuppi di sudore<br />
è fondamentale. In un<br />
caso del genere il<br />
materiale naturale<br />
non è affatto più sano<br />
di uno sintetico opportunamente<br />
studiato allo<br />
scopo. Andrebbe anche<br />
sfatato l’altro luogo comune<br />
del cliente secondo cui i materiali<br />
sintetici verrebbero usati dai fabbricanti<br />
per risparmiare: i tessuti smart<br />
sviluppati per la produzione di articoli<br />
<strong>sport</strong>ivi sono il risultato di ricerche e dunque<br />
di investimenti, il cui scopo ultimo<br />
evidentemente non è quello di tagliare il<br />
costo dell’articolo alla produzione, soprattutto<br />
nel breve-medio periodo.<br />
Molte marche peccano di presunzione<br />
e non forniscono al consumatore, allegata<br />
al prodotto, un’informazione sufficiente<br />
sulle caratteristiche dei materiali<br />
utilizzati, e soprattutto sul perché<br />
siano state scelte determinate componenti.<br />
Il nome hi-tech del nuovo materiale<br />
e il fatto che sia esclusivo di quella specifica<br />
marca, o brevettato, al consumatore<br />
interessano poco.<br />
Mentre i marchi dichiaratamente eco-responsabili<br />
si prodigano nello specificare<br />
le virtù dei materiali utilizzati, con grandi<br />
etichette e magari anche gradevoli opuscoletti,<br />
i marchi <strong>sport</strong>ivi più tradizionali<br />
spesso si limitano a seguire i requisiti<br />
informativi di legge, finendo per apparire<br />
un po’ misteriosi, il che non favorisce la<br />
fiducia del cliente. Di etichetta abbiamo<br />
ampiamente parlato anche nel numero di<br />
Maggio di <strong>TopSport</strong>, proprio perché si<br />
tratta di un tema centrale e a volte ingiustamente<br />
sottovalutato. Per i clienti giovani<br />
e giovanissimi, il materiale di cui è<br />
fatto un articolo non è necessariamente<br />
un elemento fondamentale: i giovani tendono<br />
ad affidarsi comunque alla marca<br />
più conosciuta e alla tendenza del momento,<br />
perché essere come gli altri conta<br />
più di tutto il resto. A livello generale,<br />
però, i consumatori guardano bene<br />
all’etichetta e vogliono capire. Nel dubbio,<br />
tendono semmai ad affidarsi ai materiali<br />
che conoscono meglio e a quelli<br />
naturali.<br />
La parola “poliestere” è forse l’esempio<br />
più classico di questa problematica. Non<br />
si può proprio dire che attragga il consumatore,<br />
pur essendo un materiale di larghissimo<br />
impiego nella produzione di<br />
abbigliamento <strong>sport</strong>ivo. Si tratta di un<br />
materiale resistente, durevole ma contemporaneamente<br />
anche leggero ed elastico.<br />
Assorbe poco l’umidità e si lava<br />
senza subire modifiche di taglia o di<br />
aspetto sostanziali. Sempre più usati sono<br />
anche i tessuti realizzati con strati di<br />
materiali diversi, ognuno con una funzione<br />
precisa. Può trattarsi, ad esempio, di<br />
un tessuto doppio in cui lo strato interno<br />
è fatto di un materiale sintetico, capace<br />
di trasferire l’umidità – poliestere, nylon o<br />
altro – e lo strato esterno di un materiale<br />
naturale che assorbe l’umidità in eccesso,<br />
e che quindi la fa evaporare verso<br />
l’esterno – quale il cotone.<br />
Se l’informazione sui materiali di cui è<br />
fatto il prodotto è insufficiente o poco<br />
chiara, e insufficiente in qualche misura<br />
lo sarà sempre per definizione, occorre<br />
che il venditore sia in grado di<br />
fornirla al cliente in prima persona. Per<br />
il comparto e-commerce, l’informazione<br />
può essere comunque messa a disposizione<br />
del consumatore con pochi e chiari<br />
riferimenti in linea, anche se sappiamo<br />
che poi la creazione di un rapporto di fiducia<br />
col cliente avviene soprattutto nel<br />
negozio reale.<br />
I clienti che chiedono di che cosa è fatto<br />
un articolo mettono il venditore, oggi più<br />
che mai, davanti all’esigenza di conoscere<br />
i materiali e i trattamenti utilizzati nella<br />
produzione degli articoli <strong>sport</strong>ivi e per il<br />
tempo libero. Un cliente ha tutte le ragioni<br />
di chiederci, ad esempio, perché la<br />
maglietta che sta per comprare contenga<br />
carbonio, o come mai l’etichetta di un<br />
certo articolo parli di Teflon nonostante<br />
non si tratti di una padella! Non occorre<br />
una laurea in chimica industriale per vendere<br />
con competenza gli articoli <strong>sport</strong>ivi<br />
di oggi, ma serve senz’altro una sana e<br />
oramai indispensabile curiosità per l’innovazione.<br />
www.top<strong>sport</strong>.it<br />
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