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sport & società - TopSport

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A cura di Giovanni Fini<br />

La Balorda, ovvero: la risposta<br />

proletaria al Giro d’Italia<br />

Dimenticatevi bici iper-tecnologiche, maglie<br />

rosa, completi e caschetti aerodinamici,<br />

scatti in salita o in pianura: il 26 maggio è andata<br />

in scena come ogni anno dal 1995 la Balorda,<br />

ovvero la corsa ciclistica più anticompetitiva che<br />

abbia mai calcato le strade d’Italia. I partecipanti si<br />

devono presentare in abiti totalmente anti-<strong>sport</strong>ivi e<br />

anti-fighetti, a bordo di qualunque mezzo a 2 ruote<br />

che non siano né bici da corsa né mountain bike: sì<br />

invece a tandem, ibridi o anche le mitiche Graziella<br />

(più che un nome, un’istituzione per i bambini di un tempo). Una ‘corsa’ in cui è<br />

competitivo soltanto l’ultimo giro del percorso previsto e in cui le pause ristoro<br />

fanno parte integrante del divertimento: al posto di barrette energetiche, tè caldi e<br />

Gatorade, infatti, gli improvvisati ciclisti bevono lambrusco e mangiano salumi<br />

emiliani. La sosta eno-gastronomica è assolutamente obbligatoria, e travestimenti<br />

assurdi più che raccomandati. Infatti, come si legge nel regolamento, “A giudizio<br />

insindacabile della giuria sarà allontanato chiunque si presenterà vestito in modo<br />

decoroso e con bici troppo moderne”. Un vero e proprio carnevale della bici, insomma,<br />

assolutamente vietato ai vip e agli <strong>sport</strong>ivi troppo competitivi. Ma in fondo, non<br />

c’era chi diceva che l’importante è partecipare?<br />

Run 5.30, ovvero quando lo <strong>sport</strong><br />

non ha orari<br />

In principio si diffuse grazie ad un semplice passaparola; oggi invece la<br />

Run 5.30 è una delle corse non competitive più gettonate del periodo<br />

pre-estivo, diffusa già in parecchie città del centro-nord.<br />

Più che corsa sarebbe meglio definirla ‘camminata’, da farsi alle 5,30 del mattino<br />

per 5 km di percorsi cittadini, quando né il traffico né lo smog possono intaccare<br />

una sana attività all’aria aperta. L’orario di fine previsto, infatti, è alle 7 del mattino,<br />

quando si è ancora in tempo per farsi una doccia, cambiarsi, fare colazione e andare<br />

dritti in ufficio (sonno permettendo).<br />

L’idea, a metà tra la follia e la genialità, è venuta all’inizio ad una coppia di Modena,<br />

Sergio Bezzanti e Sabrina Severi: lui patito delle corse mattutine, lei alle prese con<br />

un lavoro totalizzante di nutrizionista che causava una quasi totale incompatibilità<br />

di orari per stare assieme. Il ragionamento più o meno fu: “esco con te di mattina<br />

prestissimo, però camminiamo”. Dunque partirono loro, tutti i giorni, a farsi una<br />

passeggiata in centro nel silenzio più totale. Un po’ per amore e un po’ per la ricerca<br />

della forma fisica, stava per prendere forma l’idea più originale del panorama<br />

podistico. La prima edizione è datata giugno 2009, e si presentarono in 600; oggi<br />

l’iniziativa si è diffusa con succeso anche a Milano, Torino, Venezia e Bologna. Una<br />

corsa alquanto originale, da intendersi come una semplice passeggiata: niente<br />

musica a palla, niente gonfiabili, niente fisici da<br />

atleti. La cosa curiosa infatti è che, negli anni<br />

passati, oltre la metà degli iscritti ha dichiarato<br />

di non praticare nessuno <strong>sport</strong>. La domanda,<br />

allora, sorge spontanea: perché praticarlo solo<br />

un giorno all’anno? Avvicinare ad una qualche<br />

attività una clientela del genere sarebbe un<br />

buon modo per combattere la crisi.<br />

Vacanze in Italia, boicottaggio svedese<br />

Non bastava la crisi. A<br />

complicare la vita al<br />

turismo nel nostro<br />

Paese ci voleva pure una vera<br />

e propria campagna denigratoria<br />

ad hoc. Possibile che, da<br />

Paese delle meraviglie, ci siamo<br />

improvvisamente meritati<br />

la palma di ‘lupo cattivo’, al<br />

punto che i bambini piangano al solo pensiero di venire in vacanza da noi? Evidentemente<br />

sì, almeno secondo gi ideatori della campagna pubblicitaria di una parco di divertimenti<br />

di Goteborg, il Liseberg Amusement park. Nei manifesti, che hanno scatenato una<br />

vera e propria bufera diplomatica, si vede in maniera inequivocabile una bambina bionda<br />

in lacrime, con la scritta recitante più o meno “Alcuni bambini sono costretti ad andare<br />

in vacanza in Italia”.<br />

Anche senza fare troppi vittimismi, l’elenco dei Paesi coinvolti è fin troppo esplicito per<br />

apparire casuale e questo può spingere a fare un po’ di considerazioni. La prima, che è<br />

anche la più banale: la popolarità italiana a livello europeo è a pezzi. Siamo esposti,<br />

come Paese, ad attacchi speculativi (nonché a sfottò) e la mancanza di un potere centrale<br />

forte non riesce certo ad arginarne l’onda d’urto. La seconda: forse, anche negli<br />

anni passati, non abbiamo fatto nulla per risultare simpatici. Si potrebbe anche obiettare<br />

agli amici svedesi, che verranno comunque a popolare in massa la riviera romagnola<br />

anche durante l’estate 2013 (con buona pace del parco Liseberg), che il Belgio, ad<br />

esempio, è rimasto senza governo ufficiale per quasi 2 anni, e, a quanto risulta, non è<br />

mai stato oggetto di rappresaglia turistica da parte di nessuno. Questione di immagine?<br />

O c’entra anche la serietà che può ispirare una nazione?<br />

Una nuova disciplina olimpica?<br />

E dopo il lancio del peso, del disco, del martello e del giavellotto, tutti cooptati<br />

dall’antica grecia, vuoi mai che in futuro gli organizzatori delle olimpiadi moderne<br />

non mettano in calendario anche il lancio del cellulare, una simpatica follia<br />

rigorosamente made in Europe?<br />

Già, perché si potrebbe legittimamente pensare che una stravaganza del genere venga<br />

dagli Usa, patria delle esagerazioni per eccellenza, oppure ricalchi le orme di quelle<br />

olimpiadi dell’assurdo che erano i giochi di “Mai dire Banzai” di nipponiana memoria.<br />

Niente di tutto questo: il lancio del telefonino, il cui campionato del mondo vanta un<br />

numero sempre maggiore di partecipanti dal 2000 ad oggi, viene dalla verde e tranquilla<br />

Finlandia. Verde mica più tanto, se è vero che l’idea dei mondiali venne a causa<br />

dell’elevato numero di apparecchi mobili ritrovato ogni anno in fondo ai laghi finlandesi.<br />

Così, per sensibilizzare la gente sul fatto che ci sono molti altri modi di liberarsi del<br />

vecchio cellulare, è stato ideato il campionato, che anche quest’anno si svolgerà a Savonlinna<br />

il 24 agosto prossimo (per iscriversi: http://www.mobilephonethrowing.fi/registration).<br />

D’altronde, diciamoci la verità: chi non ha mai sognato di gettare il telefonino<br />

alle ortiche, tutte le volte che non c’era campo, la batteria era scarica o si ricevevano<br />

messaggi o telefonate sgradite? Il tutto, del resto, ha anche un’impronta ecologica:<br />

tutti i cellulari alla fine della competizione saranno raccolti e spediti ad un impianto di<br />

riciclo. A chi bolla l’iniziativa come una pagliacciata, gli organizzatori rispondono serafici<br />

come questo sia “l’unico <strong>sport</strong> dove puoi sfogare tutte le frustrazioni causate dalla tecnologia<br />

moderna”; quel che è certo è che i nuovi smartphone creano un’elevata dipendenza,<br />

e forse gettare via il telefono per qualcuno sarebbe estremamente educativo.<br />

www.top<strong>sport</strong>.it<br />

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