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Focus Italia N° 262 - Agosto 2014

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F DOSSIER<br />

pagamenti in natura.<br />

A sinistra, un manoscritto azteco<br />

del XVI sec. mostra i conti delle tasse.<br />

Mireille Vautier/Alamy<br />

Gli Oksapmin<br />

contano sulle parti<br />

del corpo. Il 20?<br />

È il gomito sinistro<br />

The Art Archive /Alamy<br />

XVIII secolo re Carlo XII di Svezia voleva<br />

imporla per legge vietando la scala decimale.<br />

I Maya, capaci di calcoli complicatissimi<br />

per i calendari, utilizzavano la<br />

base 20. Mentre tra i sistemi più interessanti,<br />

antichi e in qualche modo misteriosi<br />

c’è quello sessagesimale, inventato<br />

in Mesopotamia nel IV millennio a. C.,<br />

basato sul 60 e sui suoi numerosi e comodi<br />

sottomultipli (2, 3, 5, 6, 10, 12, 15, 20,<br />

30): ancora oggi è la base con cui misuriamo<br />

il tempo e gli angoli.<br />

la posizione È tutto. Un altro aspetto<br />

che rischiamo di dare per scontato è il<br />

sistema posizionale: il fatto cioè che le<br />

cifre assumano un valore secondo la loro<br />

posizione: se scrivo 6 vuol dire sei unità,<br />

ma se scrivo 60 sono sei decine. Questo<br />

criterio era però sconosciuto tanto ai<br />

Greci (che indicavano i numeri con lettere<br />

alfabetiche) quanto ai Romani, fino a<br />

tutto il Medioevo europeo. È stata l’introduzione<br />

dei numeri arabi (di origine<br />

indiana) a permettere questo salto in<br />

avanti nella matematica occidentale. Ma<br />

non senza complicazioni. Ancora nel<br />

1280 la città di Firenze proibì l’uso delle<br />

cifre arabe da parte dei banchieri per il<br />

timore che nascondessero inganni, soprattutto<br />

a causa dell’introduzione dello<br />

zero, che in Occidente prima non esisteva.<br />

Fino al Medioevo, in Europa, la matematica<br />

alternativa era la nostra.<br />

Ma al di là dei progressi che si sono succeduti<br />

fino alla nostra matematica moderna,<br />

di modi di contare e di fare le operazioni<br />

ce ne sono infiniti. Gli Oksapmin<br />

della Papua Nuova Guinea contano basandosi<br />

sulle parti del corpo e ogni numero<br />

ha il nome della parte cui è associato:<br />

si comincia con il pollice di una mano<br />

e si risale lungo il braccio e la testa fino<br />

alle dita dell’altra mano, per un totale di<br />

27 numeri che possono diventare 54 con<br />

un secondo giro; ecco perché il 12 corrisponde<br />

all’orecchio. A Kiribati (Micronesia),<br />

i numeri cambiano a seconda di<br />

cosa si conti: animali, piante, coltelli, canestri<br />

o barche.<br />

«Un altro sistema di numerazione per<br />

noi insolito» spiega George Gheverghese<br />

Joseph, dell’Università di Manchester «è<br />

Corbis<br />

europa e medio oriente.<br />

Sopra, un codice europeo del IX sec.<br />

mostra i numeri con le mani. A sinistra,<br />

un problema matematico su una tavola<br />

babilonese di quasi 4.000 anni fa.<br />

quello degli Yoruba della Nigeria, basato<br />

sul 20 e sulle sottrazioni: per esempio<br />

318 si dice 400 meno 4 volte venti meno<br />

due. Il meccanismo forse deriva dall’uso<br />

di conchiglie per contare».<br />

metodi egizi. Anche civiltà evolute, cui<br />

dobbiamo molto della nostra matematica,<br />

potevano avere metodi diversi da noi<br />

per contare. «Uno dei grandi meriti del<br />

metodo egizio di moltiplicazione e divisione»<br />

continua Gheverghese «è il fatto<br />

di richiedere solamente la conoscenza<br />

preliminare dell’addizione e della tabellina<br />

del 2. Inoltre, nella matematica egizia,<br />

il procedimento della divisione era<br />

strettamente collegato al metodo della<br />

moltiplicazione. Uno scriba egizio piuttosto<br />

che pensare di dividere 696 per 29<br />

si sarebbe detto: partendo da 29, quante<br />

volte dovrei addizionare questo numero<br />

a se stesso per ottenere 696?».<br />

Non bisogna credere che le civiltà ante-<br />

82 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>

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