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F DOSSIER<br />
pagamenti in natura.<br />
A sinistra, un manoscritto azteco<br />
del XVI sec. mostra i conti delle tasse.<br />
Mireille Vautier/Alamy<br />
Gli Oksapmin<br />
contano sulle parti<br />
del corpo. Il 20?<br />
È il gomito sinistro<br />
The Art Archive /Alamy<br />
XVIII secolo re Carlo XII di Svezia voleva<br />
imporla per legge vietando la scala decimale.<br />
I Maya, capaci di calcoli complicatissimi<br />
per i calendari, utilizzavano la<br />
base 20. Mentre tra i sistemi più interessanti,<br />
antichi e in qualche modo misteriosi<br />
c’è quello sessagesimale, inventato<br />
in Mesopotamia nel IV millennio a. C.,<br />
basato sul 60 e sui suoi numerosi e comodi<br />
sottomultipli (2, 3, 5, 6, 10, 12, 15, 20,<br />
30): ancora oggi è la base con cui misuriamo<br />
il tempo e gli angoli.<br />
la posizione È tutto. Un altro aspetto<br />
che rischiamo di dare per scontato è il<br />
sistema posizionale: il fatto cioè che le<br />
cifre assumano un valore secondo la loro<br />
posizione: se scrivo 6 vuol dire sei unità,<br />
ma se scrivo 60 sono sei decine. Questo<br />
criterio era però sconosciuto tanto ai<br />
Greci (che indicavano i numeri con lettere<br />
alfabetiche) quanto ai Romani, fino a<br />
tutto il Medioevo europeo. È stata l’introduzione<br />
dei numeri arabi (di origine<br />
indiana) a permettere questo salto in<br />
avanti nella matematica occidentale. Ma<br />
non senza complicazioni. Ancora nel<br />
1280 la città di Firenze proibì l’uso delle<br />
cifre arabe da parte dei banchieri per il<br />
timore che nascondessero inganni, soprattutto<br />
a causa dell’introduzione dello<br />
zero, che in Occidente prima non esisteva.<br />
Fino al Medioevo, in Europa, la matematica<br />
alternativa era la nostra.<br />
Ma al di là dei progressi che si sono succeduti<br />
fino alla nostra matematica moderna,<br />
di modi di contare e di fare le operazioni<br />
ce ne sono infiniti. Gli Oksapmin<br />
della Papua Nuova Guinea contano basandosi<br />
sulle parti del corpo e ogni numero<br />
ha il nome della parte cui è associato:<br />
si comincia con il pollice di una mano<br />
e si risale lungo il braccio e la testa fino<br />
alle dita dell’altra mano, per un totale di<br />
27 numeri che possono diventare 54 con<br />
un secondo giro; ecco perché il 12 corrisponde<br />
all’orecchio. A Kiribati (Micronesia),<br />
i numeri cambiano a seconda di<br />
cosa si conti: animali, piante, coltelli, canestri<br />
o barche.<br />
«Un altro sistema di numerazione per<br />
noi insolito» spiega George Gheverghese<br />
Joseph, dell’Università di Manchester «è<br />
Corbis<br />
europa e medio oriente.<br />
Sopra, un codice europeo del IX sec.<br />
mostra i numeri con le mani. A sinistra,<br />
un problema matematico su una tavola<br />
babilonese di quasi 4.000 anni fa.<br />
quello degli Yoruba della Nigeria, basato<br />
sul 20 e sulle sottrazioni: per esempio<br />
318 si dice 400 meno 4 volte venti meno<br />
due. Il meccanismo forse deriva dall’uso<br />
di conchiglie per contare».<br />
metodi egizi. Anche civiltà evolute, cui<br />
dobbiamo molto della nostra matematica,<br />
potevano avere metodi diversi da noi<br />
per contare. «Uno dei grandi meriti del<br />
metodo egizio di moltiplicazione e divisione»<br />
continua Gheverghese «è il fatto<br />
di richiedere solamente la conoscenza<br />
preliminare dell’addizione e della tabellina<br />
del 2. Inoltre, nella matematica egizia,<br />
il procedimento della divisione era<br />
strettamente collegato al metodo della<br />
moltiplicazione. Uno scriba egizio piuttosto<br />
che pensare di dividere 696 per 29<br />
si sarebbe detto: partendo da 29, quante<br />
volte dovrei addizionare questo numero<br />
a se stesso per ottenere 696?».<br />
Non bisogna credere che le civiltà ante-<br />
82 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>