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F DOSSIER<br />
numeri<br />
divertenti.<br />
Il Museo<br />
nazionale della<br />
matematica<br />
a New York.<br />
Dove i visitatori<br />
si avvicinano<br />
a questa<br />
disciplina in<br />
modo giocoso.<br />
The New York Times/Contrasto<br />
cedenti al mondo greco o comunque non<br />
occidentali fossero rozze dal punto di<br />
vista matematico. Anzi, hanno raggiunto<br />
risultati incredibili, a volte secoli o millenni<br />
prima della Grecia classica, il cui<br />
merito decisivo sta più che altro nella<br />
capacità di astrazione. «Presso popoli<br />
come gli Egizi, i Babilonesi o i Cinesi la<br />
geometria era molto orientata alla pratica,<br />
soprattutto per usi agricoli, edili, amministrativi<br />
o commerciali» spiega Livia<br />
Giacardi dell’Università di Torino.<br />
«Per contro i Greci» aggiunge Ana Millán<br />
Gasca «hanno ricevuto in eredità secoli<br />
di dimestichezza con forme regolari<br />
come l’angolo retto, il cerchio o il quadrato<br />
e di innumerevoli calcoli e misure. E<br />
sono partiti da tutto questo per sviluppare<br />
una passione nel parlare di numeri e di<br />
forme che non aveva legami con l’uso<br />
solo pratico di contare, misurare, costruire<br />
per la vita quotidiana».<br />
Una realtà tanto diversa dalla nostra da<br />
risultarci di difficile comprensione è<br />
quella degli Inca, anche per la scarsità di<br />
testimonianze. È particolarmente interessante<br />
perché la civiltà del Perù (XIV-<br />
XVI secolo) non aveva la scrittura, eppure<br />
aveva una forma di matematica che<br />
doveva essere abbastanza avanzata per<br />
mandare avanti l’amministrazione di un<br />
vasto impero. A particolari abaci su cui<br />
contavano con chicchi di mais (yupana)<br />
La capacità d’astrazione viene dalla<br />
Grecia classica. L’uso pratico da Egizi<br />
e Cinesi. Dal Giappone la sacralità<br />
affiancarono i caratteristici e ancora misteriosi<br />
quipu, insieme di corde con nodi<br />
che indicavano i dati da registrare, per lo<br />
più numeri. La posizione della corda, il<br />
suo colore, i nodi e gli spazi tra essi avevano<br />
tutti significati precisi.<br />
geometria divina. In Asia la matematica<br />
aveva forti connessioni mistico-religiose.<br />
In Cina, per esempio, come spiega<br />
Livia Giacardi, i testi più antichi procedono<br />
con metodi algebrici anche per la<br />
geometria, perché «gli algoritmi (sequenze<br />
di operazioni che trasformano<br />
progressivamente i dati del problema)<br />
hanno rappresentato l’incarnazione nella<br />
matematica delle “mutazioni” che<br />
operano su tutta la realtà». La matematica<br />
giapponese (wasan), sviluppata nel<br />
periodo dell’isolamento (1603-1867),<br />
viene da taluni considerata più vicina<br />
all’arte che alla scienza e aveva chiara valenza<br />
sacrale, tanto che nei templi erano<br />
consacrate tavolette lignee con i problemi<br />
geometrici, i sangaku; e i risultati ma-<br />
tematici eguagliavano quelli europei<br />
contemporanei. «In India infine» afferma<br />
Millán Gasca «più che in ogni altro<br />
luogo i numeri e le forme sono stati collegati<br />
alle tradizioni religiose. Avendo<br />
inventato la numerazione decimale,<br />
compreso lo zero, gli Indiani potevano<br />
scrivere qualsiasi numero con dieci simboli,<br />
ed erano affascinati dai numeri molto<br />
grandi, che la mente umana non può<br />
immaginare, come un fascio di bacchette<br />
o di pietruzze in un mucchio». È così che<br />
gli Indiani hanno raggiunto risultati prima<br />
e spesso superiori agli occidentali.<br />
Osvaldo Baldacci<br />
Per saperne di più<br />
Pensare in matematica, A. Millán<br />
Gasca e Giorgio Israel (Zanichelli).<br />
C’era una volta un numero,<br />
G. Gheverghese (Il Saggiatore).<br />
La matematica delle civiltà<br />
arcaiche, Livia Giacardi e Clara<br />
Silvia Roero (Stampatori).<br />
84 | <strong>Focus</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong>