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Focus Italia N° 262 - Agosto 2014

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Il confronto<br />

Specie<br />

estinte.<br />

O no?<br />

Molto probabilmente Jurassic Park<br />

rimarrà un sogno. Far rivivere i<br />

dinosauri (con tutti i pericoli che ne<br />

conseguono!) sarà impossibile. Ma<br />

non ci sono solo i rettili del Cretaceo<br />

tra le specie che vorremmo rivedere.<br />

Un movimento di genetisti, visionari<br />

e uomini d’affari vuol fare tornare in<br />

vita una serie di animali (24, secondo<br />

loro) spazzati via dall’uomo.<br />

Si va dalla colomba migratrice americana<br />

all’uro (uno degli antenati dei<br />

bovini domestici), dal tilacino (il più<br />

grosso predatore marsupiale, cancellato<br />

dai coloni nel secolo scorso, foto<br />

in basso) al dodo, un grosso piccione<br />

non volatore delle isole Mauritius,<br />

estinto dai coloni olandesi. Lo scopo<br />

del movimento, che si definisce Revive<br />

and restore (Rivivi e ristabilisci) è<br />

quello di far risorgere alcune specie<br />

estinte per colpa dell’uomo (quindi<br />

non certo i dinosauri) e reintrodurle<br />

nei loro ecosistemi. Le difficoltà<br />

tecniche sono, per adesso, piuttosto<br />

rilevanti; non si sa per esempio se<br />

Ha senso far rivivere<br />

le specie scomparse?<br />

L’uomo ha contribuito a spazzare dalla faccia<br />

della Terra decine e decine di specie. Ora cerca<br />

di farle tornare. Per alcuni non è una buona idea.<br />

A cura di Marco Ferrari<br />

con il Dna conservato in un museo<br />

sarà possibile ricostruire interamente<br />

una specie. Può darsi che la variabilità<br />

genetica rimasta sia troppo<br />

bassa, e ciò condannerebbe la specie<br />

a una seconda estinzione. Oppure<br />

che il Dna delle specie estinte si porti<br />

dietro virus “silenti”, ma pericolosi.<br />

Ci sono per ora solo progetti portati<br />

a termine, come la “resurrezione” di<br />

una rana australiana estinta dal 1983,<br />

utilizzando un’altra specie come<br />

incubatrice.<br />

A chi serve un dodo? Questi sforzi<br />

e l’idea generale di far tornare in<br />

vita specie scomparse da tempo non<br />

sono però stati accolti positivamente<br />

dai biologi della conservazione.<br />

Costa troppo, dicono, serve a poco e<br />

dà all’uomo l’impressione di dominare<br />

la natura, con la possibilità di<br />

estinguere una specie e farla tornare<br />

in vita a volontà. Il dibattito, appena<br />

iniziato, è vivacissimo, e lungi dall’essere<br />

arrivato a un accordo.<br />

Perché<br />

No<br />

Perché<br />

sì<br />

ecosistemi ricchi. Molte specie<br />

scomparse erano fondamentali per la vita<br />

e il funzionamento di alcuni ecosistemi.<br />

Per esempio la colomba migratrice<br />

copriva letteralmente a miliardi i cieli del<br />

Nord America, e aveva una profonda<br />

influenza sugli ambienti in cui viveva<br />

(le praterie nordamericane). Anche i<br />

mammut e i mastodonti erano importanti<br />

per la tundra e le praterie americane e<br />

asiatiche. Farli tornare potrebbe ricostruire<br />

appieno ambienti che abbiamo perso.<br />

Perché<br />

No<br />

NPL/Contrasto<br />

ECOSISTEMI scomparsi. Molte delle<br />

specie che il progetto Revive and restore<br />

vorrebbe resuscitare vivevano in ambienti<br />

che non ci sono più. Le praterie del Nord<br />

America sono diventate campi di mais e<br />

soia, e la tundra rischia di scomparire per<br />

il riscaldamento globale. I selvaggi boschi<br />

europei, l’habitat dell’uro, non ci sono<br />

praticamente più. Reintrodurre predatori<br />

ed erbivori in ambienti moderni fa correre<br />

anche il rischio di modificare il fragile<br />

equilibrio degli ecosistemi rimasti.<br />

<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 99

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