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Il confronto<br />
Specie<br />
estinte.<br />
O no?<br />
Molto probabilmente Jurassic Park<br />
rimarrà un sogno. Far rivivere i<br />
dinosauri (con tutti i pericoli che ne<br />
conseguono!) sarà impossibile. Ma<br />
non ci sono solo i rettili del Cretaceo<br />
tra le specie che vorremmo rivedere.<br />
Un movimento di genetisti, visionari<br />
e uomini d’affari vuol fare tornare in<br />
vita una serie di animali (24, secondo<br />
loro) spazzati via dall’uomo.<br />
Si va dalla colomba migratrice americana<br />
all’uro (uno degli antenati dei<br />
bovini domestici), dal tilacino (il più<br />
grosso predatore marsupiale, cancellato<br />
dai coloni nel secolo scorso, foto<br />
in basso) al dodo, un grosso piccione<br />
non volatore delle isole Mauritius,<br />
estinto dai coloni olandesi. Lo scopo<br />
del movimento, che si definisce Revive<br />
and restore (Rivivi e ristabilisci) è<br />
quello di far risorgere alcune specie<br />
estinte per colpa dell’uomo (quindi<br />
non certo i dinosauri) e reintrodurle<br />
nei loro ecosistemi. Le difficoltà<br />
tecniche sono, per adesso, piuttosto<br />
rilevanti; non si sa per esempio se<br />
Ha senso far rivivere<br />
le specie scomparse?<br />
L’uomo ha contribuito a spazzare dalla faccia<br />
della Terra decine e decine di specie. Ora cerca<br />
di farle tornare. Per alcuni non è una buona idea.<br />
A cura di Marco Ferrari<br />
con il Dna conservato in un museo<br />
sarà possibile ricostruire interamente<br />
una specie. Può darsi che la variabilità<br />
genetica rimasta sia troppo<br />
bassa, e ciò condannerebbe la specie<br />
a una seconda estinzione. Oppure<br />
che il Dna delle specie estinte si porti<br />
dietro virus “silenti”, ma pericolosi.<br />
Ci sono per ora solo progetti portati<br />
a termine, come la “resurrezione” di<br />
una rana australiana estinta dal 1983,<br />
utilizzando un’altra specie come<br />
incubatrice.<br />
A chi serve un dodo? Questi sforzi<br />
e l’idea generale di far tornare in<br />
vita specie scomparse da tempo non<br />
sono però stati accolti positivamente<br />
dai biologi della conservazione.<br />
Costa troppo, dicono, serve a poco e<br />
dà all’uomo l’impressione di dominare<br />
la natura, con la possibilità di<br />
estinguere una specie e farla tornare<br />
in vita a volontà. Il dibattito, appena<br />
iniziato, è vivacissimo, e lungi dall’essere<br />
arrivato a un accordo.<br />
Perché<br />
No<br />
Perché<br />
sì<br />
ecosistemi ricchi. Molte specie<br />
scomparse erano fondamentali per la vita<br />
e il funzionamento di alcuni ecosistemi.<br />
Per esempio la colomba migratrice<br />
copriva letteralmente a miliardi i cieli del<br />
Nord America, e aveva una profonda<br />
influenza sugli ambienti in cui viveva<br />
(le praterie nordamericane). Anche i<br />
mammut e i mastodonti erano importanti<br />
per la tundra e le praterie americane e<br />
asiatiche. Farli tornare potrebbe ricostruire<br />
appieno ambienti che abbiamo perso.<br />
Perché<br />
No<br />
NPL/Contrasto<br />
ECOSISTEMI scomparsi. Molte delle<br />
specie che il progetto Revive and restore<br />
vorrebbe resuscitare vivevano in ambienti<br />
che non ci sono più. Le praterie del Nord<br />
America sono diventate campi di mais e<br />
soia, e la tundra rischia di scomparire per<br />
il riscaldamento globale. I selvaggi boschi<br />
europei, l’habitat dell’uro, non ci sono<br />
praticamente più. Reintrodurre predatori<br />
ed erbivori in ambienti moderni fa correre<br />
anche il rischio di modificare il fragile<br />
equilibrio degli ecosistemi rimasti.<br />
<strong>Agosto</strong> <strong>2014</strong> <strong>Focus</strong> | 99