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Impatto Magazine: Dubbi su Spotify // N. #8 // 25 novembre 2014

www.impattomagazine.it // info@impattomagazine.it // Impatto Magazine: Dubbi su Spotify. Questa settimana in primo piano: La società moderna e la psicoeconomia spiegate con i Peanuts. Follow Us on Facebook: https://www.facebook.com/impattomagazine

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Feuilleton!<br />

N.8 | <strong>25</strong> Novembre <strong>2014</strong><br />

La scuola abbandonata<br />

interni decadenti della struttura.<br />

Il medico<br />

Ogni ruga parla. Ogni<br />

ruga è un ricordo.<br />

Una cicatrice. Una<br />

firma del destino.<br />

Del destino, della<br />

sorte o dell’agire?<br />

Come sentieri <strong>su</strong>l<br />

volto si confondono<br />

le domande a cui<br />

forse non si possono<br />

dare risposte.<br />

caotica si addicesse poco<br />

all’aspetto decadente<br />

e misero della sala. Si<br />

potrebbe pensare che il<br />

pavimento scrostato, le<br />

pareti coperte di muffa e<br />

l’accumulo di calcinacci<br />

caduti dal soffitto<br />

cozzassero con i vividi<br />

colori delle bancarelle,<br />

il profumo fragrante dei<br />

fiori di campo, lo scambio<br />

acceso di trattative o<br />

il ri<strong>su</strong>onare di pacche<br />

<strong>su</strong>lle spalle e risate a<br />

conclusione di un affare.<br />

Qualcuno potrebbe<br />

addirittura obiettare<br />

che non avessimo molto<br />

di cui gioire o ridere,<br />

che le uniche emozioni<br />

legittime che un abitante<br />

della Baraccopoli possa<br />

provare siano il disagio<br />

e l’invidia del prossimo<br />

benestante. Nei casi più<br />

estremi, si arriva persino<br />

a concederci il diritto di<br />

provare rabbia (a patto<br />

che quest’ultima non<br />

sfoci in un sentimento<br />

manifesto e rivoltoso,<br />

che comporterebbe a<br />

<strong>su</strong>a volta l’esercizio<br />

altrettanto legittimo,<br />

per questi individui, del<br />

diritto di tapparci la bocca<br />

con qualunque mezzo).<br />

Notai una piccola folla<br />

di persone in cerchio<br />

che si accalcavano<br />

e si spintonavano<br />

per guadagnare una<br />

posizione migliore per<br />

vedere qualcosa. Al<br />

centro di quel cerchio,<br />

accovacciato <strong>su</strong>l <strong>su</strong>o<br />

sgabello sbilenco,<br />

stava Saul. Raccontava<br />

una storia. Gli piaceva<br />

raccontare storie del<br />

vecchio mondo, quando<br />

lui era ancora un<br />

bambino e le Creature<br />

non erano neppure una<br />

lontana minaccia. Saul<br />

era uno dei membri<br />

anziani della comunità.<br />

Capelli e barba erano<br />

ormai completamente<br />

bianchi e non ci sentiva<br />

quasi più dall’orecchio<br />

destro, tuttavia, a quasi<br />

ottant’anni, conservava<br />

ancora il vigore e la forza<br />

di un uomo di mezza<br />

età. Tempo addietro<br />

era stato un medico.<br />

Si era trasferito di <strong>su</strong>a<br />

spontanea volontà<br />

nella Baraccopoli con la<br />

famiglia dopo un brutto<br />

incidente che aveva<br />

causato alla moglie Sara<br />

la perdita di entrambe<br />

le gambe. Aveva<br />

sorpreso l’infermiera<br />

del reparto ortopedia<br />

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