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SITUAZIONE INTERNAZIONALE<br />
Il mercato<br />
to un premio di 6-15 dollari/barile dovuto ai movimenti dei fondi pensione e degli hedge<br />
fund. C’è, tuttavia, anche qualche analista che sostiene come tali fondi possano spingere il<br />
premio fin oltre i 20 dollari.<br />
1.2 Gli attori e le strategie<br />
In un contesto come quello descritto, risulta difficile per gli operatori programmare con certezza<br />
investimenti e piani di sviluppo. La tendenza prevalente tra le major è stata perciò<br />
quella del consolidamento soprattutto nel settore Esplorazione e Produzione (E&P). Le<br />
dimensioni globali del mercato, difatti, richiedono strutture sempre più grandi per competere<br />
con le economie emergenti, la cui industria petrolifera è spesso a maggioranza pubblica.<br />
E’ per questo motivo che gli operatori cercano di selezionare gli investimenti pur in presenza<br />
di una consistente liquidità che a lungo andare rischia di diventare una “zavorra”.<br />
Negli ultimi dieci anni, a livello mondiale, il rapporto riserve su produzione ha sempre oscillato<br />
tra i 37 e i 40 anni nonostante nello stesso periodo la domanda sia cresciuta del 19,8<br />
per cento, cioè di circa 14 milioni di barili al giorno. Al pari di dieci anni fa, perdura altresì la<br />
stessa asimmetria nella distribuzione regionale delle risorse: il Medio Oriente continua ad<br />
avere un ruolo determinante per i futuri equilibri, presentando un rapporto riserve su produzione<br />
superiore tra le tre e le otto volte quello delle altre aree (82 anni). Ad attirare l’attenzione<br />
sono poi i costi di produzione estremamente bassi, compresi tra i 3 e i 5 dollari<br />
al barile rispetto ai 12 americani e ai 15 europei.<br />
Accedere alle risorse di questi Paesi non è mai stata cosa facile. Da qualche tempo, però,<br />
la situazione sembra essere peggiorata e il riaffacciarsi delle “compagnie di Stato” è il segno<br />
di come alcuni di questi Paesi stiano provando a fare da soli pur mancando di specifiche<br />
competenze e adeguata tecnologia. La difficoltà ad operare in questi Paesi è peraltro testimoniata<br />
dal fatto che in questi ultimi anni nella sola Arabia Saudita sono stati perforati 26<br />
pozzi esplorativi rispetto agli oltre 15.000 degli Stati Uniti. L’ultima classifica del Petroleum<br />
Intelligence Weekly, mostra che tra le prime 10 compagnie petrolifere del mondo, la metà<br />
sono pubbliche e la prima classificata è la Saudi Aramco, mentre la Russia con la fusione<br />
Gazprom-Rosneft si pone tra i primi venti operatori.<br />
La rinascita delle<br />
“compagnie di Stato”<br />
L’elevato grado di incertezza che tutto ciò presenta, comporta un aumento del rischio per il<br />
capitale investito e tempi ancora più lunghi per il ritorno economico. E’ soprattutto per questo<br />
motivo che tra il 1998 e il 2002 i principali operatori hanno avviato una stagione di merger<br />
and acquisition. Altro strumento cui sono ricorse le compagnie è il cosiddetto buy-back.<br />
Va tuttavia rilevato che, nel confronto internazionale, i settori che più sono ricorsi a questo<br />
tipo di strumento sono stati le telecomunicazioni e la finanza: tra i primi 14 programmi di<br />
buy-back registrati nel 2005 a livello mondiale (per un totale di oltre 53 miliardi di dollari),<br />
solo l’8 per cento fa riferimento al settore petrolifero. Lo stesso si può dire se si ragiona in<br />
termini di ritorno per dollaro investito che per il settore petrolifero è pari a circa la metà di<br />
quello conseguito da altri settori quali banche e industria farmaceutica.<br />
Il totale della spesa mondiale in E&P nel 2005 è stato superiore del 20 per cento rispetto al<br />
2004 che aveva già fatto segnare un più 13 per cento. Si stima che nel 2005 gli investimenti<br />
siano stati pari a 207 miliardi di dollari che dovrebbero salire a 238 nel corso del 2006.<br />
Crescono gli investimenti<br />
14<br />
Relazione Annuale 2006